DRAMMA IN CAMPANIA. UN LABORATORIO CHE PRODUCEVA MATERASSI RICAVATO IN UN GARAGE SENZA VIE DI FUGA
Bruciano vive nella fabbrica abusiva
Due operaie muoiono a Salerno. Una aveva 15 anni e lavorava in nero
di Fulvio Milone (La Stampa, 6/7/2006)
MONTESANO MARCELLANA. Aveva interrotto gli studi e trovato un lavoro per portare qualche soldo a casa.
Ce ne sono a centinaia, come lei, in questi paesi sperduti nell’interno della provincia salernitana, pronte a consumare per un pugno di euro gli anni più belli della vita davanti al banco di una fabbrichetta, che in realtà è un seminterrato senza aria nè misure di sicurezza.
Non sappiamo ancora con certezza se Giovanna avesse un vero contratto, ma la sua età, 15 anni, e il luogo in cui lavorava, un garage che in questo paese di un migliaio di anime definiscono pomposamente «fabbrica di materassi», lasciano pensare che fosse una delle tante ragazze reclutate al nero dal padroncino di turno. Saranno i carabinieri a stabilire la verità, gli stessi che ieri hanno tirato fuori dalla «fabbrica» andata a fuoco il corpo carbonizzato di Giovanna Curcio.
Una morte lenta e dolorosa, la sua: è rimasta imprigionata tra le fiamme, arsa viva con un’altra operaia, Annamaria Mercadante, di 49 anni. I vigili del fuoco hanno lavorato per cinque ore prima di avere ragione del fuoco, divampato per cause ancora non chiare e alimentato dal materiale acrilico ammonticchiato alla meglio nel vecchio garage adibito a laboratorio in una palazzina di quattro piani, abitata da sette famiglie: una ventina di persone che per un pelo sono scampate alla morte, e che ora sono senza un tetto.
Giovanna non viveva a Montesano sulla Marcellana, uno degli ultimi paesi della provincia salernitana, al confine con la Basilicata. Abitava con i suoi, gente povera ma dignitosa, a Casalbuono, un Comune vicino. L’anno scorso aveva lasciato la scuola, un lusso per chi ha il problema di combinare il pranzo con la cena, e si era messa a cercare un lavoro.
L’aveva trovato, qualche mese fa, nella Bimal.tex di Montesano. Una fabbrica che in realtà è tutto fuorchè una fabbrica: vi si confezionano materassi, è vero, ma l’ambiente è del tutto simile a quello di quei tanti laboratori dove adulti e bambini, spesso cinesi, siedono fianco a fianco, accomunati dallo stesso lavoro faticoso e deprimente.
La Bimal.tex si trova alla periferia del paese, in contrada Prato Comune. Il proprietario (i carabinieri hanno reso note solo le iniziali di nome e cognome, B.M.) dovrà spiegare come mai quel buco sotto il livello stradale fosse privo di qualsiasi misura di sicurezza: non solo non esistevano vie di fuga, ma i banchi di lavoro e il pavimento erano pieni di materiale acrilico accatastato senza alcuna precauzione. Ieri, al momento dell’incendio provocato forse da un corto circuito, c’erano quattro operaie intente a cucire i materassi. Giovanna e Annamaria si trovavano in fondo al locale, nel punto più distante dalla porta, e non ce l’hanno fatta a fuggire.
Le fiamme sono divampate in un attimo, provocando una cortina di fumo nero, denso, irrespirabile. L’allarme è stato dato dalle due operaie che sono riuscite a salvarsi e dalle famiglie che abitano ai piani superiori. «Sono stati attimi terribili - racconta una donna che ha dovuto lasciare in fretta e furia la sua casa -. Erano le 10, ho sentito le urla provenire dalla strada e mi sono affacciata alla finestra. Dal garage cominciava già a salire il fumo, allora ho avvertito i carabinieri».
Poco dopo sono arrivati anche i vigili del fuoco. «Lì dentro era l’inferno - racconta uno di loro -. L’incendio sembrava indomabile perchè il materiale infiammabile era dappertutto. Ad un certo punto abbiamo temuto che il fuoco attaccasse tutto il fabbricato». Dopo cinque ore, però, i pompieri sono riusciti a entrare nel laboratorio. E solo allora hanno potuto recuperare i due corpi carbonizzati, accartocciati sul pavimento, in un angolo, stretti l’uno all’altro, come se Giovanna e Annamaria avessero voluto proteggersi a vicenda, o almeno stringersi in un abbraccio nel momento della morte.
In paese conoscevano Anna Maria Mercadante: «Abitava a Padula, poco distante da qui. Fino a qualche mese fa gestiva una lavanderia, ma gli affari sono andati male e così lei ha dovuto arrangiarsi con un lavoretto nella fabbrica dei materassi». Nessuno, invece, conosceva bene Giovanna: «Una ragazzina uguale a tutte le altre che si avvicendavano nel laboratorio. Venivano pagate per qualche mese e poi via, di nuovo a casa».
‘Due euro l’ora’, il film sulla tragedia di Montesano questa notte a Cinematografo
di Filippo Tizzi *
Questa notte nel programma di Rai 1 Cinematografo, condotto da Gigi Marzullo, si parlerà della pellicola di Andrea D’Ambrosio.
Anche le telecamere di Rai 1 si accendono su “Due euro l’ora” il film diretto dal valdianese Andrea D’Ambrosio, prodotto da Enzo Porcelli per l’Achab Film e realizzato col contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed in collaborazione con Rai Cinema.
Questa notte (all’una), infatti, il programma “Cinematografo”, condotto da Gigi Marzullo, ospiterà proprio il regista della pellicola che trae ispirazione da un fatto di cronaca vero avvenuto a Montesano sulla Marcellana. Qui nel 2006 la 15enne Giovanna Curcio e la 49enne Anna Maria Mercadante, morirono in uno scantinato tra le fiamme che devastarono la fabbrica di materassi Bimal.
La proiezione nelle sale del film sta raccogliendo notevoli successi ed è stato già premiato al Bari International Film Festival.
INDAGINI SERRATE DOPO IL CROLLO
Strage di Barletta, Napolitano:
"Una sciagura inaccettabile"
«Adesso accertare le cause» *
Sono due le inchieste avviate dalla Procura di Trani sul crollo della palazzina di via Roma 5 a Barletta, che ieri ha provocato la morte di quattro operaie di un laboratorio di confezioni e della figlia 14enne del titolare dell’attività. A quella per disastro colposo, avviata già dopo la sciagura, si è aggiunta quella per omicidio plurimo colposo, accuse al momento a carico di ignoti. Il giorno dopo la tragedia, sul posto sono ancora al lavoro numerose squadre per la rimozione delle macerie dello stabile di tre piani, e anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha visitato ciò che resta dell’antico stabile risalente agli anni ’30, imploso ieri mattina verso le 12,30.
Intanto si è appreso che carabinieri e polizia stanno ascoltando alcune persone e gli inquilini che abitavano nella palazzina crollata, per accertare se realmente - come raccontato ieri da alcuni parenti dei superstiti - negli ultimi tempi erano stati avvertiti scricchiolii e notate crepe, forse causate dalla demolizione di uno stabile adiacente. In giornata è previsto anche un Tavolo tecnico al Comune di Barletta, convocato dal sindaco Nicola Maffei, con i responsabili del settore Urbanistica e Lavori Pubblici. Per il giorno dei funerali delle cinque vittime, che non è stato ancora stabilito, l’amministrazione comunale proclamerà il lutto cittadino.
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, profondamente colpito dal tragico bilancio del crollo di una palazzina avvenuto a Barletta, in un messaggio al Sindaco Nicola Maffei, ha espresso ’’sentimenti di commossa e affettuosa partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime’’ e rivolto ai feriti ’’gli auguri di una pronta guarigione, manifestando all’intera comunitaà di Barletta, già duramente colpita negli anni da analoghi gravi eventi, la solidarietà di tutto il Paese’’. «L’inaccettabile ripetersi di terribili sciagure, laddove si vive e si lavora, impone l’accertamento rigoroso delle cause e delle responsabilità», afferma il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
La sciagura di Barletta, prosegue il Capo dello Stato, «impone l’accertamento rigoroso delle cause e delle responsabilità, e soprattutto l’impegno di tutti, poteri pubblici e soggetti privati, a tenere sempre alta la guardia sulle condizioni di sicurezza delle abitazioni e dei luoghi di lavoro con una costante azione di prevenzione e di vigilanza». Napolitano, «profondamente colpito dal tragico bilancio» del crollo della palazzina a Barletta, ha inviato un messaggio al sindaco Nicola Maffei, esprimendo «sentimenti di commossa e affettuosa partecipazione al dolore delle famiglie delle vittime» e rivolgendo ai feriti «gli auguri di una pronta guarigione, manifestando all’intera comunità di Barletta, già duramente colpita negli anni da analoghi gravi eventi, la solidarietà di tutto il Paese».
* La Stampa, 04/10/2011
A chi scrive, innanzitutto, rispondo che comprendo tutta la sua fiera e indignata risposta e Le esprimo tutta la mia semplice e umana vicinanza e solidarietà; ma, poi, devo altrettanto dire che il giornalista che ha scritto l’articolo (da me ripreso) parla in generale e, soprattutto, del problema "lavoro nero e sicurezza zero", e questo è il problema che viene messo sul tappeto!!! Una cosa è l’incidente-disgrazia, e un’altra cosa è la cosiddetta "disgrazia" prodotta dal non rispetto di quelle regole, che - appunto, se rispettate - vogliono prevenire ed evitare proprio le cosiddette "disgrazie" !!! E, a sud come a nord, a est come ad ovest, troppe, troppe sono le "disgrazie" che succedono tutti - e ripeto - tutti i giorni, perché troppo si gioca (da parte di cittadini e, soprattutto, di Istituzioni) a "io non sento", "io non vedo", "io non parlo" !!! Per questo, benissimo ha fatto il nostro Presidente della Repubblica Napolitano a intervenire subito con le Sue autorevoli e preziose sollecitazioni, sia per quanto successo recentementemente in Sicilia, sia a MONTESANO, affinché "disgrazie" di questo (e altro simile) tipo non avvengano più - in un paese che si vuole (come si suol dire) civile!!!
M. saluti e ancora tutta la mia personale partecipe vicinanza a Lei, alle famiglie di Giovanna - come di Annamaria, e di tutta la comunità di Montesano. Federico La Sala
IL DRAMMA DI MONTESANO Morte in fabbrica, Napolitano: «Indagini accurate e severe»
Da Milano Filippo Rizzi *
L’auspicio è che «vi siano indagini approfondite e severe non solo sul piano giudiziario ma amministrativo». È quanto scrive in una nota il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano alla luce di quanto accaduto nei giorni scorsi a Montesano sulla Marcellana nel Salernitano, dove un incendio divampato dentro la fabbrica di materassi Bi Maltex ha provocato la morte di Giovanna Curcio, 16 anni il prossimo agosto e di Annamaria Mercadante di 49 anni. Il presidente ha dunque «sollecitato il più rigoroso accertamento delle violazioni». L’invito che arriva dal Quirinale è che venga messa in moto velocemente la macchina giudiziaria e amministrativa dello Stato per accertare la verità sull’ennesimo incidente sul lavoro. «Il presidente Napolitano - si legge ancora nella nota - ha auspicato indagini severe per quel che riguarda i titolari di responsabilità pubbliche in materia di rispetto delle norme di legge relative alla regolarità dei contratti di lavoro e alla osservanza delle misure di sicurezza, così da non lasciare alcuna ombra su inaccettabili negazioni del diritto a un regolare lavoro e alla pienezza della vita». L’augurio finale di Napolitano è che a questo lutto nazionale si «accompagni la sollecitazione del più rigoroso accertamento delle violazioni e di una ferma azione anche nei confronti degli organismi preposti a compiti di vigilanza che non avessero assolto ai loro doveri». In serata il presidente del Consiglio Romano Prodi ha inviato una lettera ai familiari delle due vittime in cui ha espresso «il concreto e attuale impegno del governo a rimuovere quelle cause che hanno permesso una simile tragica vicenda». Sulla stessa lunghezza d’onda è stato il succo dell’intervento del governatore della Campania, Antonio Bassolino all’assemblea dell’Unione Industriali a Napoli. «È intollerabile quanto è accaduto due giorni fa a Montesano della Marcellana - ha dichiarato Bassolino -. Non possono più accadere episodi del genere in un Paese civile ». Una vicenda quella di Salerno che ha messo in luce anche la triste piaga del lavoro minorile. «Abbiamo la necessità di riflettere - ha argomentato il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Fioroni - sul fatto che Giovanna doveva stare in una classe. Il dramma del lavoro minorile è ancora una realtà». Per oggi a Casalbuono (Salerno), il paese natale di Giovanna Curcio è previsto il lutto cittadino. Nella chiesa di Santa Maria delle Grazie si svolgeranno i funerali. A Padula, invece, nella chiesa di Sant’Alfonso si terrà il rito funebre per Annamaria Mercadante, 49 anni, Entrambe le esequie saranno presiedute dal vescovo di Teggiano-Policastro, Angelo Spinillo. Parteciperà alle cerimonie funebri, a nome dell’Esecutivo, il ministro per i Diritti e le Pari opportunità Barbara Pollastrini. Intanto dalle prime indagini eseguite dai carabinieri sul rogo in località Prato Comune è emerso che la ditta Bi Maltex non era in possesso delle prescritte autorizzazioni per avviare un’attività imprenditoriale. Per lunedì infine è previsto un incontro, promosso dalla Prefettura, a Salerno del comitato coordinamento infortuni sul lavoro per accertare le prime verità sull’ennesimo caso di morti bianche che vede ancora per protagonista la Campania.
* www.avvenire.it, 08.07.2006
INCIDENTI SUL LAVORO Un altro morto a Torino
Tragedie non degne di un paese civile
ROMA, 7.
Un ragazzo travolto dalle acque fognarie e disperso mentre lavora ad un tombino; una donna e una ragazzina di 15 anni uccise nel rogo di una fabbrica di materassi: nel mondo del lavoro il tempo sembra essere un gambero. Ogni giorno che passa si arretra, in una sequela incredibile di tragedie delle quali si era fino ad ora letto, per come si sono consumate, solo nelle cronache ottocentesche. Eppure non si può sbagliare di molto se si ricorda che il grado di civiltà di un Paese si misura con le condizioni di lavoro assicurate. Bisogna intervenire per garantire almeno la sicurezza a chi, ben lontano dall’avere privilegi e rappresentanza, a volte non ha nemmeno un volto. Occorre ripensare interamente la scala di valori e priorità, nelle scelte economiche, politiche ed anche di costume, al fine di riscoprire la difesa della vita anche sul lavoro a scapito della logica arida del guadagno. Ieri, giovedì, l’ennesima tragedia. Un operaio romeno di 24 anni, impegnato in lavori all’interno di una condotta fognaria di Torino, a una decina di metri di profondità sotto il livello stradale, è stato travolto da un’ondata d’acqua che l’ha trascinato via. Si sta ancora cercando il suo corpo, scandagliando anche il fiume Dora, dove sfociano i condotti fognari. Intanto le lacrime non si sono ancora asciugate neanche per la tragedia di Montesano sulla Marcellina. Qui sono morte Giovanna Curcio, 15 anni, e Annamaria Mercadante, di 49. Entrambe uccise nel rogo della fabbrica della Bimal.tex. Srl, dove si confezionavano materassi. Annamaria lavorava per assicurare anche al figlio più piccolo la possibilità di studiare. La figlia maggiore era infatti già riuscita a prendere la laurea in Giurisprudenza. Giovanna invece era la terza di quattro figli. Era considerata una ragazza molto aperta, con l’aspirazione di imparare un mestiere per crearsi un avvenire ma anche per dare un aiuto economico in famiglia. Contenta del suo lavoro, ad esso aveva affidato molti dei suoi sogni. Sogni distrutti per colpa di qualcuno. Su questo sta ora indagando la Procura della Repubblica presso il tribunale di Sala Consilina esortata anche dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Omicidio plurimo colposo ed incendio colposo sono le ipotesi di reato sulle quali indagano gli inquirenti. I magistrati intendono avere chiarimenti dal titolare dell’azienda, Biagio Maceri. Col passare delle ore si rafforza l’ipotesi che a causare la morte delle due donne potrebbero essere state le esalazioni di acido cianitrico sprigionatesi dal materiale acrilico usato per la confezione dei materassi. Se ne saprà comunque di più quando si avranno i risultati dell’autopsia. Domani, sabato, il Vescovo di Teggiano-Policastro, Mons. Angelo Spinillo, celebrerà i funerali, nelle chiese madri dei rispettivi Comuni di residenza delle vittime, Casalbuono e Padula.
(©L’Osservatore Romano - 8 Luglio 2006)
RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA --- Ruolo, problematiche e proposte degli Rls - ( 2 giugno 2006)*
Sono passati dodici anni da quando il governo italiano, recependo direttive della Cee, ha emanato un decreto legge sulla sicurezza e igiene del lavoro, meglio conosciuto come Dlgs 626/94. Il decreto individua obblighi e doveri delle varie figure preposte alla sua attuazione. Non per ultima la nuova figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza(Rls).
Il rappresentante dei lavoratori, che viene normalmente individuato dalle rappresentanze sindacali, dopo un corso di formazione di 32 ore (poche) si trova a dover affrontare il problema della sicurezza e salute nei vari luoghi di lavoro solo e soltanto con le proprie forze. Spesso si trova a confrontarsi con un datore di lavoro che percepisce sicurezza e salute dei lavoratori, non come un investimento sul futuro dei propri dipendenti, ma solo come un mero costo aggiuntivo che la legge impone.
Ma anche gli stessi lavoratori vedono l’Rls come un rompiscatole che impone l’uso dei vari dispositivi di protezione individuale. Purtroppo in molti lavoratori, e anche in alcuni datori di lavoro, manca ancora una vera e propria cultura della sicurezza e igiene sul lavoro. Dopo dodici anni è ancora difficile far comprendere che il nostro ruolo è quello di rappresentanti e non di responsabili: non abbiamo poteri decisionali, che infatti sono nelle mani dei datori di lavoro. D’altra parte è ancora difficile affermare il concetto che la sicurezza non può essere barattata con più soldi in busta paga, perché il rovescio della medaglia (purtroppo) non è altro che l’infortunio.
La cultura della sicurezza sul lavoro, così come la cultura della sicurezza in generale, andrebbe insegnata fin dalle scuole elementari come si fa in Francia: è inconcepibile che negli istituti tecnici e professionali, da cui escono geometri, tecnici e periti industriali ciò non avvenga. Nel Dlgs 626/94 si parla tanto di informazione e formazione dei lavoratori (articoli 21 e 22), purtroppo la formazione che dovrebbe essere fatta quando una lavoratore viene assunto o quando gli viene attribuita una determinata mansione, o non si fa o si fa male (di solito la si affida al collega più anziano ed esperto, solo del lavoro e non del lavoro sicuro)
Ancora peggio per quando riguarda l’informazione: di solito si riassume in una dispensa consegnata al lavoratore (diteci se questo è informare e formare un lavoratore?!!). Noi crediamo che se esiste un corso di formazione obbligatorio per gli Rls per ottemperare alle disposizioni degli articolo 22, comma 4, debba esistere anche un corso per tutti i lavoratori sui loro diritti/doveri previsti dalla 626.
Anche dal punto di vista puramente sindacale, le organizzazioni devono tornare a parlare di sicurezza sul lavoro, a fare formazione integrativa ai propri Rls, a includerla nei rinnovi dei contratti (per esempio, chiedendo l’aumento delle ore a disposizione degli Rls rispetto all’accordo interconfederale). Servono più assemblee, dove gli Rls possano esprimersi e non (come succede sempre) dove non hanno spazio per parlare, perché ci sono già gli interventi programmati dagli organizzatori.
Un altro problema che riscontriamo è lo scarso interesse da parte dei media per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro: se ne ricordano solo di fronte a un infortunio grave o mortale (è l’amara verità). Ecco perché abbiamo cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica scrivendo al programma “Ballarò”, elemosinando una puntata per la sicurezza sul lavoro. Ma non abbiamo avuto successo. Abbiamo provato anche a scrivere ai quotidiani, chiedendo la creazione di una striscia quotidiana per la sicurezza sul lavoro, dove i lavoratori o gli Rls o i rappresentanti sindacali potessero dire la loro. Anche in questo caso non abbiamo ottenuto niente.
Il primo passo
Nello stesso tempo, però, abbiamo chiesto, domandato e proposto nei convegni, ai dibattiti, nelle assemblee, la creazione di un coordinamento unitario, che coinvolga gli Rls e tutte le parti sociali, dedicato ad affrontare problemi relativi alla sicurezza sul lavoro, ma anche quelli ambientali, perché ci servono risposte ben precise e fatti concreti. Non vogliamo più solo parole che rimangono fumo che si disperde nell’aria.
Con nostro immenso piacere in Toscana è nata la “Rete degli Rls”, grazie allo sforzo della Regione, dei Dipartimenti di prevenzione e delle organizzazioni sindacali. Il 15 marzo 2006 c’è stata la prima riunione d’insediamento, con la partecipazione dell’assessore alla sanità, del settore Prevenzione e sicurezza della Regione Toscana, dei Dipartimenti di prevenzione delle Usl Toscane, dei sindacati e dei 40 Rls convocati.
Il primo passo è stato fatto, ma servono ancora una maggiore organizzazione, trasparenza e coordinamento tra i vari enti e associazioni, in modo da non avere lungaggini burocratiche nella risoluzione delle problematiche inerenti.
Va anche ricordato che i vari elementi inerenti a tutelare la sicurezza e salute nei luoghi di lavoro(Inps, Inail, Ispesl, Ispettorati del lavoro, Vigili del fuoco, Comuni, Provincie, Regioni, organizzazioni sindacali) mettano in campo tutte le risorse di cui dispongono. Per esempio le Usl devono investire tutte le risorse disponibili destinate al settore tutela e salute nei luoghi di lavoro(in Toscana siamo all’1%, stando ai valori del 2004) e non destinarlo ad altro.
Gli Organi di vigilanza devono controllare di più i luoghi di lavoro, soprattutto le aziende che comportano maggiori rischi (cantieri edili, cave, ecc). Certo, sappiamo che le forze sono quelle che sono e che gli ispettori della Direzione provinciale del lavoro sono pochi. E così i tecnici delle Asl. Ma si devono trovare le risorse economiche necessarie, non solo per un maggior monitoraggio del territorio, ma per andare a incidere, debellando e sanzionando, sulle abitudini imprenditoriali che portano a evadere le normative.
La sicurezza su carta
La “Rete degli Rls” della Toscana potrebbe creare un organo di informazione, un vero prodotto su carta dedicato alla sicurezza, dove gli Rls possano far pervenire le proprie esperienze e nello stesso tempo rimandarle ai lavoratori. Uno sforzo a cui si potrebbero affiancare riunioni e assemblee, grazie alle quali trasmettere e promuovere la cultura della sicurezza.
Servirebbe anche un rapporto più omogeneo, chiaro, semplice e non demagogico con gli Rls, attraverso tutti gli organi di informazione e consulenza, per arrivare a uno scambio di idee e di opinioni che portino a una realtà più costruttiva. Perché la sicurezza sui luoghi di lavoro non si fa ogni tanto, ma tutti i giorni dell’anno, e quindi abbiamo la necessità che tutte le forze in campo si diano da fare per realizzarla.
RLS-Marco Bazzoni-Andrea Coppini-Mauro Marchi fonte: m_bazzoni@tele2.it
http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o6821
Morti bianche, «una strage che è diventata normalità» di Luigina D’Emilio*
Sicurezza sul lavoro e lavoro minorile, l’emergenza continua anche dopo l’appello del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano che pochi giorni fa dichiarava « una vera e propria piaga da affrontare senza indugio e con il massimo impegno». Le ultime vittime? Mercoledì 5 luglio in una tragico incendio di una fabbrica di materassi a Montesano sulla Marcellana, un paese del salernitano.
È successo tutto poco dopo le 11: una piccola fabbrica di materassi è andata a fuoco nel giro di pochissimi minuti, provocando la morte di due operaie Annamaria Mercadante, 49 anni e Giovanna Curcio che di anni ne aveva solo 15. Al momento dell’incendio nei locali si trovavano anche altre due lavoratrici e il titolare che sono riusciti a mettersi in salvo.
Sarà l’autopsia a stabilire le cause di queste morti, avvenute probabilmente per asfissia. Le due donne, infatti, stavano lavorando in un seminterrato di una cinquantina di metri quadrati quando, all’improvviso, sono divampate le fiamme. I cadaveri, non carbonizzati, delle due vittime sono stati trovati in un bagnetto della fabbrica. Potrebbero avere cercato rifugio nello stanzino oppure, in mancanza di un estintore, qualche cosa per spegnere le fiamme.
Accertamenti sono in corso da parte dei carabinieri per chiarire se la fabbrica fosse in regola e se anche le operaie fossero state assunte regolarmente. Ma dalle notizie che si hanno emerge una condizione lavorativa piuttosto precaria che riporta alla mente la triste realtà delle morti bianche. Le donne, infatti, lavoravano in un laboratorio di dimensioni ridotte collocato in una sorta di garage, nei locali sotterranei di una palazzina di tre piani. Inoltre, nel locale, si trovavano materassi, stoffe e solventi altamente infiammabili e mal custoditi.
«L’ennesimo tragico episodio a cui assistiamo inermi» dichiara Franco Tavella, segretario generale della CGIL, «gli incidenti sul lavoro in provincia di Salerno hanno ormai assunto una cadenza insopportabile». «I Motivi sono i soliti replica Michele di Vece, segretario generale della Fillea(federazione italiana lavoratori edili e legno), molto spesso sono determinati da norme di sicurezza inesistenti, da orari di lavoro non adeguati, da lavoratrici e lavoratori impiegati in nero».Tanta rabbia e amarezza nelle parole dei due segretari che la realtà salernitana la conoscono bene e ricordano anche le vittime di un altro incendio accaduto un mese fa nelle stesse zone che ha causato la morte di altri 2 operai».
A dargli ragione i numeri. I dati forniti dall’Inail di Salerno indicano che nell’anno solare si verificano 27 incidenti mortali. Un incidente mortale ogni 15 giorni. « Una vera Strage» protesta Tavella, «a cui si deve mettere fine, un evento tragico che la dice lunga su un livello di vigilanza e sicurezza inesitente. Questi drammi dovrebbero richiamare l’attenzione di tutti».
«Chi ne paga le conseguenze più drammatiche?» i giovani continua Di Vece, costretti ad accettare lavoro in qualsiasi circostanza e condizione perché il lavoro manca. Quello della sicurezza sul lavoro e del lavoro giovanile è un realtà che richiama tematiche importanti e non si può far finta di non vedere».
Per la giornata di venerdì 6 luglio la Fillea Cgil ha previsto 2 ore di fermata nel settore legno ed arredamento, per commemorare le due operai cadute sul lavoro e richiamare l’attenzione sulle necessità di un maggiore controllo in tema di sicurezza. «Perché incidenti mortali che si ripropongono ormai con una cadenza insopportabile non divengano la normalità»
*
www.unita.it, Pubblicato il 05.07.06
MORTI BIANCHE A Montesano sulla Marcellana, nel Salernitano, incendio devasta un laboratorio
Fabbrica in fiamme Muoiono due operaie
Vittime una 16enne e una donna di 49 anniInchiesta per accertare la posizione lavorativa delle vittime e il rispetto delle norme di sicurezza
Da Milano Maurizio Carucci (Avvenire, 06.07.2006)
Troppi interrogativi su due donne morte sul lavoro in località Prato Comune, a Montesano sulla Marcellana, in provincia di Salerno. Troppe ombre su un incendio in una fabbrica di materassi che non aveva vie di fuga. Giovanna Curcio, di soli 16 anni, e Annamaria Mercadante, di 49, hanno provato a trovare rifugio in un bagnetto di una specie di laboratorio per la confezione di materassi appena hanno visto il fumo e le fiamme. Ma non ce l’hanno fatta. Intorno alle 11, per cause accidentali su cui sta indagando il pm Oliviero della Procura di Sala Consilina, un incendio si è sviluppato nel seminterrrato di una palazzina di tre piani, che ospita anche una scuola elementare per fortuna chiusa per le vacanze estive. Altre due operaie e il titolare sono riusciti a fuggire. Mentre Giovanna e Annamaria, forse nel tentativo di spegnere il rogo o nella speranza di trovare scampo non hanno fatto in tempo a guadagnare l’uscita. L’indecisione o il panico sono stati fatali: in pochi minuti l’incendio ha divorato tutto. Alimentato dalla presenza di materiale altamente infiammabile che si trovava nel locale di circa 50 metri quadrati. A nulla è servito il pronto intervento dei vigili del fuoco. Soltanto alle 14, quattro squadre di pompieri provenienti da Salerno e Sala Consilina, con la collaborazione dei carabinieri della Compagnia di Sala Consilina e della locale stazione, coadiuvati perfino da un elicottero, sono riusciti a domare l’incendio. Il laboratorio è andato completamente distrutto e sette famiglie sono state evacuate in attesa delle verifiche sull’agibilità della struttura. I cadaveri delle due operaie non erano carbonizzati. Forse sono morte per asfissia. I due corpi sono stati trasportati all’ospedale di Polla, dove soltanto dopo l’autopsia prevista nelle prossime ore potrà essere accertata la causa della morte. Mentre sono in corso gli accertamenti per verificare la posizione lavorativa sia delle due donne che hanno perso la vita che delle altre operaie. Occorre chiar ire se erano in regola o no. Quel che resta della palazzina è stato posto sotto sequestro. Gli inquirenti dovranno accertare le cause che hanno determinato la tragedia, capire se poteva essere evitata e verificare il rispetto delle norme di sicurezza. «In questo momento occorre rispetto per le due morte e per il dolore delle loro famiglie - dichiara don Domenico Tropiano, parroco della vicina chiesa del Sacro Cuore eucaristico -. Dobbiamo sentirci tutti responsabili per ciò che è avvenuto. Si tratta della tragedia più grave che abbia colpito Montesano in questi ultimi anni». Don Mimì - come lo chiamano affettuosamente in paese - appena ha saputo dell’incendio e della tragedia che si stava profilando, non ha potuto far altro che offrire il suo conforto e il suo sostegno a quanti erano accorsi sul posto. Con lui anche il sindaco Antonio Manilia. «Non ci vuole molto a capire che queste morti potevano essere evitate - sottolinea Franco Tavella, segretario generale della Cgil Salerno -. Gli incidenti sul lavoro nel Salernitano hanno ormai assunto una cadenza insopportabile. Molto spesso sono determinati da norme di sicurezza inesistenti, da orari di lavoro inadeguati, da lavoratrici e lavoratori impiegati in nero». Dall’Inail di Salerno confermano che in un anno si verificano 27 incidenti mortali: una media di uno ogni 15 giorni. Proprio per oggi la Fillea ha previsto due ore di fermo dei lavoratori del settore legno e arredamento per ricordare le due vittime dell’incendio di Montesano.