Treno contro una Multipla, morti i sei passeggeri
l’auto schiacciata sotto il locomotore
Treno sull’auto, sei morti in Calabria
Il mezzo travolto mentre attraversava i binari, a bordo lavoratori immigrati assunti per raccogliere clementine *
Tornavano a casa dopo una giornata trascorsa nei campi a raccogliere clementine, ma la loro vita si è spezzata quando un treno ha travolto l’auto sulla quale viaggiavano: sei immigrati, quattro donne e due uomini, probabilmente di nazionalità romena, sono morti così, stasera, a Rossano, nel cosentino.
L’incidente si è verificato ad un attraversamento della linea ferroviaria Metaponto - Reggio Calabria posto su un terreno privato e chiuso con un cancello che dà sull’adiacente strada statale 106. Due dei lavoratori sono scesi dalla vettura proprio per aprire quel cancello e permettere al mezzo di attraversare i binari. Ma mentre l’auto ha iniziato la sua marcia, sulla vettura è piombato il treno regionale 3753 Sibari-Reggio.
È stato un attimo. Il macchinista del convoglio, probabilmente, si è accorto del mezzo sui binari solo all’ultimo e lo scontro è stato inevitabile. Le due carrozze-motrici hanno impattato con violenza il veicolo trascinandolo per 600 metri prima di riuscire ad arrestare la corsa. Per i sei lavoratori rimasti a bordo non c’è stato niente da fare.
I vigili del fuoco hanno iniziato in serata a lavorare per estrarre i cadaveri e l’operazione si è conclusa con il recupero dei sei corpi. Tutti illesi, invece, i dieci viaggiatori ed i due ferrovieri presenti a bordo del treno. «Non ci siamo accorti di niente», hanno raccontato abbandonando la scena dell’incidente.
Al momento i carabinieri non sono ancora stati in grado di dare un nome alle vittime. Tra l’altro, neanche i due sopravvissuti hanno contributo finora a dare un nome ai loro amici ed a fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente. I due infatti, non sanno una parola di italiano, ma, soprattutto, sono comprensibilmente in stato di choc, forse anche perché nello scontro hanno perso alcuni parenti.
La Procura della Repubblica di Rossano, intanto, ha aperto un’inchiesta, al momento senza indagati, ed ha disposto il sequestro dell’area. Uno degli aspetti che l’indagine dovrà chiarire è se l’attraversamento della ferrovia fosse autorizzato o meno. Il cancello da cui si accede al campo e che permette di attraversare i binari è in uso a privati che, le Ferrovie dello Stato, sono tenuti a rispettare determinate regole per l’attraversamento.
Al momento l’unica cosa che è trapelata da ambienti investigativi è che il cancello era aperto e non è stato forzato dai due romeni scesi per aprirlo. Se lo abbiano trovato già aperto o se avessero le chiavi questo non è stato ancora accertato. Una risposta potrà venire non solo dai due braccianti, ma anche dal proprietario del fondo che gli inquirenti, dopo avere sbrigato gli adempimenti più urgenti, identificheranno e sentiranno.
Intanto, mentre le indagini sono alle prime battute, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, tramite il prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, ha espresso il suo cordoglio per la tragedia, dicendosi «profondamente colpito».
la tragedia sui binari
Rossano, il cancello aperto con le chiavi
In Romania i funerali dei sei braccianti
Non ci sono indagati, al momento, nell’inchiesta sullo scontro tra un treno ed un’automobile sulla quale viaggiavano sei braccianti agricoli romeni, morti sul colpo
Pm: verifichiamo le responsabilità ma al momento nessun indagato *
All’indomani dell’incidente ferroviario avvenuto in Calabria, che ha determinato la morte di sei operai romeni - tre uomini e tre donne - i carabinieri hanno chiarito la dinamica del fatto e si apprestano a inviare una relazione alla Procura della Repubblica, che ha avviato un’inchiesta per disastro ferroviario e omicidio colposo plurimo.
I militari hanno accertato che intorno alle 17.15 di ieri, quando era già buio, i sei operai romeni hanno concluso il loro lavoro nei campi e sono saliti a bordo di una Fiat Doblò per rientrare nei rispettivi alloggi. Hanno percorso un tratto breve di una strada interpoderale - che va dalle campagne fino alla statale 106 Jonica - e sono arrivati alla ferrovia, che taglia perpendicolarmente la strada. L’attraversamento della sede ferroviaria, in un tratto rettilineo, è «regolato» da due cancelli, la cui gestione è affidata a privati mediante una convenzione stipulata con le Ferrovie dello Stato. Il primo cancello, dal lato delle campagne, era aperto; il secondo, dal lato della statale Jonica, era chiuso con tre lucchetti, tanti quanti sono i proprietari dei fondi che si servono della strada interpoderale per raggiungere i loro terreni. Ai lucchetti è applicato un dispositivo, per cui, aprendone uno solo, si sbloccano anche gli altri due.
È stato un altro romeno - non coinvolto direttamente nell’incidente e che pare non fosse a bordo del Doblò - ad aprire il cancello: la chiave di uno dei lucchetti gli sarebbe stata data qualche tempo fa dal proprietario terriero per il quale lavora. Il conducente del veicolo ha cominciato l’attraversamento della sede ferroviaria, senza avvedersi, forse proprio per il buio, del sopraggiungere del treno regionale 3753, che era partito qualche minuto prima da Rossano e avrebbe fatto la successiva fermata nella stazione di Mirto Crosia. L’impatto è stato violento e non ha lasciato scampo agli occupanti del veicolo, che sono morti sul colpo.
All’arrivo dei soccorritori, il treno aveva le luci posteriori di colore rosso accese (sono quelle che indicano la «coda» del convoglio), mentre non è stato possibile stabilire, a causa dei danni subiti nell’impatto, se anche le luci anteriori (che devono essere di colore bianco) fossero accese. La Procura ha disposto il sequestro, come corpo di reato, della motrice.
Le vittime, dopo che i vigili del fuoco hanno concluso nella tarda serata di ieri il complesso lavoro di estrazione dei corpi dalle lamiere contorte dell’auto, rimasta incastrata sotto il treno, sono state portate nell’obitorio dell’ospedale di Rossano. Da qui la salme, una volta conclusi gli accertamenti medico-legali, saranno consegnate ai familiari per i funerali in Romania.
* La Stampa, 25/11/2012