Politica

San Giovanni in Fiore: Antonio Nicoletti rinnega la sinistra: naturalizzazione, nulla più, nell’attesa di Godot

giovedì 12 aprile 2007.
 

Del nove aprile 2007, ripubblicato il 12

In questo articolo parlerò di quanto Antonio Nicoletti, attuale sindaco di San Giovanni in Fiore, s’è trasformato dopo aver incontrato il potere, chiudendosi a riccio e rinnegando la sinistra senza pudore. Aggiungerò argomenti a favore della seguente tesi: la città è peggiorata a dismisura, con la sua giunta, e s’è avviata rapidamente verso la morte dello spirito collettivo e individuale.

Parto dal fatto che il Nostro era all’opposizione fino a qualche giorno prima della presentazione delle liste elettorali nel 2005.

Antonio Nicoletti ha vinto le elezioni promettendo mari e monti in ogni casa. A chi serviva un permessino, ne assicurò la pronta disponibilità. A chi necessitava d’un ddt, garantì un pesticida. A chi chiedeva un qualsiasi posto al sole, giurò di procurare una stuoia alle Hawaii.

Fece il porta a porta, non quello di Vespa, accompagnato dai fedelissimi, anzitutto dal prode Pierino Lopez, uomo di trame, filati e persiani.

Per i bravi cittadini florensi seppe serbare parole buone e sorrisi immensi, baci, abbracci, pacche affettuose e strette di mano virili.

Ogni tanto bisogna pur prendere qualcosa dalla destra.

Un gruppetto di giovani gli si legò visceralmente. Antonio Nicoletti divenne il beniamino di ragazzi che contestavano e apostrofavano il povero Riccardo Succurro, baffuto e impopolare, elitario, liberale, borghese.

Stranamente, Antonio Nicoletti diventò, per queste nuove leve, l’icona d’un Guevara secco, asciutto e agitato, nonostante che avesse segato da principio l’idea della rivoluzione e dell’edificazione sociale dal basso.

Ciononostante, forse per volontà del simpaticissimo e beniano Mario Oliverio, il signore degli anelli, l’uomo che realizzò il compromesso storico, lo votarono e adularono perfino i comunistoni d’un tempo: gli ex cossuttiani ed ex verdi, i socialisti tinti di Lega e gli affaristi locali alla Ricucci.

Magie della politica o, forse, incantesimi di zio Mario, l’unico papa della politica, il solo, il mitico, il numero uno.

Fatto è che il Nostro, già dall’insediamento a Palazzo degli orrori, ha iniziato la tipica degenerazione platonica, diventando sempre più amico di se stesso e poi di sé. Dimenticando l’impegno, assunto in campagna elettorale, a favore dei più deboli, della partecipazione del popolo al governo cittadino e della tutela dei diritti. Scordando che essere di sinistra significa in primo luogo ascoltare.

Tante istanze di cittadini, orali e scritte, finite nel nulla. Tanti giuochi di prestigio dell’ufficio tecnico comunale legittimati dal suo silenzio, con la convinzione che tacere è sempre degli innocenti.

Il tutto per una ragione semplice: Antonio Nicoletti scarica sui dirigenti di turno, sui pochissimi rimasti. E, in primo luogo, su quel pio uomo di Pasquale Tiano, che, non vorrei essere al suo posto, s’è trovato davanti, in anni d’onorata carriera, carte impossibili, impensabili, incredibili.

Il fatto è semplice, si ricorra a qualche leguleio, se si vuole: responsabilità politiche e amministrative sono separate per legge. Vada a vedere la magistratura tra i procedimenti in corso presso il Comune di San Giovanni in Fiore.

«Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare».

Epperò, in regime vi sono le coperture, il sistema è questo e non puoi farci niente, guai a cambiarlo: è un assurdo.

Altro, mi viene la storiaccia del parcheggio per invalidi in Piazza dei Miracoli occupato da uno stand per la Festa del commerciante. Con santa serenità dei municipali e dello stesso Antonio Nicoletti.

Chiaro, per il sindaco, «che qui si sta strumentalizzando, che il disabile - come che ce ne fosse uno soltanto, per errore innanzi alla legge del Terzo Reich - poteva arrivare quieto e buono in municipio».

Costume normale, naturale, direi, a San Giovanni in Fiore; a partire dal sindaco, per cui la sinistra è un’ala o forse il nome di un’assicurazione.

Morale: Antonio Nicoletti ha la bocca cucita rispetto alle irregolarità che avvengono dentro il palazzo comunale e parla di legalità solo quando si toccano pezzi del suo partito; sottolinea che le responsabilità ce le hanno gli amministrativi e ti copre con la voce, con frenesia d’autore, quando gli fai notare che compito del politico è il rispetto della legge morale, come mi ha insegnato suo padre, Peppino, maestro di vita e di umanità.

Antonio, anche davanti a ciò ti trincererai dietro il tuo bisogno di protezione? So che fare il sindaco è duro. Ma i cazziatoni degli amici, se si è autentici, bisogna prenderseli e cambiare atteggiamento. Intelligenti pauca.

Provo una vera delusione.

La gente parte, i giovani fuggono e i problemi veri sono stati rinviati a data da destinarsi, con un assistenzialismo che, per colpa dell’immobilità di alcuni regionali e mezzeseghe istituzionalizzate, ha questo dato, a San Giovanni in Fiore: diciottomila abitanti, seimila disoccupati, tremila pensionati, circa milleduecento assistiti, quattrocentocinquanta dei quali prendono, loro malgrado, quasi cinquecento euro al mese gratis. Per quanto protestino e chiedano di essere impiegati utilmente.

Per effetto d’una politica, di cui certo non è artefice il Nostro Antonio Nicoletti, che ha bisogno di alimentarsi e di mantenere la propria e l’altrui ignoranza.

Nei bar, giovani calano birre a raffica e sfiancano sigarette radiografando ogni domenica del pallone. Sono intristiti e non sperano affatto. Sono scazzati.

Gli adulti si consumano a carte e a passi tardi e lenti al Modernissimo.

Gli adolescenti emulano Costantino e le figliuole di Lele Mora, pensando che il mondo è una palla, o una Palla Palla.

Chi dice dei tanti lavori pubblici per celebrare questa giunta di Antonio Nicoletti rifletta sull’assoluta mancanza di democrazia che si respira ora a San Giovanni in Fiore. La stampa è prona, serva e pagata. Come in un celebre soggetto di Zavattini.

L’abbazia di Gioacchino è sostanzialmente chiusa, con la complicità della politica. E la ndrangheta è perfettamente dentro la città, con le sue polveri della morte distribuite per causa della duplice indifferenza della politica.

Che non intende rispondere al bisogno di vita dei giovani e alla necessità di sicurezza della città tutta.

Chiamatela, chiamiamola sinistra, sta roba che è venuta fuori dall’ultima tornata elettorale. Nel mentre, aspettiamo che, prima o poi, Godot arrivi e porti qualcosa. Magari di nuovo. Magari di sinistra.

Emiliano Morrone


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