ITALIA. Evento milanese. Mostra....

È GIÀ "PRIMAVERA". GIUDITTA HA TAGLIATO LA TESTA A OLOFERNE E PORTA PACE E SERENITÀ AL SUO POPOLO. "Lezione" di Botticelli al Museo diocesano di Milano. Una nota di Antonio Paolucci - a cura di Federico La Sala

martedì 30 settembre 2008.
 



-  ARRIVANO A MILANO

-  I CAPOLAVORI DEL BOTTICELLI

-  Due opere custodite agli Uffizi
-  esposte al Museo diocesano
.

-  L’artista preferisce non rappresentare
-  la decapitazione di Oloferne, ma
-  la danza della sua vincitrice

Giuditta

Nell’eroina della Bibbia la silhouette della bellezza

di Antonio Paolucci (Avvenire, 28.09.2008)

Che occasione straordinaria è stata per gli artisti del passato la storia di Giuditta, eroina ebrea!... C’è tutto ma proprio tutto in quella pagina. C’è avventura, suspense, sesso, sangue e c’è anche il lieto fine. In una parola quella pagina è già grande cinema.

Proviamo a ripercorrere i passaggi salienti della sceneggiatura.

Prima, nell’avvicinamento di Giuditta al campo dei nemici, c’è la tensione dell’inganno e dell’azzardo. Arrivano poi, in drammatica sequenza temporale, la seduzione del generale Oloferne da parte della donna e la brutalità dell’amplesso di rapina consumato nella tenda di un feroce soldato.

Infine (acme del racconto e icona suprema per le femministe del Novecento) c’è la decapitazione del fornicatore che dorme, spossato e inconsapevole. Il talamo trasformato di colpo in macelleria sanguinolenta. Così Artemisia Gentileschi, nel quadro celebre degli Uffizi.

Conclude la storia la fuga guardinga furtiva della donna attraverso il campo nemico, la testa del generale decollato tenuta bene in vista come un macabro trofeo da consegnare ai compatrioti.

A questo punto il racconto biblico declina verso l’iconografia edificante. Perché Giuditta è la salvatrice del popolo eletto, è la spada dell’Altissimo che di lei si è servito per annientare i nemici di Israele.

Basta questo breve riassunto per far capire che la storia di Giuditta è un repertorio straordinario di situazioni e di suggestioni. Agli artisti si offrivano spunti virtualmente infiniti aperti alle sensibilità più diverse.

Nelle due tavolette degli Uffizi, circa l’anno 1470, il giovane Sandro Botticelli fece una scelta originale. Giocò da una parte la carta dello stupore e dell’orrore, dall’altra quella della bellezza vittoriosa, produttrice di pace e di prosperità.

L’artista non volle rappresentare Giuditta in atto di decapitare Oloferne. La brutalità non era nelle sue corde. Preferì mettere in figura uno stato psicologico: quello che si prova quando si entra senza preavviso nella scoena criminis.

Tutto è già avvenuto. Gli ufficiali e gli inservienti aprono la tenda e scoprono il corpo decollato del loro capo. L’orrore ha un effetto ipnotico. Botticelli, temperamento squisitamente nevrotico, lo sapeva e ce lo fa vedere significandolo nei volti e nelle espressioni degli astanti.

L’altra tavoletta (anch’essa fra pochi giorni verrà esposta al Museo diocesano di Milano), rappresenta Giuditta che è uscita, vittoriosa e radiosa, dal campo dei nemici.

La segue la serva, sua silenziosa compagna, con il fagotto osceno (la testa di Oloferne) portata sulla testa e destinato al tripudio degli Ebrei che attendono in fondo alla valle.

Giuditta cammina con passo di danza percorrendo un paesaggio fiorito nella luce di un giorno indimenticabile. La giovane e bella eroina porta la spada nella destra e un ramoscello di ulivo nella sinistra. Con la spada ha tagliato la testa al tiranno con l’ulivo sta portando pace e serenità al suo popolo.

La Giuditta di Botticelli è già la ’Primavera’, è già la ’Venere’ nascente dalla spuma del mare. E’ già la prefigurazione dei quadri celebri che si conservano agli Uffizi. Guardiamola bene. Questa Giuditta botticelliana di squisita eleganza rappresenta la Bellezza che, più della spada, è destinata a conquistare il mondo.



Sul tema, in rete, si cfr.:

SANDRO BOTTICELLI (Wikipedia).

Libro di Giuditta (Wikipedia).

LA DECAPITAZIONE DI OLOFERNE E LA FINE DELLA CLAUSTROFILIA. UN OMAGGIO A ELVIO FACHINELLI. Una nota sull’importanza della sua ultima coraggiosa opera - di Federico La Sala



ARTE: UN CAPOLAVORO PER MILANO, LA GIUDITTA DI BOTTICELLI

[AGI] - Milano, 29 set. [2008] - Dopo Antonello da Messina, Beccafumi, Caravaggio e Mantegna arriva Botticelli. Sara’ la sua "Giuditta", di norma esposta agli Uffizi, il dipinto protagonista della manifestazione "Un capolavoro per Milano" promossa dal Museo Diocesano e giunta alla sua sesta edizione.

Insieme alla "Giuditta" sara’ esposto anche "La scoperta del corpo di Oloferne", un’altra tavola botticelliana, che completa il progetto narrativo dell’artista. Entrambe le opere sono databili intorno al 1470 e il loro piccolo formato (31 x 25 cm) e’ quello tipico delle tavole devozionali a uso privato.

L’esposizione milanese le ripropone una accanto all’altra, quasi a voler ricostruire un distico, proprio come avveniva nel ’600 quando le due opere erano collocate all’interno di un’unica cornice. Il prestito dei dipinti, che hanno richiesto una copertura assicurativa da 20 milioni di euro l’uno, e’ stato possibile grazie alla collaborazione (definita "generosa" dal direttore del Museo Diocesano Paolo Biscottini) della Bipemme Gestioni, societa’ di gestione del risparmio della Banca Popolare di Milano. Il Presidente Salvatore Catalano, nel corso della presentazione alla stampa dell’opera, ha confermato la disponibilita’ del Gruppo Bipiemme a portare il suo contributo anche per la prossima edizione di "Un capolavoro per Milano" . ([AGI ])


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