Solidarietà

Gianni Bitonti fra i più poveri, in Africa: il sorriso è la cura

domenica 16 gennaio 2005.
 
Qualcuno l’ha paragonato a un celebre personaggio di Robin Williams. Ma la realtà è diversa dalla finzione della macchina da presa, del montaggio analogico o digitale, dell’invenzione. Gianni Bitonti, giovane studente di medicina nell’università di Bologna, è da tempo volontario della Fanep nella stessa città, l’associazione delle famiglie di neurologia pediatrica. Prossimo alla laurea, Gianni dedica il tempo libero agli ammalati: li segue e assiste ricorrendo alla terapia del sorriso, del contatto umano, del gioco, della rappresentazione. In questo caso, agiscono le efficaci molecole della solidarietà vera, dell’amicizia spontanea, che non ha mai avuto controindicazioni o effetti indesiderati. Così, fra rinunce e sacrifici, Gianni va in giro come responsabile organizzativo della Fanep, che gratuitamente porta negli ospedali italiani uno spettacolo teatrale con il comico Verdino, iniziativa nel progetto L’ospedale della fantasia, a cura dell’associazione e di Teatro Evento, di Casalecchio sul Reno (Bologna), col sostegno dalla fondazione Johnson e Johnson. «Vogliamo distogliere quei bambini sottoposti a cure pediatriche dal pensiero della malattia», ci ha spiegato Gianni, che è riuscito anche a coinvolgere l’ospedale di Crotone, in cui, nei mesi scorsi, c’è stata una replica riuscitissima dello spettacolo. «La storia - ha proseguito il nostro medico dell’allegria - narra delle vicende dell’elfo Verdino, il quale vorrebbe guarire il suo albero attaccato dai vermi. Senza soldi, nel paese degli uomini, il protagonista dovrà acquistare una medicina. Sarà aiutato dalla coraggiosa Sara, una bimba che gli farà salvare la pianta». Fra l’altro, le musiche del lavoro teatrale sono dell’eccezionale Goran Bregovic. Gianni conta di interessare anche altre strutture della Calabria. E, detto semplicemente, non sarebbe sbagliato che lo spettacolo ci fosse pure a San Giovanni in Fiore. L’instancabile studente si muove anche a spese proprie, cercando soprattutto di comprendere i pazienti. L’estate passata è andato in Mozambico, con una missione di padri dehoniani, visitando oltre duemila ammalati e rimanendo in Africa per un mese e mezzo. Un’esperienza unica, in luoghi poverissimi e privi di servizi e possibilità. Un’esperienza vissuta con amore, da Gianni, che ha potuto guardare direttamente il volto della sofferenza e della disperazione e che, non fermandosi per un secondo, ha fatto da primario, dove bisognava intervenire con cure mediche; da animatore, dove c’era bisogno di musica e poesia; da operaio, dove c’era da costruire, caricare, trasportare. Un’esperienza nella miseria più scura, fra malati di Aids e macerie di corpi, innocenti senza un orizzonte e la possibilità di soddisfare i bisogni primari. Dove perfino un gelato - ci ha riferito Gianni -, prima addirittura sospettato perché ghiacciato, può diventare motivo di gruppo e condivisione. «Il gelato offerto ai ragazzi dell’orfanotrofio di Maputo ha viaggiato in aereo. C’è da riflettere sugli sprechi e gli egoismi. Dobbiamo impegnarci e non credere di essere i soli sulla faccia del pianeta». Una testimonianza importante, a Natale, in cui generalmente i consumi si moltiplicano e la retorica tracima. Una testimonianza viva e bella, di un ragazzo senza grilli per la testa, senza la spocchia di troppi giovani d’oggi, purtroppo; senza modelli temporanei e impossibili importati dal piccolo schermo. Una testimonianza che potrebbe spingere all’impegno sociale e civile nella nostra regione, che potrebbe schiodarci e animarci. Insieme a Gianni, c’erano, in Mozambico, Jan Vinâs, rettore dell’Università di Barcellona e presidente della facoltà di Medicina europea, padre Aldo Marchesini, chirurgo in Mozambico, e diversi uomini di buona volontà. Nostro servizio

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