Premio Nobel per la Letteratura...

HAROLD PINTER. UNA VITA CONTRO L’ASSURDO E CONTRO LA GUERRA. Una nota di Elisabetta Stefanelli e di Dario Olivero

giovedì 25 dicembre 2008.
 

[...] Pinter, nato ad Hackney, un sobborgo di Londra, il 10 ottobre 1930, inizio’ la sua carriera teatrale come attore, prima frequentando grandi scuole di recitazione, poi girando l’Irlanda con una compagnia shakespeariana con lo pseudonimo di David Barron.

La sua carriera di drammaturgo inizio’, quasi per caso, nel 1957, quando scrisse per un amico in quattro giorni un atto unico intitolato ’La stanza’. Del 1958 il celebre ’Festa di compleanno’, in cui due ignoti visitatori piombano a casa di un giovane misantropo che vive isolato. Ancor maggiore impatto suscita il lavoro di Pinter quando gli argomenti diventano piu’ drammatici, e si capisce che il riferimento e’, per esempio, alla tragedia dei desaparecidos argentini in ’Il bicchiere della staffa’ del 1984 o alla Shoah in ’Ceneri alle ceneri’ del 1996 [...]


MORTO HAROLD PINTER, PREMIO NOBEL NEL 2005

di Elisabetta Stefanelli *

ROMA - ’’Ho scritto 29 piece in 50 anni, non e’ abbastanza? Certamento lo e’ per me’’. Harold Pinter amava ripetere questa frase negli ultimi anni, segnati dalla malattia che lo aveva colpito nel 2002, dalla soddisfazione di aver avuto il Premio Nobel nel 2005, ma anche dalla rinnovata voglia di impegno politico e di difesa dei diritti civili, che lo aveva fatto attaccare duramente Bush e Blair. Lo scrittore, scomparso a Londra all’eta di 78 anni, aveva infatti gia’ consegnato la sua opera al passato, vendendo il suo archivio alla British Library, giusto un anno fa per 1.65 milioni di euro.

Centocinquanta scatoloni contenenti lettere, manoscritti, fotografie. Tra le gemme preziose quella del capitolo segnato dalla sua amicizia con Samuel Beckett, con il quale condivideva la passione per cricket e il rugby, ma anche ovviamente quella teatrale. Non e’ certo un caso, anzi indica la forza di suggestione che ha la sua opera, il fatto che dal nome di Harold Pinter sia nato un aggettivo, pinteriano, che segue, ma si diversifica da beckettiano, derivato dal nome dell’autore di cui e’ sempre stato considerato un po’ l’erede.

Il primo esprime comunque un disagio, una sensazione forte di incertezza e timore, mentre l’altro ha un sapore di catastrofe e smarrimento piu’ totale. Raramente un autore e’ stato cosi’ immediatamente metaforico per forza poetica, per qualita’ e invenzione drammatica come Harlod Pinter, che era considerato da tempo un classico del Novecento. Non si e’ mai tirato indietro davanti all’impegno civile e col tempo e’ passato da una vena piu’ esistenziale a una piu’ decisamente politica mantenuta fino all’ultimo.

Di pochi mesi fa il suo ultimo appello per fare giustizia ed individuare i responsabili dell’uccisione di Anna Politkovskaia. Il suo impegno radicale contro ogni prevaricazione del potere, anche quello democratico, e in nome della pace, che diventa pubblico negli anni del governo Thatcher, lo avvicina, per certi versi, a un altro premio Nobel, Dario Fo.

L’impegno lo avvicino’ anche ad Arthur Miller con il quale nel 1985 fu protagonista in Turchia di una violenta denuncia dell’oppressione politica che costo’ ad entrambi la cacciata: ne nacque la commedia Mountain language. Ma tanto fu diretto nella vita quanto invece allusivo sulla scena, dove diede vita al teatro della minaccia (’’La vita di ognuno di noi e’ sempre minacciata e incerta. Viviamo nella repressione e fingiamo di vivere nella liberta’’).

La sua e’ l’arte di scrivere per sottrazione, costruendo personaggi e vicende esemplari, sganciate da ogni contingenza. E nonostante questo riuscendo a farli sentire vivi, concreti, esemplari. Vale per le figure dei primi drammi anni Cinquanta e Sessanta, dal ’Calapranzi’ al ’Guardiano’, come per quelli piu’ politici degli ultimi venti anni, da ’Il bicchiere della staffa’ a ’Ceneri alle ceneri’, passando per le tragicommedie che trattano apparentemente dell’amore e delle sue menzogne, da ’L’amante’ a ’Tradimenti’, ma che forse parlano di inganni ben piu’ profondi e esistenziali, della morte inevitabile di illusioni e speranze.

Pinter, nato ad Hackney, un sobborgo di Londra, il 10 ottobre 1930, inizio’ la sua carriera teatrale come attore, prima frequentando grandi scuole di recitazione, poi girando l’Irlanda con una compagnia shakespeariana con lo pseudonimo di David Barron.

La sua carriera di drammaturgo inizio’, quasi per caso, nel 1957, quando scrisse per un amico in quattro giorni un atto unico intitolato ’La stanza’. Del 1958 il celebre ’Festa di compleanno’, in cui due ignoti visitatori piombano a casa di un giovane misantropo che vive isolato. Ancor maggiore impatto suscita il lavoro di Pinter quando gli argomenti diventano piu’ drammatici, e si capisce che il riferimento e’, per esempio, alla tragedia dei desaparecidos argentini in ’Il bicchiere della staffa’ del 1984 o alla Shoah in ’Ceneri alle ceneri’ del 1996.

Autore del suo tempo, Pinter ha anche scritto testi radiofonici, volumi di poesia e sceneggiature per il cinema, legando il suo nome a film di qualita’ e successo, come ’La donna del tenente francese’ di Reisz, per cui e’ stato candidato all’Oscar e al Golden Globe, ’Cortesie per gli ospiti’ di Schrader, ’Messaggero d’amore’ di Losey. Ha adattato per il cinema anche il capolavoro di Proust, mai realizzato e uscito solo in volume.

* Ansa» 2008-12-25 18:11


-  L’Accademia di Svezia premia il grande drammaturgo inglese
-  che non ha mai smesso di condannare la politica anglo-americana

-  Contro l’assurdo e contro la guerra
-  A Pinter il Nobel per la letteratura

-  Autore di capolavori come "Il guardiano" e "Gli ultimi fuochi"
-  "Sono stato travolto dalla notizia. Non scriverò altre commedie"

di DARIO OLIVERO *

ROMA - Harold Pinter ha vinto il Premio Nobel per la letteratura. L’Accademia di Svezia ha motivato il riconoscimento al 75enne drammaturgo inglese sottolineando che "nelle sue opere svela il baratro sotto le chiacchiere di ogni giorno e costringe a entrare nelle chiuse stanze dell’oppressione". Una definizione del lavoro di Pinter concisa e probabilmente vera.

Harold Pinter, ha raccontato di essere stato letteralmente "travolto" dalla notizia del Nobel. "Ho scritto 29 commedie e ritengo possa bastare", ha scherzato con i cronisti di fronte alla sua abitazione a Londra, nel lussuoso quartiere di Holland Park. "Penso che il mondo ne abbia abbastanza delle mie commedie - ha aggiunto -. Continuerò certamente a scrivere poesie e a essere impegnato in questioni che riguardano la politica internazionale".

La stanza si chiamava la sua opera prima, atto unico scritto in pochi giorni nel 1957, e primo passo per affacciarsi verso quello che allora era il teatro. Dopo Checov, dopo Stanislasvkij, dopo Brecht con il suo metodo dello straniamento, dopo Beckett e Sartre, in scena andava questo miscuglio di inquietudini, ansie, incomunicabilità, azione scenica che squarciava il velo patinato che ricopriva la vita borghese. Squarciava l’oppressione appunto.

Poi cambiarono i tempi, le scene, i blocchi politici, ma in Pinter è sempre rimasta l’esigenza di mettere i suoi personaggi di fronte alle stesse difficoltà. Moonlight del ’93 o Ceneri alle ceneri del ’96 ancora mostrano quanto il vero assurdo sia la cosiddetta normalità e quanto sia spaventosa e opprimente la sua messa in scena specie se condita con l’ironia british di cui Pinter è maestro.

Gli accademici hanno fatto una scelta coraggiosa per almeno due motivi: Pinter non è uno scrittore in senso stretto, è sì un poeta ma soprattutto uomo di sceneggiatura, che sia teatro o cinema. E in questo la scelta ricorda quella del Nobel a Dario Fo.

Il secondo motivo è l’impegno politico. Pinter è sempre stato un attivista dei diritti umani e la sua voce si è levata spesso contro la guerra in Iraq. Dopo il Nobel per la pace a El Baradei, direttore dell’Aiea, per l’impegno contro il proliferare delle armi atomiche che in molti hanno letto come richiamo diretto alla politica estera Usa, ecco un altro riconoscimento a un britannico non allineato sulla posizione del suo governo al punto da definire Tony Blair "un criminale di guerra che gira con quel delizioso sorriso cristiano sulla faccia" e a chiederne l’impeachment.

Pinter è nato in un sobborgo di Londra nel 1930. Dopo l’esordio con La stanza, ha scritto tra l’altro Il compleanno (1958) Il calapranzi (1960), Il Guardiano (1960). Poi, dopo lunghe parentesi in radio, si è rivolto verso il cinema. Nel 1976 fu autore della sceneggiatura degli Ultimi fuochi di Elia Kazan e, nel 1981, della Donna del tenente francese di Karel Reisz con Jeremy Irons e Meryl Streep, candidato all’Oscar. Ma non furono gli unici.

Da tempo malato e sottoposto a chemioterapia, Pinter decise nel marzo scorso di dedicarsi quasi unicamente alla poesia senza mai scordare l’impegno pacifista come testimonia il volume War del 2003. E solo tre giorni fa, per il suo compleanno, Pinter ha preparato un nuovo testo, Voices che è l’ennesimo atto d’accusa contro, parole sue, "la durezza impietosa dell’infernale condizione che stanno vivendo tutti gli uomini, in Occidente come in altre parti del mondo, per colpa di un potere dissennato".


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