La strada per l’assistenza domiciliare integrata è tutta in salita.

martedì 10 agosto 2010.
 

Gli italiani desiderano curarsi a casa piuttosto che in ospedale, come emerge da un’indagine presentata dalla Fondazione Istud nel corso dell’incontro “Knocking on the patient’s door”, tenutosi a Roma il 10 giungo scorso. Una percentuale altissima (circa il 90%) delle persone intervistate ha espresso il desiderio di cure domiciliare garantite, potenziate ed accessibili. La situazione nazionale tuttavia non è così semplice e l’accesso alla cure domiciliari diventa sempre più difficile. Secondo il II° Rapporto ADI (assistenza domiciliare integrata) di Cittadinanzattiva - Tribunale per i diritti del malato i tagli effettuati a carico dei budget destinato all’assistenza domiciliare rischiano di compromettere seriamente il servizio su tutto il territorio italiano. L’indagine da cui è scaturito il Rapporto è stata condotta da un equipe costituita da rappresentanti di diverse istituzioni ( Agenas, Ipasvi, Fimmg, Card-distretti, Fiaso, Federsanità Anci) ed ha coinvolto medici, infermieri, Regioni, Aziende Sanitarie e cittadini. Diversi gli aspetti esaminati, dall’accesso alla cure fino ai Piano assistenziali personalizzati, la continuità assistenziale, protesi e ausili, i costi e l’equipe coinvolta nell’assistenza. I problemi maggiori si evidenziano nella tempestività di attivazione delle cure domiciliari, nell’ottenimento di presidi medico-sanitari indispensabili per la cura dell’ammalato (materassi antidecubito, carrozzine, sollevatori, letti articolati, ma anche cateteri, pannoloni e sondini). Note dolenti anche per quanto riguarda il supporto psicologico e la terapia del dolore, che in alcuni casi risulta invece indispensabile. Liste d’attesa interminabili e ritardi nelle forniture fanno sì che le famiglie si trovino a sostenere notevoli spese extra, con uscite che si aggirano intorno ai mille euro quando si tratta di farmaci e di presidi sanitari, ai quali vanno aggiunti i ragguardevoli costi dell’assistenza privata da parte delle badanti. La situazione si complica se si confrontano le risposte dei cittadini con i dati forniti dalla Asl. Ad esempio, a fronte di un servizio di assistenza psicologica del 46% dei casi dichiarato dalle Asl, i cittadini affermano di riceverne solo il 16%. Davanti ad un quadro così desolante, l’apprezzamento espresso dai cittadini nei confronti del servizio ricevuto dall’equipe di assistenza domiciliare è un dato su cui riflettere e da valorizzare, soprattutto per gli infermieri che di questa equipe costituiscono una percentuale rilevante e sempre più necessaria.

Equipe ADI

Categoria Asl Distretti Cittadini Medici di famiglia 93 100 89 Medici specialisti 68 81 40 Infermieri 96 100 83 Assistenti sociali 57 81 12 Operatore socio-sanitario 43 31 9 Volontario 11 6 1 Cons. specialista domiciliare 71 69 6 Psicologo 29 44 1 Fisioterapista 71 69 36 Nutrizionista 29 19 1 Fonte: Secondo rapporto sull’assistenza domiciliare integrata, Cittadinanzattiva, 2008. Molise Ovviamente, quando ci tocca parlare della nostra Regione le cose si fanno sempre un tantino più difficili vuoi perché delle cose a cui teniamo cerchiamo di non fare troppo male ma vuoi anche perché parlare del nulla o del niente alle volte, o quasi sempre, è molto ma molto difficile. L’Assistenza Domiciliare Integrata in regione rasenta in quanto a numeri lo zero o il doppio zero come nel caso della farina buona (“00”) e, questo dato può essere letto in due maniere. Il primo in senso negativo ovvero: siamo sempre gli ultimi, sprechiamo i soldi per tante troppe cose inutili ecc....Il secondo in senso positivo. Non c’è nulla, bene è ora di rimboccarsi le maniche e iniziare a coltivare il terreno di buone proposte e di iniziative utili alle collettività. Io cercherò di seguire questo secondo filone di pensiero, e lo dovrebbero essere anche i nostri politicanti regionali - specie quelli di opposizione - i quali ultimamente fanno tanto chiasso per nulla. Ma entriamo nel merito della questione. Come detto in precedenza parlare di numeri per il Molise è quasi insignificante perché essi son vicino allo zero quindi ci occupiamo delle prospettive che questo zero alimenta. Iniziamo col dire dei gravi ritardi con cui la regione Molise ed in particolare l’Assessorato alle Politiche Sociali e quello alla Sanità stanno effettuando l’integrazione Socio Sanitaria. Il primo passo, è l’unico fondamentale citato nel piano triennale 2009 - 2011, doveva essere l’equiparazione dei distretti sanitari al numero dei piani sociali di zona. In Regione attualmente sono presenti 7 distretti Sanitari e 7 “ambiti territoriali” i famosi ambiti di zona. Allo stato delle cose la situazione non è ottimale per due semplici motivi: il primo per il grosso debito accumulato nel settore sanitario e il secondo perché i due ambiti più importanti e più grandi ovvero quelli di Campobasso e di Termoli sono ancora fermi al palo. La Sanità in rosso è ormai sia un dramma che una scusa: un dramma perché una gestione scellerata ha portato ad avere questa situazione deficitaria che comporterà tagli indiscriminati in diversi nosocomi della Regione e una scusa perché “appoggiandosi” al debito si taglieranno servizi e fondi verso le fasce più deboli della società come i diversamente abili e gli anziani. A prova di ciò c’è la bocciatura del Piano di Zona di Campobasso. Con un fondo economico minore rispetto a quello precedente la Regione Molise e in particolare l’Assessorato alle Politiche Sociali ha dapprima aumentato il numero dei comuni facenti parte all’Ambito di Zona 1 -si è passati da 11 a 26 Comuni - ha letto il Piano su base triennale e poi ha bocciato il tutto chiedendo al Comitato dei Sindaci e ai dirigenti dell’ ufficio di Piano di rimodulare tutto il progetto su base annuale, ovviamente con un budget ancor più ridotto. La scadenza ultima per la nuova presentazione era il 1 giugno 2010 ad oggi nessuna novità, nessun segno di vita da parte dei dirigenti locali tranne le dimissioni del Dott. Vincenzo De Marco autore dello scandaloso e vergognoso Piano di Zona precedente. A tutto ciò bisogna dire due cose. La prima è che gli utenti sono le vere vittime sono gli operatori delle cooperative i quali si sono visti decurtare stipendi , ore di lavoro e più delle volte ridimensionamento dei contratti lavorativi senza che nessun Sindacato se ne facesse carico mentre i gestori delle cooperative continuano a percepire spettanze in base a vecchi accordi dato che i nuovi Piani di zona ancora non vengono attivati. La seconda è che ogni Ambito ha il suo coordinatore. Sappiamo ad esempio che il coordinatore dell’Ambito Termoli, mentre è ancora da assegnare l’appalto di gara e si continua a lavorare tramite proroghe trimestrali, guadagna/incassa i suoi 36.000 e passa euro annuali. Tutto ciò comporta ad avere sul territorio regionale questa situazione: l’assistenza domiciliare integrata è così suddivisa. Per quanto riguarda persone affette da disagio mentale è inesistente; per la disabilità in genere è affidata agli enti (ambiti territoriali) con conseguente affidamento a cooperative le quali affidano i propri utenti il più delle volte a persone non qualificate e non idonee per mancanza dei requisiti necessari ad adempiere al proprio lavoro (tanto per capirci un utente affetto da tetraparesi distonica con oligofrenia di alto grado può essere affidato ad una persona che nella vita al massimo ha rifatto qualche letto ad un anziano); per quanto concerne invece i malati più gravi di solito vengono affidati direttamente alle asl le quali indirizzano nelle case personale qualificato ma non l’equipe di cui precedentemente si parlava.

Alessandro Corroppoli 10.08.10


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