Il Presidente della regione Agazio Loiero intervenendo al dibattito sul tema "Federalismo dopo il referendum", organizzato nell’ambito della Festa nazionale "La Rinascita" del Pdci, ha affermato che "In Italia il modello federale dello Stato va ripensato. Dopo il no al referendum sulla ‘devolution’ - ha detto - è utile fermarci per una riflessione e ripartire, tutti assieme, per definire come dovranno essere il Senato federale ed il federalismo fiscale. Solo allora potremo capire come attuare, senza rischi, anche l’articolo 116 della Costituzione che indica la possibilità di realizzare un’autonomia differenziata tra le Regioni". La proposta del Presidente Loiero è stata ampiamente condivisa anche dagli altri partecipanti al dibattito: Walter Veltroni (sindaco di Roma), Piero Marrazzo (presidente della Regione Lazio), Mercedes Bresso (presidente della Regione Piemonte), Pino Sgobio (capogruppo PdCi alla Camera) e Fabio Nobile (segretario federazione PdCI di Roma). Il presidente Loiero ha ricordato che in Calabria al referendum confermativo della riforma costituzionale, voluta dal centrodestra, si è registrato il picco più alto di voti contrari. "Per cinque anni mi sono battuto contro la ‘devolution’ -ha detto Loiero-, per i tanti ed irrimediabili guasti che avrebbe procurato al Mezzogiorno ed al Paese intero, in quanto essa sviliva gli stessi principi fondamentali di solidarietà ed uguaglianza che regolano la vita democratica e civile della Nazione. Ma -ha continuato il Presidente della Calabria- anche il centrosinistra, nel 2001, ha compiuto degli errori nell’approvare, da solo, la riforma del Titolo V della Costituzione, come togliere dall’articolo 119 il riferimento per Mezzogiorno e Isole ed inserire nell’articolo 116 l’autonomia differenziata per le Regioni, al solo scopo di coinvolgere la Lega Nord. Le riforme costituzionali bisogna farle assieme -ha detto Loiero- anche se siamo divisi politicamente. Occorre imparare dai padri costituenti. Anche dopo la scelta di Alcide De Gasperi del 31 maggio 1947, di mandare fuori dal governo i comunisti ed i socialisti, nell’Assemblea Costituente, solo pochi giorni dopo, Palmiro Togliatti votò un articolo della Costituzione. Il fatto è che quegli uomini avevano subito assieme la persecuzione del fascismo, condividevano gli stessi valori, avevano fatto le stesse letture e possedevano un comune senso dello Stato. Per questo - ha concluso Loiero- è utile fermarci a riflettere e ricostruire il giusto clima istituzionale necessario a ripartire, assieme, per completare la riforma dello Stato".
(Ufficio Stampa della Giunta Regionale Calabria)
La crisi della Calabria
di Mario Secomandi - 10 settembre 2006
Dopo l’arresto (seguito poi da scarcerazione) del capogruppo al Consiglio regionale calabrese dei Ds, Franco Pacenza, per un’intricata vicenda connessa alla gestione dei fondi europei, da cui l’accusa di voto di scambio e tentata concussione, è ora la volta del vicepresidente della medesima assise, pure lui diessino, Nicola Adamo, indagato ed accusato di finanziamenti illeciti a società gestite dalla moglie. Adamo era già salito agli onori della ribalta mediatica a motivo della sua love story con Eva Catizone, già primo cittadino di Cosenza, naufragata politicamente qualche tempo fa sotto le onde degli scontri intestini - battaglie di piccolo cabotaggio ma non per questo senza esclusione di colpi - fra le stesse correnti locali interne alla sinistra.
Adamo è ora alle prese con grane tutt’altro che di poco momento: penderebbe su di lui l’accusa di perpetuare - se non fomentare - una sorta di domestico conflitto di interessi, per cui non avrebbe esitato a favorire l’elargizione di finanziamenti a varie società in cui sua moglie, Enza Bruno Bossio, ha ricoperto o ricopre ruoli di manager o di membro di Cda aziendali, da Cs Sistemi spa al Consorzio Tesi, dalla società municipalizzata di Cosenza Vallecrati ad Intersiel e Finsiel, dal Consorzio Tecnisud fino a Sviluppo Italia Calabria. Quest’ultima società è stata oggetto dell’inchiesta sulla malagestione di quattrini comunitari in ordine al finanziamento di nuove imprese mai venute alla luce, per cui era stato incarcerato Pacenza.
Le indagini su Pacenza ed Adamo fanno emergere sempre più un quadro a tinte fosche della maggioranza che sostiene la giunta Loiero, improduttiva, sprecona, inefficiente ed incrinata dalle sospette collusioni tra politica e l’ndrangheta e dai continui e spudorati trasversalismi e clientelismi. A tal proposito, è da registrare un vero e proprio regresso insieme sociale, politico ed istituzionale, con ripercussioni sullo stesso tessuto economico della regione. Quanto alla criminalità organizzata, essa sembra proprio farla da padrone, con i suoi potenti clan, i quali, attraverso il racket, taglieggiano i commercianti e le poche imprese esistenti, e non esitano ricattare i medesimi ambienti istituzionali, cercando di penetrarne i gangli. Le nomine nella sanità pubblica e negli enti parastatali sono oggetto di aspre contese - non immuni da colpi bassi - fra le varie fazioni e correnti politico-partitiche, la disoccupazione progredisce, il degrado ambientale pure, l’agricoltura ristagna, il turismo non è sfruttato così come potrebbe esserlo.
La Giunta regionale guidata dal diellino prodiano Agazio Loiero, a dispetto dei fiumi di promesse fatte in campagna elettorale, va caratterizzandosi per immobilismo, lotte fratricide che vedono protagonisti lo stesso Loiero in contrapposizione ai capi del suo partito ed a quelli della Quercia in merito a questioni rilevanti quali le nomine nella sanità e nel sottogoverno e le candidature alle precedenti elezioni politiche. I costi della politica continuano a lievitare: sono state create cinque nuove poltrone di sottosegretario - ed è la prima volta che accade ciò in un istituzione decentrata - così da tener buona tutta la pletora di galoppini e portaborse dei cespugli dell’Unione, da cui sprechi ed eccessi nelle spese per elargire incarichi e consulenze più o meno fittizie.
Non può sorprendere il fatto che alla luce di tutto ciò la società civile calabrese nutra una scarsissima fiducia nella classe politica locale, cui si deve far fronte con un’inversione di tendenza che non sia fatta di sterili esecrazioni e retoriche false promesse, ma con una maggiore tutela e promozione di una sussidiarietà autentica, che deve vedere, accanto alla presenza dello Stato per la sicurezza e la lotta ai clan, il sostegno alle tante iniziative socio-economiche dei calabresi onesti e laboriosi. L’atmosfera che non di rado è dato respirare nelle terre di Calabria (regione, va rammentato, ricca di bellezze naturali, dai monti ai mari, e risorse storico-artistiche, architettoniche e paesaggistiche, fino a quelle agro-alimentari) è quella di una non molto sviluppata fede nella libertà e fiducia nelle proprie capacità e possibilità di intrapresa personale.
Un’alta ed altra politica per la Calabria dovrebbe essere caratterizzata da una liberazione dei cittadini dalla paura, dallo sconforto, dallo scoramento e dalla rassegnazione, fomentate ad un tempo dallo strapotere della criminalità organizzata e dalla bassa politica - trasformista e clientelare - delle attuali classi dirigenti. Sviluppo socio-economico, sicurezza, libertà, sussidiarietà sono i punti cardine su cui l’azione politica dell’area moderata deve concentrarsi, primariamente per il Mezzogiorno e la Calabria.