Festa della Repubblica

Napolitano, messaggio per il 2 giugno

Primo discorso televisivo del nuovo presidente
venerdì 2 giugno 2006.
 

ROMA - Dialogo e rispetto per la Costituzione. Giorgio Napolitano nel messaggio radio-televisivo indirizzato agli italiani in occasione della Festa della Repubblica, rilancia così i temi che aveva già fatto suoi subito dopo la sua elezione al Colle. "Nulla è più necessario che un clima di operosità e di responsabile collaborazione, nel libero confronto delle idee e delle posizioni politiche. Corrispondere a questa necessità sarà l’impegno della mia Presidenza" dice Napolitano. Che indica come stella polare la Costituzione del 1948 "autentica tavola dei valori e dei principi in cui riconoscersi, dei diritti e dei doveri da rispettare".

Chiedendo alle parti politiche un ritorno alla cultura del dialogo e della collaborazione, Napolitano cita, il primo caso della storia repubblicana in cui il Paese si divise quasi a metà. Quando, cioè, la Repubblica nacque con il referendum istituzionale. "Personalmente, vissi a Napoli quel lontano 2 giugno del 1946 e lo ricordo con rispetto anche per quanti espressero nel referendum il loro attaccamento all’istituto monarchico" ricorda il capo dello Stato.

Poi Napolitano rende omaggio ai soldati italiani "il cui ruolo è segnato nella Costituzione come presidio e garanzia di pace". "Siamo vicini a tutte le missioni fuori d’ Italia in cui esse sono impegnate. Onoriamo la memoria di tutti i caduti" dice Napolitano. Per poi aggiungere, significativamente: "Onorare i simboli della Repubblica non è retorica".

Parole che suonano come monito di fronte alle polemiche di questi giorni sulla sfilata dei Fori Imperiali. "Celebrare il 2 giugno, festeggiare insieme il compleanno della Repubblica, onorare i simboli della Nazione, esprimere un sentimento di più intensa appartenenza e comunanza patriottica, non significa fare vuota retorica, ma rafforzare le basi e le motivazioni del nostro agire individuale e collettivo" scandisce il presidente della Repubblica.

la Repubblica.it (1 giugno 2006)


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