Politica

San Giovanni in Fiore: Antonio Barile sottolinea la mancanza di programmazione della maggioranza di centrosinistra ed esprime la sua preoccupazione per l’immobilismo che la caratterizza, specie sulla sanità locale

sabato 19 maggio 2007.
 

Programmare,utilizzando al meglio le risorse di cui si dispone, è alla base di qualsiasi attività del nostro vivere. Se non lo si fa, si subiscono gli eventi che provengono dall’esterno. Se non lo fa un imprenditore o un padre di famiglia, a pagarne le conseguenze sarà la sua impresa o la famiglia. Se a non farlo è un amministratore pubblico, a subire ciò sarà l’intera collettività. Amministrare la cosa pubblica necessita di amministratori onesti ma soprattutto capaci di programmare. Se prima non lo si faceva, e non lo si fa, sia in Calabria che nel nostro comune, era cosa poco grave, perché era sufficiente chiedere, magari con insistenza, per ottenere. Magari poi i soldi si sprecavano, il debito pubblico aumentava, ma nessuno chiedeva conti. Oggi se non si programma in modo efficace, non si ottiene nulla: bisogna dimostrare di saper spendere per poter ottenere. Non si può più amministrare, ed accanirsi a farlo, con vecchie logiche, gestire solo l’emergenza, e illudersi che, per essere bravi amministratori, bisogna solo vincere le elezioni. Così, gli eventi ci travolgeranno, se non l’hanno già fatto. Non ci si può preoccupare della disoccupazione solo quando i disoccupati bloccano le strade. Non ci si può preoccupare del bilancio quando rischia di mandare in dissesto il comune; non ci si può occupare della sanità quando il continuo abbandono dell’ospedale rischia di farlo chiudere del tutto. Ed è questo che da anni vado dicendo dai banchi dell’opposizione ai nostri amministratori. Da anni tutti sanno che l’ospedale e l’intera sanità a San Giovanni in Fiore rischiano la fine. Eppure, per poterne parlare noi consiglieri dell’opposizione, siamo stati costretti a chiedere un consiglio comunale ad hoc. Era l’unico modo per costringerli a parlare di un problema così importante. Nonostante ciò, pur dovendo per legge convocare il consiglio entro venti giorni, siamo stati costretti a minacciarli che avremmo informato il prefetto e finalmente dopo due mesi e mezzo è stato convocato il consiglio. Nel frattempo la notizia della riduzione delle asl da 11 a 5 con la conseguenza che faremo parte della Asl di Cosenza. Ancora pioggia sul bagnato. E così il consiglio da noi chiesto è diventato, per i nostri amministratori, lo strumento per dimostrare ai cittadini la pronta risposta ai malesseri della sanità e per discutere della riduzione delle aziende sanitarie locali. Purtroppo anziché discutere di come fare per risollevare la sanità a San Giovanni in Fiore , abbiamo assistito a una sfilata di politici di spicco che ci hanno ribadito che c’è alcun documento che sancisce la chiusura dell’ospedale. Nessuno ci ha detto che ruolo avrà nello scenario della sanità regionale. Ma era di questo che noi volevamo parlare tentando di spronarli a programmare un futuro sostenibile per il nostro ospedale, stilando un’ipotesi di sviluppo per la sanità nel nostro paese e coinvolgendo i tecnici del nostro territorio, compatibilmente con le risorse finanziarie e le linee programmatiche della Regione Calabria. La redazione quindi di un documento serio, frutto di un lavoro svolto da una commissione, sul quale tutti insieme, destra, sinistra e cittadini, batterci per vederne i frutti E invece finito il consiglio e dopo aver vissuto una giornata di gloria, per la presenza di alte figure istituzionali, tutti a casa a dormire sperando e pregando che l’ospedale non chiuda, magari per intercessione dello Spirito Santo. E invece come è già successo per altre istituzioni, come per l’aggravarsi della disoccupazione, il bilancio comunale, lo spopolamento della nostra terra e il commercio, il peggio è in arrivo anche per l’ospedale e il distretto sanitario. Non sarà certo il passaggio con l’Asl di Cosenza che determinerà di per sé la morte della sanità in loco. Come non sarebbe stato salvifico rimanere con Crotone. Ma è pur vero che senza programmazione, quanto meno nella Asl di Crotone, avendo un grosso bacino di utenza, saremmo sopravvissuti. Altrettanto non si può dire con Cosenza, dove la nostra marginalità geografica sarà più accentuata e non avrebbe tanto senso mantenere in piedi determinate strutture. Il mio non è pessimismo ma semplice senso della realtà. Se chi ci amministra impiega le proprie energie a studiare le strategie per come vincere le elezioni credo che ci sia poco da stare tranquilli.

Antonio Barile (capogruppo di Forza Italia nel consiglio comunale di San Giovanni in Fiore)


Rispondere all'articolo

Forum