Futuro

Mettere al mondo il futuro - di Robbie Davis-Floyd - a cura di pfls

mercoledì 24 maggio 2006.
 

“METTERE AL MONDO IL FUTURO”

di Robbie Davis-Floyd (www. ildialogo.org, Mercoledì, 24 maggio 2006)

In Olanda, un bambino su tre nasce a casa, ed il 70% dei parti avviene in compagnia di una levatrice. L’Olanda ha una delle percentuali più alte di nascite normali e la più bassa percentuale al mondo di decessi materni e infantili durante il parto. Ci sono ancora paesi in cui, mentre la nascita del tuo bambino si avvicina, la levatrice viene a casa tua ogni giorno. Ti massaggia il ventre teso e la schiena dolente con oli d’erbe e canta canzoni che danno il benvenuto nel mondo al tuo piccolo. Istruisce la tua famiglia su cosa devi mangiare e come si deve aver cura di te, e lascia in dono frutta fresca, nocciole e tè per nutrirti. Quando arriva il travaglio, la levatrice presiede la tua “squadra personale” di zie e cugine e parenti varie. Ognuna di esse ha il suo compito: mescolare le erbe, massaggiarti le gambe, sussurrarti incoraggiamenti all’orecchio. Quando infine il tuo bimbo emerge, viene posto a giacere sul tuo petto, con il cordone ombelicale intatto, per permettere una transizione gentile. Nelle settimane seguenti, tu sei a riposo: devi nutrire il piccolo, dormire e legarti a lui. La tua famiglia e i tuoi amici si fanno carico di tutte le faccende domestiche. Ogni giorno fai il bagno e vieni massaggiata. Ti porta no i tuoi cibi favoriti, ricchi di proteine. C’è un’aria di festa: ognuno riconosce che sei sopravvissuta ad un passaggio che comunque ti aveva posto tra la vita e la morte. La depressione post parto non sai cos’è, perché non appena diventi triste c’è qualcuno che ti scuote dicendo: “Perché sei giù? Sei stata benedetta con questo bellissimo bimbo!” La levatrice viene a trovarti regolarmente, per assorbire le tue paure e rispondere alle tue domande. E’ una donna rispettata, nel villaggio. Nessuno può prendere il suo posto. Le sue sono le mani abili che afferrano la vita. E’ la guardiana del sacro cancello che sta tra il grembo ed il mondo. Le società che onorano le levatrici sono tipicamente nate sotto il segno di culture in cui donne e bambini, e il sapere delle donne, avevano valore ed ottenevano rispetto. Oggi, tuttavia, la modernizzazione medica sta rapidamente erodendo lo status delle levatrici tradizionali in molte aree. Molte di queste donne stanno sparendo, e spesso con loro se ne va quel valore e quel rispetto di cui parlavo. Pure, in alcune regioni, il vento del cambiamento sta suscitando la nascita delle “levatrici globali”. Le levatrici contemporanee stanno guidando questa trasformazione fondendo le pratiche olistiche tradizionali con gli aspetti benefici della scienza medica. Mentre lottano per poter praticare la loro professione con “le mani libere”, ed assicurarsi il rispetto da governi ed istituzioni, stanno sempre di più facendo rete e si organizzano politicamente per proteggere il benessere di madri e bambini. In occidente, la percezione della nascita è cambiata a partire dal 18° secolo. Il parto è diventato un evento medico e vissuto come una malattia. Dal momento in cui la gravidanza di una donna è certa, i professionisti sanitari si concentrano sui potenziali problemi. Quando inizia il travaglio, la donna viene trasferita in un ospedale, e messa in una stanza piena di macchinari e monitor. Frequentemente partorisce stando sulla schiena, sotto l’effetto di medicinali, sotto luci vivide e con i piedi nelle staffe. Parti indotti, forcipi, episiotomie e cesarei non necessari vengono usati sovente. Questo modello continua a diffondersi, nonostante l’accumularsi di studi sui suoi danni. Ma è interessante notare che nelle regioni in cui alle levatrici viene dato riconoscimento, esse assistono una percentuale sempre maggiori di parti. Naturalmente non in ogni caso le levatrici tradizionali sono benefiche: alcune non sono abili, e certi costumi locali possono essere dannosi: i rapporti indicano però spesso un legame diretto fra il trattamento riservato alle levatrici e quello che esse riservano alle donne. Dove sono malpagate, bistrattate dai medici, e lavorano lunghe ore in condizioni stressanti, senza facilitazioni di alcun tipo, le loro prestazioni sono di bassa qualità. Per contrasto, sta emergendo un po’ ovunque il fenomeno dell’ “ostetrica postmoderna”. Sono levatrici che conoscono sia i limiti che i pregi del sistema medico occidentale e del proprio, e si muovono con fluidità tra i due. Sono donne informate dal punto di vista scientifico e molto consapevoli della propria unicità culturale così come dell’importanza che il loro lavoro ha globalmente. Sono mediatrici, che attraversano i confini tra casa e ospedale, moderno e tradizionale, locale e internazionale. Il loro scopo è che la dimensione del loro lavoro, centrata sulla donna, resti intatta. Sono come delle “mutatrici di forma”, che sanno come sovvertire il sistema medicalizzato e come allearsi con esso, a seconda delle necessità. Fanno alleanze con la medicina occidentale quando è possibile, e si mettono in collegamento con le altre levatrici in tutto il mondo, per preservare ed insegnare quanto di meglio le culture umane hanno prodotto rispetto alla nascita. Al di là del parto, molte di esse provvedono altri servizi alle comunità di cui fanno parte: dalla cura delle slogature ai massaggi, dall’informazione prenatale all’erboristeria. Sono frequentemente rinomate come leader “spirituali”, organizzatrici, attiviste nel campo della sanità pubblica. Un esempio è Donna Facunda, una “partera tradicional” (levatrice tradizionale) di Morelos, in Messico, che dirige un centro per le nascite. Nel centro, su una tavola di marmo, ci sono tutti gli attrezzi che si possono trovare in una sala ospedaliera. Facunda racconta che i parenti delle sue clienti credono nelle procedure ospedaliere, compresa la faccenda di partorire stando sulla schiena. “Se vogliono che io agisca come un medico, io questo non posso farlo. Ma quando le suocere o altre parenti chiedono: E’ ora che si sdrai sulla schiena? Io dico “Non ancora”, e incoraggio la donna a continuare a camminare, oppure a restare comoda sul mio letto a due piazze. La maggior parte delle madri, qui, partorisce seduta o accucciata.” Le levatrici tradizionali messicane si stanno sforzando di emergere come movimento sociale. I loro centri per le nascite sono adiacenti alle loro case private, e sono completi di autoclave ed equipaggiamento sterilizzato. Le pareti dei centri sono coperte di diagrammi sul ciclo della fertilità femminile e di mensole su cui stanno preparati d’erbe, oli, rimedi olistici. Sempre di più, i governi e le organizzazioni che si occupano di sanità stanno riconoscendo le levatrici tradizionali come partner affidabili per quanto concerne la cura della salute delle comunità. E’ relativamente recente il programma del governo egiziano che offre alle “dayae” (le levatrici tradizionali) addestramento gratuito e garantisce il loro libero accesso a materiali sterilizzati, stabilendo inoltre una relazione tra le levatrici e i medici che vengono da loro chiamati in casi d’emergenza. Il risultato è stato una decrescita del 50% nella mortalità materna nelle zone rurali in otto anni. Riconoscendo che il ruolo delle levatrici può essere cruciale nell’educazione sanitaria rispetto all’Hiv/Aids, la Confederazione Internazionale delle Levatrici e l’Istituto olandese per la Conoscenza Medica hanno in collaborazione lanciato un’iniziativa di prevenzione che offrirà formazione a circa 100.000 levatrici in 38 paesi del mondo. Le nostre “ostetriche postmoderne” reggono fra le loro mani la promessa di un mondo salubre, sebbene oggi non vi sia nulla di semplice nell’essere una levatrice. Figlie del tempo e della tradizione, vogliono assicurarsi che le loro cure restino a disposizione delle madri e dei piccoli di tutto il mondo.(Trad. M.G. Di Rienzo)

Maggiori informazioni:

International Center for Traditional Childbearing: www.blackmidwives.org

Safehands for Mothers: www.safehands.org

Birthing the Future: www.birthingthefuture.com

Citizens for Midwifery: www.cfmidwifery.org

International Confederation of Midwives: www.internationalmidwives.org


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