Di recente, San Giovanni in Fiore (Cosenza) ha dimostrato che non è, come a volte racconta di sé, una periferia del Sud arretrata e senza lode. A prescindere da tutto, la comunità locale ha partecipato coesa al dolore delle famiglie dei ragazzi morti a Natale.
Il valore di un popolo sta nella capacità di rispondere unito ai drammi collettivi e, in un secondo tempo, nel dato economico o sociale. Lo abbiamo visto a L’Aquila, distrutta dal terremoto del 6 aprile 2009, e a Bergamo, per il barbaro assassinio della giovane Yara Gambirasio. Prima ancora, lo abbiamo visto negli Usa, all’indomani dell’11 settembre 2001. Allora, agli americani rimasero solo macerie su macerie, documentate in dettaglio dal saggista William Langewiesche, e un’identità nazionale indispensabile per la ricostruzione.
Negli anni, a San Giovanni in Fiore, segnata dallo spopolamento, dalla disoccupazione e dai sussidi pubblici, si sono registrati scontri politici altissimi, azioni violente e, spesso, il vilipendio delle istituzioni proprio nei luoghi e organi del confronto politico.
Tuttavia, con la tragedia di Natale, in nome della sacralità della vita sono caduti l’astio, i livori e i veleni delle ultime elezioni comunali; perpetrati dall’incapacità della politica di dare l’esempio all’avversario, di tentare un dialogo pacato, di rinunciare alla reazione uguale e contraria a un colpo basso dell’uno o dell’altro polo. Partiti, militanti e schierati non hanno saputo comprendere il momento molto delicato per la Calabria, per l’Italia e per l’Europa. Vecchi conflitti locali hanno impegnato a senso unico energie e intelligenze. Così, ci siamo scordati della crisi, della minore disponibilità di fondi comunitari, dei piani di rientro, della necessità di convergere per evitare ulteriori danni e prepararci alla responsabilità del federalismo fiscale, soltanto rinviato.
In questo importante centro della Calabria, che non può ignorare l’attualità e la portata dell’utopia del fondatore, Gioacchino da Fiore, il dibattito politico si è fermato alla difesa delle posizioni delle singole parti, senza cercare collaborazione e sintesi. Questo è stato un errore, un errore di tutti.
Davanti ai problemi della nostra terra, in primo luogo la pervasività del crimine organizzato, c’è stata una chiusura culturale e politica. Qui, molti hanno confinato la presenza della ‘ndrangheta entro la giurisdizione amministrativa dei comuni più “inquinati”. Sicuramente, San Giovanni in Fiore è una città di persone buone, in grado di discernere e di mantenere quei valori positivi che ne hanno caratterizzato la storia; a partire dal dramma delle lontane emigrazioni e dalle tragedie di Monongah e Marcinelle.
Ciononostante, il gravissimo attentato al sindaco Antonio Barile, la cui matrice potrà stabilire solo la magistratura, impone alla politica e alla società civile, non solo quelle del luogo, di dare un segnale forte agli autori. Come per i ragazzi morti a Natale, occorre che la società si compatti e reagisca, al di là dei colori, delle bandiere e delle collocazioni della politica.
L’attentato a Barile indica, forse, che San Giovanni in Fiore è a un bivio: adesso lo Stato, delle istituzioni e dei cittadini, può ancora impedire che il seme mafioso attecchisca, rinforzando il controllo democratico e civile, prima che quello di polizia. Domani potrebbe essere troppo tardi.
Emiliano Morrone
pubblicato su Il Quotidiano della Calabria dell’otto gennaio 2012
La Voce di Fiore invita San Giovanni in Fiore a rispondere unita a chi ha attentato alla vita del sindaco ....
E a fare argine ai quei provocatori e a quei soverchiatori che, già colpevoli del male che commettono, sono ancor più colpevoli del pervertimento a cui spingono gli animi degli offesi.
Che la luce della coscienza e dello spirito di ogni cittadina-sovrana e di ogni cittadino-sovrano di San Giovanni risplenda nella notte oscura e ridia brillantezza alla corona (di tutti e di tutte) che splende alta sulla testa dell’intera comunità (come dallo stemma comunale).
Al di là delle differenti posizioni di parte e di partito, che la Città apra gli occhi sugli eventi che hanno scosso e stanno scuotendo profondamente la comunità, rinsaldi con determinazione la propria consapevolezza di Unità e manifesti la propria solidarietà al Sindaco di tutta la Comunità.
Che San Giovanni in Fiore venga fuori da queste prove con tutto l’orgoglio e la dignità che da sempre gli sono propri.
Che San Giovanni in Fiore viva in pace e in solidarietà e sia di esempio a tutta l’Italia - nello spirito della Costituzione e nello Spirito ("Charitas") di Gioacchino!!!
La mia massima solidarietà a tutta San Giovanni in Fiore e al Suo Sindaco, il dott. Antonio Barile
Federico La Sala
Nel 2011 103 intimidazioni ai danni di amministratori locali
Rapporto Legautonomie: sindaci i piu’ colpiti, crescono incendi *
(ANSA) - CATANZARO, 10 GEN - Sono state 103 le intimidazioni compiute nel 2011 in Calabria ai danni di amministratori locali.
Il dato, in linea con quello del 2010 (106), emerge dal Rapporto sulla sicurezza degli amministratori di Legautonomie. La punta massima di atti e’ stata registrata tra aprile e maggio, coincidente con una tornata di elezioni amministrative. I piu’ bersagliati sono stati i sindaci (34%), quindi i consiglieri comunali. Sono aumentati i danneggiamenti, gli incendi di auto, le aggressioni. (ANSA).
* Ansa, 10 gennaio 2012:
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/calabria/2012/01/10/visualizza_new.html_42357341.html
San Giovanni in Fiore, ancora intimidazioni contro il sindaco
Continuano le intimidazioni contro il primo cittadino di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile. Una nuova scritta minacciosa è comparsa contro Barile e la sua Giunta, lungo la strada che dalla Cona conduce a Palla Palla, storica frazione di San Giovanni in Fiore: “Barile stai attento tu e tutta la Giunta”.
La scoperta della scritta è avvenuta ieri mattina e si va ad aggiungere a quella trovata nella scorsa settimana sul muro nei pressi della stradina che porta agli uffici comunali di Via Livorno.
«Il messaggio è evidente. Il clima che si respira in città è chiaro e noi ne siamo perfettamente consapevoli». Questo il commento del sindaco, Antonio Barile e degli amministratori locali, colpiti da questa azione continuata di intimidazione che tenta, subdolamente, di impaurire e far vacillare l’azione della partecipazione nella pratica amministrativa e della trasparenza avviata dall’amministrazione Barile.
Nemmeno l’incontro fra Barile, il prefetto di Cosenza e il procuratore hanno sortito effetti immediati. Lo Stato, tramite i due rappresentanti, aveva assicurato al sindaco della città gioachimita tutto il sostegno delle istituzioni, anche in modo abbastanza sostanzioso (si parla di una scorta discreta per lui e la sua famiglia), però la scritta di ieri mattina, come quella sulla mura che portano al provvisorio comune e il taglio degli alberi nell’anfiteatro attiguo, non lasciano presagire niente di buono nella patria di Gioacchino da Fiore. Tutti i partiti locali, compreso il centro sinistra, che finora mancava all’appello, si sono stretti attorno al sindaco, manifestando l’appoggio incondizionato alla sua persona. Anche l’appello all’antimafia con la relativa fiaccolata a sostegno di Barile, ha sortito pochi o nessun effetto.
* IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 09.01.2012:
http://www.ilquotidianoweb.it/it/calabria/cosenza_san_giovanni_fiore_intimidazioni_sindaco_barile_ancora_minacce_giunta_4564.html
La ’ndrangheta crotonese domina la Sila
di Arcangelo Badolati *
I tentacoli della ’ndrangheta sulla montagna. La feroce criminalità crotonese ha da anni allargato i propri interessi lungo il massiccio silano.
La città più importante - San Giovanni in Fiore - è stata per un periodo il rifugio prediletto e sicuro di Guirino Iona, irriducibile e sanguinario boss di Belvedere Spinello. E nei boschi di faggi che da Aprigliano risalgono fino al luogo in cui visse l’abate Gioacchino, vennero arrestati, nella notte tra il 3 e il 4 novembre del 2008, i due più temuti esponenti del "locale" mafioso di Cirò: Cataldo Marincola e Silvio Farao.
Vivevano nascosti in una casa colonica e avevano scelto l’impenetrabile bosco per sfuggire ai carabinieri. Avevano trovato rifugio un casolare nascosto tra la vegetazione. Raggiungibile solo attraverso una stradina sterrata che si arrampica tra la fitta vegetazione.
L’altopiano silano negli ultimi anni è stato pure utilizzato dalle cosche crotonesi per nascondere i corpi delle vittime della lupara bianca e per dare alle fiamme le salme dei "picciotti" condannati a morte dai tribunali della ’ndrangheta di Petilia Policastro, Cotronei, Belvedere Spinello, Cutro, papnice, Mesoraca e Cirò. È quanto emerge ormai con chiarezza dalle indagini condotte dalla pm antimafia Salvatore Curcio della Dda di Catanzaro.
La Distrettuale del capoluogo di regione indaga, infatti, su tre casi di omicidio. Il primo ha visto soccombere un macellaio di San Giovanni in Fiore, Antonio Silletta, 36 anni, trovato carbonizzato tra gli abeti austeri nel gennaio 2007. La scoperta del cadavere fece morire di crepacuore, poche ore dopo, la madre della vittima. Il secondo riguarda un fotografo napoletano, residente a Petilia Policastro: si chiamava Paolo Conte, aveva 44 anni, e venne trovato incenerito, il 29 agosto del 2006, all’interno della sua auto, nella boscaglia che lambisce il lago Ampollino. Considerate le condizioni del cadavere fu persino difficile capire come fosse stato assassinato. Solo dopo accuratissimi esami necroscopici, si scoprì che era stato ucciso con un colpo di pistola sparato alla nuca. Esattamente come Silletta. Il terzo caso afferisce all’uccisione di Gaetano Covelli, pure lui di Petilia Policastro, trovato carbonizzato, all’interno della sua auto, nell’agosto del 2004, in territorio di San Giovanni in Fiore. Pure lui venne assassinato con un colpo di pistola calibro nove, sparato alla nuca. Ignoti gli autori dei tre crimini, oscuro il movente. È d’altronde difficile per chiunque districarsi nella selva d’interessi, faide, traffici, alleanze, che fanno da sfondo ai tanti omicidi compiuti a cavallo del massiccio silano negli ultimi anni. La lotta tra lo Stato e l’antistato, tra i boschi, si combatte facendo i conti con i volti imperscrutabili degli allevatori, i silenzi dei pastori, le continue transumanze del bestiame e i rumori di potenti fuoristrada assurti a simbolo d’una ostentata ricchezza.
A San Giovanni in Fiore, è anche svanito nel nulla il tre settembre del 2005 Giuseppe Loria, giovane operaio del luogo. Pure lui ucciso. Magistrati e investigatori non escludono, inoltre, che sotto i maestosi alberi secolari del massiccio montuoso siano stati nascosti anche i resti di Annibale Alterino e Damiano Mezzorotolo, due cognati di Cariati, di cui non si hanno notizie da quasi cinque anni. Sostenere, dunque - come si è esercitato a fare qualche politico "buonista" in vena d’improbabili sortite - che la mafia calabrese non eserciti la propria influenza nella zona sangiovannese è davvero fuoriluogo.
Chi può dimenticare, per esempio, la fine che venne fatta fare all’allevatore Francesco Talarico e al nipote sedicenne Gianfranco Madia, trucidati nel 2000, a colpi di lupara, a due passi da San Giovanni? Oppure l’agguato teso, nel 2001 tra Camigliatello e San Giovanni, all’imprenditore Tommaso Greco? Le "lupare" in montagna non sparano da sole...
Arcangelo Badolati, La Gazzetta del Sud (11.1.2012), pag. 32
Il Comune invita Tizian e fa i corsi "anti infiltrazione" ai suoi dipendenti
La mobilitazione per la legalità
Il giornalista Giovanni Tizian sotto scorta per le sue inchieste sulla mafia al Nord
L’assessore Corradini: "Insistiamo sulla trasparenza e quindi, d’accordo anche con la Provincia, costruiremo un database di tutte le infiltrazioni mafiose sul nostro territorio" *
Reggio Emilia, 13 gennaio 2012 - Si riaccendono i riflettori sulle infiltrazioni mafiose in Regione e anche a Reggio. Oltre agli innumerevoli episodi di matrice sicuramente criminale, anche se manca la certezza che siano opera di cosche mafiose, nei giorni scorsi è emersa la notizia che un giornalista precario di Modena, Giovanni Tizian, a seguito di esplicite minacce è stato messo sotto scorta.
Proprio Tizian è stato invitato dall’Amministrazione comunale in citta’ per un confronto con le autorita’ istituzionali e cittadine. La proposta arriva dall’assessore alla Sicurezza Franco Corradini che esprime "solidarieta’, sostegno, e vicinanza" al giornalista, invitando a "non sottovalutare e a essere vicini alle persone che sono in prima linea e subiscono minacce perche’ il tentativo chiaro e’ quello di distruggere le loro difese e isolarle". Solidarieta’ a Tizian anche da Libera Reggio che gli e’ "particolarmente vicina", e dalla Cgil che manifesta "la riconoscenza, la vicinanza e l’incoraggiamento di tutti i lavoratori reggiani".
Le iniziative del comune di Reggio però si estendono anche ai propri dipendenti ai quali, sulla base di un nuovo patto con la Regione, è proposto un corso di formazione (lezioni su ecomafie, corruzione, appalti estorsioni) realizzato in collaborazione con l’associazione Avviso pubblico. Oltre a questo è prevista la produzione di materiali multimediali e multlingue su legalita’ e rispetto delle regole, e un’indagine sulla diffusione della cultura della legalita’ tra i giovani, cui si accompagnano altre iniziative nelle scuole superiori curate con Libera, associazione Papa Giovanni, e altre associazioni reggiane.
"Questo protocollo- commenta l’assessore comunale a Coesione e Sicurezza sociale Franco Corradini- ci aiuta a divulgare la cultura della legalita’. Punteremo ad una nuova formazione per i funzionari della pubblica amministrazione perche’ avvertiamo l’esigenza di rafforzare e anche cambiare quando e’ necessario anche le normative e avere maggiore consapevolezza di quanto sta accandendo". In piu’, aggiunge l’assessore, "insistiamo sulla trasparenza e quindi, d’accordo anche con la Provincia, costruiremo un database di tutte le infiltrazioni mafiose sul nostro territorio. Sara’ un luogo aperto che tutti i cittadini potranno consultare. Abbiamo bisogno della collaborazione di tutti i cittadini e noi cercheremo di fare al meglio la nostra partre e di guidare le comunita’ verso una legalita’ perche’ questo e’ anche il modo per rispondere alle difficolta’ ecomomiche della crisi".
La formazione, aggiunge Rossella Selmini, responsabile delle politiche per la Sicurezza della Regione,"e’ uno degli strumenti fondamentali per attrezzare meglio le nostre politiche locali e prepararle ad affrontare un rischio nuovo per la nostra regione di cui abbiamo bisogno di conoscere di piu’".
Il rischio, prosegue Selmini, "e’ quello del radicamento: per anni abbiamo parlato di infiltrazione e di tentativi di espansione, sappiamo che questi ci sono stati. Il rischio ora, senza creare dell’allarme, e’ che si radichi in alcuni settori dell’attivita’ economica una presenza criminale e un mercato parallelo a quello legale. Su questo le Regioni e i Comuni possono mettere in campo una serie di azioni preventive sempre in collaborazione con le Agenzie dello Stato, magistratura e polizia, che hanno il compito di intervenire dal punto di vista della repressione".
Intimidazione. San Giovanni in Fiore si stringe attorno a Barile
La solidarietà e vicinanza al sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile, vittima di una serie di intimidazioni, è stata espressa nel corso del Consiglio comunale svoltosi ieri sera *
Il consiglio comunale di San Giovanni in Fiore (Cs) ha espresso solidarietà e vicinanza al primo cittadino Antonio Barile, che negli ultimi tempi è stato vittima di numerose intimidazioni. Ai lavori dell’assise consiliare hanno partecipato numerose persone, rappresentanti istituzionali ed esponenti delle forze dell’ordine.
Nel corso degli interventi alcuni sindaci della zona hanno espresso il loro rammarico per le intimidazioni subite da Barile e al termine del Consiglio è stato votato un documento in cui si esprime vicinanza al primo cittadino e lo si invita ad andare avanti con la sua azione amministrativa: «Chiunque sia stato a compiere questi atti - ha detto Barile - sappia che ho ancora molta forza per andare avanti. Ma questo non ci deve portare a sminuire gli episodi che sono accaduti».
Barile è stato vittima di una serie di minacce attraverso scritte lasciate sui muri. Nelle settimane scorse, inoltre, è stata anche manomessa la sua automobile. A causa delle ripetute intimidazioni che si sono verificate il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, convocato dal Prefetto di Cosenza, Raffaele Cannizzaro, ha disposto l’intensificazione dei controlli nel territorio di San Giovanni in Fiore.
Per la prima volta il Polifunzionale cittadino ha ospitato l’assise comunale con la presenza di tutti i consiglieri comunali sia di maggioranza che di opposizione, i rappresentati delle associazioni, della chiesa locale con mons. Arnone, i parroci delle parrocchie, la stampa locale. Presente anche il sindaco di Isola Capo Rizzato, Carolina Girasole e il presidente della fondazione Field, Mimmo Barile.
Telegrammi sono giunti dal presidente della Regione Giuseppe Scopelliti, dal presidente della Provincia Mario Oliverio, da Mario Caligiuri di Idv anche a nome di tutto il gruppo consiliare alla provincia, di Salvatore Perugini, dei dipendenti comunali, delle rappresentanti sindacali aziendali, del segretario Ugl, del sindaco di Locri.
Prima ancora tutta l’assemblea ha dedicato un minuto di silenzio e un lunghissimo applauso ai cinque ragazzi, scomparsi nella notte di Natale, su iniziativa del presidente del consiglio comunale, Luigi Astorino, che ha ricordato che l’amministrazione comunale dedicherà una piazza ai cinque.
* IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 14.01.2012
Ancora una intimidazione al sindaco di San Giovanni in Fiore
Recapitata in Municipio lettera con insulti e minacce
(ANSA) - SAN GIOVANNI IN FIORE (COSENZA), 20 GEN - Una nuova intimidazione e’ stata subita dal sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile. Al municipio e’ giunta una lettera con all’interno una serie di minacce e insulti nei confronti del sindaco. La missiva e’ stata regolarmente protocollata e successivamente il sindaco, dopo averla letta, ha denunciato l’accaduto ai carabinieri. Quest’ultimo episodio arriva a distanza di pochi giorni dal consiglio comunale aperto sulla situazione della sicurezza. (ANSA).
* ANSA, 20 gennaio 2012, 16:15
San Giovanni in Fiore, nuove minacce al sindaco
Ancora nel mirino il Sindaco di San Giovanni in Fiore, Antonio Barile, oggetto di vari atti intimidatori, di un pesante sabotaggio alla sua auto e di messaggi di minaccia *
21/01/2012 Al municipio di San Giovanni in Fiore è giunta una lettera con all’interno una serie di minacce e insulti nei confronti del sindaco, Antonio Barile. La missiva è stata regolarmente protocollata e successivamente il sindaco, dopo averla letta, ha denunciato l’accaduto ai carabinieri. Quest’ultimo episodio arriva a distanza di pochi giorni dal consiglio comunale aperto sulla situazione della sicurezza. Nelle settimane scorse il primo cittadino aveva subito la manomissione della sua automobile, telefonate anonime, ed una serie di scritte minacciose comparse sui muri del comune.
Un’intimidazione che arriva dopo il Consiglio straordinario sull’ordine e la sicurezza pubblica che ha visto il sostegno e la partecipazione di moltissima gente, un messaggio recapitato in Municipio ieri e protocollato agli atti, contenente epiteti non proprio gradevoli e avvertimenti sinistri per lui e la sua famiglia. Considerato il protrarsi di tali gravi atti, è giunto il momento di creare in città, a partire dai rappresentanti Istituzionali ai vari livelli, una unità di intenti e di convergenza sulla difesa delle Istituzioni che faccia passare il messaggio che la città, nella sua interezza, non intende sottostare a queste cose che al momento viene difficile classificare.
Le indagini da parte degli organismi competenti, proseguono intanto per cercare di appurare la verità ma è dovere di tutti difendere e proteggere il primo cittadino che rappresenta l’intera città.
BARILE CHIEDE IL SOSTEGNO DELLA SUA COMUNITA’
Lo stesso Barile alla luce del nuovo messaggio afferma: «Sapevo che dopo l’Assise straordinaria che abbiamo tenuto nei giorni scorsi, non si sarebbe esaurita la campagna di odio nei miei confronti, dell’amministrazione e cosa ancora più grave, della mia famiglia. La prova è rappresentata dalla lettera indirizzata al sottoscritto nelle ultime ore attraverso il canale della posta istituzionale del Comune con relativo protocollo e immediata denuncia sottoposta all’attenzione delle forze inquirenti, che peraltro ringrazio per il lavoro di indagine che stanno portando avanti per difendere la mia persona e l’Istituzione che rappresento. Non voglio immolarmi a eroe, ma lanciare con forza un grido d’allarme che è il grido d’allarme per la mia Comunità che ha voluto che diventassi Sindaco, verso la quale ora avverto una situazione reale di pericolo. Io non so ancora dire con chiarezza cosa ci sia dietro a quello che sta accadendo, penso, di essermi espresso durante l’ultimo consiglio comunale anche con dovizia di particolari. Nessuno si senta escluso di dire «No» verso quello che è un tentativo di avvelenare la democrazia nella nostra città alterando i ritmi consueti del dialogo e del confronto che solitamente trova la sintesi nei passaggi elettorali».
«Io - sottolinea Barile - ribadisco la mia volontà di non recedere rispetto alle scelte strategiche che puntano a cambiare San Giovanni in Fiore attraverso una amministrazione oculata che lavora tanto, curando gli interessi di tutti. So di essere sostenuto dalla mia Giunta con la quale sto condividendo tutte le scelte, spingendoci fino alle estreme conseguenze. Tutti sappiano che se c’è qualcuno che pensa di produrre un lento processo di logoramento psicologico verso la mia persona, si sbaglia perchè la missione nobile di portare San Giovanni in Fiore in una dimensione forte, rinnovata e vincente non indietreggia minimamente. È un compito troppo importante che mi sorregge anche di fronte a una situazione reale di pericolo che sto correndo, ma direi che interessa la città nella sua interezza, se è vero che attentare al Sindaco è attentare alla massima Istituzione di un territorio. Il mio è un appello forte - dice il Sindaco - che rivolgo per la gravità sottesa in esso, ai più importanti livelli Istituzionali dentro la cui giurisdizione cade la nostra città. Lo dico ancora e senza tanti giri di parole: chi può agisca, si adoperi, perchè di mezzo c’è la difesa strenua delle istituzioni che di per sè rappresentano la ragione per cui superare nomi, contrapposizioni, polemiche, perchè di mezzo c’è la libertà delle persone di scegliersi la classe dirigente rafforzando l’idea che la democrazia bisogna garantirla sempre, ad ogni costo. In un capolavoro della letteratura « AutodaFè» Elias Canetti dice: « Abbiamo tutti un compito supremo che è quello di custodire delle vite con la nostra vita. Guai a chi non riesce a trovare vite da custodire e guai a chi soprattutto dopo averle trovate non riesce a custodirle». Ecco perchè penso che la vita sia inviolabile sempre, e insieme ad essa le Istituzioni che garantiscono alle persone una vita per cui valga la pena di vivere. Tutti si sentano custodi delle Istituzioni. A San Giovanni in Fiore nessuno dica di non sapere, di non vedere, di non credere. È una responsabilità pesantissima anche semplicemente pensarlo».
* IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA, 21.01.2012