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Calabria, San Giovanni in Fiore (Cosenza): scuola e sanità uniti nella sorte di sparire

Istituto d’Arte e ospedale sulla via della chiusura
martedì 13 ottobre 2009.
 

(San Giovanni in Fiore, Cosenza) - All’Ospedale civile c’è carenza di medici, di alunni all’Istituto d’Arte. Sanità e scuola si chinano, poi s’inginocchieranno, in questa città di emigrazione e inverni.

Dimezzati i posti letto in Medicina, alla d’Arte non s’è formata una prima classe. Questione di numeri in entrambi i casi.

I vertici dell’Asp di Cosenza sanno, come il sindaco, nefrologo ospedaliero, che l’organico di Medicina, il più importante reparto, è ridotto all’osso per movimenti di personale. Ed è noto, paragonando, che si può vivere senza un rene o con l’assistenza ventricolare, ma con difficoltà e rischi progressivi, e un futuro angosciante, corto.

Eppure, nell’ultimo consiglio comunale, ancora uno sulla sanità del luogo, dopo la relazione dell’assessore alla Salute Tonino Candalise - che amaramente ha come ribadito la massima calabra, in “Inferno” di Giorgio Bocca, “meglio di così non si può fare, peggio si può andare” -, di proposte e soluzioni vere non c’è stata traccia. Qualche trovata bizzarra tra i banchi, tipo “se ci sono dei concorsi, li devono vincere i medici di San Giovanni in Fiore”; alla faccia del bossismo teatrale, in barba all’articolo 3 della Costituzione, gestaccio alle why not.

Insomma, la città di Gioacchino da Fiore perde tutto, compresa l’Abbazia florense, e la politica non vede, non sa, sfocia in populismo. Triviale.

Grandi orafi, tipo Luigi Pugliese o Luca Angotti, uscirono dalla d’Arte. Ci studiò Mimmo Caruso, famoso per tappeti e arazzi anche all’estero; l’unico che continua la tradizione tessile del posto, politicamente surrogata da gastronomia di massa, con l’Alberghiero fatto andare per stoltezza. Una volta c’era anche quello, a San Giovanni in Fiore. C’era una volta.

Questa favola triste si chiama “svuotamento”, “società sparente”. Giovani che partono, strutture chiuse, come la sede dei Vigili del fuoco; scuole che s’accorpano anche per riforme centrali, come la d’Arte che andrà nella Ragioneria, che include il Geometra.

E la politica? Pare pronta a declamare un verso del rapper Caparezza, “noi marcerem verso Roma ladrona, perché chi va a Roma prende la poltrona”. Roma usurpatrice? Di chi è la colpa, di Berlusconi, D’Alema, Luigi Berlinguer o Gelmini?

Sicuri che non ci siano precise responsabilità politiche in Sila?

Intanto, a voler raggiungere la capitale, “il treno dei desideri, dei miei pensieri all’incontrario va”. Una maledizione: allagamenti, frane, incendi, blocchi, ritardi, veleni, raffiche, parate, spot e mattanza; paralisi, iattura. La Calabria è isolata, e di più San Giovanni in Fiore.

Fu l’attuale maggioranza a volere lo spostamento della d’Arte in periferia, nel quartiere Olivaro. Pensò, poi, di trasformare il Liceo scientifico, nei dintorni appena costruito a spese della Provincia di Cosenza, in residenza sanitaria assistita.

All’epoca Thomas Schael, manager cogli attributi, era direttore dell’Asl 5 di Crotone. E riteneva uno spreco l’operazione. Ma la maggioranza di governo pressò, il sindaco Antonio Nicoletti lo chiamò “bugiardo”, e si pentì della scelta di passare le scuole all’Olivaro. “Costi di trasporto pubblico insostenibili”, spiegò il primo cittadino, mentre nei pressi sorgeva una clinica privata per anziani, non caldeggiata dai maggiorenti. Poi il progetto di conversione cadde “come corpo morto cade”. La Scuola d’Arte e lo Scientifico rimasero al loro posto. Nessuno s’accorse del calo di studenti alle superiori, dovuto allo scadimento di San Giovanni in Fiore; marginale, problematica e declassata, nonostante Mario Oliverio, del luogo, governi la Provincia di Cosenza. Noi lo scrivemmo, lontani dalle elezioni, sulle colonne del giornale.

Da lunedì scorso, ragazzi e genitori sono in agitazione. Dicono che la prima classe poteva esserci alla d’Arte, e che qualcuno ha cercato di dirottare le iscrizioni per anticipare il passaggio della scuola in locali liberi della Ragioneria. Sit-in anche con Nicoletti, richieste di sostegno indirizzate a Oliverio, si tenta di derogare alla norma che prevede l’ammissione della classe con almeno 25 studenti.

Stessa sorte, stesso abbandono, all’Ospedale civile, dove la Medicina è in serio affanno e in sostanza rischia la chiusura; malgrado le promesse del dg dell’Asp di Cosenza, Franco Petramala, di potenziamento generale. Sono rimasti tre medici in reparto, incluso il primario. Lì salvarono la mamma, in grave scompenso cardiaco, difficilissimo da trattare; poi trasferita al Nord per trapianto.

Nella bozza del piano sanitario regionale, l’Ospedale di San Giovanni in Fiore figura per acuti. Un dirigente medico dice che “dei passi avanti sono stati fatti grazie alla lettura a distanza della tac” e “che occorre in primo luogo tenere un solido reparto di Medicina”.

Prevenire è meglio che curare, pure a livello amministrativo. Vedremo se la politica capirà l’antifona.

Diversamente, si potrà anche dedurre un atteggiamento voluto, l’ennesimo?, per mantenere bisogno, dipendenza e poltrone.

Emiliano Morrone

già su il Crotonese del 9 ottobre 2009, a pag. 26


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