L’erede di Nelson Mandela era stato sfiduciato
dall’African National Congress
Era sospettato di aver cercato di influenzare la
giustizia per fermare l’avversario
Sudafrica, Mbeki si è dimesso
Gli succederà il rivale Zuma *
JOHANNESBURG - Thabo Mbeki si è dimesso dalla carica di presidente del Sudafrica. Il successore di Nelson Mandela ha comunicato la sua decisione con una lettera al Parlamento e con un discorso trasmesso dalla televisione. A questo punto non c’è più nessun ostacolo all’elezione di Jacob Zuma, già nominato alla guida dell’African National Congress e recentemente scagionato dalle accuse di corruzione.
Crisi politica. Mbeki, 66 anni, in carica dal 1999, non aveva alternative alle dimissioni dopo che ieri l’African National Congress l’aveva sfiduciato. Una crisi politica pesantissima per la giovane democrazia sudafricana, appena 14 anni, e un’umiliazione tremenda per l’erede di Mandela, il cui mandato sarebbe infatti scaduto fra pochi mesi. Mbeki aveva subito preso atto della decisione, annunciando che si sarebbe dimesso non appena espletate le procedure costituzionali. Del resto l’alternativa era la quasi certezza dell’impeachment parlamentare.
Il presidente dimissionario paga l’impopolarità crescente e - soprattutto - il forte sospetto di aver tentato di condizionare la giustizia per bloccare la scontata elezione nelle prossime elezioni presidenziali del suo arcirivale Jacob Zuma, presidente dell’Anc, accusato di corruzione. La corte che doveva giudicarlo nei giorni scorsi ha prosciolto Zuma per vizio di forma, dichiarando inoltre - ed è stata la campana a morte per la presidenza Mbeki - che la politica aveva tentato di condizionare l’azione giudiziaria.
Le parole di Mbeki. "Non ho mai interferito con l’inchiesta in cui Zuma è coinvolto. Ho sempre rispettato l’integrità della giustizia", ha detto Mbeki nel discorso con cui ha reso note le sue dimissioni. Quindi, dopo aver ricordato gli importanti sviluppi del Sudafrica degli ultimi anni, si è detto "convinto che la prossima amministrazione porterà avanti il lavoro degli ultimi 14 anni, in modo che i problemi legati alla povertà, alla disoccupazione, le sfide del crimine e della corruzione cessino di definire le vite di molte persone".
Mbeki ha poi ringraziato la nazione per il supporto e per i tanti messaggi ricevuti negli ultimi giorni. "Tempi difficili necessitano di coraggio e forza" ha concluso.
I prossimi sviluppi. Il governo dovrebbe rimanere in carica nella sua quasi totalità. In particolare dovrebbe restare al suo posto il ministro delle Finanze Trevor Manuel, una garanzia per i mercati internazionali. Si cercherà così di minimizzare gli inevitabili contraccolpi politici ed economici. Altri componenti dell’esecutivo, fedelissimi di Mbeki, hanno invece minacciato le dimissioni e alcuni, come il ministro della Difesa Mosiuoa Lekota, hanno fatto sapere che daranno vita a un nuovo partito.
Il mandato di Mbeki (il secondo e quindi non più costituzionalmente rinnovabile) si sarebbe dovuto concludere il prossimo aprile e per maggio erano previste le elezioni politiche, che ora probabilmente verranno anticipate. Sarà poi il Parlamento ad eleggere il nuovo presidente della Repubblica, secondo ogni evidenza Zuma, leader dell’Anc (alla fine del 2007 nell’assise del partito sconfisse nettamente Mbeki) e in quanto tale candidato naturale alla massima carica dello Stato. A meno di clamorosi sviluppi giudiziari, poiché i sospetti di corruzione restano, Zuma è certo di una vittoria a valanga.
I due rivali. Mbeki e Zuma sono completamente diversi. Il primo è freddo, poco comunicativo, amato solo dalle classi medio-alte (e rassicurante per la finanza internazionale: ha consentito una importante crescita economica del Paese). Ha però scarsissimo seguito popolare, è accusato di essere autocratico e altezzoso e di non aver saputo evitare l’impoverimento del Sudafrica e la crescita esponenziale della sieropositività.
Zuma, 66 anni, grande e grosso, popolare e populista, della fiera etnia zulu - non esita a danzare coperto dal solo gonnellino di leopardo che indossano i capi zulu - eroe della lotta all’apartheid (una decina di anni di galera, mentre Mbeki faceva politica all’estero), amatissimo, con enorme seguito soprattutto fra le masse diseredate, oltre che l’appoggio pieno della sinistra del partito e dei sindacati. Fa paura alla finanza internazionale, ma non a caso ultimamente si è circondato di consiglieri provenienti dal mondo degli affari e molto introdotti all’estero negli ambienti economici che contano.
Zuma ha avuto almeno quattro mogli ufficiali e una quindicina di figli. Qualche anno fa fu accusato di aver abusato di una donna amica di famiglia e sieropositiva, con cui fece sesso non protetto. Assolto dall’accusa di stupro, precisò che comunque aveva evitato il contagio poiché dopo il rapporto si era fatto la doccia. Lo scandalo nel Paese con il più alto numero di sieropositivi al mondo fu enorme.
* la Repubblica, 21 settembre 2008
Sul tema, in rete e nel sito, si cfr.:
SUDAFRICA (Wikipedia).
IL NUOVO SUDAFRICA: UN ARCOBALENO DI LINGUE, IN MOVIMENTO.
VERITA’ E RICONCILIAZIONE. LA SAGGIA INDICAZIONE DEL SUDAFRICA DI MANDELA, DI TUTU, E DI DECLERCK
La nascita della nuova formazione sarà ufficializzata il 16 dicembre
Sullo sfondo la lotta tra vecchia guardia e nuove leve e le dimissioni di Mbeki
Sudafrica, scissione nell’Anc
il partito di Mandela si spacca
dal nostro inviato DANIELE MASTROGIACOMO
NAIROBI - Per la prima volta dalla fine dell’apartheid il partito-simbolo della lotta contro l’ex regime segregazionista di Pretoria, si divide. In una sala gremita da almeno duemila militanti riuniti a Johannesburg, la nuova fazione dell’African national congress (ANC) ha ufficialmente annunciato quello che tutti temevano. Solo a dicembre si conoscerà il nome della nuova organizzazione, ma la presenza di molti leader politici del partito fondato da Nelson Mandela testimonia il disagio crescente che attraversa l’Anc dopo le dimissioni forzate dell’ex presidente Thabo Mbeki e la candidatura alle elezioni dell’aprile prossimo dell’attuale presidente del partito Jacob Zuma.
"Non sottovalutiamo la responsabilità che ci siamo assunti con la formazione di questa organizzazione", spiega l’ex governatore della ricca provincia sudafricana del Guateng, Mbhazima Shicowa, che si è eppena dimesso per unirsi ai transfughi. Il 16 dicembre prossimo si ufficializzerà la nascita del nuovo partito, sostenuto dal ministro della Difesa, Mosiva Lekota, anche lui dimissionario. Sono in corso trattative tra la vecchia guardia dell’Anc, legata al futuro candidato presidenziale Jacob Zuma, alle prese con uno processo per corruzione che rischia di ostacolare il suo cammino verso la presidenza, e le nuove leve rimaste insoddisfatte di come si è arrivati alle dimissioni di Thabo Mbeki.
Il nuovo, importante passo, apre una serie di incognite che peseranno sicuramente sul futuro assetto politico del Sudafrica. Da sempre partito egemone in parlamento, con oltre l’80 per cento dei seggi, l’Anc di Zuma si potrebbe trovare per la prima volta in minoranza, inseguito dalla nuova fazione e dalla Democratic alliance di Hellen Zille. Zuma può contare sull’appoggio della centrale dei sindacati e sul Partito comunista sudafricano. Ma la fuga di molti quadri, critici sulla gestione del partito e sulle scelte dei candidati, mette a rischio una vittoria che già tutti davano per scontata.
Tra gli obiettivi rivendicati dalla nuova fazione dell’Anc c’è l’elezione diretta del presidente della Repubblica e non più attraverso il Parlamento. L’obiettivo è scalzare l’attuale vertice dell’Anc: da sempre il presidente del partito è stato il cadidato alla guida del paese. E con un partito di larga maggioranza, l’elezione di Jacob Zuma era più che scontata. L’ombra di un processo e di una condanna per corruzione, ha reso il cammino del prossimo candidato dell’African National Congress più incerto e più imbarazzante. Di qui, la decisione di avviare una scissione, segno dei tempi che sta vivendo il nuovo Sudafrica.
* la Repubblica, 3 novembre 2008