Sanità

Ospedale di San Giovanni in Fiore: addio alla proposta della Chirurgia?

domenica 24 gennaio 2021.
 

Il governo Conte traballa, nella settimana nuova si misurerà sulla relazione del ministro Bonafede e in Calabria si dovrebbe votare il prossimo 11 aprile.

Il clima è dunque segnato da nuvole, tatticismi e posizionamenti in vista delle Regionali, senza escludere l’anticipo delle Politiche in mancanza di soluzione alla crisi aperta da Renzi e Italia Viva. Nel contesto le vaccinazioni risentono delle incertezze sulle forniture di Pfizer e AstraZeneca. Intanto i numeri e pesi della pandemia bloccano l’iniziativa e la normalità.

Questo è il quadro attuale, nel quale si muovono pure i livelli amministrativi locali da Aosta a Palermo, passando per San Giovanni in Fiore. Proprio nella «città di Gioacchino», che però nacque a Celico, nell’autunno scorso il tema sanitario aveva impegnato e diviso maggioranze e opposizioni, in sostanza sull’attivazione del reparto Covid nell’ospedale del luogo.

Oggi le fratture e le frizioni sul punto sono un ricordo sbiadito, la pratica non è stata più definita e nel mentre si replicano i risaputi problemi: carenza di dottori nei reparti, blocco delle urgenze in Pronto soccorso e, al solito, Medicina, Radiologia, Cardiologia e Oncologia dimenticate dai vertici dell’Asp di Cosenza. Nel frattempo la politica del posto tace, osserva il meteo e va alla ricerca dell’arca. In questo inverno della ripartenza piove sul bagnato, perché l’Azienda sanitaria cosentina deve fare i conti con il bilancio, i debiti, le cause e i disservizi, che riguardano anche l’assistenza territoriale, spesso inadeguata e disconnessa da quella ospedaliera.

In vigore dal gennaio 2021, la legge “Calabria” ha stabilito che «il Commissario ad acta adotta, nel termine di trenta giorni, il programma operativo per la gestione dell’emergenza da COVID-19 (...), e definisce altresì, nel termine massimo di sessanta giorni, il Piano triennale straordinario di edilizia sanitaria e di adeguamento tecnologico della rete di emergenza, della rete ospedaliera e della rete territoriale della Regione».

È un primo treno che San Giovanni in Fiore si accingerebbe a perdere, visto che finora non ha avanzato richieste specifiche al delegato governativo alla Sanità calabrese, Guido Longo.

Eppure, prima dell’ultimo Natale i consiglieri comunali della cittadina silana avevano ricevuto un’articolata proposta di riqualificazione dell’ospedale del luogo, sposata da Cgil, Cisl e Uil e redatta dagli esperti Tullio Laino e Giuseppe Brisinda, insieme al giornalista condominiale Emiliano Morrone. In vista dell’assegnazione delle risorse europee per il rilancio dei Servizi sanitari regionali, nel documento si prevede, tra l’altro, una Chirurgia, anche per interventi a pazienti oncologici, provvista di Terapia intensiva.

Pare che il progetto sia stato ormai bocciato da alcuni consiglieri del municipio locale, che avrebbero elaborato due proposte alternative, tuttavia al ribasso, secondo il principio del «poco ma subito», che fino a qui si è tramutato nel più brutto «mai niente». Nel caso sarebbe la stessa logica che, salvo alcune felici eccezioni, ha molto ispirato le politiche sanitarie del passato: di sottomissione, rinuncia e cortomiranza rispetto ai bisogni reali del territorio.

Moreno Meroliani


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