Save the children: la scuola è un diritto anche in guerra
di Luigina D’Emilio*
Vi prego riaprite la scuola. La guerra la fanno i grandi, ma coinvolge anche noi ragazzi. Ora, dopo gli scontri, nella mia zona non c’è l’elettricità, ma io i compiti li faccio lo stesso vicino ad un lampione della strada principale. Non voglio rinunciare a studiare perché la scuola è la cosa più importante del mondo.
A parlare è Junior un ragazzo di 13 anni della Costa D’Avorio che come tanti altri bambini viene quotidianamente privato del diritto allo studio. Ma come lui ce ne sono tanti anzi «troppi» denuncia save the children l’associazione umanitaria per i diritti dei minori che parla, cifre alla mano, di oltre 43 milioni di minori che non possono andare a scuola perché vivono in aree di conflitto e postconflitto.
«La situazione va ben oltre l’emergenza - spiega Maurizia Iachino, presidente della sezione italiana - per questo noi con altre organizzazioni siamo impegnati nella campagna L’istruzione combatte la guerra». L’iniziativa è partita il 12 settembre scorso contemporaneamente in 40 paesi del mondo con l’obiettivo di fornire educazione di qualità a 8 milioni di bambini in 20 Paesi distribuiti in Africa, Asia, America Latina e Balcani.
Una sfida globale a favore dell’educazione è l’obiettivo del progetto: l’unica arma utile deve essere l’istruzione. «Sostituire la matita al fucile è il nostro motto», spiega Iachino. Questo è l’unico strumento che i bambini devono usare».
Spesso, però, non è così perché nella maggior parte delle zone di guerra i bambini vengono rapiti a forza nelle scuole per essere reclutati nell’esercito. Ma la situazione è critica in diverse parti del mondo. Save the children cita alcuni esempi importanti: solo nella Repubblica democratica del Congo sono 5 milioni i bambini in età scolare (6-11 anni) che non vanno a scuola e più di 6 milioni, dai 12 ai 17 anni, non ci sono mai andati. Nel Darfur, nel Sudan settentrionale, solo il 39% dei bambini in età scolare è iscritto a scuola.
In molti casi sono le famiglie a non essere disposte a mandare i figli a scuola perché corrono il rischio di essere attaccati, rapiti o arruolati dalle milizie. In Nepal, tra il gennaio e l’agosto del 2005, più di 11880 studenti furono rapiti dalle scuole di campagna per essere indottrinati o reclutati a forza nei gruppi armati. E agli insegnanti non va meglio, molti vengono uccisi nei bombardamenti che colpiscono le scuole oppure scappano per sfuggire alle violenze. La conseguenza è la forte carenza di docenti qualificati anche dove c’è la possibilità di insegnare.
In situazioni di conflitto sono tanti gli equilibri che si distruggono e inevitabilmente anche i sistemi scolastici tendono a disgregarsi. La reazione immediata da parte degli organismi internazionali è quella di intervenire con aiuti primari quali protezione, cibo, acqua, misure igieniche e assistenza sanitaria. L’educazione è spesso trascurata dagli interventi di emergenza, ma quando si torna alla normalità la scolarizzazione torna ad essere un problema pesante.
«Ma il passato non si cancella e gli anni che ti hanno rubato non te li da più nessuno», sottolinea Jhon Baptist Onama, che la guerra in Uganda l’ha vissuta. «Ormai vivo e lavoro in Italia, ma da certe tragedie non se ne esce facilmente, la guerra finisce e tu resti indietro. Io sono stato uno di quei fortunati che è riuscito a fuggire dall’incubo, ma la scuola non deve essere una prerogativa di pochi, l’istruzione è di tutti».
«C’è una grande fame di sapere, quello dell’istruzione è un appetito speciale», afferma Sheila Siulu del Programma alimentare mondiale, agenzia Onu che coopera con Save the children. «Questi bambini sono di tutti e soprattutto sono tutti uguali, vogliono imparare, andare a scuola, ma nella lotta per la sopravvivenza non si può scegliere si deve sopravvivere. Dobbiamo essere noi a fornire le condizioni, non deve essere un’ambizione, ma una realtà».
Una realtà che però potrebbe diventare difficile se tutti i Paesi si comportassero come l’Italia, all’ultimo posto nella classifica Ocse (organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) dei paesi donatori degli aiuti allo sviluppo. Nel 2005 i tre quarti degli aiuti bilaterali italiani sono andati in cancellazione del debito e solo un quarto in nuovi impegni di aiuti allo sviluppo.
E tra le richieste di save the children c’è proprio un maggiore finanziamento della comunità internazionale a favore dei paesi colpiti dai conflitti. In particolare l’Italia dovrebbe rispettare l’impegno assunto di devolvere agli aiuti ufficiali allo sviluppo lo 0,7% del Pil. L’organizzazione umanitaria chiede anche di inserire l’educazione tra gli interventi immediati e urgenti perché ricorda «senza istruzione non c’è futuro».
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www.unita.it, Pubblicato il: 03.10.06 Modificato il: 03.10.06 alle ore 20.15
Riscriviamo il Futuro: le iniziative e le testimonianze
Save the Children ha lanciato oggi "Riscriviamo il Futuro", per garantire il fondamentale diritto all’Istruzione ai bambini che vivono in terre martoriate dalla guerra. Obiettivo della campagna è assicurare educazione di qualità a 8 milioni di bambini nei paesi in conflitto entro il 2010.
Questo il traguardo a cui punta Save the Children. Un traguardo che vuole essere un monito per tutti i più importanti leader della terra che si erano solennemente impegnati nella Dichiarazione del Millennio del settembre del 2000 a far sì che tutti i bambini frequentassero la scuola entro il 2015, impegno che purtroppo non trova riscontro nei dati odierni.
Maurizia Iachino, Presidente di Save the Children Italia, commenta l’iniziativa: “Save the Children ha lanciato una vera e propria sfida globale, ambiziosa ma possibile nella misura in cui riceverà tutto il nostro supporto. Sfida da affrontare con la consapevolezza che i bambini di qualsiasi sesso o etnia, che vivono in situazioni di crisi, oltre agli aiuti sanitari e alimentari, hanno bisogno di normalità, di crescere, di andare a scuola e così migliorare il proprio futuro”.
“Il dato di 43 milioni di bambini che vivono in paesi con situazioni di emergenza e vedono negato il loro fondamentale diritto ad un educazione adeguata, presentato nel rapporto internazionale che diffondiamo oggi, ci deve far riflettere e non può essere ignorato”, continua Maurizia Iachino. “E’ per noi un dovere morale intervenire perché l’educazione è l’unico strumento per affrancarli da una situazione di dolore e indigenza. E’ solo così che i bambini di oggi potranno parteciperanno al reale sviluppo del proprio paese, consentendogli di uscire dalla spirale di povertà e dipendenza dagli aiuti umanitari.”
"Riscriviamo il Futuro" è in assoluto la prima campagna globale che Save the Children promuove nei suoi 85 anni di storia: oggi il lancio è avvenuto in 40 Paesi, inclusa l’Italia, partendo dall’Australia, dove è stata presentata all’1 am (ora italiana), per finire con Washington DC alle 15 (ora italiana).
Riscriviamo il futuro: i nostri sostenitori
Save the Children sta chiedendo a milioni di persone in tutto il mondo di supportare la sfida globale per dare un’educazione adeguata a milioni di bambini e, al contempo, chiede alle figure chiave del panorama politico mondiale una risposta chiara sul diritto all’educazione e sugli altri fondamentali diritti che troppo spesso vengono negati. E le prime dichiarazioni di supporto ed impegno stanno arrivando:
ROMANO PRODI, Presidente del Consiglio dei Ministri
“ L’iniziativa merita plauso e incoraggiamento. Prepariamo il futuro per milioni di fanciulli, ai quali è stato negato il sorriso e la gioia, che vivono nella precarietà e nella miseria, che non hanno istruzione ma solo il viso triste della paura e della solitudine. A costoro la nostra attenzione e il nostro sostegno sempre. Il Garante per l’infanzia e l’adolescenza è l’obiettivo del Governo, che vuole assicurare ai fanciulli il pieno rispetto della Convenzione del 1989 e di tutte le disposizioni normative che riguardano direttamente o indirettamente il mondo dei bambini”
FRANCESCO RUTELLI, Vice Presidente del Consiglio dei Ministri.
“ Condivido con Voi lo spirito dell’iniziativa e l’ambizione che la ispira; “Riscriviamo il futuro”: riscrive il futuro a cominciare dai bambini, che del futuro saranno protagonisti. E’ evidente la correlazione perversa che intercorre tra guerra, ignoranza, emarginazione e povertà. Flagelli che colpiscono innanzitutto i bambini, la cui sofferenza rappresenta un colpo mortale alla costruzione del futuro.(...) Save the Children, con la sua iniziativa odierna, fissa un obiettivo di enorme importanza (...) Un’iniziativa che merita il plauso e la gratitudine più profonda. Il mio personale impegno sarà quello di portare questo sforzo all’interno del Governo italiano, perchè si faccia promotore di una istruzione dignitosa per il maggior numero di bambini nella sua azione di politica internazionale e nelle più rilevanti sedi multilaterali.”
MASSIMO D’ALEMA, Ministro per gli Affari Esteri
“Il Governo italiano è da tempo impegnato sul fronte dell’aiuto pubblico allo sviluppo in quei paesi flagellati da conflitti interni, con particolare attenzione al fenomeno dei bambini-soldato. Nei fora multilaterali, la nostra azione, naturalmente insieme ai partner UE, ci vede impegnati nella presentazione e nel sostegno dei progetti di Risoluzione in materia, di cui ricordo, da ultimo, il progetto di Risoluzione sui diritti dei fanciulli presentato dall’UE, d’intesa con il Gruppo dei Paesi Latino Americani, alla 60^ sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.(...) Sono pertanto ben lieto di poter salutare questa platea con un sincero augurio a tutti i presenti di poter continuare, anche grazie al sostegno del Ministero degli Esteri e del Governo italiano, a lavorare per i diritti dei bambini, per la loro tutela e la loro “felicità possibile”.”
Testimonianze di sostegno alla campagna arrivano da ogni parte del mondo:
DESMOND TUTU, Premio Nobel Per La Pace
“L’educazione è essenziale per dare ai bambini migliori opportunità per il futuro e permettere loro di contribuire allo sviluppo del proprio Paese e renderlo socialmente stabile. Ammiro Save the Children per aver accettato la sfida di promuovere l’educazione dei bambini in situazioni di violenza e instabilità.”
JAN EGELAND, United Nations Under-Secretary-General for Humanitarian Affaire and Emergency Relief Coordinator
“Il comportamento del mondo intero nei confronti di questi bambini è un vero oltraggio morale. La comunità internazionale non può consentire che questi bambini già vulnerabili, poiché vivono sulla propria pelle le conseguenze dei conflitti armati, non abbiano nemmeno la speranza in un futuro migliore. I bambini non possono aspettare la fine dei conflitti per avere la possibilità di andare a scuola”.
E tante altre voci, tra cui quelle di vari personaggi del mondo dello spettacolo, si stanno unendo a quella di Save the Children:
SUSAN SARANDON, attrice
Circa 50 milioni di bambini non vanno a scuola a causa dei conflitti armati che affliggono i loro paesi. Save the Children sta lanciando questa campagna per assicurare a questi bambini la possibilità di avere un’educazione”
PENELOPE CRUZ, attrice
“Voglio dare tutto il mio supporto al movimento globale creato da Save the Children a favore dell’educazione dei bambini in paesi di guerra. I bambini sono sempre le vittime principali delle guerre, non solo perché molti di loro muoiono, vengono feriti o mutilati, perdono le loro case e spesso le loro famiglie, ma anche perché tutto questo comprometterà seriamente il loro futuro. Save the Children vuole aiutare 8 milioni di bambini che vivono in queste situazioni, affinché nei prossimi anni abbiano accesso all’istruzione. E questo è l’unico modo che hanno per migliorare le proprie vite e aiutare il proprio paese a superare le conseguenze di un conflitto”. E tante altre testimonianze stanno ancora arrivando e sono visibili sul sito www.savethechildren.it
Riscriviamo il Futuro: le iniziative
Dopo il lancio ufficiale di oggi e la presentazione del relativo rapporto, la sfida globale di Save the Children, supportata in Italia da importanti partner aziendali come F.I.L.A. - Fabbrica Italiana Lapis e Affini con il marchio Giotto, che ha creato per la campagna la matita simbolo per riscrivere il futuro, si declinerà in varie iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi:
Sms solidale (48587), attivo dal 10 settembre al 31 ottobre, grazie al quale si potrà donare a Save the Children 1 euro da telefoni cellulari Tim, Vodafone, 3 e Wind. Si può donare un contributo di 2 euro anche chiamando il numero 48587 da telefono fisso Telecom. L’iniziativa è supportata da uno spot televisivo realizzato dalla Direzione Creativa di Mediaset che andrà in onda sulle reti Mediaset, nonché una massiccia campagna stampa e affissioni realizzata da Roncaglia & Wijkander.
Conferenza Internazionale “L’istruzione combatte la guerra”, che si terrà il 3 ottobre a Roma, presso la Sala della Protomoteca, con ospiti importanti e qualificati (dal Sindaco di Roma Walter Veltroni, al capo della Protezione Civile Bertolaso, a Jap E. Doek Presidente Comitato UN Convenzione Sui Diritti del Fanciullo, da Alain Giorgio Maria Econamides, Direttore Generale della Cooperazione allo Sviluppo Italiana, a Paolo Artini, Senior Protection Officer dell’ UNHCR, da Staffan de Mistura, dell’Onu Staff College, a Burkhard Gnärig, Segretario Generale dell’International Save the Children Alliance).
Evento di raccolta-fondi “Le piante insegnano”, realizzato in collaborazione con ABCapital srl e la CNA, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa, i cui aderenti il 7 e 8 ottobre collaboreranno attivamente con Save the Children nelle oltre 500 piazze d’Italia in cui, a fronte di una donazione minima di 15 euro, sarà possibile portare a casa una bromelia.
La campagna Riscriviamo il Futuro di Save the Children ha ottenuto in Italia il patrocinio della Camera dei Deputati, del Ministero per la Pubblica Istruzione, della Provincia di Roma, del Segretariato Social RAI e di Mediafriends.
Per ulteriori informazioni, immagini, foto, case-study di bambini in paesi in guerra: Ufficio Stampa - Save the Children
Italia Tel. 06.48070023 Giusy De Loiro 339.7480684; Emanuela Salvatori 338.7518129 press@savethechildren.it
Eprcomunicazione Laura Cortina 347.7002076 06681621 cortina@eprcomunicazione.it
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www.savethechildren.it, 12 Settembre 2006
Diritti umani 58 anni dopo, Amnesty: ancora a rischio *
Ali Saleh Kahlah al-Marri è un cittadino del Qatar, immigrato negli Stati Uniti. Dopo l’11 settembre è finito tra i sospettati di terrorismo e, dal giugno del 2003, è tenuto sotto custodia militare in un carcere senza accusa né processo. Abdur Rahim Muslim Dost, di nazionalità afgana, è invece stato arrestato il 29 settembre 2006 a Peshawar, in Pakistan mentre usciva da una moschea. Al momento dell’arresto erano presenti i suoi figli e uno dei suoi fratelli Sayed Mohammad. Non è stato accusato di alcun crimine e non è stato portato di fronte a un magistrato. Inoltre, non gli è stato concesso di incontrare né un avvocato, né la sua famiglia. Attualmente non si conosce il luogo in cui è detenuto. Ahmed Agiza, è stato arrestato in Svezia il 18 dicembre 2001. Si trovava nel paese come richiedente asilo. Dopo la cattura è stato trasportato in Egitto dove è stato condannato a 15 anni di carcere.
Questi sono solo alcuni esempi di come, a 58 anni di distanza dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo (proclamata il 10 dicembre 1948 dall’assemblea generale delle Nazioni Unite), «...il riconoscimento della dignità specifica e dei diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della famiglia umana», «base di libertà, giustizia e pace nel Mondo», siano ancora sotto attacco in tutti i continenti. Per questo, come ogni anno, Amnesty International, il 10 dicembre organizza marce, sit-in, giornate di promozione proprio allo scopo di ricordare ai governi i loro impegni presi e i loro obblighi e per richiamare l’attenzione sulle violazioni che continuano a essere perpetrate in ogni parte del mondo.
In particolar modo, per il 2006, Amnesty ha deciso di rilanciare la campagna Più diritti più sicurezza, che intende denunciare le violazioni commesse nel contesto della cosiddetta «guerra al terrore»: dalle extraordinary rendition, i rapimenti della Cia, alle vere e proprie torture cui vengono sottoposti i presunti terroristi in carceri "speciali" (e spesso anche segreti) come Guantamo e simili. Così per la tradizionale "Maratona azioni urgenti" verranno inviate migliaia di mail con appelli in favore di persone che stanno subendo violazioni dei diritti umani: tra cui i tre sospetti terroristi.
«Dall’11 settembre 2001 l’amministrazione statunitense ha dato inizio alla cosiddetta "guerra al terrore" che ha portato a una erosione del sistema dei diritti umani e del diritto umanitario, a legittimare pratiche quali rapimenti, detenzioni segrete, "extraordinary renditions" ed è infine giunta a creare figure, come quella del "combattente nemico", che non hanno nessun fondamento nel diritto internazionale e nel diritto umanitario - spiega Amnesty sul suo sito internet - L’obiettivo di questa campagna è quello di proteggere gli individui a rischio nell’ambito della "guerra al terrore": il 9 e il 10 dicembre possiamo far sentire la nostra voce a sostegno della campagna "Più diritti più sicurezza" e chiedere che si ponga fine a queste violazioni dei diritti umani! Dalle ore 12:00 del 9 dicembre alla stessa ora del giorno seguente, invia quanti più appelli possibile».
Lo scorso anno, durante la maratona, sono stati inviati da tutto il mondo oltre ottantamila appelli, ottomila dei quali dall’Italia.
* www.unita.it, Pubblicato il: 09.12.06, Modificato il: 09.12.06 alle ore 20.10
LOTTA ALL’AIDS: MELANDRI ABBASSARE I PREZZI *
ROMA - Nell’attesa che arrivino i risultati della ricerca per un vaccino che metta fine al flagello dell’Aids, la parola prevenzione resta la bandiera della giornata mondiale contro la malattia. Il segretario generale dell’Onu Kofi Annan, ha esortato oggi gli abitanti del pianeta, e in particolare i loro leader, a una maggiore responsabilità nella lotta all’Hiv, "la più grande sfida della nostra generazione". In un messaggio, 25 anni dopo la comparsa della pandemia, Annan si è felicitato per i progressi realizzati, ma al contempo ha auspicato a rinnovare gli sforzi.
Una richiesta alla quale il Parlamento europeo ha risposto con una risoluzione con la quale sollecita maggiori fondi per i programmi di prevenzione. Il documento chiede di integrare l’informazione e l’assistenza su comportamenti sessuali responsabili e sull’ efficace prevenzione delle malattie trasmissibili in tutti i servizi in materia di sanità riproduttiva e sessuale.
Prevenzione che si traduce nell’uso del preservativo a favore del quale il ministro delle Politiche Giovanili e dello Sport Giovanna Melandri ha chiesto la riduzione del prezzo, abbassandone l’Iva dal 20 al 10%. "Molti Paesi in Europa si sono già mossi - afferma il ministro - ed è ora che anche l’Italia agisca. In tal senso credo che ridurre l’Iva sui profilattici dall’attuale 20% al 10% sia necessario per tentare di rimuovere una delle cause del loro mancato utilizzo in situazioni a rischio tra i più giovani. La normativa comunitaria lo consente e per questo ritengo che il Governo debba agire quanto prima".
Il ministro della sanità francese Xavier Bertrandt, riferisce il ministro, ha deciso che più di dieci milioni di profilattici da 20 centesimi l’uno saranno messi a disposizione a partire dal primo dicembre in oltre 20 mila punti vendita accessibili ai più giovani come licei, edicole, farmacie e tabaccherie. Nella Legge di Bilancio inglese, inoltre, Gordon Brown ha fatto inserire nello scorso mese di marzo la riduzione dell’aliquota sui profilattici dal 17,5% al 5%, estendendo il provvedimento anche a tutti gli anticoncezionali.
La richiesta trasversale di guardare al preservativo come ad un’arma fondamentale per la lotta alla malattia si rafforza con le parole di Chiara Moroni, vicepresidente dei parlamentari di Forza Italia e responsabile nazionale del Dipartimento Farmaceutica di Fi, che chiede di vincere un tabù. "Le istituzioni devono garantire risorse - sottolinea la parlamentare - per sostenere la ricerca e per promuovere campagne di informazione e prevenzione. L’Aids non è stato ancora sconfitto". E a dimostrarlo, come sempre, sono i dati ufficiali. Duemilioni e trecentomila sieropositivi all’Hiv hanno meno di 15 anni.
Nel solo 2005, sono morte a causa del virus 380 mila fra bambini e ragazzi, secondo l’Unicef, che con la campagna "Uniti per i bambini, uniti contro l’Aids", tramite l’sms solidale 48589 (un ero da telefonini e 2 ero a chiamata da rete fissa), fino al 5 gennaio 2007, raccoglie fondi per finanziare specifici programmi per aiutare i bambini vittime dell’Aids. E meno del 10% delle donne incinte riceve terapie mediche che prevengono la trasmissione del virus ai figli. La giornata prevede manifestazioni in tutta Italia concerti e a Roma una cerimonia alla quale parteciperà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il ministro Livia Turco e la ricercatrice Barbara Ensoli, al cui studio e a quelli di altri gruppi di scienziati nel mondo, si guarda con speranza.
* ANSA, 1 DICEMBRE 2006
Banbine soldato, Save the children : sono 120mila *
Una doppia violenza, come minori e come donne: è quella che colpisce le 120mila bambine impiegate come soldati nel mondo. La denuncia da Save the Children, organizzazione internazionale per la tutela e la promozione dei diritti dei minori, per ricordare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si celebra sabato in tutto il mondo.
Secondo i dati forniti da Save the Children circa mezzo milione di minori sono impiegati negli eserciti regolari e nei gruppi armati di opposizione in ben 85 paesi, 300mila dei quali prendono parte ai combattimenti. Ebbene circa la metà di questo esercito di piccoli soldati (per la precisione il 40%) è rappresentato da bambine. Il fenomeno raggiunge dei numeri impressionanti in alcuni paesi come l’Uganda, dove si stima ci siano circa 6.500 bambine soldato, rapite dai ribelli del Lord Resistance Army (33% del numero totale dei minori combattenti del Paese); la Repubblica Democratica del Congo, dove sarebbero ben 12mila le bambine ancora associate con le forze armate; lo Sri Lanka, dove 21.500 ragazze sarebbero coinvolte nel conflitto armato in corso (43% del totale dei bambini soldato del Paese).
Nella maggior parte dei casi, il reclutamento avviene con il rapimento, anche se sono molte le giovani che finiscono per unirsi agli eserciti per reazione a violenze subite o spinte dalla ricerca di protezione, di cibo e del necessario per sopravvivere.
I ruoli delle bambine, che a volte hanno solo 8 anni, variano anche in base ai paesi: prendono parte ai combattimenti, ma vengono anche utilizzate come portatrici, raccolgono informazioni, fanno da corrieri, da cuoche o domestiche. Quasi tutte sono però costrette a diventare «mogli» dei combattenti, a subire violenze psicologiche e sessuali, a soddisfare ogni desiderio dei guerriglieri, venendo così violate doppiamente sia come donne che come bambine.
Ma non è tutto. Save the children infatti sottolinea come la comunità internazionale non sia ancora riuscita ad identificare delle politiche efficaci di sostegno a queste bambine, adottando programmi di reintegrazione sotto-finanziati e inappropriati per i loro bisogni.
* www.unita.it, Pubblicato il: 24.11.06 Modificato il: 24.11.06 alle ore 20.54