Digiuno per la pace? No, grazie!
di don Aldo Antonelli *
Parroco ad Antrosano e coordinatore di "Libera" per la Provincia dell’Aquila
L’amico Don Paolo Farinella, da Genova, diffonde via facebook questa denuncia:
"Volevo anche io aderire all’invito di Francesco papa per un giorno di digiuno per la Pace in Siria, sabato 7 settembre 2013, mentre i G20 a San Pietroburgo, mangiano caviale e salmone e decidono la guerra o meglio la vendita di armi, sempre redditizia. Poi leggo che vi aderiscono: Mario Mauro, ministro italiano della guerra, sempre in quota CL, già Pdl ora montiano e favorevole alla grazia per Berlusconi; Formigoni Roberto, CL celestiale, non nuovo ai rapporti con i Dittatori e indagato anche lui e strenuo difensore di Berlusconi. Potrei continuare nella litania dei colpevoli che non dovrebbero nemmeno farsi vedere, se avessero un minimo di coscienza e di dignità. Invece...
A questo punto, più che un digiuno per la pace, mi pare un coffe break dalle larghe intese con delinquenti e guerrafondai e immorali in passerella da primo piano. No, il casino non fa per me!"
A ciò che scrive l’amico Paolo e che condivido, aggiungo che un vero e serio discorso sulla Pace non può non comprendere e coinvolgere anche il discorso "politica" e il discorso "economia". Una politica ed una economia che nulla hanno a che fare con l’affarume, politico ed economico, di CL, PdL e compagnia brutta!
E non per essere "puritano" e/o "schizzinoso". Ma per non essere connivente!
Soprattutto per non ritrovarmi compagno di strada con quel Duca di Parma che di nascosto faceva assassinare i suoi nemici e pubblicamente ne adottava i figli diventati orfani: delitti privati e pubbliche virtù!
Il fatto è che in un mondo complesso e dove tutto è correlato, diventa impossibile combattere certi flagelli senza metterne in discussione le premesse. Ancor più: non è possibile perseguire degli obiettivi singoli senza prendere in seria considerazione le precondizioni che li rendano affettivamente possibili.
Sarei curioso di sapere cosa direbbe e farebbe, nelle nostre condizioni, il profeta Isaia, che già nel mondo molto più semplice di allora (stiamo parlando di oltre 2800 anni or sono!), scriveva, a proposito di digiuno: non è questo il digiuno che voglio...avete le mani e i pensieri sporchi di sangue! "Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai!" (Is. 58,3).
In effetti, c’è tutta una letteratura impegnata che non fa comodo ricordare e che si ignora volutamente, ma che noi vogliamo risvegliare e porre in piena luce.
"Se la Pace è giustizia e carità perché la domandiamo nell’ingiustizia?...Forse fa orrore la guerra non perché è la guerra, ma perché turba le nostre abitudini di godenti", scrive don Mazzolari nel suo Diario (p.703).
Ma prima di lui, già Franklin D. Roosvelt scriveva che "Più che una fine della guerra vogliamo una fine dei principi di tutte le guerre".
Questo strettissimo legame tra la guerra e le sue premesse da una parte, e la Pace e le sue precondizioni dall’altra, è continuamente evidenziato e nel campo specifico dell’etica cristiana e nel più generale ambito del sociale e del politico.
Il teologo moralista, Giannino Piana, a tal proposito scrive: "La cultura della pace non può essere confusa con uno sterile utopismo, ma va collegata con l’impegno quotidiano a realizzare i necessari cambiamenti, sia sul piano personale che su quello strutturale o istituzionale, perché la proposta pacifista possa trovare concreta (anche se parziale) attuazione". (Rocca 14/10).
Senza questo necessario collegamento, con la politica e con l’economia, tutti i possibili discorsi sulla pace, da chiunque proferiti, diventano equivoci e dannosi.
"La parola Pace, denunciava padre Balducci negli anni 80, anche nella predicazione religiosa, è servita a legittimare disordini, gerarchie, dipendenze e quindi essa stessa gronda di responsabilità".
Noi da parte nostra non digiuniamo, ma continuiamo a lottare, a tutto campo e su tutti i fronti, convinti che una politica "altra" (più che un’altra politica), un’economia "altra" (più che un’altra economia) sono le premesse necessarie per una mentalità "altra" che apra la strada ad un futuro di Pace.
* L’Huffington Post, 06/09/2013
NOTE SUL TEMA:
COSTANTINO, SANT’ELENA, E NAPOLEONE. L’immaginario del cattolicesimo romano.
DONNE, UOMINI E VIOLENZA: PARLIAMO DI "FEMMINICIDIO"
LA FAMIGLIA? MA QUALE FAMIGLIA?! QUELLA DI GESU’ O QUELLA DI EDIPO’?!
BENEDETTO XV, BENEDETTO XVI, FRANCESCO: GESU’, GIUSEPPE, SACRA FAMIGLIA?! RESTITUIRE L’ANELLO DEL PESCATORE A GIUSEPPE... E ANNUNCIARE LA BUONA NOTIZIA!!!
PER LA CHIESA CATTOLICA, SAN GIUSEPPE E’ ANCORA UN "GOJ", UNO STRANIERO. La ’buona’ novella di Luigi Pirandello
(fls)
DE VERITATE
di don Aldo ANtonelli
Vi giuro!
Ieri mattina, mentre leggevo la lettera di Francesco a Scalfari, mi sono lussato il polso a forza di sbattere il pugno sulla mia scrivania! Scusatemi, ma sento una soddisfazione incontenibile.
"Debbo vantarmi? Ebbene mi vanterò?" direbbe san Paolo.
Molte delle cose che che scrive il papa io le dico da tempo, da troppo tempo; e in tempi non di moda e non sospetti! E non da "codino"!
Il papa scrive:
«risulta chiaro che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante; al contrario, la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede. Lungi dall’irrigidirci, la sicurezza della fede ci mette in cammino, e rende possibile la testimonianza e il dialogo con tutti» (Citando la Lumen Fidei, n. 34 ).
Ed ancora:
«Per cominciare, io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità «assoluta», nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo.
Dunque, la verità è una relazione! Tant’è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive, ecc. Ciò non significa che la verità sia variabile e soggettiva, tutt’altro. Ma significa che essa si dà a noi sempre e solo come un cammino e una vita. Non ha detto forse Gesù stesso: "Io sono la via, la verità, la vita"? In altri termini, la verità essendo in definitiva tutt’uno con l’amore, richiede l’umiltà e l’apertura per essere cercata, accolta ed espressa».
Ebbene quante volta ci siamo detti che è una pretesa assurda quella della Chiesa di "possedere la Verità", da cui invece ci si deve sentire posseduti?
Mi permetto solo di riportarvi tre passi specifici, così come mi sovvengono:
La Chiesa prigioniera e saccente (Messaggio del 29.5.2010)
La Verità non è tutta data e non sta tutta e solo nelle Sacre Scritture. Dio continua a parlare “in mille modi” e “in tutti i tempi”, attraverso la chiesa ma anche attraverso la storia, attraverso la gerarchia (non tanto) ma anche attraverso i comuni mortali (molto!), siano essi credenti e siano pure atei.
Come in Cielo.... (Trasmissione del 9.2.2013)
Nella fede la verità è impossedibile, non può essere posseduta, va ricercata di continuo. Gesù diceva: io sono la via. La via indica un cammino, un continuo andare avanti, un continuo sorpassare, lasciare indietro le cose sorpassate. Invece nella religione la verità diventa un possesso, un possesso in base al quale puoi fare anche delle guerre. Anche qui, vedete subito come la differenza tra l’uomo di fede (che non è l’uomo del relativismo, ma è l’uomo che ha la coscienza che la sua conoscenza della verità è relativa e che quindi ha bisogno di una continua scoperta) ha bisogno di una continua ricerca, ha bisogno di posizioni sempre nuove da acquisire.
«Non è vero che chi cerca non crede e che chi crede non cerca; non si può fare a meno di cercare per credere e si cessa di cercare quando si cessa di credere».
Non possessori né custodi ( Messaggio del 22.5.2013)
Mi chiedo perché mai noi cristiani, la gerarchia soprattutto, ci si sia ridotti al falso e prepotente ruolo di "possessori" e/o "custodi", e quindi "difensori della "Verità"!
La Verità, come Dio, non può mai essere posseduta, ma sempre e solo ricercata. Il momento stesso in cui pretendiamo di averla trovata e quindi di possederla, la perdiamo. E’ urgentemente necessario fare della fede non la custodia dei "simboli" antichi, ma una corsa nel mondo che corre, una crescita in prospettiva sul futuro.
Ecco, questo solo per dirvi, che da oggi non siamo più soli, se mai lo siamo stati.
Da oggi, sulle nostre "eresie", portiamo anche la benedizione del Papa!
Buona giornata
Dopo la veglia per la pace
di Enrico Peyretti *
Ho guardato su Tv 2000 tutta la veglia per la pace indetta da papa Francesco. La sua omelia essenziale e diretta, impegnativa: si potrà leggerla. Letture bibliche e altre, preghiere, silenzi, assai belli. Tutti i presenti seduti in sedie ordinate in tutta la grande piazza. Gente comune in abiti estivi correnti, almeno una donna con calzoncini cortissimi, come usa quest’anno. Immagine stantia la schiera di cardinali pittoreschi piazzati sul sagrato. Guardie svizzere: alcune disarmate, altre con una specie di alabarda, che è pur sempre un’arma. Ha avuto buon gioco il ministro (della difesa militare) Mauro nel dire (su GR1 dopo le 23) che però il papa era protetto da agenti armati, come in questi casi. Ma il rosario (in buona forma biblica) e soprattutto l’adorazione e benedizione eucaristica, che non ha più vero senso liturgico dopo il Concilio, mi hanno lasciato perplesso: ho visto riti (per nulla ecumenici; persino l’ombrellino e il piviale-pluviale-impermeabile senza pioggia!) che non vedevo dall’infanzia! Questo aspetto poteva essere pensato meglio. Buona notte!
Enrico Peyretti
Pratichiamo l’interposizione!
di Giovanni Sarubbi *
Da un Papa come da un qualsiasi altro leader religioso, ci si attende un discorso di tipo religioso e l’utilizzo di simbologie e modalità di azione di tipo religioso quali preghiere, veglie, processioni, recite dei propri libri sacri ecc..
E’ quello che ha fatto ieri Papa Francesco, che ha avuto la capacità di tenere insieme in preghiera a piazza San Pietro rappresentanti di tutte le religioni. Vedere insieme musulmani e cristiani in piazza San Pietro a recitare gli uni il rosario e gli altri il Corano credo sia un risultato eccezionale ed assolutamente impensabile fino a non più di otto mesi fa.
Ora però occorre andare avanti e proseguire l’iniziativa. Occorre che tutti gli amanti della pace, cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, animisti, .... non credenti facciano azioni concrete che impediscano la guerra contro la Siria che avrebbe effetti devastanti sull’intera umanità.
La notizia, che hanno riportato solo alcuni giornali, sull’abbattimento da parte siriana di uno dei più sofisticati mezzi da guerra americana, grazie ai mezzi messi a disposizione dalla Russia, dice che la guerra in Siria non sarà una passeggiata, come vorrebbe far credere Barack Obush, ma sarà invece una guerra lunga, dura e sanguinosissima, come sono tutte le guerre. Questa notizia, insieme all’annuncio del sostegno della Russia alla Siria in caso di attacco, dovrebbero spingere tutti a deporre le armi ed imbracciare la via della mediazione politica e della riconciliazione.
Ma questo non accadrà soltanto perché lo si invoca. La preghiera, anche da un punto di vista religioso, non è un ripetere formule precise in continuazione. La preghiera non è un richiedere al proprio Dio l’esaudimento di una propria richiesta per quanto giusta e nobile essa sia. La preghiera è innanzitutto una dichiarazione precisa della propria volontà a far si che ci si metta tutto, ma proprio tutto, il proprio impegno a realizzare quello che si chiede come grazia al proprio Dio. L’esempio cristiano più calzante in tal senso, è la preghiera del Padre Nostro, l’unica insegnata da Gesù, dove il cristiano non fa altro che affermare una propria scelta di campo, un voler stare dalla parte della giustizia e della pace.
La preghiera per essere vera deve allora tradursi in azioni concrete. Occorre scegliere ed impegnarsi in prima persona. Ed in questo non c’è alcuna differenza tra un religioso cristiano, musulmano, ebreo o di altra religione e un non religioso che ha semplicemente fede nel genere umano. L’azione che si compie tutti insieme diventa la materializzazione della preghiera che si è fatto o della volontà di pace che si è espressa e che si vuole realizzare.
Alcuni pacifisti della rete No War di Roma, come l’amica Marinella Correggia, stanno proponendo in queste ore tre cose molto precise. Eccole:
occorre una forte interposizione popolare ai bombardamenti. Migliaia e migliaia di persone di tutto il mondo devono decidere di recarsi in Siria e difendere con il proprio corpo gli obiettivi dei bombardamenti. É una pratica che è stata molto teorizzata ma poco praticata. Nel passato coloro che hanno scelto questa strada sono stati sempre molto pochi.
occorre una azione massiccia di boicottaggio di tutti i prodotti americani e non solo della Coca Cola.
occorre che il Papa, dopo la coraggiosa presa di posizione contro la guerra, decida di andare personalmente a Damasco.
La data proposta per l’inizio della interposizione è il 9 settembre. Gruppi di pacifisti già stanno partendo per la Siria per mettere in pratica tale idea. Anche se il Papa non decidesse di andare di persona in Siria (ricordiamo che nel 2001 una tale idea portò Giovanni Paolo II nei paesi limitrofi all’Afghanistan), potrebbe chiedere a tutte le comunità cristiane e alle altre religioni presenti in Siria di realizzare loro in prima persona l’interposizione, in modo che tutti al mondo sappiano che in caso di bombardamento non si colpiranno solo gli obiettivi militari ma anche decine e decine di migliaia di persone.
Si parla di una cinquantina di obiettivi da colpire contro cui saranno lanciate decine di missili. Come la storia di tutte le guerre ha dimostrato, qualsiasi bombardamento fa migliaia e migliaia di vittime civili, con devastazioni del territorio e dell’ambiente che rendono invivibile quelle realtà per le generazioni successive. Credo sia giusto allora far sapere al mondo che il bombardamento della Siria o di un qualsiasi altro paese avrà come prezzo la distruzione di una intera comunità.
Con queste scelte devono confrontarsi gli USA e i loro alleati. Non ha più senso vivere in un mondo dove si è sempre sotto la perenne minaccia di un bombardamento sol perchè qualcuno ha deciso di essere “gli Stati Uniti d’America”.
Giovanni Sarubbi