Il premier all’assemblea annuale attacca parte della magistratura
Veltroni: "E’ un problema di rispetto del ruolo, e nel suo caso non c’è stato"
Confesercenti, fischi a Berlusconi
"Giudici politicizzati, una metastasi"
Montezemolo: "Questo governo ha fatto cose interessanti"
ROMA - Accolto con gli applausi, se ne va tra i fischi. Silvio Berlusconi ha fatto il suo intervento questa mattina all’assemblea annuale di Confesercenti, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Sale sul palco, accoglienza calorosa, l’elogio al presidente della confederazione, Marco Venturi. Poi, verso la fine dell’intervento, l’ennesimo attacco ai magistrati: "I giudici politicizzati sono la metastasi della democrazia" dice, e partono le bordate. I fischi si ripetono più volte quando parla di democrazia "calpestata" e di paese in libertà vigilata.
La prima reazione è del leader del Pd, Walter Veltroni: "Che dialogo ci può essere, quando dal palco di una categoria si dicono cose di questo tipo. Non è un problema di dialogo, ma di rispetto del proprio ruolo che, nel caso del presidente del Consiglio, non c’è stato. Credo che tutto l’Auditorium abbia provato un grande imbarazzo. Io ero tra quelli".
LA FOTOSEQUENZA: LE MANETTE DEL PREMIER
"Giudici ideologizzati, metastasi per il Paese". "Sono costretto ogni sabato mattina - dice il premier - a preparare con i miei legali udienze in cui sono oggetto dell’attenzione dei pm o giudici politicizzati che sono la metastasi della democrazia". E ricorda che "dal ’94 al 2006 sono stati 789 i pm e i magistrati interessati a sovvertire il voto degli italiani: ci sono riusciti nel ’94, non ci riusciranno in questa presente situazione". E ai fischi risponde: "Mi avete invitato voi...".
"Vogliono impedirmi di governare". Il presidente del Consiglio cerca di spiegare più volte il motivo dei suoi attacchi ma i fischi sono più forti. "I cittadini hanno il diritto di vedere governare chi hanno deciso, tramite libere elezioni, di scegliere per la guida del Paese".
La platea protesta. Dalla platea della Confesercenti, però, arrivano reazioni negative alle accuse del capo del governo. Che replica: "Mi indigna quando qualcuno si lascia trasportare dall’ala giustizialista della magistratura, ho anche fiducia nella magistratura, ma dopo un calvario simile in me c’è indignazione".
"La democrazia è a rischio". Per Berlusconi la democrazia è a rischio e il Paese è "in libertà vigilata". Il presidente del Consiglio è categorico nel giudicare "folli le accuse provenienti dai giudici" nei suoi confronti, "giudici ideologizzati, che cercano di sovvertire la democrazia". Spiega di essere sceso in politica per difendere gli interessi degli italiani: "Il mio interesse sarebbe stato quello di godermi i soldi che mi sono meritatamente conquistato", invece di fare i conti con "un ordine dello Stato che pretende di cambiare chi è al governo. Ho avuto 587 visite dalla polizia giudiziaria della Guardia di Finanza, una spesa che dal 1994 è più di 174 milioni di euro".
Rifiuti: "Contro i blocchi useremo la forza". Nel giorno in cui la tangenziale di Napoli viene bloccata dalla protesta contro la discarica di Chiaiano, Berlusconi sottolinea: "Non si può consentire a nessuna minoranza di occupare ferrovie e autostrade: lo Stato difenderà la legalità usando la forza con l’esercito". E ribadisce la linea dura annunciata qualche giorno fa a Napoli: "Se siamo in questa situazione è per la follia demagogica del passato. Ora ho in mano la soluzione e non torneremo verso l’anarchia. Lo Stato non verrà meno al suo ruolo altrimenti cesserebbe di essere se stesso".
Anm: "Questi attacchi delegittimano le toghe". "Gli attacchi ingiustificati rischiano di creare una delegittimazione dell’intera istituzione". Lo sottolinea il presidente dell’Anm Luca Palamara, a proposito delle affermazioni fatte dal presidente del Consiglio sui magistrati. "Parole quali conflitti, opposizione, tregua non appartengono al lessico dell’Anm che viceversa ritiene indefettibile la coesistenza tra poteri dello Stato, nel reciproco rispetto che significa legittimazione da entrambe le parti - dice Palamara - il tema che interessa i magistrati italiani è il funzionamento del processo". Per questo le toghe "chiedono alla politica di migliorare il sistema nell’interesse dei cittadini".
Montezemolo: il governo ci piace. Rompendo il silenzio sulla politica, il presidente della Ferrari ha dichiarato: ""Credo che il governo abbia fatto alcune cose importanti e interessanti. Mi fa piacere che temi come il merito, la riforma della pubblica amministrazione, degli effetti contrattuali, le riforme istituzionali, la sicurezza e la crescita stiano diventando importanti nell’agenda. Adesso devono diventare importanti nella cultura del Paese, ma stiamo andando in quella direzione".
* la Repubblica, 25 giugno 2008.
«non accetto che un potere dello Stato voglia cambiare chi sta al governo»
«Vogliono darmi 6 anni e farmi dimettere»
Lo sfogo di Berlusconi con i suoi: come potrei continuare a governare con una condanna?
ROMA - Forse è l’unica parola che non ha ancora pronunciato in pubblico, che non è entrata nello sfogo di ieri, o in quello della settimana scorsa a Bruxelles. Ma è una parola che illustra un incubo, che spiega lo stato d’animo del premier meglio di qualsiasi discorso sul diritto di governare o sulla sovranità popolare minacciata dalle toghe. La parola è «dimissioni », e il Cavaliere non ha dubbi: «Questi magistrati vogliono darmi 6 anni e un istante dopo sarei obbligato a dimettermi ».
Non l’ha ancora detto in pubblico, ha girato intorno al concetto, ma chi chiacchiera in modo riservato con Berlusconi è proprio questo ragionamento che ascolta: «Come potrei continuare a fare il capo del governo con una condanna, con i risvolti interni e internazionali che avrebbe? Non potrei. E conterebbe poco il fatto che l’accusa dei magistrati milanesi è ridicola, che persino all’estero - compreso il liberalissimo Financial Times - si sono accorti che i magistrati italiani tengono da troppo tempo sotto ricatto la democrazia del nostro Paese ».
Ieri mattina, calcolo o meno, è anche questa paura che ha fatto da molla alle parole di Berlusconi davanti alla platea di Confesercenti. Alla definizione di una parte dei giudici come «metastasi della democrazia». Al gesto mimato delle manette: «Certi giudici vorrebbero vedermi così...». Appena finito di parlare il Cavaliere ha preso sotto braccio il presidente di Confesercenti, Marco Venturi, e ha continuato lo sfogo, anche per rispondere ai fischi: «Voi non avete ancora capito nulla, non avete capito che io difendo anche voi, i vostri interessi a vivere in un Paese non soffocato da un potere che non ha più nulla di legittimo, che tiene sotto scacco il Paese dal ’94: prima con me, poi con Mastella e Prodi, ora di nuovo con il sottoscritto ». C’era Veltroni in prima fila: poteva essere un deterrente, non lo è stato. Berlusconi è entrato pienamente, o rientrato se vogliamo, in quella fase che gli è caratteristica, congeniale, naturale: dire quello che pensa. Da alcune settimane ormai è in totale disaccordo anche con il suo primo consigliere, quel Gianni Letta che lui stesso tributa di onori ad ogni possibile occasione.
In queste ore Letta dice agli alleati che «Silvio sbaglia», che «ci vorrebbe meno aggressività », che «non è questo il metodo giusto». E in queste ore Berlusconi continua a fare di testa sua, a respingere i tentativi di mediazione condotti con un occhio alle ragioni del Colle, ai possibili obiettivi da raggiungere con un approccio più soft. Si è rimesso in moto il meccanismo che due legislature fa divideva la corte del premier in falchi e colombe. La differenza con il passato è il Cavaliere, che non ha più voglia di ascoltare grandi discorsi. Ieri lo ha spiegato anche dal palco di Confesercenti, per rispondere ai fischi. Ha reagito alle critiche con un «mi avete invitato voi...». Poi ha concluso avvertendo, assimilando il proprio disastro a quello del Paese: «Dicono che faccio leggi nel mio interesse. Ma io in politica sono sceso per difendere gli interessi degli italiani. Il mio interesse semmai sarebbe quello di lasciare il Paese e godermi i soldi meritatamente guadagnati».
E se questa è la cornice la presenza di Veltroni diventa invisibile: «Se questa opposizione non capisce, il dialogo si spezza. Lo hanno voluto spezzare loro, ma adesso non lo vogliamo più noi, sono ancora giustizialisti». L’Italia, conclude Berlusconi, è ormai «una democrazia in libertà vigilata, tenuta sotto il tacco da giudici politicizzati, ma i cittadini hanno il diritto a esser governati da chi scelgono democraticamente: non posso accettare che un ordine dello Stato voglia cambiare chi è al governo, con accuse fallaci».
Marco Galluzzo
* Corriere della Sera, 26 giugno 2008