Editoriale

Ecco perché a San Giovanni in Fiore è urgente il consiglio comunale aperto sulla sanità

I capigruppo consiliari hanno oggi una grande responsabilità: stare col popolo o stare contro il popolo
giovedì 4 febbraio 2016.
 

Non c’è una sola ragione per negare al popolo un consiglio comunale aperto sullo stato della sanità nel territorio e nell’intera Calabria. Non una; anche perché il consiglio comunale aperto è stato proposto dalla minoranza consiliare, rappresentata soltanto da Antonio Lopez (Fratelli d’Italia), quindi auspicato dal deputato 5 stelle Dalila Nesci e argomentato dalla nostra associazione culturale, La Voce di Fiore.

(In foto la giunta comunale di San Giovanni in Fiore, ndr)

Un eventuale diniego, espresso o artificioso, avrebbe soltanto un significato politico: attesterebbe che alla maggioranza di governo stanno bene i tagli alla sanità, continui e mortiferi; da Giuseppe Belcastro a Domenico Lacava, da Antonio Nicoletti a Milena Lopez e agli altri esponenti della coalizione di centrosinistra, tutti eletti con grandi consensi personali. Inoltre, un diniego netto o pretestuoso certificherebbe che la maggioranza di governo, riconducibile al governatore regionale Oliverio, teme il confronto costruttivo su un tema cruciale, cioè il recupero della dignità di un’intera popolazione.

Sì, perché adesso siamo nel baratro, diciamocelo senza veli o cazzonaggine, a cominciare dalla precarietà della risposta pubblica al bisogno di salute. Siamo in pochi a predicarlo: la truffa del debito pubblico e i patti scellerati tra il parlamento scorso e i padroni della moneta europea stanno cancellando ogni traccia dello Stato, ogni tutela nel lavoro e ogni valore del denaro, portando a suicidi quotidiani, disperazione e malattie.

Non possiamo accettare d’avere una sanità insicura per operatori e pazienti, totalmente priva di risorse, con strutture che scoppiano e condizioni generali da manicomio: scarsissima disponibilità di medici e infermieri per l’imbroglio del piano di rientro, mancanza di presìdi di base come il servizio cardiologico pieno nell’ospedale di San Giovanni in Fiore, carenza di mezzi di trasporto adeguati e di strumenti di connettività dati e di prevenzione.

Sappiamo bene, poiché siamo molto informati, che i capigruppo consiliari hanno paura, non tutti, della reazione popolare e delle critiche che potrebbero piovere in un consiglio comunale aperto; in una, del giudizio delle persone più semplici, che hanno compreso in pieno la gravità della situazione in fatto di sanità e visto che non si è mossa foglia per cambiare, difendere, tutelare, pretendere.

Finora il sindaco Belcastro ci ha tenuto a bada con la visita in stile caudillo del commissario Scura e con l’ipotesi di un passaggio del nuovo dg dell’Asp di Cosenza, Raffaele Mauro. Noi Scura lo conosciamo molto bene e ne abbiamo studiato gli atti. Aprire, se sarà, una piccola chirurgia sperimentale nell’ospedale locale non serve a nulla, se a monte non c’è un ragionamento complessivo su come assistere, nell’emergenza e per l’ordinario, il paziente di San Giovanni in Fiore.

Ficchiamoci in testa che viviamo in un posto di montagna, con risapute distanze e difficoltà di spostamento; tanto per Cosenza, quanto per Crotone. Perciò, facciamola finita di giocare agli indiani e di scrivere belle frasi su Facebook, sui nostri profili personali ricordando ai ministri della maggioranza che San Giovanni in Fiore deve avere servizi reali e a buon diritto i vigili del fuoco. Piuttosto che parlare, passiamo ai fatti.

A questo riguardo, un consiglio comunale aperto, che i capigruppo consiliari dovranno ammettere per coscienza, identità e in nome del popolo, servirà a un obiettivo principe: creare quell’unità che manca rispetto al grande bisogno di sanità di una popolazione scaricata dal governo centrale, innanzi a cui il governo regionale del compaesano Oliverio appare nei fatti subordinato, nell’attesa di grazie e benedizioni dal monarca Renzi.

Noi non accetteremo che questo territorio rimanga terra di conquista, di baratto e ricatto. Non accetteremo di essere ancora umiliati da un ministro della Salute e da un ministro dell’Economia che tacciono beatamente sulla “truffa” del piano di rientro, sugli arbìtri della gestione commissariale, sull’immobilismo e sulla complicità del dipartimento regionale di competenza. Non accetteremo di essere subordinati a vita e, per un vecchio destino nazionale, di dover subire a oltranza un’arretratezza imposta dall’alto e una rassegnazione alimentata dal basso. Intelligenti pauca.

Inoltre, non accetteremo le caramelline consolatorie. Riflettano dunque bene i capigruppo consiliari, prima di commettere leggerezze.

Emiliano Morrone e Domenico Monteleone

Ufficio di presidenza La Voce di Fiore


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