Editoriale

San Giovanni in Fiore: sanità, la maggioranza nega ancora il consiglio comunale aperto, "ca piglia punti u 5 stelle"

Presa da tagli di nastri e inaugurazioni, la maggioranza non sa trovare il tempo per discutere di sanità insieme al popolo
venerdì 19 febbraio 2016.
 

Nell’era del debito pubblico e della carta, sostanza di codesta truffa colossale, s’è perduta la bussola, l’anima e la dignità. Le parole volano come i granelli di polvere sollevati dal vento impetuoso del febbraio calante.

La politica seguita il gioco divertito della menzogna in levare. La spara grossa, sempre di più, in quanto le difese razionali e intellettuali mancano, latitano, si spengono nella fine quotidiana del senso delle cose. Così è pure nei nostri luoghi dell’estremo Sud; qualche volta richiamati al “pacco” nazionale di “Affari tuoi” (Rai 1), col gaudio e l’orgoglio comune, che dà la vuota illusione del riscatto d’immagine.

Apro Facebook e leggo, sul profilo di Domenico Lacava, presidente del consiglio comunale di San Giovanni in Fiore (Cs): «Si e’ da poco conclusa la conferenza dei capigruppo consiliari che all’unanimità dei presenti, alla luce degli ottimi risultati portati dal nostro Sindaco, ha dato mandato al sottoscritto di convocare un consiglio comunale sulla sanità. Giovedì 25 si terrà in Consiglio comunale sulla sanità».

Noi di «La Voce di Fiore» questo consiglio l’avevamo chiesto aperto a tutti, perché la situazione è gravissima e non si può ignorare, escludere il popolo, che non ha capito il momento; complice lo stalinismo applicato d’una fazione priva di coraggio politico e visione del futuro.

Non c’è alcun motivo per gioire; non ci sono «ottimi risultati» né successi né meriti. Non c’è nulla, la sanità calabrese, infossata, ha una gestione abusiva, perché i commissari del governo sono stati nominati in violazione di legge, nel silenzio dei rappresentanti parlamentari calabresi, salvo i 5 stelle, e dei consiglieri regionali, sindaci e dirigenti d’apparato.

Soprattutto, i commissari del governo sono stati nominati in violazione di legge nel mutismo del governatore Mario Oliverio, che ha chiuso la bocca, obbedendo a un presidente del consiglio, Matteo Renzi, che il popolo non ha espresso, voluto, eletto e legittimato.

La rete dell’assistenza, che tra l’altro prevede la dotazione e funzione dell’ospedale locale, è stata decretata il 2 aprile 2015, esattamente lo stesso giorno del decreto n. 70 del Ministero della Salute, che ridefinisce gli ospedali in base al bacino d’utenza, minimo di 80.000 abitanti.

Codesta rete, che porta la firma del commissario ad acta Massimo Scura e del sub-commissario Andrea Urbani, il vero estensore dell’atto, è una colossale presa per i fondelli, intanto perché non segue i nuovi standard ospedalieri; sui quali, peraltro, si potrebbe lungamente discutere, a partire dall’ancora preminente tutela del diritto fondamentale alla salute.

La verità è una, cari sindaco Belcastro, presidente Lacava e relativi sostenitori virtuali: la Calabria è oggi più che mai terra di conquista. Qui il vostro governo Renzi traccheggia, perché ha da salvare il deretano al partito del ministro Lorenzin, garantendone la sopravvivenza a palazzo mediante la subordinazione di un popolo intero, che vive l’inferno rispetto all’epoca dell’emergenza sanitaria regionale, sicché subisce gli eventi con speranza morente.

All’uopo il potere centrale conduce i servizi sanitari al declino perpetuo, per contrattare su minuzie, propagandare fesserie spaziali e ripararsi dalla protesta reale, sedata con la pompa, la finzione, le rassicurazioni di meschini servitori di partito.

Siamo in guerra, perché i nostri rappresentanti politici non rappresentano che la loro infelice caricatura: innanzi alla distruzione definitiva del diritto alla salute, attendono i comandi delle segreterie di partito e belano come gracili agnelli, mentre tutto va allo sfascio e si salvi chi può.

È imperdonabile la decisione, assunta tra ieri e oggi dai capigruppo consiliari della maggioranza, di negare ancora un consiglio comunale aperto, volto a unire la cittadinanza su una proposta concreta per la sanità nel territorio. Ed è vergognosa la motivazione reale, trapelata oltre i muri del palazzo: il consiglio aperto è stato negato per evitare che il Movimento 5 stelle potesse giovarsene.

Un consiglio aperto l’hanno già promosso e tenuto i Comuni di Trebisacce, Lamezia Terme e Reggio Calabria; soltanto per citare alcuni municipi che sulla riorganizzazione sanitaria del piano di rientro hanno coinvolto cittadini e istituzioni, nel tentativo di affrontare insieme e in largo i nodi della sanità locale e regionale.

Dunque, riassumendo: la parte che amministra San Giovanni in Fiore non ha ascoltato chi nella sanità del luogo lavora e patisce fra carenze laceranti; non ha fatto il punto con nessuno; ha recitato a memoria un copione dell’assurdo scritto da Scura; ha evitato il dialogo civile sui temi sanitari; ha ottenuto un verbale di carta dal commissario del governo, che annuncia una chirurgia in elezione senza precisare tempi e modalità; ha preso la batosta dal dg dell’Asp di Cosenza, che ha escluso novità di rilievo per la sanità nel territorio; non ha affrontato un solo discorso sulla prevenzione, caposaldo della campagna elettorale del big Pallapalla, e in ultimo ha rifiutato una necessaria assemblea di confronto per timore del Movimento 5 stelle.

In generale, quando capitano simili accadimenti penso che non è ancora nata una psichiatria che indaghi sulle scelte incomprensibili della politica. Poi m’accorgo di sbagliare, perché in politica prevale il puro opportunismo, l’attaccamento spicciolo al potere, a un potericchio che non vale un soldo, transeunte come ogni cosa.

Nella finitudine dell’esistenza, come non bollare la finta alternativa di governo con le parole intramontabili di Eraclito «tautò tèni zon/ kài tethnekós/ kai egregoròs/ kai kathèudo/ kai nèon/ kai gheraiòn/ tade gàr metapésonta/ ekéina ésti/ kakèina pàlin táuta» (traduzione: «è la stessa cosa, che è viva e morta, che è desta e dormiente, che è giovane e vecchia; queste cose infatti, ricadono nel mutamento in quelle, e quelle viceversa in queste»)?

Emiliano Morrone

emilianomorrone@gmail.com

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