La visita del Papa in Spagna : laici e cattolici dialogo tra sordi?
IL PAPA e IL BACIO GAY... chi provoca chi? *
Chi provoca chi?
... è anche un atteggiamento cristiano, secondo il Vangelo, chiederselo, per scoprire la verità... non è per inseguire il vecchio rompicapo se "è nato prima l’uovo o la gallina...?"
è la verità che ci farà liberi, non il contrario!
Sembrerebbe, dunque, di primo acchito che siano i Gay a provocare i cattolici e la loro fede, o la loro morale... in modo sfacciato e irriverente, in realtà chi guarda più in profondità dell’apparenza e da quanto cercano di far passare i vari mass media nazionali, e anche qualcuno dall’estero, per un calcolato gioco del più forte e del più intoccabile nel potere di massa, è proprio il Papa e la sua Corte Pontificia, che non lasciano sfuggire occasione per attaccare con durezza e spietatezza ogni qualsiasi accenno ai diritti umani e civili degli omosessuali.
Mai paghi di posizioni di privilegio, anche economico e di potere politico, e mai paghi di intromettersi negli affari mondani degli Stati, nelle beghe politiche nazionali o locali, non sono mai contenti: pretendono sempre di più, sempre di più...
Vorrebbero far tacere milioni di persone omosessuali, mettere loro il bavaglio in nome della loro unica indissolubile famiglia voluta da Dio (chi ha chiesto il parere di Dio?... molto strano poichè nei vangeli non c’è traccia di questo "familismo cattolico" a tutto tondo...lo sanno benissimo tutti i teologi sia cattolici che protestanti che capiscano qualcosa di esegesi scientifica e non ad usum del catechismo roman).
E’ Ratzinger, che da oltre 30 anni, prima dietro le quinte del predecessore polacco Wojtyla, e ora da Papa non smette di diffondere allarmismo sociale e omofobia, con i suoi discorsi massimalisti e integralisti sulla morale, sul sesso, sulle formazioni familiari e sociali...
Indica le coppie gay come distruttrici della famiglia tradizionale (chissà perchè poi? forse perchè aprono la mente alla gente... e cioè allargano il concetto di famiglia a tutte le persone umane, mostrando che dove vi è amore e solidarietà interpersonale vi è un valore positivo e arricchente, e non soltanto dove vi è una biologia differente e cioè un mascio e una femmina, oppure genitalmente un pene e una vagina, con l’unico scopo di procreare...).
Il Papa e i suoi teologi del Vaticano temono una nuova cultura, più attenta al vivere delle persone di oggi, che sanno ascoltare la voce interiore, intima e verace del cuore, anzichè un compendio di dogmi astratti e di prescrizioni e proibizioni, in nome di una natura mai esistita nel concreto ma soltanto ideologicamente concepita da teologie clericali, rispetto alla sua realtà vera e incarnata nei corpi e nelle vite vissute delle persone stesse che si incontrano, si amano, fanno reciproca conoscenza e sanno costruire una dimensione fruttuosa al di là di una mera procreazione biologica.
Ormai la Famiglia è divenuta lo spartiacque per decidere chi è credente e chi no, chi è cattolico e chi no, chi è "per bene" e chi no, chi è in regola e chi no, circoscrivendo un terreno sempre più ridotto e stretto dentro il quale si colloca una Chiesa priva di occhi che intelligono il presente.
Una Chiesa arroccata sul passato, ideologicamente idealizzato e esaltato, che sarebbe la somma di tutti i beni e le virtù, mentre nell’oggi si vede soltanto male disordine e perversione o libertinaggio...
Una visione assolutistica che oltre a non creare nessuna base per un dialogo, come invece Ratzinger parrebbe far riferimento ed auspicare tra laici e cattolici nell’ultimo viaggio in Spagna.
I margini per un dialogo non esistono poichè la teologia cattolica romana, per essere fedele a se stessa (o meglio a ciò che la visione curiale romana indica come fedeltà alla tradizione) lascia allontanare dalla Chiesa stessa la grande maggioranza dei credenti.
Ormai chi può accostarsi a questa Chiesa? Soltanto gli eterosessuali monogami, le suore vergini, i preti casti e celibi... e fuori tutti gli altri: RATZINGER è ossessionato ormai, all’età avanzata di quasi 84 anni, da questo suo massimalismo assoluto, coltivato in circa 30 anni di presenza in Vaticano, lontano dalla gente e dal vissuto delle persone, 25 anni dei quali condotti dentro la Congregazione per la dottrina della fede, il superstite dicastero dell’Inquisizione, il cui compito è quello di castigare ogni teologo che esondasse dall’unico tracciato romano cattolico della fede e dei costumi...
Questa Chiesa è senza futuro, somiglia tanto a quella liturgia morta di Pio V,(tanto cara ai lefbvriani e altri gruppi dell’antiquariato cattolico spuntati come i funghi dal 2005 ad oggi) che loro vorrebbero riesumare, un teatrino di comparse e incensi, di gesti freddi e ingessati che recitano in latino frasi fatte e lontane dalla vita di chi cerca il Cristo vivo e vivente nella Chiesa...
Una Chiesa che ormai è imbalsamata,un cadavere senza vita,una reliquia del passato senza sangue e senza speranza...
Ma non è soltanto la liturgia che è stata distorta e piegata ai gusti del nostalgicismo reazionario, la gerarchia vaticana mira ad inoltrarsi dentro le Democrazie europee e sovvertire con il proprio manipolo di politici e deputati cattolici, pedantemente asserviti a Roma, le leggi approvati dai Parlamenti dell’Europa.
Mirano a provocare la caduta di Zapatero e di altri per imporre poi i loro politici d’ispirazione clerico- cattolica, per rimuovere ogni conquista nel campo dei diritti civili e della bioetica, sicuri di interpretare il pensiero della maggioranza dei cittadini...(cosa del tutto fantasiosa e ingannevole, poichè questo popolo dal sentire comune, non esiste...)
Il viaggio del Papa in Spagna, l’ultimo in ordine di tempo, è un viaggio pretestuoso, poichè va’ ad inaugurare una cattedrale che non è nemmeno finita, dopo anni di stentata costruzione, ed è un’opera incompiuta... serve come pretesto però per attaccare in un momento di difficoltà politica il Governo laico e socialista di Zapatero, per pregustarne la caduta...
Ad uno sguardo superficiale potrebbe sembrare che i Gay in piazza a manifestare contro il Papa e la sua visita non gradita, esibendo i loro baci omosessuali, siano i protagonisti di una provocazione: in realtà la verità è opposta.
E’ il Papa che consacrando la "Sagrada Familia", la cattedrale di Barcellona, ha intesto sfidare quello che lui e i suoi ritiene un regime laicista.
I GAY SI SONO ACCORTI SUBITO DI ESSERE LORO IL BERSAGLIO DELL’OMOFOBIA CONCLAMATA di QUESTO PAPA TEDESCO E TESTARDO SU TUTTA LA LINEA: HANNO CAPITO BENISSIMO CHE QUESTO EPIGONO DI UN CATTOLICESIMO INTOLLERANTE E MASSIMALISTA E’ VERSO DI LORO CHE HA MOSSO UNA GUERRA, NEMMENO TROPPO SANTA...
NEI SUOI DISCORSI NON C’E’ TRACCIA DI UN DIALOGO CON GLI OMOSESSUALI E CON TUTTI GLI ESCULSI DALLA BIOETICA CATTOLICA.
ZAPATERO destina alla famiglia in genere, anche alla famiglia tradizionale, molte più risorse economiche che non Berlusconi o i governi cattolici della DC che si sono succeduti in Italia, ma questo non è cosa che interessi al Papa e ai suoi massimalisti vaticani: lo scopo della crociata papale è un altro, distruggere e contrastare una cultura laica delle relazioni umane, del matrimonio moderno e della stessa bioetica, scevra da pregiudizi e tabù arcaici, tra l’altro nemmeno esegeticamente presenti nel Vangelo di Cristo,(un discorso a parte riguarda i testi dell’Antico Testamento dentro il quadro della cultura ebraica) ma soltanto nella dottrina romano cattolica di questi ultimi quattro secoli seguiti al Concilio di Trento.
L’attacco è partito dal Papa, non dai gay che cercano faticosamente di uscire da un passato buio, fatto di secoli e secoli di persecuzioni, di intolleranze, di roghi su pubbliche piazze, di oppressione morale, di ludibrio, di sterminio e di sofferenza inauditi. Sono coloro che un tempo sono stati sepolti vivi dalla barbarie cattolica e papale che cercano il riscatto: oggi con la forza e la gioia di chi non può più essere messo a tacere o represso, dentro e fuori.
Lui, Ratzinger va’ a inaugurare il mausoleo della Famiglia e predica, ogni volta che può, (ci ha preso pure gusto come il Bastian contrario) un messaggio di interdizione, di massimalismo cattolico che non risparmia niente e nessuno (elogiato per questo dai suoi ciellini, opudeini, focolarini, e gruppi simili, gli attuali detentori della dottrina in casa cattolica romana).
Mira, questo discorso papale, all’eliminazione nel tempo di tutte le leggi di Zapatero sui diritti civili e sui temi etici: qui in Italia è riuscito a bloccare ogni sviluppo sia a destra che a sinistra, e oggi cerca di conquistare il malcontento nei paesi fuori dalla penisola italiana, dove ormai a differenza che da noi, i diritti laici e civili sono scritti nella storia e nei codici, suo malgrado.
I Gay, le Lesbiche e i Transessuali, come nel mondo islamico più integralista, sono i nemici dichiarati del Papato, loro che non hanno scelto nè la loro natura nè di essere indicati come nemici della religione, della società umana e di Dio.
Una dottrina implacabile e dura non si avvede di questa sua assurdità, è come andare a dire ai talebani che unadonna adultera non merita di essere lapidata, uccisa per una cosa che in realtà è una scelta anche responsabile e libera della persona nelle relazioni umane, con una sua stessa plausibilità morale. Inutile.
Così è lo stesso se andassimo a dire al Papa e ai suoi teologi che l’omosessualità di una persona (che sia genetica o risultanza di altre cause concomitanti che la scienza va studiando da tempo ) comporta il diritto inalienabile della persona stessa di essere vissuta e tutelata, dal sentire sociale e dalle leggi.
Impresa impossibile: per loro è un peccato mortale che va’ sanzionato e va’ osteggiato disperatamente in tutti i modi, soprattutto con una propaganda di omofobia a tutto campo che rasenta la superstizione e il tabù incoercibile, ma soprattutto con una coalizione di politici d’ispirazione cattolica che ne contrastino ogni legge positiva in proposito.
Astutamente il Papa e i suoi teologi curiali non dicono più che si tratta di una verità religiosa o cattolica, bensì di una verità naturale, poichè beffa tra le beffe, eparadosso tragico, l’omosessualità è proprio una realtà di natura, sia tra gli esseri umani che tra gli animali.
La sua legge morale naturale, (la stessa che indica cme contro-natura gli atti o le relazioni omosessuali, e le categorizza come "perversioni" ) è un prodotto della sua mente, della stessa sua ideologia cattolica, e diviene così il grimaldello per cercare di trovare consenso e far saltare tutte le conquiste del progresso scientifico culturale e legislativo in atto negli ultimi decenni circa la Famiglia e le relazioni sessuali e sociali.
Lui e tutti i suoi vescovi teologi e cardinali, preti e suore di ogni sorta è libero di predicare ciò che vuole e perseguire la famiglia che ritengono voluta dal loro stesso Dio (Gesù in realtà non fu mai avvinto da un certo massimalismo moralista, nemmeno di fronte ai problemi più spinosi e controversi del suo tempo, a differenza dei capi del Sinedrio e i Sommi Sacedoti che erano i custodi della legge antica mosaica).
Loro difendono la Famiglia (che non hanno) e che è a ben vedere è soltanto una dottrina dei preti, piuttosto astratta e priva di agganci biblici correttamente intesi sotto il profilo esegetico ed ermeneutico, gli altri invece che vengono pubblicamente attaccati metodicamente e senza sosta, non fanno che difendere la loro vita, la loro realtà concreta di uomini e di donne che chiedono soltanto di poter vivere come cittadini e cittadine, in uguaglianza di diritti fondamentali e paritari, su questa terra, in questo Paese e di questa umana società.
IL PAPA E I CLERICALI SUOI NON LO CAPISCONO : IL MONDO GIRA DALL’ALTRA PARTE ORMAI MA LORO NON COMPRENDONO: ogni accenno al diritto dei gay o a qualche nuova frontiera della bioetica è visto e considerato come un attentato, una aggressione alla vita, è un affronto alla loro religione.
IN UNA SITUAZIONE del GENERE OGNI DISCORSO E’ IMPOSSIBILE, VI SONO SOLTANTO DIALOGHI TRA SORDI, PROVOCAZIONI RECIPROCHE FORSE: CROCIATE FASULLE SULLA PELLE di UOMINI E DONNE.
MISCONOSCIMENTO DELL’ALTRO, DELLA SUA STESSA VITA e SORDITA’ TOTALE.
Qui di seguito una parte degli interventi del Papa e di altri ecclesiastici contro le coppie gay e altri temi della bioetica, negli ultimi anni:
LINK
http://www.google.it/search?rlz=1C1RNNN_enIT372IT373&sourceid=chrome&ie=UTF-8&q=interventi+del+papa+e+vescovi+contro+i+gay+e+coppie+gay
(e link successivi)
foto e articoli dell’avvenimento in Spagna a Barcellona:
http://www.google.it/search?rlz=1C1RNNN_enIT372IT373&sourceid=chrome&ie=UTF-8&q=barcellona+papa
http://video.corriere.it/arriva-papa-bacio-gay-collettivo/82c20e4e-ea6a-11df-acba-00144f02aabc
http://www.repubblica.it/esteri/2010/11/07/news/papa_barcellona_gay-8836300/?rss
http://it.euronews.net/2010/11/07/barcellona-bacio-gay-collettivo-davanti-papa/
http://it.euronews.net/2010/11/06/spagna-proteste-contro-arrivo-papa/
http://www.giornalettismo.com/archives/93768/bacio-gay-collettivo-barcellona/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/11/07/75709/75709/
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CST Milano
I TEOLOGI del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
Centro Ecumenico
7 nov. 2010
Sul tema, nel sito, si cfr.:
FLS
Il 25 giugno 1852 nasceva il celebre architetto catalano
Nasceva 168 anni fa Antoni Gaudí, il padre della Sagrada Familia
di Samantha De Martin
Mondo - L’ex dandy divenuto "asceta", di salute cagionevole sin da bambino, condusse uno stile di vita frugale tra restrizioni che quasi lo costrinsero al totale isolamento, rapito solo da quelle grandiose opere plasmate, secondo alcuni, da un’estasi mistica frutto di un’ispirazione divina.
Il 25 giugno di 168 anni fa nasceva Antoni Gaudí, l’artista dal temperamento sanguigno e recalcitrante, considerato da Le Corbusier il "plasmatore della pietra, del laterizio e del ferro", di cui sette opere realizzate a Barcellona figurano già dal 1984 nella lista del Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
Il bambino prodigio che “sbalordiva chi gli stava intorno con sorprendenti lampi di genio” non poteva che lasciare il posto al genio, insofferente di fronte al rigido accademismo degli studi di architettura intrapresi a Barcellona.
“Non so se abbiamo conferito il titolo a un pazzo o ad un genio, con il tempo si vedrà” si era lasciato sfuggire Elies Rogent, direttore della scuola di architettura frequentata dall’eclettico maestro, di fronte al progetto di fine corso presentato da Gaudí alla commissione d’esame, un portale di un cimitero che colpiva soprattutto per la sua scenografica espressività.
Con il sostegno dell’industriale Eusebi Güell, divenuto presto suo mecenate, Gaudí realizzò molte delle opere che lo resero più celebre, i Padiglioni Güell, il Palau Güell e il Parco Güell, progetti frutto dell’intreccio tra natura, architettura, scultura, attraverso una grande maestria artigianale nell’uso dei materiali.
Era il 1926 quando Parco Güell veniva inaugurato come parco pubblico, con le sue forme ispirate alle dinamiche evolutive della natura, tra linee ondulate, quasi magmatiche, che si fondono con una vegetazione mediterranea, con i bizzarri padiglioni di ingresso simili alle case delle fiabe, con la pietra rustica che incontra le maioliche colorate, in un trionfo di luce e una policromia visiva che lascia senza fiato.
Ad eccezione di qualche committenza pubblica - come quella relativa alla progettazione di alcuni lampioni per la Plaça Reial di Barcellona - la crescita professionale dell’artista si è compiuta nell’edilizia privata, dove ha conseguito i risultati più brillanti.
Casa Batlló e la "Pedrera"
La genialità si percepisce lasciandosi ipnotizzare dallo scintillio del mosaico in pietre di vetro colorate della di Casa Batlló, a Barcellona, dalla facciata scolpita in pietra arenaria di Montjuïc, con i suoi balconi dalla forma bizzarra, che ricordano le maschere teatrali, talora pipistrelli o persino crani umani (da cui il popolare soprannome di "casa de los huesos", “delle ossa”) e dall’eclettico tetto ondeggiante simile alle squame di un rettile primitivo.
Straordinaria anche Casa Milà, l’ultima opera civile dell’architetto, con la sua plastica facciata in pietra (che ha dato origine all’ironico soprannome di "Pedrera").
Artista camaleontico, sperimentatore caparbio, Gaudí fu in preda a una continua odissea stilistica che lo vide attraversare periodi ora moreschi ora gotici, fino ad appropriarsi di una personalissima cifra creativa che fonde all’architettura modernista formule architettoniche disparate, rese vive dalla sua straripante esuberanza creativa.
A fare da spartiacque esistenziale nella vita e nella carriera dell’architetto fu tuttavia la Sagrada Familia, l’opera monumentale (rimasta tuttavia incompleta per l’improvvisa morte del suo autore) simbolo di Barcellona.
La Sagrada Familia e l’ "apoteosi mistica"
Uno strano scherzo del destino vuole che l’architettura gaudiana raggiungesse l’acme parallelamente a una personale decisione dell’architetto che risuona come una scelta di vita: il ritiro graduale dalle apparizioni pubbliche.
L’artista che in gioventù aveva trascorso buona parte della sua vita tra teatri, concerti, incontri pubblici, il dandy scanzonato dai raffinati gusti culinari lasciò lentamente spazio a una sorta ascetismo che lo indusse a trascurare il proprio aspetto personale e a rifuggire la vita sociale per dedicarsi con fervore a un sentimento mistico e religioso.
Nel 1883 a Gaudí veniva commissionata una chiesa, iniziata in stile neogotico già dall’architetto Francisco de Paula del Villar y Lozano, denominata Basílica i Temple Expiatori de la Sagrada Família o Sagrada Família. Questa costruzione monumentale assorbì Gaudí negli ultimi 15 anni della sua vita, portando a compimento quell’incrocio tra arte, architettura e vita che caratterizza l’intensa opera del maestro catalano.
Per il cantiere della Sagrada Família l’allora trentunenne Gaudì fu agitato da una vera e propria apoteosi mistica, considerando infatti quest’opera come quella della sua vita, seguendola in ogni minimo passaggio.
Per lavorare a questo che rappresenta oggi uno degli edifici più celebri al mondo l’architetto rinunciò agli atteggiamenti da dandy che ne avevano caratterizzato il passato per ritirarsi totalmente a vita privata. Man mano che la costruzione si innalzava verso il cielo, lo stile si fece sempre sempre più fantastico, con le quattro torri affusolate, simili ai castelli di sabbia dei bambini. Pur trattandosi di forme ereditate dall’architettura neogotica, secondo i cui canoni la chiesa era stata inizialmente concepita, erano sempre più rivolte a forme naturali.
Gaudí progettò l’interno della sua chiesa pensando alla struttura di un bosco, con le colonne simili a tronchi di alberi che si dividono in modo da formare rami che ne sostengono la struttura.
Per la sua adorata chiesa arrivò persino a chiedere l’elemosina ai passanti al suono di "un centesimo, per amore di Dio".
Era il 1910 e inarrestabili disgrazie si sarebbero abbattute di lì a poco sulla vita dello sfortunato architetto, funestata prima dalla morte della nipote Rosa e poi da quella del suo mecenate Eusebi Güell. “I miei cari amici sono morti: non ho né famiglia né clienti, né fortuna ... né niente” scriveva.
E nulla in effetti possedeva, nemmeno i documenti, quando, la sera del 7 giugno 1926, un tram di passaggio lo investì lasciandolo tramortito sul selciato. Nessuno lo riconobbe e nessuno soccorse quel pover’uomo, indigente e trasandato, morto, a tre giorni dall’incidente, dopo ore di agonia.
L’architetto che imparava dalla natura
L’architetto che considerava la natura la propria maestra e che imparò “dall’albero” vicino al suo studio, rinunciò alla linea retta degli uomini a favore di mezzi espressivi più sinuosi e fiabeschi.
“Spariranno gli angoli e la materia si manifesterà abbondantemente nelle sue rotondità astrali: il sole vi penetrerà per i quattro lati e sarà come un’immagine del paradiso. Si potrà trar partito dai contrasti e così il mio palazzo sarà più luminoso della luce” scriveva. D’altronde - essendo obbligato da bambino a trascorrere lunghi periodi di riposo nelle montagne di Riudoms per via della sua salute cagionevole - aveva imparato a contemplare e fare propri i segreti della natura, che considerava la sua più alta fonte della conoscenza, in quanto opera del Creatore.
Non si trattava di copiare o di imitarla, ma di seguire il suo corso per fare della sua architettura l’opera più bella ed efficace possibile. Motivo per cui Gaudí era del parere che l’originalità consistesse nel ritorno alle origini.
Pur appartenendo alla corrente dell’architettura modernista sperimentò con irrefrenabile irrequietezza linguaggi stilistici differenti, sempre a caccia di nuove espressività, riuscendo a fondere le arti orientali e il modello neogotico con un’attenzione particolare allo stile moresco o alle soluzioni dell’arte mudéjar.
Considerando lo stile gotico “imperfetto”, adottava diversi accorgimenti tecnici per migliorarlo, aprendo a una serie di sperimentazioni che sarebbero sfociate nell’eliminazione di contrafforti e archi rampanti giudicati "stampelle" accessorie. Essendo per Gaudí il mestiere dell’architetto un’attività a tutto tondo, che comprendeva anche il design, il maestro catalano si occupava con estremo rigore di ogni singolo elemento delle sue creazioni, dagli arredi, all’illuminazione o persino alle decorazioni in ferro battuto. Decoratore, scultore, progettista di interni, convinto sostenitore della luce come materiale, il maestro non ottenne subito la fama che meritava.
Era una mente estremamente brillante e la critica del tempo, anziché comprenderlo, mal digeriva l’eccentrica cifra stilistica di una personalità così sfavillante e immaginativa.
Nel 1936 un gruppo di anticlericali attivi nell’ambito della guerra civile spagnola diede addirittura alle fiamme la cripta della Sagrada Família che accoglieva il laboratorio del maestro, mandando in fumo parte degli schizzi, gli appunti e i modelli in scala dell’architetto.
Nel 2011 un piromane - subito arrestato - appiccò un incendio all’interno della cripta della navata centrale della basilica, annnerendo 40 metri di parete, ma risparmiando per fortuna le opere di Gaudí.
Verso le celebrazioni del 2026
E adesso si guarda al 2026 quando, a 144 anni dalla posa della prima pietra, e a un secolo esatto dall’improvvisa morte del suo autore, la Sagrada Familia potrebbe essere completata, nonostante il procedere dei lavori sia discontinuo, fortemente legato all’afflusso delle donazioni.
La popolarità raggiunta oggi dall’architetto è facilmente riassumibile nell’iniziativa recentemente promossa da un comitato di ecclesiastici, accademici, designer ed architetti, per proporre la beatificazione e la canonizzazione dell’architetto catalano. Ad avviare, nel 1998, il processo di canonizzazione è stato l’arcivescovo di Barcellona, che ha definito Gaudí un "laico mistico". -Nel 1984 e nel 2005 sette architetture hanno fatto il loro ingresso nel patrimonio mondiale dell’UNESCO, considerate testimoni dell “eccezionale contributo creativo allo sviluppo della architettura e della tecnologia edilizia alla fine del Ottocento e l’inizio del Novecento”.
* ARTE.IT, 19 giugno 2020 (ripresa parziale - senza immagini).
Comunicato
Esce il 15 ottobre nelle librerie "La cattedrale d’Europa. La Sagrada Familia, la sfida di Gaudì alla modernità" (edizioni San Paolo, 8,50 euro). L’autore è Luca Nannipieri, saggista, che scrive di arte e beni culturali sui quotidiani Il Giornale, Libero ed Europa.
La tesi del libro è una rilettura innovativa di uno dei monumenti artistici più visitati al mondo: la Sagrada Familia di Antoni Gaudì a Barcellona. Per Nannipieri, Antoni Gaudì (1852-1926) ha costruito un popolo attorno alla cattedrale, ben più che la cattedrale stessa. "Chi ammira soltanto la bellezza travolgente della chiesa deve sforzarsi di capire la vera sfida che Gaudì ha voluto lanciare al nostro tempo" afferma Nannipieri, che prosegue: "A Gaudì interessava costruire un popolo - e questo ha fatto - ben più che uno stile artistico. La bellezza della Sagrada Familia non è tanto nel suo stile, ma nel suo essere in costruzione, nel suo venire su grazie alla volontà di libere donazioni, liberi lavori offerti gratuitamente, libere consegne donate affinchè venisse realizzata.
Non è un’opera voluta da un imperatore, o da un pontefice, o da una cerchia di aristocratici. E’ una grande chiesa costruita grazie a donazioni, iniziata grazie alla volontà di una piccola associazione di fedeli di San Giuseppe, che ha cominciato a raggranellare soldi, aiuti, sostegni, appoggi. Poteva diventare una piccola o una modesta chiesa, ma poi è arrivato Gaudì. E mentre la elaborava con schizzi, progetti, disegni, abbozzi, ha iniziato nel tempo stesso ad aggregarci persone, a richiamare gli individui affinché avessero cura di questa chiesa. "Per realizzarla dobbiamo contribuire tutti, perché deve essere la chiesa di un popolo, di un popolo intero" diceva. "Non vorrei terminare io i lavori. Un’opera del genere deve essere figlia di tempi lunghi, la sua vita deve dipendere dalle generazioni che se la tramandano e con le quali la chiesa vive e si incarna".
E così la chiesa, nata da un’idea di una piccola associazione, ha iniziato nei decenni ad essere seguita e incoraggiata da un numero crescente di persone che donavano i propri soldi, i propri aiuti, i propri lavori. Venivano prima da tutta Barcellona per vederla crescere - questa cattedrale - poi da tutta la Catalogna, poi da tutta la Spagna.
Quando Gaudì è morto, aveva costruito attorno alla chiesa (di cui si vedeva solo una minimissima parte) una tale forza simbolica e aggregante che parteciparono in 100 mila al suo funerale. E la costruzione della Sagrada Familia non si è fermata con la sua morte, ma è proseguita nonostante la Guerra Civile, la dittatura di Franco, la distruzione di quasi tutto il materiale di studio di Gaudì, nonostante l’assassinio di molte persone che hanno lavorato per l’edificazione di questa cattedrale. Una cattedrale venuta su per libere donazioni, per libera volontà di una comunità, che è divenuta poi un popolo. La chiesa non è tuttoggi ancora finita, ma è già un simbolo la sua stessa costruzione.
Qual è infatti l’insegnamento? La Sagrada Familia può essere oggi un grande punto di riferimento per tutti quei gruppi, comitati, associazioni, libere insorgenze che nascono nei territori e vogliono salvare il senso della loro piccola pieve, della loro basilica, della loro certosa. La Sagrada Familia rappresenta in Europa l’esempio massimo di quanto possono fare le libere insorgenze di persone e comunità attorno ad un luogo cristiano>>.
Francesca Briganti
Ufficio stampa Centro studi umanistici dell’abbazia di San Savino
www.lucanannipieri.com
FESTIVAL DI LOCARNO
La Sagrada Familia splende sullo schermo *
Con il suo documentario Sagrada - el misteri de la creació il regista svizzero Stefan Haupt ci guida alla scoperta della Sagrada Familia, la famosa cattedrale di Barcellona in costruzione da 130 anni. Lo abbiamo incontrato al Festival di Locarno in Svizzera per discutere del film, proiettato nell’ambito della rassegna Semaine de la critique, che arriverà nei cinema svizzeri il 22 novembre e, si spera presto anche in Italia.
Perché ha scelto di girare questo film?
Sono cresciuto in un ambiente cristiano, dove la Chiesa protestante aveva molta importanza. Anche se a vent’anni ho lasciato la Chiesa, ora che sto invecchiando realizzo quanto siano profonde le nostre radici. I miei genitori inoltre, erano appassionati di musica e di cattedrali antiche. Nel 2007, durante le riprese per un documentario, ho avuto occasione di visitare una di queste cattedrali. Percorrendola mi ha colpito il pensiero che era stata costruita da generazioni vissute secoli fa, e così mi sono domandato: cosa stiamo costruendo oggi? Due settimane dopo, sempre per via dello stesso documentario, mi sono recato a Barcellona, dove ho visitato la Sagrada Familia. Sono rimasto affascinato e ho deciso che volevo saperne di più.
Quale è il messaggio vuole trasmettere con questo lavoro?
Più che trasmettere un messaggio mi pongo delle domande, sono quelle che mi interessano. Anche se non è un tema su cui insisto, spero che questo film aiuti a stimolare l’apertura mentale e la riflessione su fede e religione. Della Sagrada Familia mi piace proprio questo, il suo essere una fonte d’ispirazione. Sono rimasto impressionato dalle persone che ci lavorano, che stanno cercando con tutto il loro cuore di creare qualcosa di bello. Credo che sia una bella cosa.
Perché nel suo documentario ha privilegiato le interviste?
Sono un regista, quindi è con questo mezzo che riesco a esprimermi meglio. Volevo fare un film per persone normali alle quali piacerebbe saperne di più, mostrare quello che i visitatori non possono vedere: siamo andati a filmare di prima mattina, quando non c’era nessuno, abbiamo usato degli elicotteri o delle gru. Tra i miei obiettivi c’era anche quello di fare sì che gli intervistati fossero naturali, spontanei, quindi ho preso il mio tempo. Ho visitato circa sette volte Barcellona in quattro anni, intervistandoli ogni volta, conoscendoli sempre meglio. Come speravo, il loro modo di parlare è cambiato. Il tempo è una delle cose più importanti nella produzione di un documentario.
Che cosa l’ha impressionata di più?
Entrare e guardare in alto, è davvero incredibile. Guardare il sito di costruzione dall’esterno, vedere che ci stanno lavorando. Infine, l’incredibile quantità di dettagli: si potrebbe fare un film solo su una facciata.
Emiliano Mena
* Avvenire, 8 agosto 2012
Il Papa: “Il matrimonio è solo fra uomo e donna”
di Giacomo Galeazzi (La Stampa, 8 novembre 2010)
Nella Spagna ultralaicista delle nozze e adozioni omosex e mentre i gay si baciano davanti alla Sagrada Familia per contestare la visita, Benedetto XVI riafferma l’«ordine naturale» e i suoi fondamentali «principi non negoziabili»: vita, famiglia, bioetica, libertà di formazione dei giovani. Prima dal pulpito della «cattedrale del XXI secolo» consacrata ieri e progettata dall’architetto e prossimo Beato Antoni Gaudì, poi nel faccia a faccia con Zapatero, il Papa ribadisce che lo Stato deve difendere la vita dal concepimento alla morte e aiutare le famiglie nate dal matrimonio tra uomo una donna.
Il Pontefice si appella ai governanti affinché «l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio e formano una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato». Parole pronunciate poco dopo la protesta inscenata al suo arrivo da circa 200 tra gay e lesbiche che si sono scambiati un «bacio collettivo» al suo passaggio in papamobile. Nell’omelia il Papa ha evidenziato che «le condizioni di vita sono profondamente cambiate e con esse si è progredito enormemente in ambiti tecnici, sociali e culturali», ma che «non possiamo accontentarci di questi progressi». Con essi, raccomanda, «devono essere sempre presenti i progressi morali, come l’attenzione, la protezione e l’aiuto alla famiglia, poiché l’amore generoso e indissolubile tra un uomo e una donna è il quadro efficace e il fondamento della vita umana nella sua gestazione, nella sua nascita, nella sua crescita e nel suo termine naturale».
Con toni più netti di quelli usati alla Westminster Hall di Londra, Ratzinger ha dettato il suo manifesto contro il «secolarismo aggressivo» proprio nel Paese in cui le politiche su coppie e adozioni gay, divorzio rapido e aborto hanno suscitato l’opposizione di piazza delle gerarchie cattoliche. Il Papa invoca «adeguate misure economiche e sociali affinché la donna possa trovare la sua piena realizzazione in casa e nel lavoro, affinché l’uomo e la donna che si uniscono in matrimonio formando una famiglia siano decisamente sostenuti dallo Stato, affinché si difenda come sacra e inviolabile la vita dei figli dal momento del loro concepimento». Per questo si oppone a «qualsiasi forma di negazione della vita umana e sostiene ciò che promuove l’ordine naturale nell’ambito dell’istituzione familiare». Dopo l’Angelus, il pranzo in arcivescovado e la visita in una struttura per disabili, il Papa ha visto in privato, con un colloquio di appena 5 minuti in aeroporto, José Luis Zapatero subito prima di ripartire per Roma. Brevissimo anche il suo messaggio: «La medicina non sia contro la dignità della vita»
Alla Sagrada Familia il Papa aveva incontrato il re Juan Carlos e la regina Sofia e ribadito l’intenzione di beatificare Gaudì, il geniale artista «modernista» catalano morto nel 1926 in un incidente dopo aver realizzato solo una piccola parte della basilica. Più volte i lavori si sono fermati per mancanza di fondi. Ora però il cuore della basilica è finito e si spera di poterla completare nel centenario della scomparsa di Gaudì.
La visita del Papa potrebbe anche accelerare il processo di beatificazione di Gaudì. L’associazione che ne cura il caso assicura che nel dossier pronto per la Congregazione per le Cause dei Santi c’é anche un «miracolo», quello di una donna che ha ritrovato la vista dopo avere pregato Gaudì, i cui resti sono custoditi nella cripta della Sagrada Familia. «Il genio di Antoni Gaudì, ispirato dall’ardore della sua fede cristiana, riuscì a trasformare questa chiesa in una lode a Dio fatta di pietra», ha sottolineato Benedetto XVI da una terrazza del tempio, al termine della messa per la consacrazione.
Nel suggestivo rito di «dedicazione» e con l’unzione dell’altare e delle pareti della chiesa, il Papa ha celebrato in catalano e in latino. Sotto le volte ardite, tra le colonne in forma di alberi, il Papa si è spogliato del piviale dorato, ha indossato il grembiule bianco e ha cosparso l’olio sull’altare, spargendolo con la mano sull’intera superficie in granito rosso, mentre i vescovi concelebranti hanno unto con l’olio le colonne della roccaforte della «fede di domani».
di Mons. Giuseppe Casale (Adista - Segni nuovi, n. 87, 13 novembre 2010)
Per i cattolici italiani è giunto il tempo di un severo esame di coscienza. Quali responsabilità di fronte ai guasti della vita pubblica che si fanno ogni giorno più gravi? E non parlo solo dei quotidiani scandali che riempiono le pagine di cronaca. Parlo del degrado della vita politica e della tranquilla accettazione di un metodo di governo che promette illusioni e lascia affogare il Paese nella “monnezza”. Non solo a Napoli e a Palermo, ma dovunque si vive di malaffare, di illegalità, di soprusi.
Come hanno reagito i cattolici all’indegno trattamento riservato a migliaia di migranti (tra cui tanti profughi) respinti in veri campi di concentramento? Invece di reagire all’operato del governo, hanno applaudito o tacitamente acconsentito, preferendo difendere il loro risicato benessere, che si fa ogni giorno più precario. Chi ha levato la voce contro una situazione del lavoro che vede disoccupati migliaia di giovani e costringe tanti operai a sopravvivere con la cassa integrazione? Non è sufficiente tenere in regola i conti dello Stato. Questo può farlo qualunque buon ragioniere. È urgente un’azione che ponga fine agli squilibri esistenti tra chi ha molto (in alcuni casi, troppo) e chi non ha niente, tra chi sguazza nel lusso e chi stenta a mettere insieme quanto serve per le quotidiane necessità. Abbiamo detto molte belle parole. Ma non abbiamo avuto il coraggio di denunciare i mali di un capitalismo globalizzato che aumenta i dividendi delle anonime finanziarie (vere centrali di ingiustizia) e tratta gli operai come merce di scambio. Quanti cattolici che si riempiono la bocca di dottrina sociale cristiana sono pronti ad impegnarsi di persona, non per la conquista di un pezzo di potere, ma per un cambiamento che ponga al centro del dibattito i temi della pace, del disarmo, della solidarietà?
È giusto difendere la vita dall’inizio alla sua conclusione. Ma è ancora più urgente difendere la vita di milioni di bambini che muoiono di fame. È ancora più urgente impegnarsi per la pace tra i popoli, scoraggiare i risorgenti nazionalismi. Il governo, invece di far propaganda per innamorare i giovani per la vita militare, li aiuti a inserirsi nel mondo del lavoro, crei tutte le occasioni per non lasciare inoperose migliaia di braccia e di menti, per cui tanto si è speso negli anni della formazione scolastica. Ai cattolici dico: è tempo di agire. Non sognando un nuovo partito cattolico o di cattolici. Non mirando a una fetta di potere. Ma operando in tutti i settori della vita pubblica con una coraggiosa testimonianza di onestà e di competenza.
Ai cristiani di Roma Paolo lanciava un forte monito: “È ormai tempo di svegliarvi dal sonno” (Rm 13,11). Abbiamo dormito troppo. Abbiamo troppo pensato al nostro interesse personale, a una sterile difesa dei diritti della Chiesa. I diritti della Chiesa sono i diritti dei poveri, degli emarginati, degli esclusi, degli oppressi da una società che riesce ad attutire o a spegnere qualunque sussulto di rivolta contro l’imperante conformismo. Di quel perbenismo che concilia il dirsi cattolico e il vivere una vita di immoralità e di menzogna.
È ormai indilazionabile l’impegno a porre a base della nostra vita non la ricerca del potere, ma il servizio, praticando la carità che è la “pienezza della legge” (Rm 13,1). Non c’è legalità se non c’è un forte sussulto di amore, di gratuità, di condivisione.
* Arcivescovo emerito di Foggia-Bovino
Benché il sonno sia importante, non si dovrebbe amarlo. “La pigrizia fa cadere in un sonno profondo”, rendendo inattivi quando si dovrebbe fare qualcosa. Chi preferisce dormire o essere inattivo quando dovrebbe lavorare prende una via che lo porterà alla miseria.
Dio non ha né sonno né bisogno di dormire. I suoi servitori possono dunque essere certi che in ogni momento Dio può provvedere l’aiuto necessario. Solo quando, per sue buone ragioni, ritarda o si trattiene dall’agire, per esempio nei confronti di coloro che professano di essere il suo popolo ma si dimostrano infedeli, Geova è paragonato a uno che dorme.
Nell’incoraggiare i cristiani di Roma a non essere addormentati, cioè inattivi e insensibili alle loro responsabilità, l’apostolo Paolo scrisse: “È già l’ora di svegliarvi dal sonno, poiché ora la nostra salvezza è più vicina di quando divenimmo credenti. La notte è inoltrata; il giorno si è avvicinato. Svestiamoci perciò delle opere che appartengono alle tenebre e indossiamo le armi della luce. Come di giorno camminiamo decentemente, non in gozzoviglie e ubriachezze, non in rapporti illeciti e condotta dissoluta, non in contesa e gelosia”. Coloro che tengono una condotta errata o promuovono falsi insegnamenti sono addormentati per ciò che riguarda la giustizia, e bisogna che si sveglino per poter avere l’approvazione di Dio.
La morte è simile al sonno. Il sonno è contrassegnato da diversi cicli. Ogni ciclo è costituito da un periodo di sonno profondo seguito da un periodo di sonno più leggero. Durante i periodi di sonno profondo è molto difficile svegliare qualcuno. Questi è completamente ignaro di ciò che lo circonda e di quello che accade intorno a lui. Non c’è attività cosciente. Similmente i morti “non sono consci di nulla”.
Queste parole; Queste scritture; Questi consigli; Questa protezione e avvertimento e monito....Non si applica di certo a tutti! (Mente a tutti coloro che fanno parte di Babinonia la Grande! ( L’IMPERO MONDIALE DELLA FALSA RELIGIONE) (SI APPLICA DI CERTO A COSTORO).
(Malachia 3:18) E voi certamente vedrete di nuovo [la distinzione] fra il giusto e il malvagio, fra chi serve Dio e chi non lo ha servito”.
(Rivelazione 18:4) E udii un’altra voce dal cielo dire: “Uscite da essa, o popolo mio, se non volete partecipare con lei ai suoi peccati, e se non volete ricevere parte delle sue piaghe.
(Con tanta riverenza e rispetto; empatia e simpatia se vi sentite male.... nel leggere tutto questo!!!(Spero e vi auguro di star meglio ; con gli anti-biotici...... al piu’ "PRESTO"!.
L’azione più indegna che i traduttori moderni compiono nei confronti del divino Autore delle Sacre Scritture è quella di togliere o nascondere il suo caratteristico nome personale. In realtà il suo nome ricorre nel testo ebraico 6.828 volte nella forma יהוה (YHWH o JHVH), a cui in genere si fa riferimento come al Tetragramma (che letteralmente significa “di quattro lettere”).
Poiché è scritto: “Farò perire la sapienza dei saggi, e spazzerò via l’intelligenza degli intellettuali”. Dov’è il saggio? Dove lo scriba? Dove il contenditore di questo sistema di cose?
Mons. Arcivescovo Casale...(MI PERDONI) Dopo che ho’ scritto quello che ho’ scritto e detto quello che ho’ detto...mi sono chiesto! Fammi investigare-cercare e capire Lei personalmente perche’ diceva quello che diceva e come e perche’ ("VEDO") che LEI ha’ avuto molti contenditori gente che detestava il suo giudizio di (Far morire ELUANA ENCLARO) Io no! non contesto avverso il suo giudizio poiche’ per coloro che la pensano come Lei ho’ ammirazione...sapendo che c’e’ qualcuno nel mondo che ha’ veramente compassione...anche nel far morire chi e’ in agonia prolungata non e’ in realta’ in VITA! Far questo o pensare a favore di far questo dopo un certo periodo di tempo 17 anni sia abbastanza . Anche scientificamente le istituzioni mediche approvano per dimostrare la ragionevolezza ....mentre il contrario e’ (INRAGIONEVOLE) Dire che si sarebbe svegliata dalla coma e poi sposata ed avuto figli e’ INRAGIONEVOLE-insensato LEI non ha’ voluto schiararsi con loro ed ha’ fatto bene....spero che fara’ bene anche in altri casi ed usi la stessa logica e saggezza. Sono un Emigrato-Integrato da quasi 50 anni a 10.000 KL. distante. Ossequi, Ave, Shalon la saluto e lo ammiro.
Note introduttive sul tema:
FILOLOGIA, TEOLOGIA, E ANTROPOLOGIA. "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1 Gv., 4. 1-16). Benedetto XVI, "Deus caritas est", 2006.
CANOVA E IL VATICANO. Una gerarchia senza Grazie ( greco. Χάριτες - Charites) e un papa che scambia la Grazia ("Charis") di Dio ("Charitas") con il "caro-prezzo" del Dio Mammona ("Caritas").
ARTE E CONOSCENZA: LA RIVOLUZIONE DELLO SGUARDO. (Federico La Sala)
Laici maestri di sacro
intervista a Francesc Torralba Rosellò,
a cura di Lorenzo Fazzini (Avvenire, 15 maggio 2012)
Nella Catalogna di Salvador Dalì, Antoni Gaudì e Juan Mirò il «Cortile dei gentili» - lo spazio di dialogo tra credenti e ’umanisti’ - non poteva che avere come tema «Arte, bellezza e trascendenza ». La nuova tappa del confronto voluto da Benedetto XVI e intrapreso dal cardinal Gianfranco Ravasi per interloquire con «quanti si rivolgono a Dio come Sconosciuto» si sofferma a Barcellona. Giovedì e venerdì si alterneranno riflessioni e scambi in alcune prestigiose sedi: il Museo Nazionale d’Arte della Catalogna, con la prolusione del presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, poi l’università di Barcellona e infine la Sagrada Familia.
Francesc Torralba Rosellò, giovane teologo e valente filosofo da qualche mese nominato consultore dello stesso Pontificio Consiglio, vi interviene con una conferenza su «La via dalla bellezza all’amore». Numerosi i suoi scritti recenti: in italiano Qiqajon ha appena pubblicato Volti del silenzio (pp. 200, euro 18); in Spagna sono appena usciti La lógica del don (Khaf) e Vida spiritual en la sociedad digital (Milenio).
Lei si è concentrato su temi spirituali ma aperti a tutti: silenzio, società digitale, dono. Un’indagine che ricalca molto il «Cortile dei gentili»... Perché quest’approccio?
«La mia ricerca filosofica cerca di essere aperta e ’permeabile’. Ritengo che il mio compito come filosofo sia promuovere il pensiero e la riflessione su queste domande genuinamente umane che ognuno, al di là delle proprie convinzioni spirituali, si formula. La mia funzione è essere alla frontiera perché i confini sono luoghi creativi dove si può imparare dal dialogo condiviso. Ritengo che ogni essere umano abbia una dimensione spirituale che può essere articolata e sviluppata in modi diversi in virtù dei contesti e delle biografie».
Cosa accomuna credenti e umanisti?
«Il senso di nostalgia, il desiderio di felicità, il bisogno di conforto e la paura sono esperienze trasversali che ci fanno fratelli nell’esistenza. Penso che la religione sia sostanzialmente rapporto che trascende il sé, collegando la persona con una realtà totalmente diversa che noi chiamiamo Mistero assoluto».
Nel suo saggio sul silenzio lei cita varie volte Ludwig Wittgenstein...
«Wittgenstein è un pensatore profondamente spirituale. Basta leggere i suoi scritti biografici risalenti alla prima guerra mondiale e il Tractatus logicus-philosophicus. Egli mostra i limiti del linguaggio scientifico e comprende che il silenzio è il migliore atteggiamento davanti al mistero della realtà. Questo attitudine di cautela e cura per ciò che trascende la razionalità scientifica mi pare molto interessante. Wittgenstein riconosce che non si può fare ’scienza’ sul senso della vita, ma la domanda del significato è, a sua volta, la più grave ed emotivamente coinvolgente che un essere umano possa farsi».
Dunque l’uomo religioso può scoprire un «di più» in chi non lo è?
«Certo, nel dialogo il credente scopre molti elementi interessanti. Anzitutto si rende conto che i non credenti costituiscono un mondo molto eterogeneo. Ci sono gli indifferenti, ma pure gli ’allontanati’; gli agnostici che cercano, ma anche quelli pieni di risentimento, molto critici con la religione per ragioni biografiche. Nel dialogo con i non credenti, chi crede è costretto ad esprimere ciò che è più essenziale e genuino della sua fede. Inoltre, deve farlo chiaramente e nitidamente, con termini ’laici’, come direbbe Habermas, poiché è l’unico modo per trovare un ambito condiviso».
Barcellona è una delle regioni più laicizzate d’Europa. Come rendere culturalmente credibile il Vangelo?
«Credo si debbano trovare argomenti esistenziali e ragioni pratiche, senza dimenticare i motivi ragionevoli, per diventare cristiano. La persuasione è molto importante, ma il miglior argomento è mostrare che il cristianesimo è una proposta per la felicità del mondo, una comunicazione di esistenza, come disse Kierkegaard: una narrazione di senso che, integrata nella persona, diventa sorgente di tranquillità, serenità e donazione. Il cristiano è credibile quando vive con gioia ciò che ha sperimentato, quando mostra al mondo come il suo incontro personale con Dio e con ciò che Agostino chiama il ’Maestro interiore’ si tramuta in sorgente di pace per l’anima e pacificazione del mondo».
«La libertà più vera è la gratitudine », scrive nel libro sul dono. Oggi sembra il contrario. Quali gli esempi concreti di questa libertà?
«La libertà si trova nella liberazione dall’Io, vivendo sotto la sorgente di bontà che esiste nel fondo di ogni essere. Significa essere consegnato agli altri senza calcolo né sperando nulla. La donazione di sé rimane davvero la via della felicità. Quest’ultima non risiede nel possesso né è un esercizio che si concentra sull’ego e la realizzazione dei propri desideri: questo è libertinaggio! Libero è chi vive liberato da pregiudizi e stereotipi, chi non è mosso dalla logica del calcolo e dell’interesse, ma da quella del dono, il dono più grande, che è l’agape. Gesù è il mio modello di libertà umana, ma anche Francesco d’Assisi, Massimiliano Kolbe e Edith Stein hanno vissuto secondo questa prospettiva».