San Giovanni in Fiore

Antonio Barile, uno contro tutti!

La sua vittoria: un terremoto che ha scosso le coscienze, frantumato gli steccati ideologici, vitalizzato la partecipazione dei cittadini
sabato 18 giugno 2011.
 

Antonio Barile ha vinto! Un uomo solo contro una schiera di politici navigati. Egli, però, ha il popolo che lo sostiene. Un popolo appassionato che ha visto in lui la possibilità di un futuro migliore per San Giovanni in Fiore. La sua vittoria è stata un terremoto che ha scosso le coscienze, frantumato gli steccati ideologici, vitalizzato la partecipazione dei cittadini. I quali, oggi, si aspettano molto da lui e dalla sua squadra.

Barile si è fatto le ossa, ha costruito. La politica, lavoro difficile e insidioso, non si improvvisa! Ha bisogno di tirocinio, dedizione e sacrificio. Il tutto è iniziato dieci anni fa da consigliere d’opposizione, battagliando per due consiliature; fino ad arrivare all’anno scorso, con la sua vittoria schiacciante come sindaco, ma con la minoranza in consiglio, che non gli ha consentito di governare. Anzi, al primo motivo - la questione ospedale - è stato sfiduciato. Le dimissioni dei consiglieri d’opposizione sono state preparate da una serie di proteste, sit-in, manifestazioni, di cui oggi non v’è più traccia! Allora si capisce il senso di queste azioni, strettamente politico contro di lui. Ma egli non si è arreso e si è ricandidato.

Il popolo gli ha dato nuovamente fiducia. Come uno tsunami, sono state travolte rendite politiche dalla poca efficacia. I socialisti hanno rischiato di non entrare in consiglio. Giovani promesse che dovevano ossigenare una politica spenta hanno dovuto fare i conti con un terreno bruciato, nel corso degli anni, dalla loro parte politica. D’altra parte alcuni di loro sono stati sollecitati dai loro padri, vicini alla vecchia classe dirigente.

Nell’area Pd, coloro che sono riusciti a sbarcare il lunario, non sono propriamente di sinistra. L’ex presidente del consiglio Pino Belcastro, il quale ha svolto le sue funzioni con autorevolezza e correttezza, è riuscito a rientrare in consiglio.

Non è stato affatto ripagato dalla protesta intentata sull’ospedale Giovanni Guzzo, tra la delusione di alcuni suoi seguaci, espressa con manifesti murali. Anche la lista delle donne non ha avuto i risultati sperati.

Bocciata dal popolo la destra di Bernardo Spadafora, il quale in campagna elettorale ha attaccato, più volte, l’associazione “Impegnocivile”, che aveva definito “inspiegabile” la sua candidatura. Ecco il senso, a mio avviso, della parola inspiegabile: inutile. In politica le idee, la moralità, una visione alta sono importanti e a Spadafora non mancano, ma i cittadini devono avere la speranza che i promotori di quelle idee entrino nelle istituzioni. Altrimenti le idee rimangono solo tali. Ad “Impegnocivile” va il merito di aver detto puntualmente la sua con sincerità e chiarezza.

Quanto all’Udc, presente nella prima giunta Barile, inspiegabilmente decide di correre da sola. Piuttosto che coalizzarsi con colui che aveva vinto le elezioni un anno prima. La scelta dell’Udc pare sia stata pilotata da pochi dirigenti, dal vecchio modo di fare politica. Una scelta che è costata cara a chi come il dottore Bitonti, ex assessore nella giunta Barile, aveva un discreto consenso elettorale. Per lui le centinaia di voti raccolti non sono altro che un pugno di mosche...

Allo stesso modo Angelo Gentile: uno spreco di voti. Al contrario di chi, ad esempio, come il giovane Emanuele Urso, uno dei precursori del movimento Barile, primo non eletto della lista “Liberi con Barile”, con meno di ottanta consensi entrerà in consiglio. La fedeltà e la coerenza ripagano.

Diversamente, alcune scelte, come quella dell’Udc, sono fatali. Il partito di Casini non ha potuto fare apparentamenti al ballottaggio né con Barile né con Vaccai. Da una parte, sono stati Barile e i suoi a non voler accordi posticci; dall’altra, un’alleanza con il centro-sinistra non sarebbe stata accettata dal suo elettorato.

Emilio Vaccai, stimato avvocato, aveva tutte le carte in regola per entrare in politica. Il suo errore, a mio avviso, è stato quello di buttarsi in una cosa più grande di lui, gestita dai vecchi politici che, accompagnandolo in ogni occasione, lo hanno svantaggiato. Credo che Vaccai sia stato sedotto dall’emotività del momento, con tutta l’onestà possibile, ma senza rendersi conto che dalla sua parte non aveva il popolo.

Se Vaccai aveva l’unità di tutti i partiti del centro-sinistra, Barile aveva il cuore pulsante dei sangiovannesi. A poco sono valse le venute di Bersani, Franceschini, Diliberto, Marini, Pirillo. Per il presidente Mario Oliverio, abituato a vincere sempre, l’autunno del patriarca, iniziato l’anno scorso, si è concluso con una morte annunciata. Nella sua città natale e a Cosenza. Il deputato Franco Laratta, il quale si è interessato molto alle elezioni comunali, non ha però accettato la sfida di una sua candidatura personale. Gli uomini veri rischiano!

Barile ha rischiato. Ora ha vinto con un popolo che si commuove, piange, lo lancia in aria, lo segue ovunque. Adesso per lui non ci sono ostacoli. Ha la maggioranza in consiglio. Non gli rimane che aggredire i tanti problemi che affliggono la città. E fra cinque anni faremo un bilancio. Per adesso l’ubriacatura del popolo, paventata dai suoi avversari, continua. Evidentemente il vino novello è gustoso!

Vincenzo Tiano

Già sul Quindicinale di Giugno.


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