Politica

Gianni Vattimo intende dimettersi da consigliere comunale di San Giovanni in Fiore e la Voce di Fiore sospende il cartaceo

mercoledì 21 settembre 2005.
 

Gianni Vattimo mi ha comunicato ieri la sua volontà di scrivere subito una lettera di dimissione dal consiglio comunale di San Giovanni in Fiore. Ora comincerà, in certi ambienti, il pettegolezzo roboante su una sorta d’inganno agli elettori da parte del movimento "Vattimo per la città", con la motivazione d’aver presentato un candidato sindaco sparito da consigliere. Nel capoluogo silano, è molto facile parlare degli assenti. Personalmente, non intendo assumere alcuna difesa né domandare scusa a qualcuno. Ho ideato e messo in piedi il gruppo politico che ha sostenuto la candidatura del filosofo, fatto di giovani che si sono spesi per la collettività e non hanno mai incontrato l’appoggio che poteva esserci. L’elettorato ci aveva promesso, ci aveva detto della necessità di cambiare, ci aveva corteggiato e incontrato, partecipando, in larga parte fintamente, alla più importante reazione politica rispetto all’immobilismo doloso della classe dirigente locale. A distanza di qualche mese dalle elezioni, tutto, nella città florense, ha seguito la direzione dello sfascio: dai servizi ai diritti. Abbiamo visto, ormai passivamente anche noi, il compimento della fase ultima, prima della disfatta definitiva, del progetto di distruzione delle risorse umane ed economiche di San Giovanni in Fiore, concepito e gestito da una sinistra clientelare, autoreferenziale e contraria ai princìpi dello Stato. Anche il periodico da cui era partita la candidatura di Vattimo, "la Voce di Fiore", molla, chiude i bandoni: siamo convinti che tutto debba procedere secondo la logica stabilita, con rigore scientifico, dagli uomini più venerati e confermati della nostra area. Coi risultati regionali, poi, e con la probabilissima affermazione del centrosinistra alle politiche, i disegni di ripresa, riqualificazione, rifunzionalizzazione, riordino, valorizzazione e sviluppo, del polo riformista, possono acquisire via via concretezza e forme. Noi della Voce, Vattimo in testa, siamo convinti d’aver dato un forte contributo alle coscienze, facendo politica per davvero, senza chiacchiere o ricatti, e denunciando la peggiore degenerazione della morale, a San Giovanni in Fiore, in ambito pubblico. Nonostante le nostre iniziative, anche di carattere culturale, tese a proporre un modello di città aperto al sociale, all’arte, alla tecnologia, alla cooperazione, alla produzione e al rispetto delle regole, siamo sempre stati ostacolati e non considerati da quanti, con la scusa d’una nostra supposta inesperienza, hanno votato per i soliti noti, legittimandone, in modo apparentemente democratico, tutte le manovre politiche e amministrative di declassamento comunale. Non ci sono, allora, grandi saluti da fare: ogni giorno guardiamo treni che continuano a partire, la gente se ne va, resta chi gode. Vattimo, che sarebbe stato preziosissimo per la città di Gioacchino, ieri m’ha detto che avrebbe continuato, da consigliere comunale, se avesse avuto una minima speranza nel cambiamento culturale e politico di San Giovanni in Fiore. Chi ha una simile speranza, scriva, per favore, su che cosa si basa. Un ruolo, noi della Voce e del gruppo di Vattimo, l’abbiamo avuto. Siano gli altri, adesso, a reagire, a non starsene comodamente a casa o in strada a sentenziare. Inizino a rischiare, a esporsi, a operare praticamente, se non vogliono rimproverarsi d’essere squallidi complici. Noi ce ne andiamo, come hanno fatto i nostri predecessori. Qui, non si può proseguire. A meno di non prostrarsi indignitosamente e aspettare la sporca carità di chi s’è arricchito sfruttando la situazione.

Emiliano Morrone


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