Eu-angelo (Buona-notizia) o Van-gélo (Inferno)?!! "Mammona" ("Deus caritas est") o Amore ("Deus charitas est") ?!

GESU’, GIUSEPPE, E MARIA!!! CHE CONFUSIONE IN VATICANO TRA "MAMMONA", AMORE, E VALORI NON NEGOZIABILI. LA CEI CON LA SUA "NOTA" HA DICHIARATO UNA GUERRA COMMERCIALE ALL’ITALIA PERCHE’ PENSA CHE LA COSTITUZIONE ITALIANA SIA UNA "CARTA" PER VENDERE A CARO-PREZZO ("caritas") LE PATATE, IL PESCE, LE BANANE, I CAVOLI E LE RAPE!!! Un editoriale dell’"Avvenire" di Francesco D’Agostino - a cura di pfls

domenica 1 aprile 2007.
 

A proposito della Nota

Quale autonomia nelle questioni antropologiche?

di Francesco D’Agostino (Avvenire, 30.03.2007)

Non è un mero stilema dialettico, quello che conclude la "Nota" del Consiglio permanente della Cei sulla famiglia, nel punto in cui si offrono le riflessioni elaborate nel testo alla coscienza di tutti. È evidente che i destinatari privilegiati della "Nota" sono i cattolici. Ma è anche evidente che il tema trattato non è confessionale. Ciò che è in gioco, quando si parla di famiglia, è il bene umano, come bene comune. Forse qualcuno (a torto) sorriderà, leggendo nel testo della "Nota": «Ogni persona, prima di altre esperienze, è figlio e ogni figlio proviene da una coppia formata da un uomo e una donna». Si tratta di una verità semplice, semplicissima, ma proprio per questo fondamentale e universale. Chi è introdotto «nel mondo complesso della società» grazie ai genitori e alla sicurezza del loro affetto possiede «un patrimonio incalcolabile di sicurezza e di fiducia nella vita». E questo patrimonio «garantito dalla famiglia fondata sul matrimonio» va custodito per il bene di tutti, letteralmente di tutti.

Non è necessario un grande sforzo concettuale, ma solo la capacità di una lettura senza pregiudizi, per percepire che queste considerazioni della "Nota" sono profondamente laiche, e si rivolgono quindi a tutti gli uomini di buona volontà, come peraltro è reso evidente dal fatto che mai nella "Nota" si fa richiamo alla dimensione sacramentale (essa sì confessionale) del matrimonio.

La richiesta di coerenti comportamenti politici ai politici cattolici che emerge dalla "Nota" va quindi intesa in questa chiave: non si tratta di una richiesta di fedeltà cieca ed ottusa al magistero della Chiesa; è una richiesta di fedeltà consapevole e intelligente al bene dell’uomo, della cui promozione, in questo come in ogni altro caso, i vescovi si fanno carico, nella consapevolezza che è l’unico modo per rispettare il mandato evangelico. È per questo che tale richiesta presuppone il discorso (filosofico e teologico) sulla libertà di coscienza e non lo manda affatto in soffitta, come da qualche parte si è detto.

Libertà di coscienza significa in primo luogo dovere di riflettere sulla verità delle cose, dovere di confrontarsi con tutte le istanze che possono dire parole autorevoli in materia (e quindi con l’insegnamento del magistero) e soprattutto dovere di non soggiacere al proprio narcisismo individualistico (al "nostro caro Io", come diceva Kant), ma piuttosto di usare nei confronti di se stessi la critica più rigorosa e coerente. Il principio del pluralismo e dell’autonomia dei laici in politica è sacrosanto, ma per l’appunto solo per questioni politiche, che riguardino cioè l’occasionalità di scelte essenzialmente contingenti, anche se di grande rilievo.

Sono ad es. libero, in quanto cattolico, di optare politicamente per la monarchia o la repubblica, per la destra o la sinistra, per un’economia di mercato o per un’economia dirigista, per il monopolio o per la liberalizzazione dei servizi pubblici: potremmo andare avanti con infiniti esempi. Ma non posso ricondurre a una mia pretesa autonomia la decisione su questioni antropologiche fondamentali, sulle questioni non negoziabili, che mettono in gioco l’essenza stessa della persona: la discriminazione razziale, la disponibilità della vita, la libertà religiosa (per tutti), la libertà dell’educazione dei giovani, l’attenzione per i più deboli e per gli anziani, l’identità della famiglia... queste non sono questioni politiche, ma antropologiche; possono ricevere dalle leggi dello Stato determinazioni giuridiche variabili, ma solo nel contesto di chiarissimi e inequivocabili principi fondativi.

Come non pensare che la coerenza che la "Nota" richiede ai politici (e non solo a quelli cattolici) non sia un bene politico fondamentale, anzi, forse, l’unico vero bene politico su cui tutti dovremmo convenire?


Sul tema, nel sito, si cfr.:

FAMILY DAY E NOTA DELLA CEI: IL VATICANO CONTINUA LA SUA CIECA E SORDA GUERRA CONTRO L’ITALIA!!! LA LEGGE DEL "FIGLIO DI MAMMASANTISSIMA" CONTRO LA LEGGE DEI NOSTRI PADRI E DELLE NOSTRE MADRI, LA COSTITUZIONE (LA NOSTRA "BIBBIA CIVILE")!!!


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