Politica

Il giudizio di Ida Dominijanni sul progetto "Vattimo per la città"

martedì 29 marzo 2005.
 

POLITICA O QUASI

dal sito del manifesto (www.ilmanifesto.it) (l’articolo è apparso a pag. 16, sul manifesto del 22 marzo 2005)

La Voce di Vattimo e Gioacchino

IDA DOMINIJANNI La cosa più divertente e significativa della campagna elettorale in corso è accaduta finora a San Giovanni in Fiore, paese di 20.000 abitanti arrampicato sulla Sila dal glorioso passato, Gioacchino da Fiore avendovi fondato la sua Congregazione Florense nel 1189, e dal precarissimo presente, fatto come in molti paesini del sud di disoccupazione, assistenzialismo, abusivismo edilizio, apatia politica, una amministrazione di centrosinistra addormentata. Senonché la globalizzazione fa miracoli, connette, mette in rete, dà voce pubblica anche a piccole comunità prima destinate alla marginalità periferica. Un gruppo di giovani fonda un giornale on-line, La voce di Fiore, discute, fa politica, organizza conferenze filosofiche, una con Alfonso Iacono, una con Gianni Vattimo. Ad ascoltare Vattimo che parla di Gioacchino ci vanno in quattrocento, e con lui il discorso dei giovani della Voce va avanti, finché a febbraio nasce la scandalosa proposta di candidarlo a sindaco con una lista civica, di sinistra e fuori dal centrosinistra ufficiale. Scandalosamente Vattimo accetta: calabrese pure lui di origine, si entusiasma alla voglia di fare e di cambiare dei ragazzi, gli va di scommettere sulle energie nascoste del paese. Si fa la lista, si stila un programma: cento punti di tutto rispetto, dalla tutela del territorio alla valorizzazione della storia e della cultura locale; dal rifacimento dell’acquedotto all’accesso gratuito a internet; dal reparto di cardiologia ai laboratori d’arte, scrittura, cinema. Il centrosinistra prosegue per la sua strada col suo candidato, il centrodestra col suo promettendo sogni a un elettorato scontento di un a marginalità obbligata. Ma lo scandalo del filosofo candidato, per giunta proveniente dal nord, è troppo per la chiesa locale, che interviene sulla campagna elettorale direttamente dal pulpito stile Ruini sul referendum sulla procreazione assistita. Dalla gloriosa abbazia giochimita, don Emilio Salatino invita i giovani «a non seguire il diavolo che viene da Torino», padre Marcellino Vilella lo definisce pericoloso, indegno, nemico della Chiesa, veicolo di perdizione, e aggiunge che la cultura va bene fino a un certo punto, da un certo punto in poi corrompe e fa male. Dalla Voce scrivono al vescovo e ottengono via Quotidiano della Calabria una risposta imbarazzata: «la Chiesa non esprime giudizi sulle persone», scrive monsignor Nunnari, però perché sollevare un tal polverone, i panni dei credenti si lavano in famiglia. Domenica scorsa, solenne liturgia delle Palme, Vattimo partecipa alla messa per gettare acqua sul fuoco.

Ma intanto il fuoco c’è e non si spegne. Dal sito della Voce partono lettere di sostegno alla candidatura del filosofo, una lettera aperta alla «a una sinistra nazionale che non vede, non sente, non parla, da Fassino a Bertinotti a Pecoraro Scanio»: «Il sud va alla morte e voi, come altri, fingete di no. Il sistema politico locale, con varie complicità anche trasversali, ha cercato di indottrinare tutti perché dimenticassero le radici storiche della città, i luoghi della memoruia, la forza dello spirito popolare. I partiti, di destra e di sinistra, hanno sapientemente eliminato ogni forma di critica e di dialettica, creando una società omogenea, del silenzio e della paura, un clima che produce allontanamento, disturbi psichiatrici, emigrazione di massa». La sinistra, nazionale e locale, capirà l’antifona? Emiliano Morrone, ventinovenne che ha animato l’intera vicenda, non dispera affatto che il suo candidato ce la faccia, a vincere, magari nel ballottaggio col candidato del centrosinistra. Ma quale che sia il responso delle urne, i ragazzi di Vattimo in un certo senso hanno già vinto. Hanno svegliato una comunità. Hanno fatto politica facendola uscire dal perimetro delle sonnolente chiacchiere da bar e dei piccoli scambi di nessun respiro. Hanno discusso nel sito e per strada di postmodernismo, secolarizzazione, ontologia del presente, legando queste parole grandi alla loro piccola realtà e macroideali a microfisici cambiamenti. Per una campagna elettorale, di questi tempi, è un bottino ricchissimo.


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