Vincono i disabili

sabato 24 luglio 2010.
 

Volevano battere cassa a danno di una delle categorie più deboli. Ma hanno dovuto battere la ritirata. In una settimana il governo ha ritirato tutte le misure che riguardavano i disabili. Ora il problema resta uno, e per niente irrilevante, come ammette anche il presidente della Fish, Pietro Barbieri:”Rimane una fortissima preoccupazione per i tagli alle politiche sociali delle Regioni”, che hanno importanti competenze nell’assistenza. Si potrebbe pensare che quello dei soggetti colpiti da disabilità sia un problema di nicchia, che riguarda poche persone, ma in Italia i disabili che vivono in famiglia sono due milioni e 600 mila (dato del 2004), pari al 4.8% della popolazione, a cui si aggiungono 190 mila persone che vivono in istituti. Quasi la metà sono anziani: un milione e 200 mila, ha più di ottanta anni. Il governo aveva pensato bene di far quadrare i conti a partire dalla categoria più debole tra i deboli: i bambini con disabilità. La commissione Bilancio del Senato aveva approvato, tra mille polemiche da parte delle associazioni di categoria e dell’opposizione, un emendamento che prevedeva la presenza di alunni disabili anche in classi con più di venti bambini. Secondo le associazioni Fish e Fand, “la prospettiva reale è quella di classi sempre più affollate che mettono a rischio la qualità stessa dell’istruzione e dell’inclusione scolastica”. Il governo, però, ha avuto un barlume di buon senso e con il maxiemendameto ha cancellato la misura. La guerra dei disabili al governo è iniziata il 7 luglio. Per difendere i loro diritti, infatti, i disabili e i malati gravi sono dovuti scendere in piazza, coadiuvati dalle associazioni di settore, Fand e Fish, sotto il sole cocente di luglio. La mobilitazione è servita, e molto. I manifestanti hanno ottenuto due modifiche alla manovra. Che non colpiva, come proclamato inizialmente dal governo, i falsi invalidi, ma assestava solo un duro colpo agli invalidi veri. È stato cancellato l’emendamento al decreto legge 78/2010 (la manovra Tremonti, ora in discussione alla Camera) che prevedeva nuovi requisiti medico-legali per la concessione delle indennità di accompagnamento. Stessa fine ha fatto il primo comma dell’articolo 10, che prevedeva l’innalzamento dal 74 all’85% della quota di invalidità necessaria per l’assegno mensile di assistenza riservato agli invalidi civili parziali. “Un risultato di portata storica - commenta Giovanni Pagano, presidente della Fand - anche considerato il clima politico, le premesse, la campagna mediatica scatenata nei confronti delle persone con disabilità”. Già oggi i criteri per ricevere l’assegno destinato agli invalidi civili parziali sono molto stringenti: bisogna avere un’età compresa tra 18 e 65 anni, risultare inoccupati e iscritti alle liste di collocamento e non superare il limite reddituale di 4.4408,95 euro all’anno, meno di 400 euro al mese. L’importo dell’assegno è tutt’altro che ricco: 256,67 euro mensili per un totale annuo di 3.336,00 euro. Nel nuovo testo atteso in Aula, viene però innalzato il numero di verifiche previste dal piano di controllo sulle invalidità. Si passa da 200 mila a 250 mila controlli per gli anni 2011 e 2012. Sommate a quelle previste per il 2010, il totale delle verifiche sarà di 600 mila.

Alessandro Corroppoli 24.07.2010


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