Editoriale

L’essenza della democrazia. Una nota su amici di Bruno Contrada che tacciono sopra i fatti, dimostrando di non avere argomenti, al di fuori di puerili giochi pretestuosi

martedì 5 agosto 2008.
 

On-line un pezzo di Aldo Pecora su Bruno Contrada, il nostro giornale ha ricevuto messaggi da persone vicine all’ex poliziotto.

Ne abbiamo accolto molti e rifiutati pochi, nonostante strumentalmente strutturati: con inesattezze sulla condanna dell’ex agente segreto, divagazioni sull’omicidio di Cogne e impropri rinvii a vicende utili a generare il sospetto che certa magistratura agisca per teoremi e fini politici.

Ogni redazione è sovrana, e per questo decide se pubblicare o meno un commento, un’intervista, un testo. Democratico è accettare questo principio, altro è pretendere col baccano di sostituirlo. E’ come se qualcuno bussasse e, ospitato a modo, imponesse le sue regole a casa tua. Una storia simile si trova in Il Guardiano, di Harold Pinter.

Purtroppo, è accaduto che dei sostenitori di Contrada, peraltro ideatori d’una petizione in suo favore, si siano comportati esattamente così. A riprova, invitiamo a visitare le pagine corrispondenti ai seguenti link:

-  Agnese Pozzi 1;

-  Agnese Pozzi 2;

-  Mauro Caiano.

Non commentiamo il contenuto delle predette pagine, sapendo di avere lettori critici, autonomi e capaci di leggere oltre le righe. Evitiamo anche per non entrare in scontri, voluti da questi amici di Contrada, che farebbero perdere di vista la realtà:

la Corte di Cassazione ha riconosciuto l’imputato colpevole di concorso esterno in associazione mafiosa.

Possiamo sicuramente affermare, assumendoci ogni responsabilità, che, nei loro tentativi di screditarci, oltre a menzogne incontrollate (Mauro Caiano dice che io mi sono definito regista e giornalista) e omissioni volute (Caiano dice che ho sostenuto che Marina Salvadore non è iscritta all’Ordine dei Giornalisti, in realtà, l’ho legittimamente dubitato perché il suo nome non è nell’Annuario dei Giornalisti 2008), ci sono palesi mistificazioni e sottili insinuazioni, perfino collegate ai nostri tratti somatici.

Oggi, cassate le teorie di Lombroso, ci pare ridicolo, prima che assurdo, che qualcuno si discrimini per il soma. Al mittente restituiamo con simpatia la provocazione, non credendo che di fatto ne sia convinto e non ritenendolo, sin qui, animale da soma.

Ovvio è che non tutta la corrispondenza debba o possa finire in pagina.

Ci sono diverse ragioni per cui un post può escludersi da un forum aperto. Non esiste un solo motivo per ritenere, appellandosi a una generica democrazia, come hanno fatto i ricordati amici di Contrada, che la pubblicazione di un messaggio debba comunque avvenire, a prescindere da valutazioni di merito.

Peraltro, gli stessi si sono ben guardati dal riportare sui loro innumerevoli blog punti essenziali del "carteggio elettronico" con "la Voce di Fiore", presenti invece sul nostro sito. Hanno scelto ciò che più era comodo a dimostrare loro tesi sul nostro conto, neppure articolate o riconoscibili come tali.

Noi, anche se contenenti affermazioni offensive verso Salvatore Borsellino, Marco Travaglio e altri, sicuramente non condannati per concorso esterno in associazione mafiosa, abbiamo inserito e mantenuto loro scritti pretestuosi. Scripta manent.

Di contro, rispetto alla nostra richiesta di elementi concreti a conferma di alcune asserzioni, questi amici di Contrada hanno fatto gli gnorri. Hanno taciuto e, per esempio, non hanno inviato repliche a proposito della ricostruzione di Benny Calasanzio relativa al caso di Bruno Contrada.

Contrada ha il diritto di difendersi e i suoi amici hanno il diritto di sostenerlo. Certo, non hanno il diritto di violare le regole del nostro forum, non hanno il diritto di denigrare e non gli è concesso di confondere le acque, spostando la discussione dai fatti al personale, alle ripicche, al gossip.

Una strategia per annullare la stessa credibilità di Internet è bombardare l’utente con un’infinità di parole, creare una tempesta nel suo cervello e impedirgli di arrivare al nocciolo dell’informazione.

Tale strategia serve a creare opinione, a generare convinzioni false e sottrarre i fatti nudi e crudi dal campo visivo.

Bisogna essere allenati, per difendersi, e separare le opinioni dalle certezze acquisite.

Deve essere rimasto molto contento il regista Mauro Caiano, dopo la pubblicazione sul suo blog d’una foto che ritrae Aldo Pecora, Salvatore Borsellino e il sottoscritto. Che non documenta un incontro di massoni deviati né una riunione fra boss di mafia, ’ndrangheta e camorra. Se gli suscita ilarità il mio aspetto e un bicchiere di vino in primo piano, lo invito, la prossima volta, a un’iniziativa antimafia. Così, almeno sente direttamente, in presenza di giudici dello Stato, racconti interessanti sui misteri di Palermo e l’assassinio del giudice Paolo Borsellino. Magari si riderà assieme.

Riguardo a Bruno Contrada, è un cittadino ritenuto dalla giustizia responsabile d’un reato gravissimo. A regola, con tutta l’umana comprensione per le sue condizioni di salute, egli ha tradito lo Stato, e per noi, la sua posizione è più pesante, sul piano etico, di quella di Riina, Provenzano, Condello e altri big di pari calibro.

Se lo Stato ne stabilirà l’innocenza, che per ora è giuridicamente esclusa, il discorso potrà essere diverso. Ma, al momento, a Contrada possiamo solo riservare quel perdono di cui scrive Paul Ricoeur nel suo La memoria, la storia, l’oblio, e che Luca Possati spiega con queste parole:

"Il perdono è una forma di oblio attivo indirizzato alla colpa e il cui oggetto non è il passato come tale ma il suo senso. È un dono di riconciliazione che si offre, ma che lascia sempre il debitore o l’assassino insolvente. Per quanto l’agente valga sempre di più dei suoi atti, per quanto questi ultimi siano separabili da lui, per quanto egli possa fare dichiarazioni del suo pentimento e del suo rammarico, tali atti continuano comunque a seguirlo e a condannarlo."

Per il resto, credo che gli amici di Bruno Contrada gli abbiano fatto un pessimo servizio e ne abbiano peggiorato la situazione.

La giornalista Marina Salvadore, nel gruppo, ha perso tempo ad elogiare l’avvocato Giuseppe Lipera, definendolo il migliore della piazza. Quale l’utilità, poi? Mi ha detto che non posso vantare le sue frequentazioni giornalistiche. Quindi, ha scritto che, quando ero bambino, lei intervistava tre Nobel.

La strategia di questi amici di Contrada si caratterizza, per chiudere, per un altro aspetto. Nei loro blog, ci hanno accusato di rispondere a un credo politico e di ricevere consigli da Marco Travaglio, sistematicamente insultato. Non ci è sfuggito che gli stessi hanno scritto nei loro post a "la Voce di Fiore" che l’avvocato Lipera, difensore di Bruno Contrada, ha querelato Travaglio. Dunque, Travaglio li manda in bestia. Come Salvatore Borsellino e i suoi.

Non sapendo che cosa dire, questi amici di Contrada ci dipingono come sinistrorsi, forse perché ciò fa moda e presa su chi non approfondisce, su chi non si basa sui fatti. L’antimafia non ha colore.

Quando non si hanno argomenti di confronto, la si butta in politica, inventandosi appartenenze dell’avversario che dovrebbero dimostrarne la non attendibilità. Esattamente ciò che hanno fatto questi amici di Contrada.

D’altra parte, questi amici di Contrada hanno insistito nell’assegnare una causa politica alla sua condanna. Contro di lui, invece, ci sono elementi solidissimi che ne provano la colpevolezza. Quindi, se un giorno fosse scagionato, dovremmo ascriverlo, esprimendoci con la loro stessa malafede, a un fatto puramente politico.

Abbiamo quindi letto il loro ennesimo aggiornamento (del 30 luglio 2008, qui il link), nel quale, non rispondendo all’articolo di Benny Calasanzio sui loro giochi ("Contrattacco e disinformatja"), ci hanno ancora imputato di falso, senza argomentare.

In vero, pubblicandolo per intero, lo hanno prelevato dal sito di "la Voce di Fiore", appuntandosi sulla data, e da questa teorizzando l’inverosimile; non rendendosi conto che da sempre, su "la Voce di Fiore", gli articoli hanno la data in avanti ma in fondo al testo riportano quella di stesura. Ancora un loro gioco, un pretesto per non rispondere sui fatti. Potevano almeno, per correttezza, inserire il link della fonte.

Avremmo tanto voluto, invece, un dibattito, un confronto sui fatti. Lo abbiamo raccomandato e chiesto continuamente. Ma, il silenzio, in proposito, e l’invio a raffica di messaggi fuori tema, alcuni anche dopo le 2 di notte, ci hanno portato a concludere che questi sostenitori di Contrada sono spaventati terribilmente dalla rete antimafia di Salvatore Borsellino, cui apparteniamo, e che in vero cercano solo rumore e pubblicità.

Il che non è qualificante e fa pensare che non abbiano alcun argomento valido.

30 luglio 2008

Emiliano Morrone

P.S.: Ho inserito una foto con Marco Travaglio. Ora i noti amici di Contrada ci lavoreranno sopra, visto che da immagini ed elementi d’ogni genere, meno che quelli processuali o quelli che riguardano fatti specifici, traggono le loro, solo loro, somme verità, confondendo le idee a chi legge.

E’ probabile. Vedremo.


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