NALANDA, UNIVERSITA’ INDIANA DISTRUTTA NEL XII SEC. (d. C.). Là dove (nel VII sec.) i monaci "potevano assistere dalle loro stanze sopra la nebbia del cielo alla nascita dei venti e delle nubi".

INDIA: RICOSTRUIRE L’UNIVERSITA’ DI BUDDHA. Dopo mille anni, la sfida di Nalanda International. Amartya Sen, a capo dei Maestri del progetto. Una nota di Raimondo Bultrini - a cura di Federico La Sala

Il governo di New Delhi porta in Parlamento un progetto per avviare i lavori di ricostruzione. Anche il nobel Amartya Sen in un comitato di saggi ed esperti.
giovedì 5 agosto 2010.
 

[...] a Nalanda si insegnava di tutto, dall’alta matematica all’astronomia, l’alchimia, l’anatomia. Sarà lo stesso anche con la sua rinascita? Il Nobel per l’Economia Sen, a capo del Comitato dei Nalanda Mentor, i Maestri del progetto, ha subito raffreddato l’entusiasmo di quanti si aspettano in tempi rapidi un’istituzione scientifica su scala internazionale che "costerebbe molti più soldi di un dipartimento di letteratura". Contro gli oltre 1000 milioni di dollari necessari per creare strutture e aule, infatti, ce ne sono appena la metà, stanziati per ora dal solo governo dell’India che punta a ottenere in una settimana il sì delle Camere, quasi scontato. Per il resto si aspettano donazioni private, nella speranza di ricreare una città di torri, padiglioni, templi come quella visitata dal pellegrino cinese Xuangzang nel VII secolo. Dove i monaci, scrisse, "potevano assistere dalle loro stanze sopra la nebbia del cielo alla nascita dei venti e delle nubi" [...]

-  AMARTYA SEN E L’IDEA DI GIUSTIZIA.

-  IPAZIA, ALEJANDRO AMENABAR, AGORA’. Materiali per pensare


-  INDIA

-  L’università di Buddha rinascerà
-  dalle rovine vecchie di mille anni

-  Il complesso di Nalanda fu distrutto sul finire del XII secolo dai soldati di un re turco. Il governo di New Delhi porta in Parlamento un progetto per avviare i lavori di ricostruzione. Anche il nobel Amartya Sen in un comitato di saggi ed esperti

-  di RAIMONDO BULTRINI *

BANGKOK - Le cronache della distruzione dell’Università indiana di Nalanda risalgono a quasi mille anni fa, ma narrano vividamente di come le fiamme e le braci impiegarono tre mesi prima di spegnersi sui resti fumanti del più grande ateneo di studi buddhisti del mondo. Ad alimentare il fuoco furono le migliaia e migliaia di libri buttati giù dagli scaffali della Biblioteca dove erano stati raccolti e catalogati per almeno sette secoli. Quasi tutti i duemila insegnanti, i diecimila alunni e gli ospiti giunti dall’intero Oriente, dalla Grecia e dalla Persia vennero passati a fil di spada sul finire del XII secolo dai soldati di un re turco, offeso - si dice - per non aver trovato tra tanta letteratura nemmeno una copia del Corano.

La novità è che il governo indiano sta per portare in Parlamento (entro una settimana) la proposta di legge per avviare ufficialmente i primi lavori di ricostruzione di una delle più eccelse vestigia della civiltà indiana. Sorgerà a Rajgir, nel Bihar, dalle odierne rovine di mattoni rossi e sterpaglia visitate ancora da frotte di pellegrini, esattamente dove il Buddha in persona insegnò 2500 anni fa i più alti stadi del suo pensiero, celebre come Grande Veicolo, o Mahayana. Non solo il buddhismo divenne per secoli la religione di Stato in tutto il vasto regno indiano delle dinastie Maurya e Gupta, ma l’influenza di Nalanda si estese al Tibet e alla Cina sotto forme ancora più sofisticate e complesse. I suoi docenti istruirono alti sacerdoti, re e imperatori di gran parte dell’Asia, primi tra tutti i Dalai lama, i Khan mongoli e il Signore celeste della Cina.

Da quattro anni il governo ha già affidato il compito di escogitare il modo migliore di riportare in vita l’antica istituzione a un comitato di esperti e saggi tra i quali il Nobel indiano Amartya Sen, un luminare cinese e il ministro degli esteri di Singapore. Proprio la piccola e ricca isola ha promesso assieme a Cina e Giappone cospicui finanziamenti per l’immane compito di rivitalizzare non solo accademicamente, ma anche economicamente e socialmente, luoghi che furono devastati palmo a palmo e restarono abbandonati a sé stessi con la scomparsa del buddhismo nella sua patria d’origine.

L’area di Nalanda, a poche ore dalla capitale di uno degli Stati più poveri del Continente, è sottoposta a cicli costanti di alluvioni monsoniche e molte aree sono ancora pericolose per gli agguati di briganti e rapinatori. Anche per questo la sfida accademica di Nalanda International - appena all’inizio - resta ancora tutta da giocare, e potrebbe cedere - come ha indirettamente ammesso lo stesso Sen - alle pressioni di uno dei principali sponsor, la Cina, che vuole tenere fuori dal progetto il Dalai lama. "Egli guida una religione - ha spiegato Sen - E un uomo attivo religiosamente potrebbe non essere appropriato per degli studi religiosi".

Contro la sua esclusione si sono però già dichiarati storici e buddhisti che considerano il leader tibetano erede per stirpe diretta dei docenti di Nalanda come Nagarjuna, Shantideva, Dharmakirti. Tra i loro colleghi di cattedra c’erano anche yogi che insegnavano le più segrete e complesse filosofie e tecniche dei tantra, alla base di tutte le quattro principali scuole del buddhismo Vajrayana che soppiantarono col tempo il culto ancestrale Bon degli spiriti e degli elementi su tutto l’enorme altipiano tibeto-mongolo.

Ma a Nalanda si insegnava di tutto, dall’alta matematica all’astronomia, l’alchimia, l’anatomia. Sarà lo stesso anche con la sua rinascita? Il Nobel per l’Economia Sen, a capo del Comitato dei Nalanda Mentor, i Maestri del progetto, ha subito raffreddato l’entusiasmo di quanti si aspettano in tempi rapidi un’istituzione scientifica su scala internazionale che "costerebbe molti più soldi di un dipartimento di letteratura".

Contro gli oltre 1000 milioni di dollari necessari per creare strutture e aule, infatti, ce ne sono appena la metà, stanziati per ora dal solo governo dell’India che punta a ottenere in una settimana il sì delle Camere, quasi scontato. Per il resto si aspettano donazioni private, nella speranza di ricreare una città di torri, padiglioni, templi come quella visitata dal pellegrino cinese Xuangzang nel VII secolo. Dove i monaci, scrisse, "potevano assistere dalle loro stanze sopra la nebbia del cielo alla nascita dei venti e delle nubi".

* la Repubblica, 05 agosto 2010


Sul tema, nel sito, si cfr.:

AMARTYA SEN E L’IDEA DI GIUSTIZIA.

-  IPAZIA, ALEJANDRO AMENABAR, AGORA’. Materiali per pensare


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