Ecomafia in Molise. Ieri la camorra dei casalesi, oggi l’azienda Caturano?

venerdì 27 agosto 2010.
 

Uno dei business cui le mafie dedicano maggiore attenzione è lo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, che in una terra come il Molise, a bassa densità abitativa e con un territorio prevalentemente collinare, trova sempre nuovi sbocchi: per capirci, negli ultimi due anni sono spuntate circa venti discariche abusive, ma per avere un quadro più chiaro della situazione meglio fare un breve excursus nel tempo e partire dai favolosi anni ottanta.

La contrada di Fragnete, campagna alle porte di Isernia, è stata per lungo tempo inondata di munnezza, fusti contenenti rifiuti tossici e sostanze radioattive, sversate nella zona chiamata Frusc’, un bellissimo tratto di bosco dove querce e tartufi abbondavano. Il meccanismo era semplice, tutto avveniva nelle ore notturne: gli scavatori preparavano le buche e i camion dei Casalesi - da sempre primedonne di questo business illegale a marchio Camorra - le riempivano.

Questo giochino è andato avanti per qualche anno, fino a quando le proteste dei contadini, che tutto vedevano e sentivano, non si sono fatte insopportabili, costringendo l’amministrazione locale ad agire. Per mettere tutto a tacere, quel lembo di terra irrimediabilmente inquinato è stato “coperto” da una postazione della Protezione Civile, aperta solo d’estate e utilizzata più che altro per grassi barbecue e interminabili partite di passatella. Nessuno si è preso la briga di bonificare e aprire un’inchiesta, nonostante più di qualcuno avesse segnalato alle autorità lo strano viavai notturno. Fatto ancora più curioso, la sede della PC è indicata come sito di raccoglimento in caso di calamità naturali: se mai la terra dovesse tremare, i cittadini della provincia di Isernia potrebbero tranquillamente dormire su un cuscino di ‘munnezza.

Quando si chiude una porta si apre un portone, e infatti le reazioni dei contadini ebbero come unico effetto quello di creare nuove opportunità di smaltimento illegale. Le istituzioni isernine spostarono la discarica comunale dal bosco Frusc’ al Colle Santa Maria, sempre a Fragnete: di giorno arrivavano i rifiuti urbani prodotti dai cittadini di Isernia, di notte i carichi dei Casalesi, che certamente non trasportavano caramelle e biscotti.

Al calar del sole il traffico sul colle si intensificava come quello capitolino nelle ore di punta, qualcuno racconta persino di scorie radioattive rovesciate in un dirupo utilizzato come enorme cassonetto. Nelle ore diurne, invece, capitava spesso che i rifiuti venissero gettati su copertoni di gomma ardenti e, se c’era vento, il fumo nero e irrespirabile si propagava nelle zone circostanti, da Fornelli a Castelromano, da Ravasecca a Breccelle: Fragnete, terra di contadini, viveva in anteprima quello che sarebbe poi successo nella Terra dei Fuochi.

Solo dopo lungo tempo e numerose manifestazioni il Comune, più o meno 20 anni fa, si è deciso a mettere un fermo. Anche in questo caso senza bonificare. L’art. 17 comma 9 del decreto Ronchi dice che “qualora i responsabili non provvedano o non siano individuabili” (dell’inquinamento da rifiuti, ndr) - e di solito non lasciano il bigliettino da visita - “gli interventi di bonifica e ripristino ambientale sono realizzati d’ufficio dal Comune competente e, ove questo non provveda, dalla Regione.”

Fin’ora nessuno ha provveduto, ma questo è il minimo, perché qualcuno ha avuto persino il coraggio di inaugurare, sul colle inquinato, il Parco delle Testuggini: il Comune l’ha chiamata “L’oasi naturalistica di Colle Santa Maria”. Il 22 aprile 2007 l’allora assessore comunale - oggi dirigente del servizio ambiente - Giulio Castiello, dichiara in pompa magna:“L’intervento ha come priorità la difesa della testuggine di Hermann, una specie autoctona di interesse comunitario tra le più rare e minacciate della fauna italiana.”

È come se, per proteggere i pesci rossi, viene utilizzato un acquario con acqua infetta. Eppure non si comprende la logica dell’immobilismo istituzionale visto che il Comune ha ricevuto nel 2006 “un finanziamento di 120mila euro che dovrà essere utilizzato per bonificare la zona.” Gli anni ottanta sono passati da un pezzo, ma il Molise - oggi come ieri - è ancora ferito dal traffico di rifiuti tossici.

Nell’interrogazione a risposta scritta, presentata al Parlamento da Nichi Vendola il 25 novembre 2004, si legge che, nelle vicinanze del cementificio Colacem di Pozzilli, “è stato fermato ed arrestato, con un carico di sostanze tossiche e radioattive, un pericoloso trafficante di rifiuti, tale Antonio Caturano di Maddaloni (Caserta).”

L’operazione “Re Mida”, scattata nel novembre 2003, condotta dal Comando Carabinieri Tutela Ambiente di Roma e dai NOE di Caserta, e coordinata dal Sostituto procuratore della Repubblica di Napoli Maria Cristina Ribera e dal Sostituto Raffaello Falcone della Dda del capoluogo campano, svela gli intrecci criminali tra gli imprenditori e il clan dei Casalesi. Vendola si spinge a dire che “sembra abbastanza chiaro che nella Valle del Volturno è in atto un preoccupante ed illecito traffico di rifiuti pericolosi.”

“Re Mida” rappresenta un classico dell’italian style: imprese del nord Italia utilizzano i Casalesi per smaltire illegalmente i rifiuti. Caturano, secondo gli inquirenti, era uno dei trasportatori che si occupava di caricare e scaricare. Illegalmente.

WWW.CATURANO.IT, Gruppo Caturano.

L’azienda opera attraverso 15 società inserite nei settori calcestruzzi, cave, cementi, costruzioni, prefabbricati, premiscelati, servizi e trasporti. 400 automezzi. 3 aree logistiche, una a Ravenna, una a Caianello e una a Maddaloni, dove ha sede il Gruppo. Il fondatore è Pietro Caturano, originario proprio di Maddaloni. Un colosso più che un Gruppo, ma a conduzione familiare, che coinvolge anche altre persone della famiglia: Aniello, responsabile di Calcestruzzi Volturnia Inerti e componente della Giunta di Confindustria Caserta; Luigi responsabile di Caturano Autotrasporti S.r.l. e Edilmeridionale S.r.l. ; e Antonio, co-intestatario della Edilmeridionale S.r.l. e pericoloso trafficante.

La storia dei Caturano è lunga e complessa ma c’è una data ben precisa da cui si può partire.

5 giugno 2003.

I Caturano vengono colti in fragrante, dal Reparto Operativo dei Carabinieri Tutela Ambiente di Caserta, mentre escono dalla cava Ma.Gest. di Giugliano dopo avere presumibilmente smaltito rifiuti tossici in un luogo sottoposto a vincolo di ripristino ambientale: i maggiori sversamenti avvengono proprio lì. E non per caso. Ufficialmente la cava è gestita dalla Ma.Gest Service di Patrizia Colimoro, ma il vero controllore risulta essere Toni Gattola (come riportato da Caserta Sette), elemento fondamentale del business illegale e uomo legato al clan dei Casalesi tramite la sua convivente, Brigida Cacciapuoti, sorella di quel Cacciapuoti Alfonso che Sandokan aveva individuato come capozona di Grazzanise, Santa Maria La Fossa e comuni limitrofi.

Novembre 2003.

Antonio Caturano viene fermato e arrestato, nei pressi del cementificio Colacem di Venafro, per trasporto di sostanze tossiche e radioattive. Forse quel giorno il sistema del giro di bolla aveva fallito, o magari qualche “copertura” era saltata e Caturano ne ha pagato le conseguenze, ma la sostanza non cambia: l’illecito compiuto è di assoluta gravità, anche perché i rifiuti venivano destinati alla produzione di fertilizzante per l’agricoltura e, quindi, allo spandimento su terreni agricoli.

Luglio 2004.

Operazione “Agricoltura Biologica”. Traffico illecito di rifiuti. Arresti in Lazio e Toscana. Solita nenia. Le scorie industriali vengono trasportate nell’impianto Masan di Magliano Sabina, dedito alla produzione di compost destinato all’agricoltura. Qui, l’unico trattamento prevede un restyling amministrativo che declassa la pericolosità dei rifiuti, i quali finiscono presso aziende agricole che utilizzano il micidiale compost come fertilizzante per ortaggi e frumento. Tra gli indagati la società di autotrasporti Caturano.

Marzo 2007.

Notizia di gossip. Aniello Caturano scopre che un suo dipendente acquista sigarette durante l’orario di lavoro, la cosa non gli garba e decide di redarguire il tapino in pubblico. Con una sberla talmente violenta da fargli perdere i sensi. La notizia è riportata da Caserta Sette. Un metodo piuttosto naif, quello utilizzato da Aniello, per aumentare la produttività aziendale: non per niente è componente della Giunta di Confindustria Caserta, lui.

Dicembre 2007.

A Maddaloni si svolge l’incontro di fine anno dei comitati civici sorti contro il degrado ambientale cittadino: i diversi rappresentati lamentano, tra le altre cose, “l’olezzo dei camion di trasporti dei rifiuti proveniente dall’autoparco di Caturano. L’aria è appestata.” Anche perché, a pochi passi dai Caturano, sorge la sede di una seconda società che si occupa di trasporto di “sostanze nocive” (copyright del consigliere comunale di Maddaloni, Luigi Bove): la Veca Sud Autotrasporti, del Gruppo Ventrone, anch’essa coinvolta in traffico illecito di rifiuti (Cass. Sez. III sent.. 42961 del 28-11-2005).

21 Luglio 2008.

Tra gli imputati nel processo nato dall’operazione “Re Mida” compaiono Antonio Caturano, il pericoloso trafficante, e Luigi Caturano. Secondo l’accusa gestivano la fase del trasporto dei rifiuti tossici. Un lungo curriculum, quello dei Caturano, che chiudono il 2008 con l’ennesima irregolarità.

“Il 12 dicembre i militari della Stazione di Maddaloni, in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Caserta, hanno effettuato un controllo presso la ditta "Caturano Autotrasporti s.r.l.", di Luigi Caturano. All’esito dell’attività ispettiva sono state rilevate numerose irregolarità relative alla raccolta, trasporto, recupero e smaltimento di rifiuti speciali, nonchè all’abbandono e deposito incontrollato di rifiuti speciali, attività svolte in mancanza di autorizzazione ed in violazione delle norme vigenti in materia.”

La notizia viene riportata da Pupia Italia. Visti i precedenti si fa fatica a credere che il proverbio “anno nuovo vita nuova” abbia per i Caturano un qualche significato.

E non c’è bisogno di aspettare i tempi della magistratura per SAPERE: tanti vedono e conoscono i movimenti dei semi centinati per il trasporto rifiuti, quelli gialli, con la scritta Caturano Autotrasporti in rosso. In Molise ne circolano a decine ogni giorno e il percorso è sempre lo stesso: dal casello autostradale di Caianello i camion passano per Venafro, Isernia, Bojano e finiscono nella zona di Campobasso, dove scompaiono misteriosamente per poi riapparire sulla statale 87 in direzione contraria. Avanti e indietro, dal lunedì al venerdì.

Non si sa con quali scopi, ma dopo aver letto il rapporto Ecomafia 2005 un brivido attraversa la schiena: “Con l’esigenza di diversificare le destinazioni finali dei traffici illegali, i rifiuti speciali pericolosi sono finiti in regioni considerate immuni fino a qualche anno fa. E allora si è scoperto che i veleni sono stati scaricati anche nella verde Umbria e addirittura in Molise. Sono state coinvolte le province meno note agli onori delle cronache della criminalità ambientale tra cui Campobasso.”

Se non bastasse, la Direzione Nazionale Antimafia, nel 2008, definisce il Molise come “punto finale di arrivo per lo smaltimento di rifiuti pericolosi, ove occultare discariche abusive con la compiacenza di alcuni proprietari corrotti.”

Ad oggi resta ancora da accertare quali siano le attività dell’imprenditore Caturano nella provincia di Isernia e Campobasso. Per esserne sicuri basta seguire i camion.


Rispondere all'articolo

Forum