Forza Italia: ci sciogliamo
An: non se ne parla *
«Entro fine anno saranno sciolti i partiti di Forza Italia e Alleanza Nazionale, in primavera faremo la costituente e poi il congresso». Denis Verdini, coordinatore nazionale del partito di Belrusconi, annuncia la tabella di marcia, come fosse un piano aziendale. Peccato che non abbia detto niente a quelli di An, che non hanno perso tempo a fermare il suo progetto annunciato.
Gli risponde il ministro della Difesa Ignazio La Russa, dispiaciuto del fatto che «l’onorevole Verdini abbia ritenuto autonomamente di enunciare tempi e percorsi per giungere alla costituente del nuovo Partito della Libertà». La Russa ha le idee chiare: il comportamento di Verdini, spiega, «spiace doppiamente perché Alleanza nazionale, come ho avuto più volte modo di dichiarare, intende proporre non lo scioglimento ma la confluenza reciproca in un nuovo soggetto politico, capace di conservare militanze, storia e tradizione di ciascuno degli aderenti». Insomma, scioglierci? Ma quando mai.
Ma Forza Italia non ha intenzione di fare passi indietro: «Tornare indietro, rinnegare quanto fatto - ha tuonato il governatore della Lombardia Roberto Formigoni - non è possibile. Costruire il partito richiede la capacità a livello nazionale e locale di coinvolgere i militanti, il cuore del partito: un partito democratico e su base federale, con grande partecipazione e con l’elezione dei dirigenti». Verdini ha chiari in testa tempi e modi del processo unitario: «Intanto facciamo il congresso costituente della Pdl. Dopo lo scioglimento dei partiti, arriveremo al congresso ma nel frattempo bisogna buttare giù la bozza di uno statuto nuovo e arrivare alla costituente con i delegati. Quello che è certo - ha concluso - è che tutto sarà fatto entro la primavera».
Il coordinatore di Forza Italia assicura che gli esponenti di An «sono determinati quanto e come noi». Poi, quando viene a sapere delle critiche di La Russa replica che «il ministro forse avrebbe fatto meglio a guardare la partita dell’Italia: ho parlato - precisa - come coordinatore di FI al popolo di FI, senza prendere posizione a nome di alcun altro partito». Ma anche a Gasparri, capogruppo del Pdl alla Camera, non è piaciuto l’exploit di Verdini: «Se si lavorasse di più e si parlasse di meno - gli manda a dire - si camminerebbe più spediti (e forse con più opportuni annunci congiunti) verso la nascita del Pdl». «I matrimoni sono noti per essere unioni, non sommatorie di scioglimenti - gli fa eco Italo Bocchino - Nel caso di Alleanza Nazionale è impensabile uno scioglimento tout court, vista la storia politica del partito ed il suo bagaglio di militanza, idee, progetti, classe dirigente».
Ma anche la Dc di Rotondi ì c’è rimasta un po’ male: «Se Berlusconi e Fini confermano l’annuncio di oggi - dichiara il ministro per l’Attuazione del programma e segretario della Dca - si apre un’altra fase, e noi lavoreremo ad un altro progetto».
* l’Unità, Pubblicato il: 13.06.08. Modificato il: 13.06.08 alle ore 20.20
Sul tema, nel sito, si cfr.:
LA COSTITUZIONE HA SESSANT’ANNI E NON LI DIMOSTRA - PROGETTI PER CONOSCERLA
UNA BELLA CARTA di Omer Bonezzi
Proteo Fare Sapere, in occasione del 60° anniversario della nascita della Costituzione, ha promosso numerose iniziative in ogni parte d’Italia, che si sono concluse con il convegno nazionale “La Costituzione va a scuola. Per una didattica della Costituzione e della cittadinanza”, al quale ha preso parte con una lectio magistralis il Presidente Emerito della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Al convegno sono state presentate come esemplari alcune buone pratiche di “Didattica della Costituzione”.
Il 29 maggio 2008 inizia un nuovo progetto di lavoro per Proteo Fare Sapere destinato a durare negli anni. Il progetto vuole implementare e documentare le buone pratiche di didattica della Costituzione, mettendo a disposizione delle scuole autonome idee, progetti ed azioni didattiche. Ci piacerebbe, come accade in altri paesi, che tutti i ragazzi italiani conoscessero la Costituzione. Non abbiamo dubbi: conoscendola, i ragazzi non potrebbero che condividerla. Don Lorenzo Milani la insegnava ai suoi ragazzi e questo era allora un atto dirompente. Dobbiamo ripartire dal suo gesto didattico per riproporlo in ogni scuola italiana, dalla scuola primaria alla scuola secondaria. Noi lavoreremo perché insegnare la Costituzione divenga una consuetudine positiva e diffusa.
Le ragioni per sviluppare questo nuovo progetto didattico sono molteplici. La nostra Costituzione si trova, oggi, a sessant’anni dalla sua promulgazione, in una nuova situazione: i partiti che l’hanno voluta non esistono più. In Parlamento operano partiti post-costituzionali. I corpi intermedi invece, come le scuole autonome e i sindacati, traggono ancora la ragion d’essere nella Costituzione. E non è un caso che il Referendum Costituzionale di due anni fa abbia visto tra i promotori le organizzazioni sindacali che si sono poi mobilitate per la sua buona riuscita. La Costituzione si trova davvero di fronte alla sua prova più difficile. Se riuscirà a superarla è destinata a durare come tutte le Costituzioni storiche di rilievo. I cittadini probi lo debbono sapere e credo che, per questo, debbano mettere in campo una sorta di attenzione attiva.
Il referendum in arrivo
Alle porte è in arrivo il referendum elettorale. Il quesito referendario riguarda l’abrogazione o la conferma dell’attuale legge elettorale che attribuisce il premio di maggioranza al partito che prende più voti. Una legge elettorale analoga l’Italia l’ha già conosciuta: era la legge Acerbo del 1923 che permise al partito nazional-fascista di prendere con circa un terzo di voti la maggioranza dei parlamentari e successivamente di instaurare una dittatura.
La nostra Costituzione dovrebbe essere messa al riparo da questi improvvidi e continui sperimentalismi sui sistemi elettorali, per non rischiare di essere cambiata da una maggioranza parlamentare espressa da una minoranza di cittadini. C’è da augurarsi quindi che si faccia presto una legge che regoli le modifiche costituzionali prevedendo a tal fine un quorum di due terzi di voti dei parlamentari. Se ciò non accadrà e se si arriverà al referendum, è giusto e legittimo salvare la Costituzione organizzando come si può una Resistenza. E’ un atto di alta democrazia difendere la Costituzione. Tutti i mezzi legali sono consentiti, anche quello di invitare i cittadini a non partecipare al voto referendario che ci regalerebbe un nuovo bizzarro sistema elettorale: il “referendellum”.
Un insegnamento curricolare
In passato la Costituzione era considerata insegnamento curricolare: si chiamava Educazione Civica. Dovremo indagare perché, già allora, pur essendo un insegnamento obbligatorio, tale educazione veniva, di fatto, trascurata. E’ una questione molto aperta, anche perché nelle Nuove Indicazioni per il Curricolo proposte da Fioroni non c’è scritto in modo esplicito tra i “traguardi”: “L’alunno conosce la Costituzione Italiana”. E’ una manchevolezza che va recuperata. Occorre esigere che i nostri ragazzi, come quelli americani su proposta di John Dewey, la conoscano e bene. Non pretendiamo che la conoscano a memoria come i ragazzi americani, ma la devono conoscere, sia nei contenuti sia nella sua genesi storica. I docenti poi debbono conoscerla tutti e per questo occorre che tale conoscenza venga richiesta in tutti i concorsi pubblici per accedere ai settori dell’istruzione, e per tutte le figure professionali. Anche nei corsi di formazione per entrare a tempo indeterminato nell’insegnamento, alcune ore vanno dedicate alla conoscenza della Costituzione.
L’alzabandiera
L’art 12 della Costituzione tratta del rispetto della bandiera italiana e il ministro Tremonti propone di introdurre l’alzabandiera nella scuola. E’ una questione fortemente simbolica. Nella scuola della Repubblica “si può fare” l’alzabandiera, può essere un momento concreto e solenne per ricordarsi che l’art 12 della nostra Costituzione recita che la nostra bandiera è il tricolore e può essere l’occasione per far conoscere ai ragazzi italiani l’inno nazionale.
Il 17 marzo, data della proclamazione dell’Unità d’Italia, potrebbe essere il giorno dell’anno per un alzabandiera solenne: una giornata attorno alla quale sviluppare il protagonismo didattico delle diecimila scuole italiane. Meglio del 2 giugno che, alla fine dell’anno scolastico, è sempre un momento delicato della scuola: si tirano le somme, spesso si “inseguono” i ragazzi per le ultime interrogazioni e ci si predispone a sostenere gli esami conclusivi.
Il 17 marzo, poi, collegherebbe la Costituzione al concetto d’Unità d’Italia, condizione senza la quale non ci sarebbe stata la Costituzione. Sarebbe apprezzabile che fosse approvata una legge istitutiva di questa giornata, come è stato fatto per la giornata della memoria il 27 di gennaio.
Al ministro Tremonti, sostenitore dell’alzabandiera, potrà sembrare strano che ci sia da parte nostra un rilancio della sua proposta e l’impegno a renderla operativa. Ma siamo convinti che una questione simbolica come questa - che qualcuno vorrebbe utilizzare strumentalmente contro di noi supponendo la nostra indisponibilità ad accettarla - aprirà qualche contraddizione nella Lega di Bossi che sui simboli anche virtuali potrebbe rimanere imbrigliata, non valutando quanto sia potente, nell’immaginario identitario di questa nazione, il tricolore.
Il ragionevole dubbio e la prova dei fatti
La seconda e la terza carica dello Stato e il presidente del Consiglio suscitano in chi scrive una tendenza alla sfiducia, a prescindere. Ma non possiamo e non vogliamo dimenticare che essi e tutto il governo hanno giurato fedeltà alla Costituzione Italiana e, fino a prova contraria, dobbiamo e vogliamo confidare sul valore di tale giuramento per un elementare atto di cittadinanza e di convivenza civile.
Se vogliamo bene alla Costituzione Italiana dobbiamo dunque prendere atto che le più alte cariche della Stato, al di là dei personali e ragionevoli dubbi, sono per la Costituzione: lo hanno giurato.
Il Presidente della Camera Gianfranco Fini sarà sotto esame permanente, così come accadeva per il PCI della prima repubblica che non era mai sufficientemente democratico. Un esponente della comunità ebraica o un esponente di quelle democrazie internazionali che hanno vinto la seconda guerra mondiale si avvicineranno a lui chiedendo sempre la prova della sua conversione. Anche perché la Costituzione Italiana, al di là di ogni volontà soggettiva, è e resterà sempre legata al suo atto fondante: la Resistenza. Per Fini molte azioni quotidiane del suo ruolo istituzionale saranno un’abiura permanente della sua storia, azioni che gestite da lui sono e saranno la dimostrazione della forza della Costituzione. Anche Fini, terza carica dello Stato, la rispetta e la applica. Bossi ha invece già dimostrato di essere quasi uno spergiuro in occasione del 2 giugno. Ma stiamo al merito: è molto più imbarazzante per Bossi la domanda del perché abbia giurato fedeltà alla Repubblica, alla Costituzione e alle sue leggi senza essere anche nei comportamenti conseguente, piuttosto che delegittimarlo a prescindere rischiando di non essere credibili.
Insomma, siamo condannati a fare una proposta organica e di merito per implementare la conoscenza della Costituzione nelle scuole e nella società e queste nostre proposte debbono confrontarsi con le istituzioni della Repubblica. Dobbiamo incalzare il Governo, il Parlamento e le Istituzioni, proponendo azioni a favore della Costituzione. Se accettano le nostre proposte, noi abbiamo in mano l’iniziativa perché li abbiamo incalzati dettando loro l’agenda. Se non accettano, si mettono dalla parte del torto.
Tutto questo mai più “a prescindere”, ma stando sui fatti, stando al merito.
Omer Bonezzi, Presidente nazionale di Proteo Fare Sapere