Memoria della libertà e storia della liberazione....

LA REPUBBLICA ITALIANA E LA RAI. Tutta l’Italia offesa e sfigurata da interessi privati, connivenze, sonnambulismi e stupidità - a cura di pfls

Silenzio, facciamo finta di niente e non nominiamo l’Innominabile: adesso è la Politica (in maiuscolo) che deve guidare il gioco...
giovedì 22 novembre 2007.
 


-  Il direttore generale di viale Mazzini chiede regole "certe" alla politica

-  Il Capo dello Stato ha ricevuto al Quirinale il presidente della Rai Claudio Petruccioli

-  Rai-Mediaset, Cappon: "Nessuna esitazione"
-  Berlusconi: "Sciacalli contro di me"

-  Gentiloni: "Sia restituito l’onore al servizio pubblico"
-  Bertinotti: "Azienda sfigurata e non autonoma"

ROMA - Non si placa lo scandalo delle intercettazioni Rai-Mediaset pubblicate da Repubblica. Verbali che mostrano un "patto" segreto per favorire Silvio Berlusconi. E la reazione del Cavaliere non si fa attendere: "E’ un attacco contro di me, vedo sciacalli in azione". Sul caso, l’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha aperto un’istruttoria: "Valuteremo la situazione alla luce degli elementi di fatto che acquisiremo. In base ai riscontri, decideremo quali interventi adottare a garanzia sia del pluralismo, sia dell’indipendenza e della libertà dell’informazione", ha detto il presidente dell’Authority, Corrado Calabrò, ascoltato oggi in commissione Cultura alla Camera.

In Rai, intanto, si cerca di correre ai ripari. "Saremo garantisti fino all’ultimo, ma se saranno effettivamente accertati errori, agiremo di conseguenza in coerenza con quanto fatto nel recente passato con calciopoli e vallettopoli" dice il direttore generale della Rai, Claudio Cappon. Che lancia un preciso appello al mondo della politica. Chiedendo "regole chiare sul servizio pubblico perché l’incertezza si va moltiplicando".

"L’incertezza è tale che - aggiunge il direttore generale - è come se giocassimo una partita di calcio senza sapere il nostro ruolo, quando è rigore e quando è fuori gioco. C’è grande necessità di certezza e regole che noi applicheremo con determinazione". Mentre per il presidente del Cda Claudio Petruccioli (ricevuto da Napolitano) "il futuro del servizio pubblico è necessaria una maggiore autonomia della classe diriegente dalla politica". Chi invece chiede che si restituisca "l’onore al servizio pubblico" è il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Durissimo, infine, il commento del presidente della Camera Fausto Bertinotti che parla di "una Rai sfigurata e di una perdita di autonomia". E si apprende che sia Cappon (martedì) che l’ex dg Flavio Cattaneo saranno sentiti dalla commissione di vigilanza.

Mentre il leader di An, Gianfranco Fini torna a smarcarsi da Berlusconi. "Non vedo sciacalli in azione, è una vicenda che merita di essere approfondita e bene ha fatto la Rai ad aprire una inchiesta interna".

E oggi, sull’argomento fa sentire la sua voce anche il presidente della Repubblica. "Le intercettazioni sarebbe bene che restassero dove devono restare, in linea di principio, almeno fino a che c’è il segreto istruttorio" dice Giorgio Napolitano. C’è da ricordare, però, che i verbali pubblicati da Repubblica riguardano un’inchiesta chiusa, sono pubblici e a disposizione delle parti.

Intanto il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio ha deciso di ascoltare Deborah Bergamini, Fabrizio Del Noce, Clemente Mimun, Francesco Pionati e Bruno Vespa per verificare "eventuali violazioni deontogiche".

* la Repubblica, 22 novembre 2007.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  "UCCIDETE LA DEMOCRAZIA", ELEZIONI, E "MISTERO" delle SCHEDE BIANCHE?! LA "NOTTE" DEL "BROGLIO DEI BROGLI" E’ "SCESA" QUANDO E’ STATO (ED E’ ANCORA !!!) "PERMESSO" A "UNA PERSONA" E A "UN PARTITO" L’ABUSO DELLA “PAROLA”: Che "Forza"!!! "For SHAME"!!! Istituzioni e cittadini, tutte e tutti - sonnambuli e conniventi?!! LUNGA VITA ALL’ITALIA!!!

-  PAESE IMPAZZITO: FORZA "CHE.RUBINO"!!! Università: contro la catastrofe culturale in atto, la ’ripresa’ del paradigma del "principio": "Ecce Homo"!!! PER IL "logo" della "SAPIENZA" DI ROMA, UN APPELLO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, Giorgio Napolitano, e al prof. Tullio De Mauro. Non il "che .. rubìno" o il "che .. rùbino", ma "IL CERVO ALLA FONTE", che beve l’ "acqua" dalla "Fontana dei Libri"!!!

-  PAESE IMPAZZITO: BULLISMO ... GENERALE E DI STATO. Una questione antropologica e "teologico-politica"!!! Collodi (e Calvino ce lo ha ben detto e ripetuto!!!) aveva già gettato l’allarme: "la bulimia esistenziale nel Paese dei Balocchi" (Michele Serra) trasforma in "asino" (oggi, in "toro" -"bull") e non è dei "Pinocchio", ma degli adulti ... e di "Geppetto" e "Maria", che non sanno ancora "come nascono i bambini"(Freud) ... e "come si diventa ciò che si è" (Nietzsche)!!!

62° Anniversario della Liberazione: VIVA L’ ITALIA!!! IL TUTTO E LA PARTE: FORZA ITALIA!!! BERLUSCONI A "RADIO ANCH’IO" FA QUASI AUTOCRITICA SUL CASO ENZO BIAGI E SU TELECOM DICHIARA DI ESSERE PRONTO A FARE "UN ATTO PATRIOTTICO". MA IL GESTO PIù GRANDE SAREBBE QUELLO DI TOGLIERE DAL NOME DEL PARTITO DI CUI E’ PRESIDENTE LA PAROLA (DI TUTTI E DI TUTTE) "ITALIA" E RINOMINARLO COME UN NORMALE E SEMPLICE ALTRO PARTITO DEMOCRATICO ITALIANO!!!


E riecco il conflitto di interessi

di RICCARDO BARENGHI (La Stampa, 22/11/2007)

Non c’è dubbio che Berlusconi abbia fatto una mossa geniale, incantando molti suoi avversari e spiazzando altrettanti suoi (ex) alleati, riaprendo i giochi di una politica stagnante, rompendo lo schema amico-nemico, uscendo così dall’angolo e rimettendosi al centro del campo. L’interesse subito manifestato da Veltroni per questo Silvio novus è la principale conferma della svolta berlusconiana, quasi come se il leader del Pd non aspettasse altro. Così come l’entusiasmo di Bertinotti, i sospetti e i paletti che Prodi dispensa quotidianamente, la rabbia incontrollata di Fini.

D’altra parte non avrebbe avuto senso per un centrosinistra in continuo affanno tentare di cambiare la legge elettorale, e magari pure qualche pezzo della Costituzione, saltando sulla testa del leader dell’opposizione, cioè di un personaggio che viene votato - alle elezioni e non nei gazebo - da circa dieci milioni di italiani. Chiunque pensava - ed erano in molti - che una volta perduta la battaglia della spallata, il Cavaliere sarebbe morto (politicamente) si sbagliava. L’uomo ha sette vite e morirà solo quando lo deciderà lui stesso. Per ora non l’ha deciso.

Dunque tutto bene, Veltroni e Berlusconi tratteranno, e se troveranno un’intesa gli altri seguiranno come l’intendenza? Forse andrà così, forse no, le difficoltà non sono poche e già si vedono, tanto che il leader del Pd ha dovuto mettere in agenda prima l’incontro con Fini e poi quello con Berlusconi: un modo per rassicurare il premier che rivede lo spettro della Bicamerale e - come allora - teme realisticamente che la contropartita dell’accordo sia la sua pelle.

Ma c’è un problema che nessuno si ricorda più, nessuno nomina più, tutti fanno finta di non conoscere, presi ormai nel vortice della nuova stagione. Un problema che è riemerso con una certa forza grazie alle intercettazioni pubblicate ieri dalla Repubblica che rendono perfettamente l’idea di come, durante il governo di Berlusconi, Rai e Mediaset fossero una sola azienda, al servizio appunto di un solo padrone. Questo problema si chiama conflitto di interessi, e da tredici anni viene nominato, agitato, riposto, propagandato, strumentalizzato, dimenticato, messo in qualche disegno di legge che poi sparisce in qualche cassetto parlamentare, ritirato fuori in una piazza, in un congresso, in una trasmissione televisiva, in una campagna elettorale... Ma subito dopo scompare di nuovo, pronto però a riemergere alla bisogna.

E la bisogna sarebbe oggi, anzi ieri. Dopo quei cinque anni di governo del centrosinistra in cui il conflitto di Berlusconi venne lasciato vivo e vegeto per non disturbare i rapporti tra maggioranza e opposizione (e in particolare la Grande riforma di D’Alema), dopo il mea culpa reiterato fino alla nausea dagli stessi leader del centrosinistra allorché furono sconfitti e si ritrovarono all’opposizione, dopo le promesse nella campagna elettorale e nei primi mesi di questo governo («certo che faremo la legge, anzi l’abbiamo già fatta...»), dopo che per l’ennesima volta quest’araba fenice è sparita dall’orizzonte, adesso che fa il centrosinistra? Discute e tratta con Berlusconi, riscrive con lui le regole del gioco, gli riserva attestati di simpatia, anzi di vera stima politica, ma non tira fuori il problema. Per carità, tutto si sfascerebbe prima di cominciare, si sa quanto il Cavaliere sia sensibile su questo tasto, è poco ma sicuro che rovescerebbe il tavolo da lui stesso apparecchiato. Dunque, silenzio, facciamo finta di niente e non nominiamo l’Innominabile: adesso è la Politica (in maiuscolo) che deve guidare il gioco.

Peccato però che prima o poi quell’uccello mitologico rispunterà da qualche parte, e già la storia Rai-Mediaset uscita ieri sembra un avviso ai naviganti. Rispunterà non solo perché qualche incallito antiberlusconiano lo tirerà fuori, magari da uno schermo televisivo, magari anche stasera dallo studio di Santoro. Ma perché è un problema del nostro tempo, se non vogliamo esagerare parlando di questione democratica. D’altra parte fu proprio Veltroni a tirarlo fuori per primo tanti anni fa e a costruirci sopra una buona parte della sua identità politica e della sua immagine. Come farà venerdì 30 novembre, quando si troverà di fronte Berlusconi, a non dirgli nemmeno una parola, anzi tre: conflitto di interessi?


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