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ETICA ED ESTETICA DELLA CREATIVITA’. INTERVISTA A DERRICK DE KERCKHOVE. «Ieri è stata la tv, oggi tocca alla Rete formare una nuova intelligenza, collettiva e ’connettiva’, capace di dettare l’agenda al potere» - a cura di pfls

mercoledì 31 ottobre 2007.
 

INTERVISTA.

Il filosofo Derrick De Kerckhove, oggi ospite al Festival della creatività di Firenze: «Il web apre nuovi spazi di conoscenza»

Internet, è l’ora della svolta «sociale»

«Ieri è stata la tv, oggi tocca alla Rete formare una nuova intelligenza, collettiva e ’connettiva’, capace di dettare l’agenda al potere»

DA FIRENZE RICCARDO MICHELUCCI (Avvenire, 25.10.2007)

«L’ obbligo di registrazione per i siti Internet e per i blog? Sarebbe un passo verso il fascismo elettronico e il controllo poliziesco dell’informazione e della libertà». Ad affermarlo non è Beppe Grillo ma il professor Derrick De Kerckhove, principale erede intellettuale di Marshall McLuhan. Il filosofo canadese non esita a tracciare un paragone con la Cina («Un Paese che si è reso ridicolo per le restrizioni imposte al web») e a raccomandarsi di aggiustare il tiro «perché il Ddl sarebbe un pessimo esempio anche per gli altri Paesi europei».

Meno male che il ministro Gentiloni ha già assicurato una correzione in corsa della norma approvata dal Consiglio dei ministri una decina di giorni fa.

Anche De Kerckhove - che sarà ospite del ’Festival della creatività’ in programma da oggi alla Fortezza da Basso di Firenze - può dunque tirare un sospiro di sollievo e tornare in Italia a parlare della sua teoria dell’’intelligenza connettiva’. La rassegna in programma nel capoluogo toscano fino al 28 ottobre vedrà proprio in apertura (domani alle 17,30) una tavola rotonda su ’Etica ed estetica della creatività’ con Massimo Cacciari, Gillo Dorfles e lo stesso De Kerckhove.

«Questo è senza dubbio il periodo peggiore degli ultimi sessant’anni di storia dell’umanità - dice - per fortuna ci sono le tecnologie digitali, con le loro potenzialità di creare dimensioni politiche ed economiche più democratiche».

Professor De Kerckhove, in che modo le nuove tecnologie potranno influenzare il futuro dell’umanità?

«Oggi disponiamo di una grande varietà di processi cognitivi e siamo di fronte a un punto di accelerazione verticale su tutti i piani, che richiede coerenza e velocità di risposta immediata. Un uso intelligente delle nuove tecnologie può consentirci di vivere globalmente la dimensione politica dell’avvenire, creando una comunità di coscienza capace di indirizzare il mondo nella giusta direzione. Può servire ad esempio per affrontare gravi problemi come i cambiamenti climatici o per rispondere alla minaccia del terrorismo. Ma se non affronteremo in questo modo la sfida per la sopravvivenza della civilizzazione, dovremo rassegnarci ad avere ’un Bush dopo l’altro’».

Cosa la rende ottimista di fronte a questo processo?

«Spero che prima o poi gran parte dell’umanità si convincerà che tante cose del mondo sono vergognose. Penso ad esempio al commercio di armi, alle mine antiuomo, alla restrizione delle libertà civili e al ’financial divide’, il divario finanziario. Mi aspetto un cambiamento improvviso all’interno di un concorso di circostanze e volontà umane collettive, un insieme di intelligenza collettiva e anche ’connettiva’. Anche la caduta del Muro di Berlino fu causata da un cambiamento veloce di coscienza. Oggi, di fronte a un rinnovato rapporto tra potere e coscienza, siamo chiamati a scelte sempre più importanti basate sulla conoscenza. Una su tutte, il cambiamento del clima, un grande problema in progressione verticale».

La svolta ’sociale’ di Internet è importante in questo questo?

«Sicuramente. Adesso, come dimostra il successo crescente di comunità on line come Myspace, Facebook, Twitter, ecc., la Rete è uno strumento molto più sociale che tecnologico rispetto al passato e questo è positivo perché a mio avviso oggi un cambiamento di latitudine e di sensibilità potrà venire soltanto da Internet, dove un numero crescente di persone condividono uno spazio mentale comune. Nel passato la televisione ha svolto un ruolo simile raccontando lo sbarco dell’uomo sulla Luna e facendo vedere grandi spettacoli. Internet rappresenta un mezzo e uno spazio comune ancora più potente e ’globale’».

Molti osservatori mettono però anche in guardia di fronte ai possibili rischi del crescente sviluppo di Internet, a cominciare da quelli per la privacy.

«Tutti i passaggi epocali della storia sono difficili. L’utilizzo di un nuovo mezzo di comunicazione presuppone anche un cambiamento all’interno della società. Ci troviamo di fronte a una grande trasformazione dei processi cognitivi, quello che tempo fa avevo chiamato ’il potere di ciascuno di mettersi a disposizione’ ma sono fermamente convinto che i rischi siano ampiamente superati dai benefici. Penso a strumenti rivoluzionari come Youtube, la prima web-tv globale, a Google, che non è più solo un motore di ricerca, ma è diventato un sistema di organizzazione della ’mente globale’. E penso anche all’enciclopedia on line Wikipedia. L’utilità e l’impatto psicologico di questi strumenti sono in grado di indicare alla gente nuovi comportamenti».

Quale sarà il futuro per l’informazione tradizionale? La svolta del «New York Times» e di altri grandi quotidiani, tornati gratuiti nell’edizione on line, è un segnale della morte imminente della carta stampata?

«Forse i motori di ricerca acquisteranno il potere di governare il mondo della comunicazione, ma non credo che i giornali cartacei moriranno del tutto come sostengono in molti. L’uomo continuerà ad avere bisogno della parola fissa che non si muove sullo schermo, dove l’astrazione del pensiero è inerte. Il nostro pensiero dipende ancora dalla lettera fissa, quindi l’industria della carta stampata avrà ancora un futuro. Credo solo che gli editori saranno condannati a ridurre la distribuzione. Per l’ambiente sarà sicuramente un cambiamento molto positivo».



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