E se le pecore nere le avessimo in classe?

giovedì 30 settembre 2010.
 

Nell’ultimo Festival Internazionale del Cinema di Venezia uno straordinario successo lo ha ottenuto la pellicola diretta ed interpretata da Ascanio Celestini “La Pecora Nera”. Pellicola che narra il meglio - parole dell’attore / regista - dei manicomi e di conseguenza delle loro abitudini quotidiane all’interno dell’istituto manicomiale. Ma proviamo a pensare, a trasportare la pecora nera del film del Celestini nel nostro quotidiano e a paragonare anzi a sostituire il manicomio con la nostra scuola e le pecore nere invece di attori bravi ma lontani solo da raccontare fossero i figli diversamente abili dei nostri vicini? Come ci comporteremmo? Che tipo di educazione gli daremmo? E i loro educatori, i loro insegnati di sostegno chi sono quanti sono e cosa fanno nel manicomio scuola Italia? Abbiamo cercato di fare un po’ di luce su questo mondo che inglobato in quell’enorme carrozzone precario ed instabile di nome scuola non viene quasi mai preso in considerazione sul serio come a sottolineare una certa “diversità” di trattamento del disagio rispetto alla sua madre normodotata Scuola. La legge per l’integrazione dei portatori di handicap a scuola, del 1977, ha posto il nostro sistema d’istruzione tra i più avanzati in Europa creando però le premesse per un suo colossale insuccesso. Migliaia e migliaia di docenti sono stati mandati e ancora si mandano allo sbaraglio non avendo alcuna cognizione su come affrontare situazioni delicatissime. Molto spesso il sostegno agli alunni disabili si presenta come un’opportunità per farsi largo nella triste ressa del precariato. Ma quante sono le Pecore nere nelle scuole italiane? In Italia sono circa 170 mila gli studenti portatori di handicap, interamente assorbiti dalla scuola pubblica - nonostante la legge sulla parità scolastica -, pagando il conto più salato delle varie fanfaronate spacciate per politiche scolastiche. Nelle scuole molisane gli studenti portatori di handicap sono poco più di 900 unità. Un dato che in continua crescita negli ultimi anni. In provincia di Campobasso abbiamo un totale di 655 studenti così ripartiti: 38 per la scuola dell’infanzia, 200 per la scuola primaria, 169 per le scuole medie (primo grado) e 248 per le superiori (secondo grado). Mentre per la provincia di Isernia abbiamo solo un dato complessivo ovvero 250 studenti portatori di handicap. E i docenti di sostegno, quanti sono chi sono? Di contro abbiamo circa 70 mila docenti di sostegno sul territorio nazionale di cui quasi 30 mila sono supplenti. La maggior parte proviene da discipline con graduatorie sature, in genere dal settore umanistico, oppure con graduatorie in estinzione come nel caso delle applicazioni tecniche. In Molise abbiamo questa situazione: 264 docenti di sostegno nella provincia di Campobasso così suddivisi: 15 alla scuola dell’infanzia; 79 alla scuola primaria; 69 alla scuola di primo grado; 101 alla scuola di secondo grado mentre, 200 sono insegnati di docenti sono in attività nella provincia Pentra per un totale di 464 docenti di sostegno stabili ovvero insegnati di sostegno di ruolo con contratto a tempo indeterminato oppure con un incarico al 31 agosto (supplenza massima). A tutto questo bisogna aggiungere i 106 docenti in deroga ovvero posti in più che vengono assegnati di volta in volta dal Provveditorato competente. In provincia di Campobasso 60 deroghe mentre 46 sono per la provincia di Isernia tutti con contratto a scadenza al 30 giungo. Andando a ricapitolare in Molise abbiamo una comunità docente (nella sua interezza) di 3.722 unità di cui il 12% si occupa di sostegno, di disabilità. In questo 12% circa il 20% è precario senza un contratto a tempo indeterminato o comunque con una supplenza annuale. Bisogna però sottolineare che i tagli nel settore scuola, di cui tanto si parla -giustamente- e si urla nelle manifestazioni quasi quotidiane oramai, ha poco coinvolto questo ramo dell’istruzione pubblica: in regione abbiamo solo 3 posti / docenti in meno rispetto allo scorso anno. Allora quale è il disagio le difficoltà che incontrano genitori e docenti di bambini portatori di handicap? Il disagio in questo caso come detto non è dovuto tanto alla carenza di insegnati nelle scuole ma piuttosto la crescita vertiginosa degli studenti portatori di handicap che è avvenuta negli ultimi anni, circa un 8% - 15% in più tra i banchi delle scuole molisane. Purtroppo la soluzione adoperata dai provveditorati (USP) e dai gruppi di lavoro (GLH) addetti alla valutazione dello studente hanno deciso di tagliare drasticamente le ore di sostegno portando avanti il seguente teorema: meno ore massime agli utenti più copertura degli stessi con meno insegnati. Risultato? I genitori protestano i docenti anche. Chi riconosce il diritto d’istruzione la scuola o il tribunale? Tanto oramai, anche in Molise, sono i genitori che protestano per questa sciagurata decisione. In particolare genitori e docenti di sostegno lamentano una situazione a tratti insostenibile dovuta ad una riduzione delle ore attribuite dai GLH e dagli USP di Campobasso e di Isernia. I genitori delle nostre “Pecore Nere” per vedersi riconosciuto un diritto incontestabile (legge 104/92) sono stati costretti a rivolgersi ai giudici del TAR. Attualmente in Molise presso il Tar regionale sono presenti 15 casi: la sola Cgil ha in mano 4 ordinanze di sospensione. Cosa vuol dire? I giudici ritenendo illegittimi ed immotivati i provvedimenti degli USP in questione hanno attribuito agli alunni diversamente abili le ore di sostegno che erano state richieste dalla scuola. Domando: che senso ha tutto questo? Per quale motivo bisogna costringere i genitori a fare ricorso alla giustizia amministrativa? Chi riconosce il diritto allo studio all’istruzione la scuola o i tribunali? Nessun senso ma solo ulteriore disagio. In tutta onestà tutto ciò non ha senso per due ordini di senso. Il primo tutto di carattere socio-educativo: il taglio delle ore di sostegno diminuisce il diritto all’istruzione e di conseguenza la possibilità di integrazione e di autonomia. Il secondo di carattere socio-economico: continuando con questo andazzo l’integrazione dei diversamente abili verrebbe garantita solo formalmente e si creerebbe un ulteriore discriminazione sociale ed economica tra chi può permettersi di ricorrere e chi non ha la disponibilità economica per permettersi un iter giudiziario. Eppure.... La norma legislativa. Nelle legge del 24 Dicembre 2007, n. 244 e più precisamente all’articolo 2, commi 413 e 414 si stabiliva che a decorrere dall’anno scolastico 2008/2009 un progressivo decremento del numero dei posti (comma 413) e della dotazione organica di diritto (comma 414) degli insegnati di sostegno. Eppure... Eppure con la sentenza n. 80 del 26.02.2010, la Corte Costituzionale, si decretava l’illegittimità costituzionale sia dell’articolo 2 comma 413 della legge 24 Dicembre 2007 n. 244 nella parte in cui fissa un limite massimo al numero dei posti degli insegnati di sostegno, sia dell’articolo 2, comma 414, nella parte in cui esclude la possibilità già contemplata dalla legge 27 Dicembre 1997 n. 449 di assumere insegnati di sostegno in deroga in presenza di classi di studenti con disabilità grave una volta esperiti gli strumenti di tutela previsti dalla normativa vigente. Alla sentenza della Corte Costituzionale bisogna aggiungere anche la Circolare n. 59/2010 del MIUR nel richiamare “la scrupolosa osservanza delle vigenti disposizioni sia per quanto concerne le modalità e le procedure di individualizzazione dei soggetti con disabilità sia ai fini dell’assegnazione delle ore di sostegno” ha precisato che “ la proposta relativa al numero delle ore di sostegno da attribuire a ciascun alunno disabile è affidata al gruppo di lavoro di cui all’articolo n. 5 comma 2 del DPR del 24.12.1994” Cosa vuol dire tutto ciò? Che il ricorso al Tar da parte dei genitori degli alunni disabili è evitabile ovvero i gruppi di lavoro (GLH) e i provveditorati (USP) possono tranquillamente evitare alle famiglie di rivolgersi al tribunale e di poter loro adempiere magari in deroga al taglio delle ore e riempire con risparmio economico e con un sorriso il buco orario. Ma se questo non avviene, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale e una circolare del MIUR, di chi è la colpa? Chi si assume la responsabilità di vigilare e di evitare una situazione che va verso il collasso? Gli assessori regionali e provinciali al ramo (scuola e sociale) sanno di questa situazione? La conoscono? E se la conoscono perché non fanno nulla per evitare ulteriori disagi alle famiglie, ai loro figli ma anche agli insegnati di sostegno? Ed ancora, chi ci guadagna a creare ulteriore disagio e sofferenza a chi cerca solo un po’ di tranquillità? Ad oggi l’unica risposta l’abbiamo avuta da alcuni genitori che stanchi e sfiduciati hanno riproposto, chiedono, il ripristino delle classi differenziale non sopportando più la girandola dei docenti quasi mensile, la mancanza di interventi qualificati, il sospetto di costituire un alibi alle insufficienze di un sistema, come quello scolastico, in stato di abbandono.

Alessandro Corroppoli - 30.09.2010


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