(San Giovanni in Fiore, Cosenza) - All’Ospedale civile c’è carenza di medici, di alunni all’Istituto d’Arte. Sanità e scuola si chinano, poi s’inginocchieranno, in questa città di emigrazione e inverni.
Dimezzati i posti letto in Medicina, alla d’Arte non s’è formata una prima classe. Questione di numeri in entrambi i casi.
I vertici dell’Asp di Cosenza sanno, come il sindaco, nefrologo ospedaliero, che l’organico di Medicina, il più importante reparto, è ridotto all’osso per movimenti di personale. Ed è noto, paragonando, che si può vivere senza un rene o con l’assistenza ventricolare, ma con difficoltà e rischi progressivi, e un futuro angosciante, corto.
Eppure, nell’ultimo consiglio comunale, ancora uno sulla sanità del luogo, dopo la relazione dell’assessore alla Salute Tonino Candalise - che amaramente ha come ribadito la massima calabra, in “Inferno” di Giorgio Bocca, “meglio di così non si può fare, peggio si può andare” -, di proposte e soluzioni vere non c’è stata traccia. Qualche trovata bizzarra tra i banchi, tipo “se ci sono dei concorsi, li devono vincere i medici di San Giovanni in Fiore”; alla faccia del bossismo teatrale, in barba all’articolo 3 della Costituzione, gestaccio alle why not.
Insomma, la città di Gioacchino da Fiore perde tutto, compresa l’Abbazia florense, e la politica non vede, non sa, sfocia in populismo. Triviale.
Grandi orafi, tipo Luigi Pugliese o Luca Angotti, uscirono dalla d’Arte. Ci studiò Mimmo Caruso, famoso per tappeti e arazzi anche all’estero; l’unico che continua la tradizione tessile del posto, politicamente surrogata da gastronomia di massa, con l’Alberghiero fatto andare per stoltezza. Una volta c’era anche quello, a San Giovanni in Fiore. C’era una volta.
Questa favola triste si chiama “svuotamento”, “società sparente”. Giovani che partono, strutture chiuse, come la sede dei Vigili del fuoco; scuole che s’accorpano anche per riforme centrali, come la d’Arte che andrà nella Ragioneria, che include il Geometra.
E la politica? Pare pronta a declamare un verso del rapper Caparezza, “noi marcerem verso Roma ladrona, perché chi va a Roma prende la poltrona”. Roma usurpatrice? Di chi è la colpa, di Berlusconi, D’Alema, Luigi Berlinguer o Gelmini?
Sicuri che non ci siano precise responsabilità politiche in Sila?
Intanto, a voler raggiungere la capitale, “il treno dei desideri, dei miei pensieri all’incontrario va”. Una maledizione: allagamenti, frane, incendi, blocchi, ritardi, veleni, raffiche, parate, spot e mattanza; paralisi, iattura. La Calabria è isolata, e di più San Giovanni in Fiore.
Fu l’attuale maggioranza a volere lo spostamento della d’Arte in periferia, nel quartiere Olivaro. Pensò, poi, di trasformare il Liceo scientifico, nei dintorni appena costruito a spese della Provincia di Cosenza, in residenza sanitaria assistita.
All’epoca Thomas Schael, manager cogli attributi, era direttore dell’Asl 5 di Crotone. E riteneva uno spreco l’operazione. Ma la maggioranza di governo pressò, il sindaco Antonio Nicoletti lo chiamò “bugiardo”, e si pentì della scelta di passare le scuole all’Olivaro. “Costi di trasporto pubblico insostenibili”, spiegò il primo cittadino, mentre nei pressi sorgeva una clinica privata per anziani, non caldeggiata dai maggiorenti. Poi il progetto di conversione cadde “come corpo morto cade”. La Scuola d’Arte e lo Scientifico rimasero al loro posto. Nessuno s’accorse del calo di studenti alle superiori, dovuto allo scadimento di San Giovanni in Fiore; marginale, problematica e declassata, nonostante Mario Oliverio, del luogo, governi la Provincia di Cosenza. Noi lo scrivemmo, lontani dalle elezioni, sulle colonne del giornale.
Da lunedì scorso, ragazzi e genitori sono in agitazione. Dicono che la prima classe poteva esserci alla d’Arte, e che qualcuno ha cercato di dirottare le iscrizioni per anticipare il passaggio della scuola in locali liberi della Ragioneria. Sit-in anche con Nicoletti, richieste di sostegno indirizzate a Oliverio, si tenta di derogare alla norma che prevede l’ammissione della classe con almeno 25 studenti.
Stessa sorte, stesso abbandono, all’Ospedale civile, dove la Medicina è in serio affanno e in sostanza rischia la chiusura; malgrado le promesse del dg dell’Asp di Cosenza, Franco Petramala, di potenziamento generale. Sono rimasti tre medici in reparto, incluso il primario. Lì salvarono la mamma, in grave scompenso cardiaco, difficilissimo da trattare; poi trasferita al Nord per trapianto.
Nella bozza del piano sanitario regionale, l’Ospedale di San Giovanni in Fiore figura per acuti. Un dirigente medico dice che “dei passi avanti sono stati fatti grazie alla lettura a distanza della tac” e “che occorre in primo luogo tenere un solido reparto di Medicina”.
Prevenire è meglio che curare, pure a livello amministrativo. Vedremo se la politica capirà l’antifona.
Diversamente, si potrà anche dedurre un atteggiamento voluto, l’ennesimo?, per mantenere bisogno, dipendenza e poltrone.
Emiliano Morrone
già su il Crotonese del 9 ottobre 2009, a pag. 26
SANITÀ CALABRESE, MI GIRANO LE BALLE TIPO CARLETTO MAZZONE
di Emiliano Antonino Morrone *
File e attese interminabili, gente assiepata che si affatica per un timbro, per pagare il ticket di un esame, di una visita, delle analisi del sangue. La storia si ripete da tempo. Accade a San Giovanni in Fiore, tra i comuni calabresi colpiti dal piano di rientro scritto nel 2010 da Agenas, che tagliò un terzo degli ospedali della regione e ne ridimensionò altri. All’Asp di Cosenza conoscono il problema di questa processione per il ticket anni ’40 (del Novecento), ma rimangono immobili, indifferenti.
Sono troppo presi, farfuglia un dipendente, a mantenere equilibri di un sistema che si regge a stento, stando ai recenti rilievi della Corte dei conti, che ha riassunto lo stato gestionale dell’azienda sanitaria, caratterizzato da perdite progressive, pesante esposizione debitoria nei confronti dei fornitori, mancata approvazione del consuntivo 2018, utilizzo irregolare del ricorso ai contratti flessibili, aumento esponenziale delle spese, incompletezze nella stima del contenzioso pendente e pagamento di commissioni elevatissime circa il ricorso ad anticipazioni di cassa.
Negli uffici dell’Asp ci sono, però, dirigenti che si sono mossi, che nel merito hanno proposto soluzioni pratiche, semplici, veloci. Ci parlo, mi raccontano i casini quotidiani, lamentano confusione, rimbalzano contro i muri di gomma di una burocrazia cangiante e assieme uguale a se stessa. Sento poi un capoccione dell’azienda, che mi scrive di parlare con la nuova commissaria. Gli rispondo indignato, con il garbo tagliente di chi ha le balle girate e non se ne beve più una. Avverto quel guerriero solitario di Ciccio Sapia, sempre pronto all’azione. Segnalo pure ad Alessandro Melicchio, ragazzo limpido e operativo. In pratica all’Asp di Cosenza manca la volontà di risolvere la questione, perché San Giovanni in Fiore è considerata lontana, periferica, fastidiosa e forse perfino tamarra. Chiamo il commissario alla Sanità regionale, che ascolta con calma e assicura il suo intervento. Preciso che il sindaco Giuseppe Belcastro vuole andare all’Asp di Cosenza con la fascia.
La misura è colma: siamo nel 2020 ma è come se fossimo indietro di quasi un secolo. Parliamo di prenotazioni, nell’era dei pc, delle app, dei satelliti, delle "autostrade digitali". Vergogna, scrivetelo all’infinito, vergogna! Il punto è chiaro: non si assumono nuovi sanitari, non si comprano macchinari per le diagnosi, non si fa prevenzione seria e non si danno risposte. Giusto per rincarare la dose, si obbliga una popolazione intera a penare e pietire per pagare un cazzo di ticket e ottenere la ricevuta. E, in tutto questo declino, da anni si tengono dei giovani, gli addetti al ticket, in stato di precarietà, appesi alla speranza di una stabilizzazione, puntualmente rinviata. Non è abbastanza per pretendere i nostri diritti?
Fonte: Facebook, 11.07.2020 (ripresa parziale).
Cari amici di San Giovanni in Fiore,
leggo sulla mia email che sono stato chiamato in causa in questo articolo della stampa locale a firma di Emiliano Morrone, già pubblicato anche su Il Crotonese.
Vorrei dire anche la mia, sia sulla scuola da convertire in RSA, che sulla mia gestione della sanità nel Comnune di San Giovanni in Fiore. Penso che avete (in primis Nicoletti ed altri politici locali) per quasì due anni sgridati contro la parte sbagliata. Il progetto del Direttore Sanitario, Flavia Pirola, e del sottoscritto, nella veste di Direttore Generale dell’ASL Magna Grecia di Crotone, puntava alla sopravivenza di un punto di riferimento sanitario a San Giovanni in Fiore.
L’ospedale di San Giovanni in Fiore era in forte perdita per l’ASL (i DRG non giustificavano il costo sostenuto), e non poteva continuare come era impostato anche da un punto di vista sanitario. Cito per esempio il punto nascite che era ormai sceso a un livello di parti considerati nella prassi medica "pericoloso". L’organica presente non reggeva la turnistica nei reparti, ma neanche per il pronto soccorso. Perciò avevamo intanto rafforzato l’organico con personale da Crotone in commando e il collegamento con Crotone per la telemedicina per la diagnostica radiologica, in attesa di un ri-ordino complessivo. Il nostro progetto prevedeva l’unificazione dei due ospedali per creare una maggiore efficienza e fattibilità di sopravvivenza. Vorrei anche ricordare che la direzione strategica di quei tempi non si è mai "dimenticata" di San Giovanni in Fiore: la dott.ssa Pirola andava quasì tutte le settimane a San Giovanni In Fiore, e in alcuni momenti cruciali ero prensente anche io. Non per ultimo vorrei ricordare che abbiamo definito con l’Assessore Doris Lo Moro l’uso di 3 milioni di Euro per la messa in sicurezza e riordino dell’Ospedale di San Giovanni in Fiore utilizzando i fondi ex-articolo 20 non spesi sull’ASL Magna Grecia di Crotone!
Oltre all’ospedale stavamo rafforzando il distretto socio-sanitario di base con centro a San Giovanni in Fiore. Abbiamo concluso una gara per prendere un’intero stabile in vicinanza dell’ospedale per creare un maggiore integrazione tra attività territoriali e l’ospedale, oltre alla comodità per i cittadini per le pratiche amministrative.
Per quanto riguarda la RSA stavamo lavorando al progetto dell’ASL, fermo da decenni, di completare la RSA prevista su San Giovanni in Fiore. Siccome il sito individuato originariamente non era idoneo, stavamo elaborando anche uno studio di fattibilità per l’utilizzo della scuola costruita da parte della Provincia di Cosenza. Il vero problema, oltre a definire il valore dello stabile, era di garantire la copertura dei costi di gestione, non previsti nel finanziamento dell’edilizia sanitaria (ex-articlo 20).
Nessuno poteva immaginare il colpo del Consigliere Regionale Nicola Adamo ed alcuni "amici": il progetto impostato per una riqualificazione dei servizi socio-sanitari nel Comune di San Giovanni in Fiore e di tutto il distretto associato doveva morire buttando via entusiasmo degli operatori, tanto lavoro progettuale e anche i soldi già spesi e disponibili! A me non rimaneva altro che prendere atto della volontà politica e di cedere, come previsto nella Legge Regionale n° 9/2007, l’ospedale di San Giovanni in Fiore e il Comune alla neo-Azienda Sanitario Provinciale di Cosenza. Tutti gli sforzi della Dott.ssa Pirola e da parte mia venivano dirottati per il passaggio del personale e del patrimonio entro la data prevista - un’opera quasì impossibile che siamo riusciti a completare entro i termini previsti (con l’assenza totale del commissario Peppino Biamonte in verità responsabile degli atti).
Non ci siamo fermati a lanciare l’Azienda Sanitario Provinciale Magna Grecia di Crotone con la redazione di un piano strategico triennale per la nuova ASP di Crotone compreso un piano di rientro triennale (molto prima che la Regione Calabria prendesse atto della necessità di rientrare in una logica di equilibrio economico e finanziario dei bilanci delle ASL e della Sanità regionale). Forse senza la legge regionale e il passaggio all’ASP di Cosenza San Giovanni in Fiore si troverebbe oggi in una condizione migliore. Nessuno lo può sapere, ma chi volesse leggere il piano strategico dell’ASP di Crotone (non per nostra volontà senza San Giovanni in Fiore), può visitare il sito http://www.schael.it. Per quanto riguarda la mia esperienza in Calabria suggerisco di seguire il servizio di Roberto Galullo e Massimo Esposti de Il Sole 24 Ore (link indicato sotto).
Saluto con affetto e ricordi anche piacevoli tutti i cittadini di San Giovani in Fiore
Thomas Schael ex-Direttore Generale ASL Magna Grecia Crotone
Ringrazio vivamente l’ing. Thomas Schael per questo suo contributo, importante per capire che cosa è successo nella sanità calabrese e di San Giovanni in Fiore.
L’ing. Schael, lo scrivo da giornalista, fu cacciato dalla Asl di Crotone, di cui era direttore generale, forse perché lì scopri un buco da settanta milioni di euro.
Sentiremo, nei prossimi giorni, anche l’attuale dg dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, l’on.le Nicola Adamo e altri politici. Ascolteremo il sindaco di San Giovanni in Fiore e l’assessore comunale alla Salute. Approfondiremo e, come sempre, terremo aggiornati i nostri lettori.
Intanto, insisto sull’invito dell’ing. Schael a leggere il piano strategico dell’Asl di Crotone, cliccando su questo link.
Molto cordialmente,
Emiliano Morrone