Nobel della letteratura a Doris Lessing
"cantrice dell’esperienza femminile" *
STOCCOLMA - Il Nobel per la letteratura è stato assegnato alla scrittrice Doris Lessing. E’ stata scelta dall’Accademia di Svezia perché - così recita la motivazione ufficiale - "cantrice dell’esperienza femminile, che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa". L’autrice britannica era nell’elenco dell’assegnazione del premio per la letteratura fin dal 1996. "Felicissimi" i suoi agenti: "E’ un riconoscimento grandemente meritato e siamo assolutamente felici", commentano dalla società Jonathan Clowes Ltd., che rappresenta la Lessing da anni, precisando che, al momento in cui hanno rilasciato la loro dichiarazione, la scrittrice "non era ancora al corrente del Nobel".
Autrice, fra l’altro, di L’erba canta, Il taccuino d’oro, Il senso della memoria, Sotto la pelle. La mia autobiografia, Doris Lessing è stata, via via, icona delle cause marxiste, poi anticolonialiste, poi anti-apartheid e infine femministe. Con lei arriva a 11 il numero delle donne premiate con un Nobel per la letteratura dal 1901, data della prima attribuzione del riconoscimento. Nel 1926 il premio fu attribuito all’italiana Grazia Deledda. L’ultima in ordine di tempo era stata l’austriaca Elfriede Jelinek nel 2004. Lo scorso anno invece era stata la volta dello scrittore turco Orhan Pamuk.
Doris May Taylor, questo il vero nome della Lessing, nasce nel 1919 a Kermanshah, nell’odierno Iran, da genitori inglesi (leggi scheda completa). Nel 1925 la famiglia si trasferisce nella Rhodesia meridionale (oggi Zimbabwe). Doris viene mandata a studiare prima in un convento e poi in una scuola femminile a Salisbury, che lascia all’età di 15 anni. Da quel momento inizia la sua carriera da autodidatta. Nonostante le difficoltà e un’infanzia infelice (in Rhodesia conduceva la vita, dura, dei coltivatori di mais) le opere della Lessing sulla vita nelle colonie britanniche in Africa sono piene di sentimento sia per le vite dei coloni sia per le sfortune degli indigeni. La scrittrice si è sposata due volte (e in entrambi i casi ha divorziato) e ha tre figli. Il secondo marito, Gottfried Lessing, era un emigrante tedesco, del quale ha mantenuto il cognome.
Il suo primo romanzo, L’erba canta, viene pubblicato a Londra nel 1949, dopo il suo trasferimento in Gran Bretagna, dove vive da allora. Al 2001 risalgono il Premio Principe delle Asturie per la Letteratura, per le sue opere in difesa della libertà e del Terzo Mondo, e il Premio Grinzane Cavour.
Il suo romanzo Il taccuino d’oro (che la fece entrare nella rosa dei candidati al Nobel nel 1996) è considerato da molti studiosi un classico della letteratura femminista, sebbene la Lessing non ami essere considerata un’"autrice femminista": "Quello che le femministe vogliono da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione perché proviene dalla religione. Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente vorrebbero dirmi è ’Sorella, sarò al tuo fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più’".
I temi principali di Doris Lessing sono stati l’evocazione dell’Africa, il ritratto critico della borghesia con i suoi miti e i suoi tabù. Tra i titoli dei suoi romanzi spiccano I figli della violenza (1952), Il diario di Jane Somers (1983), La brava terrorista (1985), Storie africane (1964), La città dalle quattro porte (1968).
Altre opere rimandano a una diversa ispirazione, l’indagine del profondo attraverso la contaminazione con il genere della fantascienza. Come Istruzioni per una discesa all’inferno (1971), primo romanzo del genere per la scrittrice. E’ il racconto di un uomo che, in preda ad allucinazioni, viene rinchiuso in una clinica psichiatrica londinese. Il dottor X e il dottor Y cercano in tutti i modi di riportarlo alla realtà tramite psicofarmaci. Nel frattempo il paziente vive all’interno di una realtà alternativa: viene trasportato sugli oceani del mondo, solo, dopo che i suoi compagni di viaggio sono stati trasferiti nello spazio a bordo di un’astronave.
Tra i suoi libri più famosi ci sono anche Memorie di una sopravvissuta (1974), Racconti (1978) e soprattutto il ciclo di romanzi intitolato Canopous in Argos: archivi (1980), ambiziosi e suggestivi annali di mondi futuri, in cui si intrecciano letteratura tradizionale e fantascienza.
* la Repubblica, 11 ottobre 2007.
NOBEL PER LA LETTERATURA A DORIS LESSING *
ROMA - Il Nobel per la letteratura è stato assegnato quest’anno alla scrittrice Doris Lessing. E’ stata premiata dall’Accademia svedese con questa motivazione: "Questa cantrice dell’esperienza femminile, che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa".
La scrittrice inglese, è nata nel 1919 a Kermanshah in Iran ed ha dunque 88 anni. Fino al 1949 è vissuta in Rhodhesia; dopo il divorzio dal secondo marito si è trasferita da sola con i figli a Londra. Dall’ambiente africano ha tratto gran parte dei temi fondamentali della sua narrativa.
Tra le sue opere maggiori ’I Figli della violenza’, ciclo di 5 opere, tra cui ’Martha Quest’ che narra la storia dell’emancipazione della protagonista e della sua ricerca di identità.
Seguono poi ’Il taccuino d’oro’ che registra le inquietudini culturali degli anni ’60, ’L’estate prima del buio (1963), ’Le memorie di un sopravvissuto’ del 1974 e ’La brava terrorista’ del 1985. E’ stata autrice anche di commedie, di racconti (’Storie africané) e di un ciclo di romanzi fantascientifici Canopo in Argo. In Italia è stata pubblicata prevalentemente da Feltrinelli.
Il terrorismo, l’ 11 settembre, la politica estera di Bush, i movimenti per la pace, la situazione disastrosa dello Zimbabwe dove è cresciuta. Ma anche il significato più profondo di vecchiaia e giovinezza, il potere liberatorio della risata, e il femminismo e la difesa del maschio vilipeso e insultato: Doris Lessing, premiata oggi con il Nobel per la Letteratura, è una di quelle scrittrici che non si sono mai sottratte ai giudizi, anche drastici e impegnativi. "Non credo che il cow-boy Bush libererà il mondo dal terrorismo" ha avuto occasione di dire parlando della guerra in Iraq. Sono state "isteriche", a suo parere, le reazioni americane all’ 11 settembre e domandandosi il perché di tali reazioni: "in fondo gli americani sono nati dalla guerra e hanno avuto un conflitto civile violentissimo".
DA BUSH AL FEMMINISMO, MAI NEUTRALE
Quanto ai grandi movimenti Lessing, dimostrando di avere più fiducia nell’individuo che nelle grandi organizzazioni, ha detto di non crederci più: "credo all’impegno di breve periodo di piccoli gruppi su temi specifici. I movimenti per la pace, la guerra, contro gli armamenti, semplicemente non funzionano. E’ una leggenda che io sia una specie di Giovanna D’Arco. Quando rifletto sul passato, oggi non vedo i grandi imperi e i dittatori, ma solo i piccoli individui, e le cose straordinarie che sanno realizzare". A più riprese la scrittrice ha condannato la situazione tragica dello Zimbabwe dove ha vissuto tra i cinque e i 30 anni quando si chiamava Rhodesia del sud, ed anche la corruzione del regime di Robert Mugabe: "é un disastro, in Zimbabwe sta morendo un’intera generazione di Aids ho amici che ogni settimana partecipano ad un funerale".
"Donna cinica" come si definisce, la oggi ottantottenne Lessing ha sempre parlato della vecchiaia con distacco: "vantaggi - ha detto - non ne ha nessuno. L’invecchiamento è una questione di aspettative degli altri nei nostri confronti. In Pakistan nel 1986 ho incontrato donne che potevano essere mie figlie e che avevano l’aspetto di trisavole perché la società si aspettava questo. Ora ci si aspetta che non si invecchi mai. Il vero momento in cui si invecchia è quando si tirano i remi in barca". Vecchio, ha avuto occasione di dire, significa "stupido e incapace. C’e sempre qualcuno da condannare o da ghettizzare. Come specie siamo ancora molto tribali: noi siamo buoni, gli altri cattivi". Le hanno chiesto del sesso fra donne mature e giovani ragazzi, come accade nel suo romanzo Le nonne: "in America - ha risposto - si è parlato addirittura di incesto di cui non c’é traccia nel mio libro. La cosa che mi sembra più interessante invece è che molte donne italiane hanno deciso di non avere più figli. Una volta Kurt Vonnegut diceva che la ragione per cui le donne non volevano più figli é che erano stanche di vederseli portare via dalla guerra. Che sia ancora così?".
Secondo la Lessing, che pure è diventata un’icona del movimento femminista con libri come The Grass is Singing e The Golden Notebook, gli uomini sono "continuamente vilipesi ed insultati" dalle donne, continuamente colpevolizzati per i crimini commessi dal loro sesso. "Sono sempre più sconcertata dall’ormai automatico disprezzo nei confronti degli uomini, diventato parte della nostra cultura senza che nessuno si lamenti", ha detto. Secondo la scrittrice, molto è stato ottenuto grazie al movimento femminista ed ora le donne godono di una relativa uguaglianza con gli uomini, soprattutto in termini di paga e di lavoro, anche se, a suo parere, per raggiungere la vera parità dei sessi si deve risolvere il problema della cura dei figli, che resta a tutt’oggi relegato al ruolo materno.
Dunque le donne si dovrebbero concentrare sul cambiamento di quelle leggi obsolete che le riguardano, invece di disperdere "molte energie" in insulti inutili a danno dei maschi. In un un mondo in cui i media stanno abituando tutti a livelli altissimi di violenza, in una sorta di silenzioso lavaggio del cervello, la ricetta di Lessing è di affidarsi alla risata: "la risata è qualcosa di molto potente e solo le persone civili, le persone libere ed emancipate, sanno ridere di se stesse". Ma è soprattutto dalla letteratura e dalla storia che per Lessing ciascuno di noi dovrebbe imparare come essere un cittadino ed un essere umano, avendo il coraggio di esprimere opinioni che si discostano da quelle della massa.
* ANSA» 2007-10-11 17:39
morta a 94 anni in gran bretagna
Addio Doris Lessing,
femminista riluttante
Scrittrice britannica, premio Nobel nel 2007, ha raccontato le guerre e le grandi sfide delle donne: non hai mai accettato di trasformarsi in un simbolo legato alle ideologie
di Claudio Gallo (La Stampa, 17/11/2013)
corrispondente da Londra
Doris Lessing si è spenta nel sonno all’età di 94 anni, scrittrice britannica con il record del premio Nobel per la letteratura ricevuto in età più avanzata: 88 anni. Autrice prolifica, ha scritto oltre 50 opere che spaziano dalla politica alla fantascienza. Tra i suoi capolavori, il “Taccuino d’oro”, “L’erba canta”, “Memorie di una sopravvissuta”, “L’estate prima del buio”. Amante fanatica dei gatti, come T. S. Eliot, ha scritto su di loro numerosi libri.
Nata in Iran, il padre Alfred Tayler era un ufficiale dell’impero che dopo aver perso una gamba sposò l’infermiera, fu allevata nel “bush” africano in “Zimbabwe”, come scrive il Guardian (un bel mettere il carro davanti ai buoi in omaggio al più ottuso politically correct, perché allora si chiamava Rhodesia del Sud), frequentò le scuole delle domenicane fino all’età di 14 anni, dopo di che lasciò la scuola e studiò da autodidatta. In Rhodesia del Sud ambientò il suo primo romanzo, “L’erba canta”.
Il nome Lessing lo prese dal secondo marito, Goddfried Lessing che, ormai già divorziato, divenne ambasciatore della Germania dell’Est in Uganda e fu ucciso nel 1979 durante la rivolta contro Amin. Dai due matrimoni della sua vita ebbe tre figli. Da cinquant’anni abitava a Londra, senza telefono, nell’incantevole zona di Hampstead Heath.
Quando nel 2007, mentre arrivava a casa carica di borse, trovò una folla di reporter che l’aspettavano per chiederle un commento sull’assegnazione del premio Nobel per la letteratura, disse ancora col fiatone: «Oh Cristo, ho vinto tutti i premi in Europa, un maledetto premio dopo l’altro. Sono proprio contenta di averli vinti tutti: ho fatto scala reale». La motivazione dei giudici menziona il riconoscimento della: «Sua visione epica dell’esperienza femminile che, con scetticismo, fuoco e potere visionario, ha descritto una civiltà divisa». Nel 1962, il futuro Nobel sudafricano J. M. Coetzee, definì “Il taccuino d’oro” una «bibbia femminista».
Quell’etichetta però le andava stretta, disse a Lesley Hazelton del New York Times che era venuto a trovarla a casa nel 1982: «Ciò che le femministe vorrebbero da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione, perché viene dalla religione. Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente chiedono è che dicessi: sorelle, starò al vostro fianco nella lotta verso il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più. Veramente vogliono che si facciano affermazioni tanto semplificate sugli uomini e sulle donne? In effetti, lo vogliono davvero. Sono arrivata con grande tristezza a questa conclusione».
Il comunismo della sua gioventù aveva fatto posto a un’adesione al sufismo, principale corrente del misticismo musulmano, passando per le idee dell’anti-psichiatra Ronald Laing, anche lui per un certo periodo residente a Hampstead Heath. «Non sono un sufi - disse al New York Times - semplicemente studio il sufismo: ci vuole molto tempo per diventare sufi e questo è ciò che ci distingue da quei culti che promettono un misticismo istantaneo». Ironicamente il suo maestro, l’indo-afghano Idries Shah, molto popolare negli anni ‘60-70 e grande amico di Robert Graves, è considerato dalla maggior parte degli studiosi di sufismo un autore del tutto inattendibile.
L’abitudine d’amare: Doris Lessing
di Doriana Goracci*
" L’abitudine di amare" porta a convivere con la propria coscienza.
Fu per questo forse che Alfred Nobel, chimico svedese, inventata la dinamite eaccortosi della potenza devastatrice della sua stessa invenzione, cercò il perdono dell’umanità, scrivendo il 27 novembre del 1895 un testamento in cui istituiva premi e riconoscimenti a tutti coloro che avessero aiutato l’uomo.
Sembra pure che ebbe una grande storia d’amore con una giovane fioraia di nome Sofie Hess. Un anno più tardi morì per una emorragia cerebrale nella sua casa sulla Riviera Ligure.
L’abitudine di amare doveva essere tale anche per Bertha Von Suttner che fu il primo premio Nobel donna della storia ed è nella moneta da 2 euro austriaca. Fu anche la prima a ricevere il premio per la pace.
Se dico donna e dico Nobel, oggi devo pronunciare il nome di Doris Lessing, per fortuna sua e nostra, a 88 anni mostra ancora la sua grande e forte personalità.
Un’autodidatta a partire dai quindici anni,con un’ infanzia non facile- non felice, sposata due volte, tre figli, vissuta in tre continenti, considerata una femminista dalle donne e dagli uomini, non dalla stessa Doris Lessing che ancora oggi reclama di essere definita, finchè almeno è viva, come lei vuole e come molto spesso ha dichiarato con frasi e romanzi.
Quando una volta le chiesero perché non si considerava femminista, rispose:"Quello che le femministe vogliono da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione perché proviene dalla religione.
Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente vorrebbero dirmi è ’Sorella, starò al tuo fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più’. Veramente vogliono che si facciano affermazioni tanto semplificate sugli uomini e sulle donne? In effetti, lo vogliono davvero. Sono arrivata con grande rammarico a questa conclusione". The New York Times, 25 luglio, 1982 Parlando delle ragazze degli anni Sessanta, in merito anche al suo libro il Taccuino d’oro che uscì nel 1962, disse:"Le femministe degli anni Sessanta hanno buttato via il loro tempo in chiacchiere e gruppetti", consapevole che il testo èconsiderato uno dei più importanti della scrittura femminista.
Trova le nuove generazioni di donne" arroganti e dalla mentalità ristretta, di aver devastato il potenziale femminile, e soprattutto di avere stupidamente e rovinosamente denigrato gli uomini. Quanto ai progressi nella condizione femminile, il merito non è dell’ideologia (femminista), ma della tecnologia, dai contraccettivi alla lavastoviglie". La signora Lessing si è fatta questa idea soprattutto "guardando in tv il modo in cui le giovani donne di oggi parlano di se stesse, del sesso e dei maschi- un modo da lei definito -rivoltante".
La scrittrice sembra dire che lei non ha tempo da perdere, rispetto allo scrivere invece per e delle donne in tre continenti Asia, Africa ed Europa, tanti come quelli in cui ha vissuto e in cui ha portato avanti lotte civili. L’ultima in ordine di tempo è verso la Resistenza Afghana, i Mujahidin. Nel 1986 si recò in Pakistan per verificare di persona le condizioni dei profughi e per parlare con i capi dei Mujahidin; ne nacque un libro a metà strada tra reportage e romanzo: "Il vento disperde le nostre parole".
Il resto della produzione letteraria di Doris Lessing è legato a storie di donne, spesso sole per necessità o per volontà, molto malinconiche, alcuni dicono un po’ noiose, rispetto alla passione con cui si è mossa nella vita.
Torna tanto alla lettura del suo passato, dalla Persia dell’infanzia alla Russia, poi all’inghilterra. Scenari ricchi di povertà e paura, di delusioni e amarezza. Sono ricordi di muri scorticati e umidi, di treni dove domina l’odore dei pidocchi. Poi la Rhodesia del Sud, oggi Zimbawe E’ fuggita quasi sempre, in modi diversi, dalla madre: "Io no. Io non lo farò" e ancora andare via lontano :"Una parte di me sapeva che non mi sarei fermata a quella vita. Non avevo in mente qualcosa di serio come un progetto o un programma. No, mi limitavo a sognare una vita in compagnia di spiriti liberi come me a Parigi o a Londra."
Maudie, un personaggio di Jane Somers, pseudonimo della Lessing, è una donna sola, malata, anziana che vede la morte correrle incontro. E’ una che ripete "Orrore orrore" nel vedere quante sofferenze dovrà patire.
Critica quella mediaborghesia che abbandona i propri cari quando sono anziani.
Lei non è mai stata sola, ha avuto sempre una grande compagnia, a partire da sè stessa e la scrittrice che si abituò ad amare , scrisse ancora
Un matrimonio per bene
Memorie di una sopravvissuta
Le prigioni che abbiamo dentro
La storia di un uomo che non si sposava
La noia di essere moglie - solo per citare alcuni emblematici testi.
Le nonne, è il titolo dell’ultimo libro scritto e sempre, come sempre," Amare, ancora " perchè si è fatta pratica di vita... "L’abitudine di amare".
Ma non chiamatela femminista, chiamatela donna, l’ultima che ha preso il Nobel.
Doriana Goracci