[...] il successo di Berlusconi e quindi dell’Italia, perché è vero che nei vertici internazionali un successo del governo è patrimonio comune al di là dei partiti e delle persone.
Berlusconi ha avuto successo, ha ricevuto complimenti da tutti, ha evitato con abilità i guai che incombevano sul suo capo e di questo gli va dato atto.
Per che cosa è stato complimentato? Per il suo ruolo, magistralmente ricoperto, di padrone di casa. Se lo è meritato. E’ un compito che sa gestire molto bene [...]
ATTENTATO ALLA COSTITUZIONE? GIA’ FATTO!!!: IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI
di EUGENIO SCALFARI *
"PRENDIAMO ispirazione dalle intuizioni e dalle scelte lungimiranti che emersero alla vigilia o all’indomani della conclusione della seconda guerra mondiale, quando nacquero le Nazioni Unite e ancor prima le istituzioni di Bretton Woods. Da allora molto si è costruito ma non poco purtroppo si è negli ultimi anni venuto perdendo".
Queste parole sono state pronunciate la sera di giovedì scorso da Giorgio Napolitano nella cena da lui offerta all’Aquila a tutti i leaders mondiali presenti al G8, diventato per l’occasione un G14 con la partecipazione dei principali paesi emergenti.
Non si poteva dir meglio con poche parole e non si può adottare metro migliore per valutare i risultati di questo penultimo incontro dei paesi occidentali che presto cederanno il posto ad altre e più allargate forme di consultazione internazionale.
Occorre comunque ricordare che il G8 non è mai stato un organo decisionale perché nessuno dei governi che vi partecipano gli ha mai conferito una parte della propria sovranità. Ciò non toglie tuttavia che su alcuni temi specifici i governi possano firmare accordi operativi, formulando su altri temi raccomandazioni di indirizzo che dovranno poi essere tradotte in apposite norme da parte di istituzioni dotate di poteri operativi. Faccio questa precisazione, ovvia ma spesso dimenticata da chi commenta i risultati di questo genere di incontri, a cominciare spesso da alcuni degli stessi partecipanti desiderosi di ricevere vantaggi di immagine anche a costo di manipolare la realtà di quanto è accaduto.
Al G8 dell’Aquila c’erano tre temi specifici e un tema generale di puro indirizzo. Quest’ultimo riguardava lo stato della crisi economica mondiale, la diagnosi delle possibili terapie da raccomandare. Quanto ai temi specifici, peraltro di grande portata, riguardavano il clima, gli aiuti ai paesi poveri e principalmente all’Africa, la politica dei paesi del G8 nei confronti dell’Iran.
I giudizi, o come si dice la pagella da compilare sugli esiti dell’incontro aquilano vanno dunque articolati su questa tastiera ed è quanto cercheremo di fare.
* * *
La diagnosi sullo stato attuale della crisi è stata abbastanza difforme. Barack Obama è nella sostanza il più pessimista, ritiene che il peggio sia al suo culmine e che si aggraverà ancora nel prossimo autunno e nell’inverno del 2010. Il peggio che determina il suo giudizio riguarda il delicatissimo tema della disoccupazione che in Usa ha già raggiunto il 10 per cento e potrebbe aumentare fino all’11 nei prossimi mesi con effetti pesanti sui redditi e sui consumi.
Il presidente americano inoltre non è ancora del tutto tranquillo sulla tenuta di alcune istituzioni bancarie e non esclude altri massicci interventi a sostegno sia di banche sia di grandi imprese a corto di capitali.
Il pessimismo operativo di Obama ha tuttavia come contrappeso il suo robusto ottimismo politico, che ha profuso in abbondanza e con notevole efficacia su tutto l’andamento del G8.
Al polo opposto della diagnosi di Obama si è collocato Berlusconi, secondo il quale il peggio è già passato e la disoccupazione non presenta scenari drammatici.
Di questa divergente diagnosi ha dato conto lo stesso Berlusconi in una delle sue conferenze stampa, spiegando però che il parere di Obama su queste materie è assai più importante del suo: un esempio molto infrequente di modestia che il premier italiano ha offerto per ingraziarsi il suo principale interlocutore. Lui è fatto così, vuole essere amato. Per essere amato da Obama ha anche buttato alle ortiche Bush. Quella è acqua passata. Obama invece è da conquistare e la modestia ne è stata questa volta lo strumento.
Il ministro Tremonti aveva proposto, con la collaborazione dell’Ocse e del governo tedesco, alcune nuove regole da introdurre nel sistema economico internazionale. Un documento di 13 cartelle è stato presentato al G8 con il titolo ambizioso di Global Legal Standard e menzionato favorevolmente come raccomandazione da esaminare nelle competenti sedi operative, suscitando una immodesta soddisfazione dello stesso Tremonti.
Di quali regole si tratta? In realtà non sono regole vere e proprie né potevano esserlo trattandosi di raccomandazioni di indirizzo. Ed anche per un’altra ragione: si enunciano valori e, come sappiamo, i valori non sono norme ma auspici e modi di sentire; riguardano più il dover essere che l’essere.
I valori tremontiani elencati nel documento sono l’etica nelle decisioni economiche, la trasparenza di quelle decisioni, la lotta contro la corruzione, la lotta contro l’evasione fiscale, la vigilanza del credito, la lotta contro i monopoli in favore della libera concorrenza. Ma chi mai oserebbe incitare gli operatori ad essere disonesti, a mentire, a favorire i monopoli e ad evadere le imposte? E quale uomo d’affari, imprenditore, banchiere si riconoscerebbe in un ritratto così perverso?
Debbo dire che a Tremonti va riconosciuta una notevole audacia: raccomandare la lotta all’evasione fiscale, quella contro i monopoli, la trasparenza delle decisioni da parte di uno dei principali membri dei governi berlusconiani è come parlar di corda in casa dell’impiccato. Ma il punto non è questo o non soltanto questo. Si tratta soltanto di raccomandazioni e non di altro.
Nel frattempo e nello stesso giorno in cui Tremonti presentava il suo documento al G8, il governatore Draghi annunciava un documento assai più corposo redatto dal "Financial Stability Forum" che è l’organo del Fmi da lui guidato, dove non si parla di valori ma di norme concrete che saranno imposte alle banche e alle istituzioni finanziarie quando lo studio del Fsf sarà definitivamente approvato entro l’anno in corso. Da notare che nel Fsf non sono rappresentati soltanto i paesi del G8 ma un ventaglio molto più ampio e quindi assai più interessante per l’operatività di quelle regole.
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Bastano pochi accenni per i tre temi specifici affrontati dal G8, dei quali i giornali di tutto il mondo hanno già ampiamente parlato nei giorni scorsi.
Iran. I temi da affrontare in materia erano due: il nucleare iraniano e la repressione violenta del dissenso e quindi una violazione molto grave dei diritti di libertà in quel paese teocratico.
Entrambi i temi sono stati in qualche modo elusi nel documento approvato all’unanimità dal G8. La riprovazione delle violenze è stata affidata alle dichiarazioni di singoli capi di governo, tra i quali il più severo è stato il presidente francese Sarkozy. Sul tema del riarmo nucleare è intervenuto seccamente Obama, che attenderà comunque fino alla fine dell’anno sperando nell’avvio di un negoziato costruttivo. La vera e solenne reprimenda approvata all’unanimità (Russia compresa) nei confronti del governo iraniano è stata lanciata contro il negazionismo dell’Olocausto da parte di Ahmadinejad: era il meno attuale dei temi e forse per questo è stato scelto dopo una serrata discussione da parte degli "sherpa" durata a quanto si sa per due settimane.
Sul clima si è registrato un mezzo fallimento quando sono entrati in gioco i Cinque emergenti (Cina, India, Brasile, Messico, Sudafrica). I quali hanno accettato il principio dei 2 gradi di riscaldamento del pianeta come limite estremo, superato il quale ci sarebbe una catastrofe climatica planetaria; ma non hanno invece acconsentito a ridurre le proprie emissioni di gas inquinanti.
Se ne riparlerà in un’apposita riunione a fine anno a Copenaghen. Il colpo di scena di Obama è stato a questo punto l’impegno per il proprio paese di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra facendo della ricerca di energie alternative il centro del rilancio industriale americano. La speranza è che un impegno del genere serva di orientamento anche al gruppo dei Cinque, il che però è tutto da verificare.
Infine l’Africa e i poveri. Tutti i paesi ricchi sono allo stato dei fatti largamente inadempienti rispetto agli impegni presi nei precedenti vertici. Il più inadempiente di tutti è il nostro: avremmo già dovuto versare un miliardo di dollari mentre abbiamo finora conferito 30 milioni, pari al 3 per cento di quanto dovuto. Ora Berlusconi ha promesso un versamento entro il prossimo agosto di 130 milioni e lo ha presentato come una manna. Questo è lo stato dei fatti per quanto ci riguarda.
Nel meeting del G8 è stato deciso un aiuto, destinato soprattutto all’agricoltura, di 20 miliardi di dollari. La cifra è cospicua ma restano tuttora indefinite le modalità e i tempi, chi guiderà gli investimenti e quando. Comunque su questo tema un mezzo successo politico c’è indubbiamente stato, ma è il solo dell’intero vertice.
Del tutto inevaso è stato invece il vero tema che i Grandi del mondo dovranno porsi e che invece è stato del tutto ignorato salvo che dalla Cina e dal gruppo dei Cinque emergenti: il nuovo assetto monetario internazionale. In altre parole il problema del dollaro.
La Cina vuole che si costruisca una moneta di conto e di riserva, calcolata attraverso una sorta di paniere ponderato delle principali monete a partire dal dollaro, dall’euro, dallo yen e naturalmente dallo yuan cinese. Moneta amministrata dall’Fmi, le cui quote di appartenenza dovranno essere profondamente riviste per fare appunto spazio ai paesi emergenti che sono rappresentati attualmente da quote soltanto simboliche.
Sarà un’operazione complessa, che vede gli Usa in totale disaccordo, ma che la Cina sembra decisa a portare avanti facendo leva sulla sua posizione di primo creditore degli Stati Uniti e primo detentore di riserve in dollari.
Sarà questo il vero tema del prossimo futuro, adombrato nel richiamo alle istituzioni nate a Bretton Woods nelle parole di Napolitano che abbiamo citato all’inizio. Un tema denso di implicazioni, che vedrà diminuire drasticamente il peso dei singoli Stati europei a beneficio dell’Unione europea e delle istituzioni che la rappresentano a cominciare dalla Banca centrale.
Questo tema sarà al centro della prima assemblea del Fondo monetario internazionale che è destinato a diventare la vera sede dei dibattiti e delle decisioni.
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Ultimo argomento: il successo di Berlusconi e quindi dell’Italia, perché è vero che nei vertici internazionali un successo del governo è patrimonio comune al di là dei partiti e delle persone.
Berlusconi ha avuto successo, ha ricevuto complimenti da tutti, ha evitato con abilità i guai che incombevano sul suo capo e di questo gli va dato atto.
Per che cosa è stato complimentato? Per il suo ruolo, magistralmente ricoperto, di padrone di casa. Se lo è meritato. E’ un compito che sa gestire molto bene come dimostrò nell’analogo meeting di Pratica di Mare: alloggiamento perfetto, cibo eccellente, sicurezza garantita, intrattenimento rilassante. Il "Financial Times" di ieri, che era stato il giornale tra i più severi nei suoi confronti, ha titolato "Da playboy a statista", ma ha sbagliato l’ultima parola, doveva scrivere anfitrione. Lo statista si è visto ben poco anche perché l’unico statista in campo è stato Obama e con lui nessuno era in grado di competere.
Berlusconi avrebbe potuto esercitare una piccola parte da statista associando al successo l’opposizione che ha accettato la tregua chiesta da Napolitano. Ma nemmeno questo ha fatto. Ha continuato ad attaccarla tutti i giorni, chiamandola "opposizione-cadavere, comunista, faziosa". Poi, una volta chiuso il sipario sul G8 dell’Aquila, è andato ancora più in là: si sta rimangiando l’impegno preso anche in suo nome dal ministro Alfano con il Quirinale circa una pausa nella legge sulle intercettazioni; ha ripetuto che non ha intenzione di trattare alcunché con l’opposizione; ha maltrattato i suoi dissidenti interni; ha richiamato all’ordine perfino la Lega. "Ora dev’esser chiaro a tutti che sono io che comando" ha detto ieri. L’ora della carota è passata e si ricomincia col bastone.
Ho letto ieri un interessante articolo del collega La Spina su "La Stampa". Scrive che la maggiore sobrietà dimostrata da Berlusconi al G8 è stata probabilmente l’effetto delle critiche acerbe di cui è stato oggetto da parte di alcuni giornali ai quali (scrive La Spina) andrebbe riconosciuto il merito del "new look" saggio e prudente del nostro premier di solito scapestrato. Forse La Spina ha ragione; forse quel merito ad alcuni giornali andrebbe riconosciuto. Purtroppo però quella saggezza e quella prudenza di cui parla il collega sono già dietro le spalle.
Dal canto nostro, poiché è di noi che si parla, le nostre riserve e le nostre critiche non cesseranno se non altro per indurre il premier scapestrato a cambiare definitivamente comportamenti pubblici e privati che sono l’esatto contrario da quelli ai quali un capo di governo dovrebbe attenersi.
Continueremo dunque a pubblicare notizie di fatti come è compito di ogni giornale, ma non speriamo e non ci illudiamo di vedere effetti vistosi. Salvo quello di vedere il premier far bene il mestiere dell’anfitrione, ma di questo eravamo certi. Purtroppo non è di questo che ha bisogno il nostro Paese.
* la Repubblica, 12 luglio 2009
Sul tema, nel sito, si cfr.:
ATTENTATO ALLA COSTITUZIONE? GIA’ FATTO!!!: IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI
GIORGIO AMBROSOLI, L’ULTIMA TRAMA DI SINDONA, E L’ETICA PUBBLICA PERDUTA.
"In Italia democrazia in pericolo". Sull’Herald Tribune, appello di Antonio Di Pietro.
Italia: con una buona siesta tutto passa
di Shukri Said - El País - Tribuna, 10 luglio 2009 (traduzione dallo spagnolo di José F. Padova)
Chiunque ami l’Italia e si avvalga del singolare privilegio di non essere coinvolto direttamente in uno dei suoi mille giochi di potere si vede obbligato ad assistere a una gravissima malattia. È la stessa democrazia, la più bella espressione dell’Italia dalla unità del Paese in poi, che si sta frantumando, mentre ripetute infiltrazioni di cortisone inibiscono la visibilità della devastazione dei suoi tratti distintivi. Il cancro che sta corrodendo l’Italia è il berlusconismo.
Ciò che in realtà ha maggiore importanza non è se l’attuale presidente del Consiglio frequenti ragazzine minorenni come Noemi o prostitute la notte e prelati di giorno, ma il fatto che moltissimi italiani lo ignorano. Da circa due mesi e mezzo una parte d’Italia è al corrente delle amicizie notturne e bisbocce del Cavaliere e di queste si occupa la stampa internazionale, tuttavia sono molti quelli che nulla sanno e che pertanto non possono giudicarlo. Se uno passeggia in un qualsiasi capoluogo di provincia non tarda a rendersi conto che le abitudini del capo del Governo non soltanto non sono note ma che, una volta spiegate, non vengono credute. Gli argomenti sono di questo tipo: “Una persona come lui come fa ad andare a puttane!”. La provincia italiana, senza dubbio, continua a essere sana quando afferma indignata che :”Andare a puttane è qualcosa di immorale!” e, invitata a informarsi in Internet, promette: “Lo farò, non dubiti!”.
Chi risponde così sono i giovani della febbre del sabato sera, che lavorano come operai, artigiani o apprendisti: le nuove generazioni che possono vivere senza informazione quotidiana o che, come molti, si nutrono del Telegiornale della Prima Rete RAI. Ed è qui che il problema democratico si combina col conflitto d’interessi che vede Berlusconi come proprietario diretto di tre reti televisive nazionali (Canale 5, Rete 4 e Italia 1), alle quali occorre aggiungere altre due pubbliche sotto controllo del governo (RAI 1 e RAI 2) ma anche l’influsso che la presidenza del governo può esercitare su altre reti private, in virtù del regime di concessione pubblica (La 7). Anche l’invito fatto agli imprenditori perché si astengano dal farsi pubblicità sul quotidiano che più insiste nell’inchiesta sulle feste berlusconiane (La Repubblica) ha peso, perché proviene dal capo del governo.
D’altro canto, fra gli italiani che “sanno”, una certa percentuale considera che le frequentazioni del presidente del Consiglio sono un affare privato, vale a dire non meritevole di tanta insistenza mediatica, e anche non particolarmente riprovevole. Sono quelli che ricordano come nelle istituzioni siano stati eletti gay imbarazzanti, stelline del porno in abiti succinti e transessuali che esitano nello scegliere il sesso del gabinetto. Sono loro che dicono di sentirsi orgogliosi di un presidente fornito di tanto testosterone.
Certi dettagli di questi precedenti, compresi quelli storici, non passano loro per la testa e si consolano col criterio del male minore.
L’insieme di queste due categorie di italiani, quelli che non sanno e quelli che si consolano, costituisce la maggioranza e permette a Silvio Berlusconi di rispondere alle domande sulle sue abitudini che lui è così e che gli italiani lo valutano positivamente per un 61%. Tuttavia questa maggioranza non si rende conto di aver contratto la metastasi della corruzione.
Questa corruzione fatta di permissività totale è ciò che dalla sfera pubblica dilaga in quella privata, permettendo che coniugi infedeli si sopportino senza che si arrivi mai a un chiarimento e vi siano tanti figli disorientati senza che alcuno si chieda le ragioni della loro insoddisfazione. Questa corruzione si diffonde con l’insofferenza davanti alle regole, con la violazione costante dei limiti di velocità e dei diritti dei pedoni, visti in definitiva come meri birilli da abbattere, che ammette il parcheggio in seconda fila o sui marciapiedi. È questa corruzione che nega ai tutori [della legge] e ai docenti l’autorità dello Stato, perché gli istituti universitari e ospedalieri esibiscono nelle loro nomine un clientelismo al di là di ogni decenza. Essa si compiace dell’evasione fiscale e vende il proprio voto elettorale; costruisce abusivamente confidando nei condoni che prima o poi arriveranno. Se approvano lo scudo fiscale per i ricchi, come non approveranno il condono per due mattoni sulla spiaggia!
Di menzogna in inganno le falsità di Stato si estendono a qualsiasi settore, senza altra considerazione per tutto ciò che non sia il potere come fine a sé stesso e al proprio interesse. Il respingimento degli africani ha luogo senza la minima selezione di coloro che potrebbero chiedere il diritto di asilo, suscitando allarme internazionale: che c’è di più? Ci sono elezioni e la Lega Nord deve piantare la sua bandierina sulla pelle dei più poveri al mondo. E sulla sua scia il Cavaliere si duole che Milano si sia trasformata in una città africana. Poi, il giorno dopo, stringe la mano a Obama. Che ci si potrebbe aspettare più di un caffè?
La corruzione dei costumi passa dalla sfera privata a quella pubblica e dà appena il tempo che si attenui la pressione della stampa sul Noemigate quando altri scandali si propongono alla pubblica attenzione. Berlusconi è stato accusato di aver pagato la falsa testimonianza dell’avvocato inglese David Mills in un processo su soldi neri che sembrano condurre a colui che fu eletto per la terza volta presidente del Consiglio nell’aprile 2008. La prima cosa che fa il Parlamento di nominati dai partiti (e non eletti dal popolo) è votare con fulminea rapidità una legge che lascia indenne il capo del governo dai processi penali in corso: la legge passa alla storia come lodo Alfano, dal nome del ministro della Giustizia che l’ha proposta. Il processo Mills si divide in due rami: quello che riguarda Mills si è concluso da poco con la condanna dell’avvocato; quello che coinvolge Berlusconi si interrompe con la remissione del lodo Alfano alla corte costituzionale, che già ha annullato un procedimento analogo, il lodo Schifani, pochi anni fa. La corte ha fissato la discussione sulla costituzionalità del lodo Alfano al prossimo mese di ottobre. Nel frattempo due dei 15 giudici della corte si riuniscono a metà maggio in una cena con il ministro Alfano e il presidente Berlusconi in casa di uno di questi magistrati. Scoppia lo scandalo circa l’inopportunità che chi viene giudicato si sieda a tavola con il suo giudice, ma quest’ultimo, a ragione, tira fuori la medesima giustificazione tirata fuori da Berlusconi circa le sue feste: "In casa mia io faccio ciò che voglio". Quasi come se la dignità istituzionale fosse un abito da lavoro.
Il fatto è che non si vede, nell’opposizione, nessuno che possa risalire la china. Il partito democratico è nato sotto una pessima stella: l’unione dei cattolici e della sinistra è servita soltanto per trascinare quest’ultima sull’altra sponda del Tevere (il Vaticano). Qualsiasi problematica nell’ambito dei diritti civili e morali viene oscurata davanti all’impossibilità di mantenere una coerenza fra l’obbedienza clericale e la laicità sociale, con il che si finisce per diluire in disorganizzazione e in silenzio un patrimonio di fermezza etica che era stato elevato a emblema e orgoglio. Coloro che hanno dilapidato in questo modo un simile patrimonio hanno perso qualsiasi credibilità davanti agli occhi dei vecchi simpatizzanti e la sinistra viene a trovarsi tanto carente di leadership da vedersi obbligata a ricorrere al ricambio generazionale, non senza litigi. Tanto meno il giustizialismo popolare stile Di Pietro dà segnali di essere un sostituto equilibrato di queste virtù.
Il presidente della Repubblica ha sollecitato una tregua per il G8. È difficile pensare che si tratti di un invito diretto alla stampa. Non è nello stile di Napolitano. È più facile supporre che abbia voluto evitare un altro errore della magistratura come quello del 1994, quando in pieno G-7 contro la criminalità arrivò al Cavaliere l’avviso di garanzia per corruzione inviato da "Mani Pulite".
Un cambiamento profondo potrà solo avvenire di nuovo ricuperando i punti cardinali della democrazia. Prima di tutto, l’informazione. Sotto il motto di "conoscere per poter discutere". In caso contrario, il sonno delle coscienze ci farà cantare come Enzo Jannacci fece alcuni anni fa: "E c’è chi dice... con una buona siesta tutto passa, fino al cancro".
PS: Rigoletto: il libertino duca di Mantova (Berlusconi) insidia la virtù di Gilda (Italia), figlia di Rigoletto (gli italiani), con la complicità dei cortigiani, ai quali Rigoletto si rivolge con la nota aria cortigiani, vil razza dannata. La cosa finisce con Gilda che muore fra le braccia di Rigoletto dopo essersi sacrificata per permettere che il duca di Mantova, del quale si era innamorata, sopravviva all’attentato organizzato da Rigoletto stesso.
IL G8: ovvero il falò delle vanità
Riflessioni sparse di un abruzzese sul G8 dell’Aquila
di don Aldo Antonelli
"Il falò delle vanità", lo ha chiamato qualche tempo fa Curzio Maltese; ma potremmo definirlo anche "Teatro dei burattinai", "Ostentazione di vuota potenza", "Vetrina delle illusioni", "Body building della politica impotente", "Messinscena beneficentista di pratiche cannibalistiche". Questo e nient’altro è il G8. I grandi sostenitori e applicatori delle politiche liberiste, i grandi inquinatori, i grandi devastatori, i grandi responsabili del declino inarrestabile del Pianeta e dell’oppressione dei suoi abitanti si interrogano sul futuro della Terra e parlano di "ecologia". I fabbricatori di povertà, gli artefici dell’emarginazione di gran parte dell’umanità si interrogano sulla crisi da loro creata e supportata. Gli sfruttatori dell’Africa, i suoi rapinatori, coloro che la defraudano delle sue ricchezze e la riempiono delle loro monnezze si fanno suoi samaritani.
"I grandi vertici di potenti della terra, in questi ultimi anni, si sono segnalati soltanto per la miseria dei contenuti", scrive sempre Curzio Maltese su Il Venerdì del 3 luglio scorso. E continua: "A rileggere ora le dichiarazioni degli uomini che avevano in mano i destini del Pianeta, cascano le braccia. Non c’era un singolo tema sul quale loro non avessero torto e invece ragione i ragazzi che fuori manifestavano e venivano massacrati dalla polizia". La coscienza del cristiano e quella del cittadino vengono come strozzate da questo litotritore fantasmagorico che di tutto fa strame: L’immagine di potenza.
"La maggior parte dei sudditi crede di essere tale perché il re è il Re, non si rende conto che in realtà è il re che è Re perché essi sono sudditi" scriveva Karl Marx. Quello che manca oggi è il senso della propria dignità da parte di un popolo sempre pronto a correre in soccorso del vincitore, per dirla con le parole del conterraneo Ennio Flaiano. Contro questa deriva populista grido ad alta voce: "Non mi inginocchierò al suolo, permettendo ai carnefici di apparire più alti" (Bei Dao- dissidente cinese).
“Un amore della giustizia che prescinda dalle pace diventa inevitabilmente terrorismo. Ma un amore della pace senza giustizia diventa la menzogna insediata nel mondo” scriveva l’indimenticabile caro padre Ernesto Balducci.
Non sembra che sul tavolo della discussione nella caserma della guardia di Finanza di Coppito si sia parlato di giustizia, di liberazione, di diritti umani. Attorno ad altri tavoli, nel passato e di recente, sono state decise, da questi stessi "Grandi", norme spietate per quanti fuggono da realtà atroci di fame e di guerre che rendono urgentemente necessaria una nuova narrazione.
E’ solarmente patente la spudorata ipocrisia di un governo, Berlusconi imperante ed il Vaticano benedicente, le cui scelte spregiuticate assecondano la privatizzazione di beni comuni come l’acqua, attuano ostili processi di militarizzazione della sicurezza, espropriano il territorio alle stesse popolazioni (Sigonella, Vicenza e quant’altro....), si accingono a progettare e costruire, con costi altissimi, macchine di morte come inceneritori, rigassificatori e centrali nucleari, realizzano il grande carcere per migranti a cielo aperto di Lampedusa e altri "guantanamo" nostrani e semisegreti.
La fine della seconda guerra mondiale aveva ridato all’umanità la speranza in un mondo che non avrebbe rivissuto una esperienza crudelmente funesta. La guerra sarebbe stata messa al bando, gli imperialismi rovesciati per sempre, la giustizia avrebbe trionfato rendendo inalienabili i diritti di tutte le persone, di tutti i popoli. Ma il sogno è durato ben poco: l’umanità ha corso il rischio di essere distrutta dalla sua stessa scienza, dall’arma atomica. La morte del diritto è stata decretata dal terrorismo da una parte e dalla menzogna che governa il mondo dall’altra, entrambi responsabili di enormi spargimenti di sangue. La società divenuta globale rendeva globale anche la guerra. Coloro che leggono lo stesso Libro in cui si trova il diritto alla giustizia e alla pace vi trovavano invece le ragioni per portare la morte. L’ONU, nata dalla volontà di pace dei popoli perché decidesse misure diverse dall’azione militare, finiva invece per diventare la copertura del gendarme unico del mondo. L’Europa, da parte sua, ha mancato l’obiettivo: il riconoscimento e l’accoglienza dell’ Altro, il mondo sconfinato degli esclusi di cui l’Islam è “l’avamposto geopolitico”. La guerra, figlia di una concezione “eurocentrica”, è stata assunta come strumento permanente della strategia della “civiltà occidentale” da esportare.
Sulle macerie di una calamità naturale che ricorda all’ umanità la precarietà della sua esistenza il G8 dell’Aquila avrebbe potuto garantire al mondo una pace costruita sulla giustizia, su un rapporto tra le civiltà, le culture e le religioni, frutto di dialogo, di scambio, di reciproca accoglienza. Una “ convivialità delle differenze”, come diceva don Tonino Bello. Invece così non è stato. Ci si è accontentati di far bella mostra di sè, in quella vetrina mediatica che è diventato il G8. Con la soddisfazione dei narcisi di turno, l’ammirazione beota dei servi contenti e la delusione rabbiosa dei sognatori di sempre.
L’ultima chicca
"Ad Agosto starò qui a L’Aquila perché sappiamo cosa fa l’occhio del padrone...." dice Lui.
Noi non abbiamo bisogno di padroni, dico io.
In carcere! In carcere deve andare: è l’unico luogo in cui deve stare un ladro!
Aldo Antonelli