Caro Emiliano,

non so dove stia la verità sopra San Giovanni in Fiore e forse è meglio rinunciarvi a ricercarla. Non so se esistano verità che la riguardino. Va già bene se riesco a pormi solo alcune domande che non hanno risposta.

Mi chiedo se i nostri ideali di giustizia siano universali, se le cose come le vediamo noi siano quelle giuste e se ciò che regna tra le mura della città sia davvero sbagliato o invece se non sia il contrario. Mi chiedo se e quando alcune pratiche corrispondano a norma, civiltà e bontà. Mi domando se i modelli che proponiamo non siano, per quanto noi li riteniamo migliori, una forma di violenza, nel momento in cui desideriamo impiantarli.

Che non sia il caso che ogni cosa faccia il suo corso naturale, i suoi progressi spontanei, il suo tempo. Se la maggioranza desidera mantenere un certo stato di cose, quale la ragione del contrastare? Altro aspetto è che le minoranze debbano subire dalle maggioranze; e che ciò faccia parte del necessario destino dell’umanità.

Tuttavia avverto che non può essere così, perché altrimenti dovremmo giustificare tutto. Esiste una giustizia nei nostri cuori alla quale bisogna dar voce. A costo di scontrarsi con qualcuno o qualcosa. Esistono situazioni che avverti come ingiuste e di fronte alle quali non puoi fingere o fingerti. Le stazioni, per esempio, mi portano sempre una gran tristezza, specie sul far della sera quando il tramonto le riempie di luce rossa. E avverti come qualcosa di ingiusto il partire di alcuni.

Emiliano, capisco il tuo sconforto, dopo aver combattuto a lungo, ma nulla è perduto. Lascia pure che gli altri si appellino ai metodi e alle maniere, come sempre. Tu hai la coscienza a posto in politica. Gli altri mettano in opera i loro metodi: noi li aspettiamo fiduciosi. Tu hai dato abbastanza e molto puoi ancora dare. Bisogna avere fiducia nella propria terra, anche quando sta per abortire i figli come i sogni.

Con affetto,

Vincenzo

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