Di Dario Di Vico (Corriere della Sera 13/5/06)
La sinistra italiana non riesce a fare i conti con la figura di Marco Biagi. Ancora di recente in un talk show un esponente di primo piano dell’Unione, Alfonso Pecoraro Scanio, per sostenere l’ennesima e sterile polemica sull’argomento, ha esclamato che «Biagi era una persona per bene e una legge così non l’avrebbe mai fatta». E devono essere d’accordo con lui tutti quelli che ipocritamente la ribattezzano legge 30 o addirittura legge Maroni. Chapeau dunque a Walter Veltroni che al giurista ucciso dalle Br ha dedicato una strada della capitale e soprattutto ha avuto il coraggio di scrivere, in un articolo uscito ieri sulla Stampa , che quella di Biagi è la via giusta per favorire la crescita dell’occupazione. «La flessibilità ha contribuito a facilitare l’accesso di tanti ragazzi e ragazze al mondo del lavoro». Più chiaro di così il sindaco di Roma non poteva essere. Il messaggio è diretto a quanti dentro l’Unione - ma anche nei Ds - hanno fatto dell’abolizione della Biagi un obiettivo identitario, quasi che la cancellazione di quel provvedimento - e di quel nome indigesto - possa essere nei primi 100 giorni la dimostrazione del peso delle sinistre radicali dentro la coalizione uscita vincitrice dalle urne. Invece vale esattamente il contrario: il nome del professore socialista e cattolico è diventato un simbolo, accettare la sua legge è anche la riprova di un riformismo maturo che mette tra sé e la cultura che ha animato gli assassini di Biagi un solco incolmabile. Il gesto di Veltroni apre, dunque, una prospettiva nuova per le forze del centrosinistra, ricucire il Paese dandosi come bussola la ricerca delle soluzioni più efficaci, arrivando ad utilizzare spezzoni di provvedimenti decisi dal centrodestra. Il governo Prodi vorrà migliorare la Biagi? Intenderà porsi l’obiettivo di difendere il lavoro debole? Si sforzerà di dotare l’Italia di un più moderno sistema di ammortizzatori sociali? È giusto e auspicabile che lo faccia. Il precariato può essere una condizione temporanea, non è razionale che si trasformi in quella che un riformista coraggioso come Pietro Ichino ha bollato come «la nuova apartheid». Ma le affermazioni di Veltroni fanno notizia perché nel centrosinistra non è ancora uscita allo scoperto un’impostazione che si proponga di costruire le condizioni dell’uguaglianza e non si limiti ad invocarle per decreto. L’imponibile di manodopera è una gloriosa parola d’ordine del sindacato degli anni 50, dei tempi di Giuseppe Di Vittorio, ma nell’epoca della delocalizzazione le strategie per accrescere le occasioni di lavoro (e per tutelarlo) richiedono sperimentazione e coraggio. Un diritto del lavoro che garantisce l’inamovibilità degli insider e sposta tutto il rischio a carico degli outsider , di sicuro oggi non aiuta e andrebbe ripensato. Per Prodi la disputa sulla Biagi è una piccola cartina di tornasole. Vale la pena ricordare come all’epoca del suo precedente governo fosse stata messa su una commissione incaricata di elaborare un progetto dell’Ulivo per l’ammodernamento del welfare . A presiederla fu chiamato uno dei più stimati collaboratori del Professore, l’economista bolognese Paolo Onofri. Il documento finale di quella commissione conteneva ricette coraggiose e spunti innovativi. I massimi dirigenti confederali, e non solo quelli della Cgil, lo marchiarono sprezzantemente come «atti osceni in luogo pubblico». E quel rapporto restò nei cassetti di Palazzo Chigi. Fortunatamente Onofri gode di buona salute e forse sarebbe felice di aggiornare quel documento di nove anni fa.
Vorrei rassicurare l’autore di questo scritto dicendogli di dormire tranquillo in quanto il governo confindustriale Prodi-Montezemolo-Bertinotti non cancellerà mai la vergognosa legge Biagi/30/Maroni(Chiamala come vuoi). Fu proprio il primo Governo Prodi che con il pacchetto-Treu diede il via ad una gigantesca operazione di macelleria sociale. Quando si parla di queste leggi non bisogna farlo in maniera fumosa, ma spiegare alla gente che cosa sono. I contratti Co.Co.Co.(Pacchetto Treu) non prevedevano nessuna tutela per i lavoratori: niente permessi per malattia, niente permessi per maternità, niente ferie, niente TFR. Questo è schiavismo oppure no? E poi: nessuna sicurezza sul salario percepito, così un mese un lavoratore potrebbe guadagnare 500 euro e un altro mese potrebbe guadagnare 15(Quindici) euro. Peccato che tutti i lavoratori abbiano questo vezzo borghese per cui debbano mangiare, vestirsi, comprare libri per studiare, pagare affitti e bollette tutti i giorni e tutti i mesi! Per non parlare poi dell’accesso al credito: prova ad andare a chiedere un mutuo per comprare una casa con in mano un contratto di 3 mesi di collaborazione a progetto...Ti ridono in faccia! Ebbene si, i lavoratori hanno anche quest’altro vezzo borghese: vorrebbero farsi una famiglia e avere una casa, non dormire in macchina o sotto i ponti! Con la legge 30/Biagi/Maroni non è cambiato quasi nulla e quelle modifiche che ha apportato rispetto al pacchetto Treu non hanno trovato applicazione nei contratti che le aziende fanno firmare ai lavoratori. Gli autori di queste leggi sono dei delinquenti politici al soldo dei padroni (Di destra e di sinistra), perché hanno messo nella più totale disperazione un’intera generazione di uomini e donne negandogli di fatto qualsiasi prospettiva di vita! Hanno azzerato i diritti sindacali (Quasi nessun lavoratore con contratto di collaborazione a progetto si sogna di iscriversi ad un sindacato o di scioperare, perché metterebbe a rischio il posto di lavoro). Hanno cancellato di fatto il CCNL. Questa è una legge fatta solo ed esclusivamente per far aumentare i gia altissimi profitti delle aziende. Questa è la legge geniale che i lavoratori dovrebbero difendere? Difendila tu! Io non ti conosco, non so chi sei, ma spero per te che tu sia uno di questi titolari di azienda che tanto hanno da guadagnare nel difendere questa legge. Se così non fosse, se anche tu sei un lavoratore o un disoccupato... Allora... Mi viene in mente l’epiteto che usò Berlusconi rivolto agli elettori di sinistra che votano (O si schierano) contro i propri interessi.
Francesco Basile