Mafiazza

Nascere e crescere in Calabria, dove coi boss e i killer giochi a calcetto - di Biagio Simonetta

mercoledì 26 marzo 2008.
 

LA FIGLIA di Luca Megna ha cinque anni. Alla sua età la Pasqua è magia, regali, cioccolata. A Papanice come a Milano. A cinque anni le distanze si annullano. Se nasci in terra di ’ndrangheta non noti la differenza. Se tuo nonno, padre di tuo padre, appartiene al sistema, se è un boss, non puoi saperlo. Te ne accorgi più in là, quando a scuola i rapporti coi compagni di classe sono inevitabilmente diversi. Te ne accorgi crescendo, quando noti le facce che frequentano casa tua. A cinque anni la vita è uguale. A dodici cominci a capire che non è così. Il futuro di chi nasce a Papanice, piccola frazione di Crotone, non può essere uguale a quello di chi nasce a Pordenone. In Calabria si cresce in fretta. Si cresce prima. Devi sapere come muoverti, come comportarti, già alle medie. Gli adolescenti puliti frequentano gli stessi bar di potenziali killer, spacciatori, ’ndranghetisti di ogni rango. Giochi al “calcetto”, sudi, cresci, e loro ti guardano. Sanno chi sei, cosa diventerai, quando ancora sei un bambino. A vent’anni sai già tutto, e in quei bar entrerai sempre meno spesso. Dalla Piana di Gioia alla Sibaritide, dalla Locride al Crotonese: la ’ndrangheta è un cancro le cui metastasi si sono diffuse in ogni angolo, in ogni quartiere. Morti ammazzati, cocaina, appalti, estorsioni: più virus di un solo ceppo. La figlia di Luca Megna è attaccata a una macchina che la tiene in vita. Il proiettile che le ha perforato la testa è ancora lì. Non possono rimuoverlo. La paranza che ha fatto fuoco contro la Panda del figlio del boss Domenico Megna non s’è fermata davanti all’innocenza di una bambina di cinque anni. Sono lontani i tempi di Corleone, dell’onore e del rispetto. “Donne e bambini non si toccano” fa parte del passato. Le cosche, oggi, hanno interessi ovunque. Non si fermano davanti a niente. Uccidono in modo spietato, violento: ammazzano sparando addosso a un’intera famiglia, rincorrono le vittime predestinate e le finiscono, anche dentro a un ristorante pieno di gente. Nei prossimi giorni i leader politici candidati a guidare la Nazione verranno in Calabria. Fino ad oggi non hanno speso una parola sul dramma sociale che uccide questa regione, questa terra in ginocchio dove l’altro Stato ha già vinto.

Biagio Simonetta

già pubblicato su "Il Quotidiano della Calabria" del 25 marzo 2008


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