Un partito democratico che parta dal basso: vera chiave di volta per un rinnovamento della politica.

domenica 19 marzo 2006.
 

La prossima tornata elettorale che sta per arrivare sarà la più dolorosa che l’agonizzante maggioranza di governo potesse regalarci. Il governo Berlusconi, non pago delle innumerevoli macerie che lascerà al futuro esecutivo, è riuscito a far inserire tra le priorità del dopo elezioni anche la riforma del sistema elettorale. L’Italia che uscirà fuori dalle urne del 9 e del 10 aprile sarà un’Italia probabilmente più sana per aver in qualche modo neutralizzato il morbo berlusconiano, ma allo stesso tempo più schiava di un sistema, quello partitocratrico, dal quale con tanta fatica si stava affrancando. Si assisterà ad una passerella di facce che non avremmo mai desiderato rivedere sia per quello che hanno rappresentato in passato - il vecchio re anni 80 delle clientes De Mita, capolista dell’unione in Campania - e sia per quello che oggi evoca il loro cognome in un paese che ancora si lecca le ferite per una Tangentopoli troppo prematuramente conclusa - Bobo e Stefania Craxi, figli di un carismatico politico ma colpito da dodici capi di imputazione fra i quali la corruzione, candidati entrambi in collegi sicuri - . Il prossimo governo avrà senz’altro un compito molto difficile, oltre a quello di riconsiderare un nuovo modello di stato più attento ai veri problemi della gente che non al legittimo sospetto del Sig. Cesare Previti. La partita più dura, però, se la dovrà giocare proprio sul campo della riforma del sistema elettorale. Riuscire a riportare le forze politiche ad un tavolo per far capire che la maggioranza degli italiani vuole la semplificazione delle sigle e delle diverse culture politiche sarà un impresa improba. Ancora di più dopo queste elezioni dove vari capetti di partito si sentiranno ciascuno re di un piccolo staterello dove sistemare amici, parenti ed amanti e creando così nuovi regni dell’immobilismo e dell’affarismo. Solo la nascita di un vero partito democratico che parta dal basso, raccogliendo le istanze di svecchiamento e di depurazione della classe politica potrà favorire una nuova legge elettorale più salutare per il paese e più vicina alla gente. I movimenti, i comitati, le associazioni diffuse in ogni parte del paese, meglio noti come società civile organizzata, sono il vero capitale sul quale investire per poter favorire un vero rinnovamento della politica. E’ proprio lì che si concentra il fermento più vivo e sincero di cambiamento. Primarie, codice etico e fedina politica pulita sono fra i punti più importanti sui quali rifondare la politica del domani. Nel sud il ruolo che deve avere la società civile, quella progressista e solidale, nel processo di costruzione della futura classe dirigente, non potrà prescindere dalla prospettiva di partecipare fattivamente alla nascita di un partito democratico, naturale sintesi di tutte le culture che si rivolgono al riformismo e alla solidarietà sociale. Da più parti si invoca un ‘operazione del genere che, se intrapresa in maniera convinta e inclusiva, avrà una portata epocale nella storia di quest’Italia frastornata dalla sbornia berlusconiana che si avvicina al secondo decennio del secondo millennio con aria pietosamente smarrita. Il presidente Prodi dovrà rendersi garante di tale processo e guidare le diverse componenti dell’ embrionale partito democratico verso la maturazione politica, sancita dall’ingresso della società civile organizzata nelle stanze delle decisioni che contano. Il momento non è più prorogabile, in quanto già procrastinato abbastanza! Pena il caos della nazione in una restaurata partitocrazia dagli effetti collaterali ancora da decifrare, ma che ci saranno. La “porcata” dell’inetto Calderoli possa toccare le coscienze anche di chi, oggi, gongola per il ritorno al proporzionale. Chi l’ ha ideata aveva in mente lo sfascio dello stato italiano in quanto annebbiato dalle velleità di uno stato padano: sciagurato sarà chi ha stretto alleanze con siffatta specie di politici! Salviamoci! costruendo una nuova casa dove si possa entrare tutti dalla stessa porta e vivere tutti nel pieno rispetto delle proprie diverse culture.

Marco Militerno


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