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CASO LACAVA: tuttappostu? Allora si spieghi una sola cosa, una, questa

sabato 19 novembre 2016.
 

Il sindaco di San Giovanni in Fiore (Cs) ha difeso con decisione il presidente del Consiglio comunale.

Giuseppe Belcastro, cioè, ha dichiarato alla stampa che non c’è affatto «un caso (Domenico) Lacava», benché questi non abbia chiarito a modo sul fatto che in tre mesi ha incassato circa 1.500 euro che non gli spettavano, per aver comunicato al municipio soltanto in data 12 ottobre 2016 la sua assunzione nella scuola dal primo luglio 2016. È in corso la restituzione delle somme.

Inoltre Belcastro, pure segretario del Pd di San Giovanni in Fiore, è anche in qualche modo cofirmatario di una nota stampa con cui la sua segreteria partitica ha legittimato sul piano politico un video diffamatorio della mia persona, prodotto e diffuso nell’ambito della giovanile del partito in concomitanza coi miei articoli sulla riferita vicenda di Lacava.

Tale video, come precisato a chiare lettere dalla segreteria del Pd, dunque dallo stesso Belcastro, salvo che non si dissoci, «vuole rappresentare l’utilizzo della logica dei due pesi e delle due misure rispetto all’etica e alla morale che egli usa a proprio uso e consumo». Il riferimento è al sottoscritto, e questa è la prova che in ambienti del Pd - diranno i magistrati chi, come e perché - è stato confezionato il filmato in questione, nel quale, per stoppare la mia attività giornalistica, mi viene attribuita la titolarità, pur senza alcuna verifica camerale, di un agriturismo definito come «totalmente abusivo», peraltro inattivo.

La segreteria del Pd, di cui Belcastro è il vertice, ha dunque fatto tre cose: 1) legittimato politicamente la diffamazione al mio indirizzo attuata nell’ambito della giovanile del partito; 2) precisato la finalità del video; 3) assicurato il proprio sostegno ai giovani autori («sappi però che questa volta non saranno soli», si legge nella citata nota stampa).

Nella felicissima nota in questione si legge, sempre contro di me, che «le minacce rivolte ai ragazzi della giovanile, sono pretestuose e gravi» e si precisa del «pericolo (...) che un professionista della comunicazione, quale è il Morrone, tenti di trasformare bugie in verità e viceversa». Inoltre si sottolinea: «Il metodo è noto agli internauti, l’importante è insinuare il dubbio con la “notizia che sconvolge” sapendo poi che le smentite o le repliche lasciano il tempo che trovano».

Parlare è facile e assieme difficile. E allora: è falso che Lacava (in foto, ndr) ha comunicato soltanto il 12 ottobre 2016 d’essere stato assunto nella scuola dal primo luglio 2016? È falso che Lacava ha dichiarato che «nel mese di settembre, dopo un periodo particolare, legato ad una serie di vicende personali e lavorative che mi avevano portato, momentaneamente, fuori città, mi ero recato presso gli uffici comunali competenti per chiedere di interrompere i pagamenti delle indennità di carica, perché non dovuti interamente, e per trovare una soluzione alle mensilità di luglio ed agosto ricevute per intero?».

Perché Lacava non ha restituito quei soldi nell’immediato, con un semplice bonifico al municipio, visto che a settembre si era recato negli uffici per trovare una soluzione? E il consigliere comunale e membro della segreteria partitica Tonino Candalise, dal momento che ha raccontato in un’intervista d’aver saputo anzitempo, perché non ha suggerito a Lacava la soluzione più pratica, cioè l’immediata restituzione per bonifico?

È sufficiente, caro sindaco Belcastro, chiudere la “partita” scrivendo, come ha fatto la segreteria del Pd locale, «a Morrone non risponderemo più» e chiosando con «e non c’entra il razzismo»? Sempre «tuttappostu»? E Lacava, che cosa dice?

Emiliano Morrone

emilianomorrone(at)gmail.com

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