Le celebrazioni in piazza Tienanmen. Un milione di persone in strada.
I dissidenti: violazioni sistematiche
Oggi la protesta tibetana in diverse città del mondo.
Rogge: lo smog cambierà i programmi
Pechino in festa a un anno dai Giochi olimpici
Ma è allarme per lo smog e i diritti umani*
PECHINO - E’ cominciata la festa del "countdown". Un milione di cinesi hanno invaso le strade di Pechino per celebrare la scadenza di un anno all’apertura delle Olimpiadi del 2008, che si svolgeranno nella capitale della Cina. In piazza Tienanmen, è stato salutato il passaggio dai 366 giorni mancanti ai 365. Sull’orologio presente in piazza, il nuovo numero è comparso alle 20 locali (le 14 italiane): il numero 8, sinonimo di fortuna nella tradizione cinese, si conferma simbolo dei Giochi che cominceranno appunto l’8/8/2008. Alla cerimonia hanno assistito il presidente del Cio Jacques Rogge e i rappresentanti di 205 comitati olimpici nazionali.
Ma se l’apparato prepara lo storico evento con toni trionfalistici, i problemi - guardando al di là dello sfarzo dei preparativi - esistono, eccome. Sul fronte dei diritti umani, oggi, quaranta dissidenti cinesi, tra cui la fondatrice dell’associazione delle Madri di Piazza Tienanmen, Ding Zilin hanno diffuso una lettera aperta alle autorità cinesi affinché vengano liberati di tutti i detenuti per reati d’opinione.
Nella lettera, che è anche indirizzata al presidente del Comitato Olimpico Internazionale Jacques Rogge e "ai leader dei paesi democratici", i dissidenti denunciano "la sistematica negazione dei diritti umani ai nostri cittadini mentre - e in alcuni casi perché - stanno procedendo i preparativi per le Olimpiadi".
Sette le richieste che i firmatari rivolgono al governo: amnistia per i detenuti di coscienza; frontiere aperte per far rientrare gli esuli; libertà di lavoro per i giornalisti cinesi e stranieri; indennizzi adeguati per le vittime delle espropriazioni legate alle opere olimpiche; protezione dei lavoratori edili, in gran parte immigrati; fine delle operazioni di polizia contro coloro che presentano petizioni; creazione di un comitato di cittadini per il controllo delle spese olimpiche.
Richieste che per ora sembrano cadere nel vuoto. Mentre non s’è spenta l’eco del fermo subito ieri dai giornalisti internazionali che avevano partecipato a una conferenza stampa "non ufficiale", gli attivisti filotibetani che ieri avevano inscenato una protesta ai piedi della Grande Muraglia risultano tuttora detenuti. Intanto, le comunità di esiliati del Paese himalaiano hanno annunciato per oggi manifestazioni di protesta in diverse città tra cui Londra, Città del Messico, New Delhi e Città del Capo. Il Tibet è stato occupato nel 1950 dall’esercito cinese. Nel 1959 il leader spirituale tibetano, il Dalai Lama, è fuggito e da allora vive in esilio in India.
Ma non sono solo i diritti umani a tenere banco. Sul fronte tecnico-sportivo, oltre ai dubbi sullo stato d’avanzamento dei lavori, a dettare l’agenda del Comitato olimpico è l’allarme smog, il problema della quasi perenne nube che avvolge la metropoli cinese e contro la quale sarebbe stato fatto poco o nulla. Una situazione così seria, ha dichiarato il presidente del Cio Jacques Rogge durante i festeggiamenti per il "countdown", da poter addirittura modificare il programma delle gare. "La variazione d’orario di alcuni eventi è un’ipotesi da considerare - ha detto - non sarebbe necessaria per tutti gli sport: gli eventi di breve durata non costituirebbero un problema ma per altre discipline l’ipotesi è da prendere in considerazione". A rischio le gare di durata, come il ciclismo, per il quale si prospetta un posticipo dell’orario d’inizio, se non addirittura un rinvio giorno, per giorno, in base ai dati dell’inquinamento. Insomma, chi era "solo" abituato ai posticipi da maltempo delle Olimpiadi invernali, dovrà rivedere le proprie certezze.
A preoccuparsi dello cinese non è solo Rogge. Il presidente del comitato olimpico australiano John Coates, che si trova a Pechino ha detto che - di sicuro raccomanderemo ai nostri atleti di non venire qui con troppo anticipo: ne ricaverebbero soltanto l’aumentato rischio di prendersi qualche malattia respiratoria o di tipo gastrico. Quindi, li faremo venire a Pechino solo quattro o cinque giorni prima delle gare".
Altro grido d’allarme sul doping. Arriva da Werner Franke, docente dell’università di Heidelberg e massimo esperto tedesco in materia. "La Cina è il principale produttore e fornitore di doping a livello mondiale - ha detto il biologo molecolare al quotidiano "Thuringer Allgemeinen’, puntando il dito contro l’ampio uso di sostanze illecite soprattutto nel nuoto e nell’atletica leggera. "Boicottare i Giochi sarebbe un segnale. Sarebbe la ribellione dello sport pulito". Franke recentemente ha sollevato sospetti sul vincitore del Tour de France, lo spagnolo Alberto Contador e ha consegnato alla polizia tedesca documenti che accuserebbero l’iberico.
* la Repubblica, 8 agosto 2007
SUL TEMA, NEL SITO E IN RETE, SI CFR.:
LUNGA VITA ALL’ITALIA: "RESTITUITEMI IL MIO URLO"!!! Dalla Cina, la lezione di Huang Jianxiang. A Lui, in omaggio perenne
DIRITTO ROMANO IN CINA di Sandro Schipani - XXI Secolo (TRECCANI - 2009)
Così gli italiani hanno scritto il Codice civile per Pechino
L’ex ministro Diliberto ha portato il diritto romano in Cina. “E’ un lavoro enorme, dalla proprietà privata all’eredità”
di Mattia Feltri (La Stampa, 06/03/2017)
Roma. «È cominciata per caso», dice Oliviero Diliberto. Lo ricordate, vero? Inizi nel Pci, poi in Rifondazione, fino al 2013 leader dei Comunisti italiani. È stato ministro della Giustizia (premier Massimo D’Alema) dal ’98 al 2000. Oggi ha sessant’anni, è ordinario di Diritto romano alla Sapienza, e tutta questa breve biografia ha contribuito al caso. E cioè, nel 1998 la Cina decide di dotarsi di un codice civile. Non lo aveva, prima. A che serve un codice civile a un Paese comunista, in cui non c’è proprietà privata?
Ma nel ’98 il mondo era cambiato. «Era cambiato da un po’», dice oggi Diliberto. «Nel 1988 il professor Sandro Schipani, docente di Diritto romano a Tor Vergata, raggiunge in Cina uno studioso, Jiang Ping, che aveva conosciuto l’anno prima a Roma. Attenzione, il Muro di Berlino era ancora in piedi. E a Schipani viene l’intuizione: vi servirà un codice civile. La Cina, che veniva da un lunghissimo periodo di nichilismo giuridico, per cui la legislazione civile era una sovrastruttura borghese, capisce che il futuro è la globalizzazione e già sta evolvendo in un sistema misto, di economia statale e privata. E come gestisci un’economia così senza un codice civile?».Si sarà già capito dove stiamo andando a parare. La discussione in Cina dura a lungo: tocca decidere se adottare il Common law anglosassone o il Civil law di stampo romanistico.
«Ma intanto Schipani sta traducendo dal latino al cinese il Corpus Iuris Civilis, il fondamentale codice di Giustiniano che alla caduta dell’Impero Romano raccoglie il complesso delle leggi civili e così salva l’Europa, le dà un fondamento. E quando nel ’99 Pechino sceglie il diritto romano, si chiede: ma quale ne è la culla? L’Italia. Chi è ministro della Giustizia in Italia? Diliberto. Toh, è pure docente di diritto romano! E persino comunista! Perfetto! E così insieme a Schipani iniziamo, su richiesta cinese, a formare una classe di giuristi che poi dovranno scrivere il codice».
Il che, grosso modo, equivale ad averlo scritto.
«Il codice lo scrivono benissimo i cinesi, ma c’è del vero. Hanno cominciato a venire da noi studenti cinesi, passati attraverso selezioni durissime. Oggi ne ho con me dieci ma negli anni sono stati una cinquantina, molti di loro sono diventati professori e stanno lavorando appunto al codice. In quattro anni imparano l’italiano, il latino, il diritto romano e infine scrivono la tesi di dottorato».
Ma che significa scrivere il codice civile per la Cina? Un lavoro enorme, dice Diliberto, «pensate di introdurre in un Paese giuridicamente vergine, comunista, enorme, complesso, concetti come la proprietà, l’usufrutto, la successione, la compravendita, la proprietà intellettuale per libri e brevetti. Hanno dovuto creare e introdurre i notai. Pensate le difficoltà in un Paese in cui tutta la terra è dello Stato, e ai contadini ora viene data in concessione, mentre si riconosce la proprietà privata delle aziende o delle squadre di calcio. Pensate, in una Cina che a un certo punto ammette che uno molto bravo può diventare molto ricco, al problema dell’eredità. Perché i figli non sono molto bravi, solo molto fortunati». Si è risolta con una elevatissima tassa di successione, e ogni volta che si pone una questione del genere «partono le telefonate, i consulti, si organizzano convegni».
Il codice sarà pronto nel 2020 ma intanto «sono state scritte legislazioni singole, entrate in vigore, sugli aspetti più impellenti». Diliberto ha una cattedra all’Università Zhongnan of Economics and Law di Wuhan, terza città della Cina. Va due volte l’anno per tenere lezione. Come detto, altri studenti cinesi vengono a Roma.
«La Cina ha fame e urgenza di formare giuristi che la accompagnino all’interno e nel mondo. Ma intanto anche nostri studenti vanno in Cina. Ora ce ne sono quattro a fare dottorati sul diritto civile cinese. Diventeranno merce pregiatissima, avvocati del cui sostegno avrà bisogno chiunque intenda stringere affari in Cina. La Germania è molto avanti rispetto a noi, ma il volume dei nostri affari con la Cina cresce vertiginosamente. Poche settimane fa, alla presenza del presidente Mattarella, abbiamo inaugurato alla Sapienza il più grande centro di studi giuridici cinesi d’Europa. Chiunque debba approfondire la materia verrà da noi. E ci tengo a dirlo: tutto pagato da Pechino. Dal nostro governo non è arrivato un euro».
Rimangono un paio di dubbi.
Primo, ma davvero i cinesi hanno fiducia in noi? «Intanto amano la nostra cultura classica, e in particolare la musica operistica. In questo momento, pochi lo sanno, ma in Italia ci sono mille e cinquecento giovani cinesi che stanno studiando l’opera lirica. E poi i cinesi sono diversi, ragionano sulla base dei millenni, e nel loro grande orgoglio ci considerano dei pari, alla loro stessa altezza perché anche noi come loro abbiamo avuto l’impero, siamo figli di un impero che conquistava e civilizzava il mondo». Secondo dubbio, il solito: d’accordo il codice civile ma, di civile, dovrebbero esserci anche i diritti.
Diliberto non è uno che si lasci andare al romanticismo, e prevede che «i diritti arriveranno per processo naturale. Già oggi la Cina è profondamente diversa da quella di quaranta o venti anni fa. Sono leciti il mercato e la proprietà privata. E per i cinesi oggi sono fondamentali il diritto alla vita e alla sussistenza.
Il Presidente Xi Jingping ha posto tra le priorità lo “stato di diritto”, conquista enorme. Anche la politica seguirà un processo naturale, ma le trasformazioni saranno gestite dal Partito comunista, evitando qualsiasi gorbaciovismo. Sarebbe folle il contrario, come fu folle l’idea di esportare la nostra forma di democrazia: che è il prodotto di 25 secoli di storia, dall’Atene di Pericle alla rivoluzione francese. Ma i cinesi Pericle non l’hanno avuto. E tu glielo vuoi imporre da un giorno con l’altro?».
Ansa» 2008-08-20 10:38
PECHINO: SENSINI D’ARGENTO, VOLLEY: AZZURRI IN SEMIFINALE
La campionessa grossetana Alessandra Sensini ha vinto la medaglia d’argento nell’ ultima regata, la medal race di windsurf, classe Rs:x, dove si e’ presentata con la seconda posizione in classifica. C’e’ curiosita’ anche per la prova di Clarissa Claretti, nel lancio del martello. L’ azzurra, 28 anni, di Fermo, si e’ qualificata per la finale con la quinta misura, 72.82.
HO SPERATO NELL’ORO MA SONO CONTENTA COSI’
"Peccato, ma sono contenta così". Alessandra Sensini non fa il bis di otto anni fa, ma ottiene l’argento che le mancava dopo il bronzo di Atene. "Sono felicissima, dopo l’oro di Sydney questa è la medaglia più bella - afferma . E’ stata un’Olimpiade difficilissima per me, con vento molto leggero che mi penalizza molto, e anche con una squalifica nella quinta prova che mi ha condizionato per metà delle qualifiche. Ho dato il massimo e sono soddisfattissima". Anche questa Medal Race della Rs:x è stata dura per lei. "Ho sperato nell’oro - continua - , quando ho visto la cinese al quinto posto e poi al quarto. Poi mi sono girata e ho visto quello che è successo con la spagnola".
DOPO L’ORO E IL BRONZO, ECCO L’ARGENTO
Alessandra Sensini è nata a Grosseto il 26 gennaio 1970. Diplomata in ragioneria nell’Istituto tecnico commerciale della sua città d’origine, inizia a praticare il nuoto all’età di 6 anni, poi passa alla pallavolo, quindi ’prova’ la corsa campestre e il basket. Nel 1982, grazie alla passione delle sorelle, sale per la prima volta su una tavola da surf, da dove non scenderà più. Nell’87 è terza ai Campionati del mondo Giovanili: è questa la sua prima grande affermazione internazionale. La prima partecipazione a un’Olimpiade è datata 1992: a Barcellona, la toscana si piazza al settimo posto nella classifica finale del windsurf, dopo essere stata a lungo in piena zona medaglie. Ad Atlanta, nel 1996, arriva il primo successo olimpico: negli Usa vince, infatti, il bronzo. Quattro anni dopo, ai Giochi di Sydney, riuscirà a vincere la medaglia d’oro. Nel 2004 conquista il suo secondo titolo mondiale, dopo quello del 2000, e va alle Olimpiadi di Atene con i favori del pronostico: riesce a presentarsi alla regata decisiva in testa alla classifica, le basterebbe un quarto posto per confermare l’oro di Sydney, ma non riesce ad andare oltre la sesta piazza e alla fine deve accontentarsi del suo secondo bronzo olimpico della carriera. Le mancava, dunque, l’argento e lo ha conquistato oggi ai Giochi cinesi. Nel 2006 si laurea campionessa mondiale nella nuova classe RS:X, che ha sostituito la Mistral nella categoria delle tavole a vela. Il 3 ottobre 2000, su iniziativa del Presidente della Repubblica, viene nominata commendatore. A lungo è tesserata per il Circolo Albaria di Palermo, dove matura tecnicamente: attualmente gareggia per conto dello Yachting club di Genova. Il suo cantante preferito è Jovanotti; il film che l’ha più emozionata ’Colazione da Tiffany’, gli attori che ama sono George Clooney e Michelle Pfeiffer, Novecento di Alessandro Baricco è la sua lettura prediletta, a tavola ama la pasta e il vino rosso. L’anno scorso ha commentato a Valencia le regate della 32/a Coppa America dai microfoni di un noto network tv.
VOLLEY: POLONIA KO AL TIE BREAK, ITALIA IN SEMIFINALE
L’Italia si è qualificata alla semifinale olimpica del torneo maschile di pallavolo. Gli azzurri hanno battuto ai quarti la Polonia 3-2 al tie break (25-19, 25-22, 18-25, 26-28, 17-15)
ANASTASI AVVERTE IL BRASILE: VOGLIAMO IL PODIO
L’allenatore della squadra maschile italiana di volley, dopo la vittoria con la Polonia che ha garantito l’accesso alle semifinali, lancia un avvertimento al Brasile, probabile avversario degli azzurri, se questo pomeriggio riuscirà a superare l’ ostacolo Cina. "Ora ce la giochiamo. Faremo di tutto per andare sul podio", avverte Andrea Anastasi, pur riconoscendo che quella brasiliana è una squadra "tecnicamente più forte" e che in questi ultimi anni ha dominato nel mondo. In attesa di conoscere il risultato della partita dei brasiliani con i cinesi, anche i giocatori guardano all’incontro di semifinale di venerdì. "Vediamo chi arriva - dice Vigor Bovolenta - se sarà il Brasile, con il cuore di oggi cercheremo di fare il nostro meglio: da Cenerentola contro chi ha dominato in questi ultimi anni. Ma consapevoli che squadre perfette non esistono". Per Luigi Mastrangelo, se sarà contro il Brasile, "sarà una finale anticipata. La rivincita di Atene dove però sia noi che loro eravamo i più forti. Qui noi non eravamo favoriti e ciò vuol dire che abbiamo fatto bene". Emozionato, per un’estate che definisce tutta d’oro, dove è stato al centro delle trattative di mercato, nella quale è passato in A1 e dove ha conquistato la semifinale olimpica con la nazionale, è Matteo Martino, che quando gli si prospetta una semifinale con il Brasile non ha esitazioni: "Volevo giocarci. Anche prima di arrivare a Pechino sognavo di giocarci contro".
CANOA: K4 500, LE AZZURRE IN FINALE
Italia in finale nel kayak donne, nella specialità k4 500. Le azzurre Stefania Cicali, Alessandra Galiotto, Fabiana Sgroi e Alice Fagioli sono arrivate terze nella loro semifinale, alle spalle della barca spagnola e di quella giapponese, qualificandosi così alla finale con il tempo di 1’37"887. Fuori l’equipaggio canadese, arrivato quarto.
La canoa azzurra spera nell’en plein ai Giochi di Pechino: l’Italia, con la qualificazione dell’equipaggio del K4 500 donne (kayak a quattro sulla distanza dei 500 metri), e’ riuscita a mandare cinque barche su sei in finale. E domani in semifinale c’e’ Michele Zerial nel K1 500. Le azzurre del K4 di oggi (Stefania Cicali, Alessandra Galiotto, Fabiana Sgroi, Alice Fagioli) si sono aggiunte agli altri atleti gia’ qualificati per la finale: il K4 1000 di Antonio Rossi e compagni, il K1 500 di Josefa Idem, i K2 500 e K2 1000 di Andrea Facchin e Antonio Scaduto. La spedizione italiana era gia’ da record al suo arrivo in Cina: con 16 atleti e sei barche, il team azzurro era il piu’ nutrito di sempre alle Olimpiadi.
ATLETICA: BOLT ATTESO ALLA PROVA DEI 200 M
Il giamaicano Usain Bolt, dominatore dei 100 metri, si è avvicinato alla finale dei 200 in programma oggi vincendo con facilità impressionante la sua semifinale, e ottenendo in 20"09 il miglior tempo complessivo.
Ansa» 2008-08-16 09:33
NUOTO: 800 SL, ARGENTO AD ALESSIA FILIPPI
PECHINO - Argento olimpico e nuovo record italiano negli 800 sl per Alessia Filippi, in una mattinata di sole a Pechino. Delusione azzurra invece per l’eliminazione da parte della Germania del Settebello di pallanuoto che, cedendo 8-7, abbandona le ambizioni di podio. E, per restare in vasca, impossibile non chinare il capo al magico Michael Phelps, che ha conquistato il titolo nei 100 farfalla con il tempo di 50’’58, uguagliando cosi’ i 7 ori olimpici di Mark Spitz a Monaco ’72.
Delusione dalla pedana del fioretto a squadre, dove le 3 ragazze terribili (Valentina Vezzali, Margherita Granbassi e Giovanna Trillini), dopo aver sconfitto nei quarti le cinesi per 37-24, hanno ceduto alla Russia per 22-21, perdendo cosi’ la corsa alle medaglie d’oro e d’argento. La stoccata vincente che ha eliminato l’Italia dalla finale e’ stata messa a segno da Evgenia Lamonova con Valentina Vezzali: l’azzurra ha recuperato all’ultimo assalto tre punti, ma sul 21-21 al supplementare i giudici hanno assegnato la stoccata alla russa, dopo il replay. Ora le azzurre disputeranno la finale per il bronzo con l’Ungheria, che nell’altra semifinale e’ stata battuta dagli Stati Uniti 35-33. C’e’ grande rabbia contro i giudici nell’Italia della scherma dopo la sconfitta della squadra femminile. ’Non e’ possibile, ci hanno tolto 5-6 stoccate - ha detto il ct Andrea Magro ai microfoni della Rai - A me piace perdere quando si perde’.
Con un 8’20’’23, nuovo primato italiano che migliora il suo precedente 8’20’’70, la Filippi ha invece dovuto cedere il passo negli 800 metri stile libero alla britannica Rebecca Adlington, che ha stabilito il nuovo record del mondo, fermando il cronometro a 8’14’’10 (il precedente limite era il 8’16’’22 realizzato dall’americana Janet Evans nel lontano 1989). Seconda la danese Lotte Friis (8’23’’03). ’’Sono contentissima - ha detto la Filippi subito dopo la gara - Ancora non ci credo, ma e’ la mia prima medaglia veramente importante in ambito internazionale. E voglio ringraziare Francesco Totti, perche’ la sua maglia la porto sempre con me dal 2006. E’ un portafortuna’’.
Dalle altre discipline, per i colori azzurri, e’ arrivato il quinto posto di Ivano Brugnetti nella 20 km di marcia (vinta dal russo Valeriy Borchin), mentre nel peso donne Chiara Rosa si e’ qualificata per la finale con 18.74. Fuori dalla finale, invece, la Legnante. Matteo Villani e’ invece caduto e si e’ fermato nella batteria dei 3.000 siepi. Anita Pistone ha invece superato il primo turno di qualificazione dei 100 mt. donne. L’immagine piu’ bella della mattinata di Pechino pero’, l’ha regata il ventunenne brasiliano Cesar Cielo Filho che, a sorpresa, ha vinto la prima medaglia d’oro al Brasile: gia’ in vasca e poi durante tutta la premiazione non ha retto all’emozione e ha continuato a piangere a dirotto. Uno vero spot alla gioia olimpica.
NUOTO: PHELPS SIGNORE DELL’ACQUA Settimo oro nei 100 farfalla per Michael Phelps che uguaglia i sette ori di Mark Spitz a Monaco ’72. Oro e record del mondo nei 200 dorso donne per la nuotatrice dello Zimbabwe Kirsty Coventry. La britannica Rebecca Adlington ha vinto la medaglia d’oro negli 800 stile libero donne stabilendo anche il record del mondo. Argento all’azzurra Alessia Filippi: ’’sono contentissima, e’ la mia prima medaglia veramente importante in ambito internazionale’’. Oro al brasiliano Cielo Filho nei 50 m stile libero. Fioretto a squadre: azzurre in semifinale. Atletica: nella marcia 20 km oro al russo Borchin, quinto l’azzurro Ivano Brugnetti. Pallanuoto: l’Italia, sconfitta dalla Germania 8-7, e’ fuori dal podio. Atletica: peso donne, Chiara Rosa si e’ qualificata per la finale.
SPITZ A PHELPS ’BRAVO MICHAEL, GARA EPICA’ Michael Phelps subito dopo aver conquistato a Pechino lo storico record di sette medaglie d’oro in una sola Olimpiade ha ricevuto dall’America i complimenti dall’unico uomo al mondo che prima di lui aveva raggiunto un analogo traguardo: Mark Spitz. In collegamento da Detroit con gli studi della NBC di Pechino, il campione americano che domino’ le Olimpiadi di Montreal nel 1972 si e’ complimentato in diretta con il campione americano che sta dominando le Olimpiadi di Pechino 2008. ’’Bravo Michael - ha detto Spitz di fronte a un Phelps quasi imbarazzato - Ti avevo gia’ visto quattro anni fa ad Atene e gia’ allora avevo capito che avresti potuto farcela. Perche’ gia’ allora avevo visto che non avevi avuto paura di affrontare un mostro come Ian Thorpe. Da allora ti sei migliorato di qualcosa come 2’’. La tua motivazione e’ straordinaria. E’ per quella che questa sera sei riuscito a fare qualcosa di epico. Meriti tutta l’ammirazione che ricevi dalle migliaia di persone che sono ispirate da te, me compreso. Bravo, complimenti dal profondo del cuore, per me e’ un onore essere con te questa sera, anche se solo in collegamento. Hai fatto una cosa epica. Sono molto orgoglioso di te. Ricordati - ha aggiunto Spitz, che vinse le sue 7 medaglie a 22 anni e oggi ha 58 anni - che hai una grande responsabilita’, perche’ sei un esempio per migliaia di persone nel mondo, soprattutto giovani’’. Quasi imbarazzato Michael Phelps, 23 anni, sorpreso dalle parole di Spitz quasi quanto la vittoria per un solo centesimo nei 100m farfalla. ’’Sinceramente credevo di aver perso la gara e sono senza parole. Il mio desiderio era di diventare un olimpionico tale da poter essere ricordato. Sono stato ispirato per anni da Mark Spitz e ora mi ritrovo insieme a lui nella storia delle Olimpiadi, insieme a nomi come Jesse Owens o Carl Lewis. Era il mio sogno e...non so cosa dire, mi mancano le parole’’.
» 2008-08-14 17:49
PECHINO, L’ITALIA D’ORO DEGLI OUTSIDER
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è al telefono in questo momento con gli azzurri Federica Pellegrini, Minguzzi e Chiara Cainero per fare loro i complimenti per le medaglie d’oro vinte.
"Ho visto il combattimento, che bella presa quella per l’oro". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ha detto ad Andrea Minguzzi, oro nella lotta greco romana ai Giochi, in una telefnata in diretta durante la premiazione Coni a casa Italia. " Mi ha fatto tanti complimenti - ha raccontato ancora l’azzurro- e mi ha detto che ci vedremo presto".
PECHINO, L’ITALIA D’ORO DEGLI OUTSIDER
ROMA - Escono dalle notizie in breve dei quotidiani una volta ogni quattro anni: dopo uno tsunami agonistico in mondovisione che dura qualche minuto si ritrovano sul podio con l’oro al collo. Sono i campioni della porta accanto, facce da foto ricordo al villaggio vacanze. Ed infatti sulla copertina delle guide alle Olimpiadi non c’erano Andrea Minguzzi, Chiara Cainero e Giulia Quintavalle. E neanche Matteo Tagliariol e Francesco D’Aniello.
Da Pechino però sono loro a tornare con il sorriso e la medaglia al collo. Perché ormai è chiaro che ripetersi (eccezione fatta per il fenomeno Vezzali) ai Giochi è difficilissimo. Ed è altrettanto evidente che carisma e popolarità contano fino ad un certo punto, come dimostra la precoce eliminazione di Federer nel torneo di tennis. Quelle azzurre a Pechino, a parte Vezzali e Pellegrini (ma dopo la batosta nei 400 sl era tornata outsider anche lei) sono storie di ori che non ti aspetti. Di esordienti olimpici, o poco più, che sulla passerella a cinque cerchi hanno rubato la scena e la fama alle star dello sport system. Finanzieri o poliziotti per vivere, ciclisti e lottatori per passione. Ma sono loro, quel popolo azzurro abituato alle retrovie, a tenere a galla prima, e trascinare ora, l’Italia nel medagliere olimpico. La scherma che era di Aldo Montano, viso abbronzato e cinte griffate, fidanzate famose e tanta tv, ora si firma Matteo Tagliariol: venticinque anni, trevigiano, aviere, passione per la musica, ha piazzato la stoccata vincente che ha ridato il sorriso sulle pedane azzurre, scosse da polemiche sul caso Baldini e da eliminazioni eccellenti. Chiara Cainero spara con il suo fucile da quando è ragazzina, ma ha dovuto aspettare di compiere trenta anni per arrivare ad un oro finora tabù nello skeet azzurro: abituata a tirare sotto l’acqua di Udine, nel diluvio pechinese ha ritrovato un po’ di casa e quel brivido sognato di celebrità.
Eppure la cowgirl azzurra aveva fatto irruzione una volta nel mondo non suo: tolti gli occhialoni da gara e il cappellino con visiera, aveva giocato a fare la modella, svelando la sua avvenenza con un abito di shantung rosa. Ma c’é anche chi come Giulia Quintavalle i riflettori li schiva, persino il giorno del suo trionfo d’oro: lei, come la collega dal fucile d’oro, ha compiuto un piccolo-grande miracolo rosa. Perché nel judo tutti ricordavano solo il triplo salto di gioia di Giuseppe Maddaloni, campione di Sydney, che da Pechino però torna a Scampia senza gloria. L’azzurra invece è la prima judoka italiana a laurearsi campione olimpico: quando non scaraventa le avversarie sul tatami, gioca ai fornelli. difficile però ipotizzare per lei un futuro alla Prova del Cuoco al posto di Antonella Clerici.
E poi c’é il ragazzo della provincia emiliana, sguardo intenso e lineamenti puliti, una bella faccia mediterranea: Andrea Minguzzi fa grande la lotta, la riporta ai tempi di ’Pollicino’ Maenza. Giocava a ’fare a botte’ sul materasso di casa con papà Massimo, lottatore negli anni ’70, e poi diventare figlio d’arte è stato un altro gioco da ragazzi. Atleta delle Fiamme Ore, di Castel San Pietro, 26 anni, il suo volto buca lo schermo mentre lo svedese che ha battuto butta il bronzo in una fioriera. Chi il poliziotto lo ha fatto sul serio è Francesco D’Aniello, passato dalle volanti sul litorale laziale all’argento olimpico. A quasi 40 anni il suo pianto a dirotto ha fatto il giro del mondo: a Nettuno, la sua città, lo aspetta la moglie. Ma anche il suo mito di ragazzo normale, Bruno Conti, stella dell’Italia mundial, a pensarci bene un altro campione della porta accanto: quando a Spagna ’82 i tifosi lo ribattezzarono MaraZico, la moglie gli disse ’’A Brù, ma non si saranno allargati?...". Anche loro, i campioni della porta accanto, oggi si sono ’allargati’: e quando torneranno nelle ’brevi’, lo faranno certo con un’altra consapevolezza.
BENETTI-MASOERO IN FINALE C2, RINVIO K1 DONNE
Dopo il canottaggio sono state rinviate a domani, a causa del maltempo, anche la finale del C2 uomini e la semifinale del K1 di kayak femminile. Prima del rinvio si era potuta svolgere soltanto la semifinale della canoa biposto. Andrea Benetti e Erik Masoero si sono qualificati per la finale piazzandosi al sesto posto. Rinviata invece a domani la semifinale K1 in cui gareggia l’azzurra Maria Cristina Giai Pron.
PALLANUOTO; PRIMA VITTORIA SETTEBELLO, 19-7 A CINA Prima vittoria per la Nazionale maschile di pallanuoto alle Olimpiadi di Pechino. Il Settebello ha sconfitto per 19-7 la Cina. La squadra italiana era stata sconfitta dalla Croazia e dagli Stati Uniti nelle prime due gare del girone B del torneo olimpico.(
4X200 SL DONNE: ITALIA RECORD EUROPEO Quarte in 7’49’’76, le azzurre Renata Spagnolo, Alessia Filippi, Flavia Zoccari e Federica Pellegrini hanno stabilito il nuovo record europeo della 4x200 stile libero, oggi nella finale di specialita’ alle Olimpiadi di Pechino. Il primato precedente, 7’50’’37, era stato stabilito ieri dalla staffetta francese Popchanka-Couderc-Muffat-Balmy.
200 RANA: KITAJIMA ORO, ITALIANI SETTIMO E OTTAVO Il giapponese Kosuke Kitajima ha vinto la medaglia d’oro nella finale olimpica dei 200 rana con il tempo di 2’07’’64. Argento all’australiano Brenton Rickard, bronzo al francese Hugues Duboscq. In coda i due azzurri in gara: Loris Facci settimo in 2’10’’57 e Paolo Bossini ottavo in 2’11’’48.
200 DORSO: LESTINGI FUORI DA FINALE Damiano Lestingi non si e’ qualificato per la finale olimpica dei 200 dorso. L’azzurro ha chiuso in undicesima posizione, con il tempo di 1’58’’25. Il piu’ veloce e’ stato l’americano Aaron Peirsol (1’55’’26), davanti al connazionale Ryan Lochte (1’55’’40).
200 MISTI: BOGGIATTO FUORI DALLA FINALE Alessio Boggiatto non si qualifica per la finale olimpica dei 200 misti. L’azzurro, che nelle batterie aveva stabilito il record italiano, ha chiuso al settimo posto la sua semifinale con il tempo di 1’59’’77. Il piu’ veloce e’ stato lo statunitense Ryan Lochte in 1’57’’69, che ha preceduto Michael Phelps (1’57’’70).
CARABINA DONNE, TURISINI FUORI FINALE Valentina Turisini non ce l’ha fatta a qualificarsi per la finale a otto della carabina 50 metri tre posizioni femminile. L’azzurra, argento ad Atene nella carabina da 10 metri, ha chiuso le eliminatorie in 15/a posizione.
PALLAVOLO: ITALIA-VENEZUELA 3-0 L’Italia ha battuto il Venezuela 3-0 (25-20, 25-20, 25-21) in un incontro valido per il turno preliminare del gruppo A di pallavolo maschile.
Ansa» 2008-08-14 12:07
ALTRI DUE ORI AZZURRI: CHIARA CAINERO E ANDREA MINGUZZI
ROMA - Cadono le stelle olimpiche, da Montano in giu’, ma avanzano gli outsider: sono loro, i volti meno noti al grande pubblico, a regalare due ori oggi all’Italia ed a portare la squadra azzurra a quota 6.
La prima medaglia pregiata della sesta giornata e’ arrivata nel tiro a volo, specialita’ skeet, dove Chiara Cainero ha vinto la sua gara all’ultimo piattello, nello spareggio a tre con l’americana Rhode (campionessa olimpica in carica) e la tedesca Brinker. Primo oro per lei, quinto dell’olimpiade cinese per gli azzurri.
A seguire, va in pedana il lottatore Andre Minguzzi: in finale straccia l’ungherese Fodor, e riporta un oro della greco-romana in Italia, 20 anni dopo ’pollicino’ Maenza. E’ il sesto oro (in sei giorni), al quale nel medagliere azzurro si aggiungono per ora 4 argenti e 3 bronzi.
Dopo l’exploit di ieri con Federica Pellegrini questa volta le medaglie non arrivano. Deludono gli azzurri Facci e Bossini, che si piazzano al settimo e all’ottavo posto nei 200 rana. Fuori dalle finali dei 200 dorso e dei 200 misti Damiano Lestingi e Alessio Boggiatto. Chi fa piu’ vicino a una medaglia e’ la staffetta 4x200 stile libero femminile: Renata Spagnolo, Alessia Filippi, Flavia Zoccari e Federica Pellegrini sfiorano il bronzo centrando comunque il primato europeo (e naturalmente italiano) con 7’49’’76. Oro e record mondiale per l’Australia.
Dopo il canottaggio sono state rinviate a domani, a causa del maltempo, anche la finale del C2 uomini e la semifinale del K1 di kayak femminile. Prima del rinvio si era potuta svolgere soltanto la semifinale della canoa biposto. Andrea Benetti e Erik Masoero si sono qualificati per la finale piazzandosi al sesto posto. Rinviata invece a domani la semifinale K1 in cui gareggia l’azzurra Maria Cristina Giai Pron.
LOTTA GRECO-ROMANA; TIMONCINI ELIMINATO Daigoro Timoncini e’ stato eliminato dal torneo olimpico di lotta greco-romana. L’ azzurro, 23 anni, debuttante ai Giochi, e’ stato sconfitto al primo combattimento del tabellone dei ripescaggi dal kazako Asset Mambetov. L’ atleta di Faenza, che era in gara nella categoria dei 96 kg, poteva gareggiare per la conquista di una medaglia di bronzo, possibilita’ che offre il cosiddetto tabellone B del torneo. Nell’ avventura olimpica, Timoncini aveva vinto il primo combattimento contro il giapponese Kenzo Kato ed era stato sconfitto nel secondo dal russo Aslanbek Khushtov. La successiva vittoria del suo avversario gli aveva permesso di rientrare in gara coi ripescaggi, ma al primo di questi combattimenti e’ arrivata la sconfitta che ha chiuso definitivamente i suoi Giochi.
4X200 SL DONNE: ITALIA RECORD EUROPEO Quarte in 7’49’’76, le azzurre Renata Spagnolo, Alessia Filippi, Flavia Zoccari e Federica Pellegrini hanno stabilito il nuovo record europeo della 4x200 stile libero, oggi nella finale di specialita’ alle Olimpiadi di Pechino. Il primato precedente, 7’50’’37, era stato stabilito ieri dalla staffetta francese Popchanka-Couderc-Muffat-Balmy.
200 RANA: KITAJIMA ORO, ITALIANI SETTIMO E OTTAVO Il giapponese Kosuke Kitajima ha vinto la medaglia d’oro nella finale olimpica dei 200 rana con il tempo di 2’07’’64. Argento all’australiano Brenton Rickard, bronzo al francese Hugues Duboscq. In coda i due azzurri in gara: Loris Facci settimo in 2’10’’57 e Paolo Bossini ottavo in 2’11’’48.
200 DORSO: LESTINGI FUORI DA FINALE Damiano Lestingi non si e’ qualificato per la finale olimpica dei 200 dorso. L’azzurro ha chiuso in undicesima posizione, con il tempo di 1’58’’25. Il piu’ veloce e’ stato l’americano Aaron Peirsol (1’55’’26), davanti al connazionale Ryan Lochte (1’55’’40).
200 MISTI: BOGGIATTO FUORI DALLA FINALE Alessio Boggiatto non si qualifica per la finale olimpica dei 200 misti. L’azzurro, che nelle batterie aveva stabilito il record italiano, ha chiuso al settimo posto la sua semifinale con il tempo di 1’59’’77. Il piu’ veloce e’ stato lo statunitense Ryan Lochte in 1’57’’69, che ha preceduto Michael Phelps (1’57’’70).
CARABINA DONNE, TURISINI FUORI FINALE Valentina Turisini non ce l’ha fatta a qualificarsi per la finale a otto della carabina 50 metri tre posizioni femminile. L’azzurra, argento ad Atene nella carabina da 10 metri, ha chiuso le eliminatorie in 15/a posizione.
PALLAVOLO: ITALIA-VENEZUELA 3-0 L’Italia ha battuto il Venezuela 3-0 (25-20, 25-20, 25-21) in un incontro valido per il turno preliminare del gruppo A di pallavolo maschile.
13/8/2008 (6:22) - STORICA FEDERICA
Finalmente Pellegrini: primo oro azzurro nel nuoto femminile
L’irrefrenabile gioia della Pellegrini: è un oro da record
L’azzurra firma anche il nuovo record mondiale in 1’54’’82, ritoccando il suo precedente primato
PECHINO Eccolo finalmente il primo oro olimpico per il nuoto femminile italiano nella storia. Federica Pellegrini ce l’ha fatta: smaltita la delusione per i 400,dimenticato l’amaro argento di Atene nei 200, l’azzurra ha finalmente conquistato il suo primo alloro olimpico. E l’ha fatto a modo suo: ritoccando il suo primato del mondo nuotato in batteria con il nuovo clamoroso limite fissato a 1’54"82. La veneta è arrivata laddove nemmeno Novella Calligaris era riuscita ad arrivare, un trionfo olimpico che entra nella storia del nuoto azzurro.
La gara da record
Partenza forte per l’azzurra, ma non fortissima. Ai cinquanta metri passa molto veloce la cinese Peng, impostando un ritmo davvero elevato.Nei secondi cinquanta comincia però la strepitosa progressione della Pellegrini, che la porta in testa a metà gara. Nella terza vasca, il vantaggio aumenta: solo la Isakovic riesce a tenere il suo ritmo, insostenibile per le altre. Negli ultimi cinquanta tocca così all’azzurra difendersi dall’attacco della slovena, accreditata del miglior tempo in semifinale. La Pellegrini è però super nel rush finale: ancora una volta primato del mondo, il terzo sulla distanza, ritoccando di oltre mezzo secondo quanto nuotato l’altro ieri. Alle sue spalle ottimo anche il crono della Isakovic, giunta a soli 15 centesimi. Terza la cinese Peng, che manda in visibilio gli spettatori del Water Cube di Pechino.
Le dichiarazioni della campionessa olimpica dei 200 stile libero
Incontenibile la gioia dell’azzurra nel guardare il tabellone che affermava la sua vittoria olimpica. «Non sono commossa, sono contenta», ha detto l’azzurra dopo la gara, «la dedico soprattutto a me stessa perchè dopo i 400 metri non ho perso la speranza. Volevo l’oro e ci sono riuscita».
Una doppia soddisfazione per il nuovo primato del mondo: «Il record del mondo e l’oro sono le due cose a cui tengo di più. Nei 400 non sono riuscita a dimostrare il mio valore a causa di una gara gestita male e qui ho seguito solo il consiglio di Alberto Castagnetti (il Ct della nazionale, ndr) di seguire l’istinto e andare... Le motivazioni? Le ho trovate subito dopo i 400, avevo voglia di rifarmi».
I compagni di nazionale: "E’ l’Olimpiade di Fede"
«Federica Pellegrini ha perso una buona occasione, ma si è rifatta al volo». A parlare è Massimiliano Rosolino, commentando il successo della veneta nei 200 stile libero. «Io credo che questa sia la sua Olimpiade», ha aggiunto il napoletano.
D’accordo anche il grande deluso di giornata, Filippo Magnini:«Finalmente è riuscita a conquistare l’oro. I 400 li aveva persi in malo modo, nei 200, invece, non ha avuto paura di forzare. È stata bravissima e ha trovato anche il record mondiale».
Dopo tanti alti e bassi, ecco l’alloro olimpico
Da sottolineare il quarto primato del mondo stabilito dalla veneta in meno di un anno. Nei Mondiali di Melbourne 2007 aveva fissato il limite dei 200 a 1’56"47. Gioia che però era stata solo passeggera: in finale aveva chiuso solo terza, con la Manaudou capace di strapparle il record del mondo.Più recente il primato ottenuto nei 400 ad Eindhoven, per andare a vincere l’oro europeo e dimenticare la squalifica nei 200 per falsa partenza.
Ben noti sono i due primati ottenuti in questi giorni sulla distanza di cui ora è la nuova campionessa olimpica.Un’affermazione di forza che cancella quell’argento del 2004, quando la veneta non vide,per sua stessa ammissione, la romena Potec che le strappava l’oro dalla corsia uno. Ma d’altronde Federica Pellegrini è così, prendere o lasciare: dalle difficoltà riesce a risorgere ancora più forte, come l’araba fenice tatuata sul suo collo.
Ansa» 2008-08-11 20:34
SCHERMA E JUDO, ALTRI 2 ORI. VEZZALI, TRIS CHE FA STORIA
dell’inviato Andrea Linares
PECHINO - Grande Italia alla terza giornata delle Olimpiadi. Oggi l’oro e’ donna, con il judo di Giulia Quintavalle e il fioretto di Valentina Vezzali - il terzo di seguito a un Olimpiade -, cui si aggiunge il bronzo di Margherita Granbassi. E prima ancora l’argento dell’arco a squadre, medaglia che restera’ nella storia come la numero 500 dell’Italia nella storia delle Olimpiadi.
A ’suonare la carica’, dopo una mattinata che sembrava mettere al peggio, era stato lo stesso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che, in una telefonata al presidente del Coni Gianni Petrucci, si era raccomandato di far sapere agli azzurri di essere ’’orgoglioso di quello che stanno facendo’’.
Poi, ovviamente, ci hanno pensato i ragazzi italiani, al quale a fine giornata Silvio Berlusconi ha inviato un altro messaggio: ’’col cuore sono li’ con voi’’.
Emozioni azzurre dunque, e per lo piu’ declinate al femminile. Come la gioia di Vezzali che vuole continuare finche’ non le faranno fare il portabandiera olimpico, la delusione di Federica Pellegrini che si e’ mangiata l’oro dei 400 stile, o la rabbia di Giovanna Trillini, eliminata in semifinale di fioretto gridando ’’vergogna’’ all’arbitro. Oppure come la triste forza di Tai Aguero, pallavolista italo-cubana I primi a vincere nella terza giornata sono stati gli uomini del tiro con l’arco. In una finale all’ultima freccia con la squadra della Corea del Sud, persa 227 a 225, Galiazzo, Di Buo’ e Nespoli hanno conquistato il secondo gradino del podio e hanno messo il loro sigillo su un record veramente storico: quello della medaglia numero 500 della storia olimpica azzurra. Ma poi la giornata azzurra diventa tutta femminile.
A Pechino e’ primo pomeriggio, ma nell’aria, guardando il calendario delle gare degli azzurri, si sente odore di altre vittorie. E infatti, in un crescendo rossiniano, arrivano quelle di judo e fioretto, ovvero l’oro al femminile Sul tatami Giulia Quintavalle, nella categoria 57 kg batte in finale l’olandese Gravensti: e’ oro. Passa un’ora e mezza e le urla di gioia e di liberazione arrivano, questa volta, dalla pedana del fioretto femminile. Ci sono 3 azzurre in semifinale, il medagliere e’ pronto a gonfiarsi. In una ’finalina’ crudele per il terzo e quarto posto la Granbassi si aggiudica il bronzo, sconfiggendo la Trillini che prima aveva gridato vergogna contro l’arbitro della sua semifinale contro la coreana Nam Hyunhee. Ora, proprio per aver piazzato 3 atlete nelle prime 4, perdere l’oro sarebbe un sacrilegio. Ma la Vezzali non tradisce. L’italiana vuole la sua passare alla storia, conquistando il suo terzo oro olimpico consecutivo. E lo fa nel piu’ emozionante dei modi, l’ultima stoccata vincente a 4’’ dalla fine, quando il duello e’ sul 5-5 Eppure, la giornata, non era proprio iniziata nel modo migliore.
Le prime e piu’ pesanti delusioni, nella prima mattinata cinese, erano arrivate dal Cubo d’acqua, il fantascientifico impianto che ospita le gare di nuoto. Protagonista assoluta una delle atlete piu’ attese di questi Giochi: Federica Pellegrini, favorita per l’oro dei 200 stile libero, che invece non ha centrato neppure il podio ed e’ arrivata solo quinta, prima di consolarsi nel pomeriggio con il record del mondo dei 200 stile. Altro sport, altra storia di donna: quella di Tai Aguero, pallavolista cubana ferita dal dramma della madre morta e del visto arrivato tardi. Per lei prima partita e punto della vittoria, alzato dalle compagne in un abbraccio simbolico. Il vento era cambiato, e a cancellare i giorni piu’ cupi avrebbe pensato l’arco a squadre. E soprattutto le donne.
La Stampa, 11/8/2008 (9:4)
Olimpiade vietata alle arabe,
la ribellione in onda sul web
Un frammento del filmato denuncia apparso su You Tube
Un video di protesta su YouTube:«Aisha moglie di Maometto era una sportiva...»
di STEFANO SEMERARO
PECHINO Legate, imbavagliate, prigioniere di un burka nerissimo che scopre giusto le scarpe da ginnastica. Davanti un pallone, sullo sfondo una porta di calcio. In sottofondo la mielosa "One moment in Time" di Whitney Houston. Una foto che una metafora della società reale che permane, nobilmente, religiosamente tollerante, ma soffocata solo il velo nero dell’ipocrisia e della discriminazione sessuale - uno dei pilastri politici e sociali della nazione araba. Finché la donna resta sottomessa e non si ribella, lo status quo è garantito. Il mondo dei maschi può prosperare, non deve temere menadi e sacerdotesse, figuriamo poi quelle di confessione Beckham.
L’immagine è in realtà un frame di un video realizzato dall’attivista Wajeha Al Huwaider, una intellettuale saudita che dirige la Società per la difesa dei diritti delle donne. Anche delle donne che vorrebbero correre, saltare, misurarsi su un campo, dentro uno stadio. Qualificarsi per le Olimpiadi. Niet. La trionfante teocrazia al governo in Arabia bandisce gare di corsa, maratone, qualsiasi attività ginnica in pubblico, arrivando a espellere lo sport dai programmi scolastici femminili. Figuriamoci le Olimpiadi. Wajeah non è la prima a scontrarsi con il muro del maschilismo. Anche alle prime edizioni delle olimpiadi moderne le donne furono prima bandite, poi tollerate, dal 1908, purché non corressero più di duecento metri, per non affaticarsi e rovinarsi la vita. Hassiba Boulmerka nel 1922 divenne la prima atleta algerina a vincere una medaglia d’oro, nel 92 a Barcellona, e un mondiale sui 1500 a Tokyo che scatenò proteste serie dei parrucconi di casa sua: perché Hassiba correva a gambe scoperte, indossando i classici shorts da pista. Capirete il sacrilegio. Si arrivò alle minacce, e Hassiba dovette emigrare in Europa per allenarsi. Un po’ come ha fatto di recente Sania Mirza, campionessina indiana e musulmana che in patria è stata tante volte censurata per le sue mise che rivelano molto delle sue forme generose.
In Arabia esiste anche una squadra semiclandestina di basket, "Jeddah United", mentre Arwa Mutabagani è stata eletta - una donna - amministratrice della federazione sport equestri. Aperture, squarci che non sono quelli invocati da tempo da Sepp Blatter per i pantaloncini aderenti delle pallavolisti. Aperture che si allargheranno con il tempo. Chissà cosa ha pensato Wajeha la pasionara del corpo quando ieri una velista tedesca si è fatta fotografare culetto all’aria durante una minzione d’emergenza a bordo della barca. «Aisha, la moglie preferita di Maometto, andava a cavallo e sapeva combattere», è il motto di Wajeha.
Ansa» 2008-08-11 11:08
PECHINO, DELUSIONE PELLEGRINI: QUINTA 400 SL DONNE
PECHINO - Sono tre le azzurre qualificate alla semifinale del torneo olimpico del fioretto donne: dopo Giovanna Trillini e Valentina Vezzali anche Margherita Granbassi ha vinto il suo quarto di finale, battendo 12-7 la russa Evgenia Lamonova. In forza dell’en plein, dalle fiorettiste azzurre arriveranno dunque due medaglie sicur
ARCO A SQUADRE, ITALIA IN FINALE Il trio azzurro Di Buò-Galiazzo-Nespoli ha conquistato la finale del torneo olimpico di arco a squadre battendo in semifinale l’Ucraina per 223-221. La finale è in programma alle ore 17.25 di Pechino.
DELUSIONE PELLEGRINI, QUINTA 400 SL DONNE Tutta colpa dell’ora. Il nuoto azzurro va ancora una volta a fondo nelle finali della mattina, e stavolta il flop è clamoroso e porta con sé polemiche. La terza giornata olimpica si apre per l’Italia con la delusione di Federica Pellegrini: la grande favorita dei 400 stile libero, non riesce neppure a salire sul podio. Sfuma un potenziale oro: finisce solo quinta. "E’ dura gareggiare al mattino, può sembrare una scusa, ma è così. Ho sbagliato gara. Mi sono mangiata una medaglia ma non è solo colpa mia".
L’ oro è stato conquistato dalla britannica Rebecca Adlington. Il flop del nuoto azzurro è confermato anche dall’ esclusione di Emiliano Brembilla dalla finale dei 200 stile libero. Niente finale neppure per Mirco di Tora nei 100 dorso. Da contraltare, la clamorosa prestazione della staffetta Usa 4x100, che con 3’08"24 ha sbriciolato il record del mondo abbassando quello stabilito ieri in semifinale dalle riserve Usa di 4". Secondo oro per Phelps. La mattina cinese è stata veramente avara per lo sport azzurro. Nel tiro a segno, nella specialità carabina da 10 metri, Niccolo Campriani e Marco De Nicolo, si sono piazzati rispettivamente al 12/mo e al 20/mo posto, risultato che ha precluso loro l’accesso alla finale.
Arriva anche il primo caso di doping scoperto dal Cio ai Giochi: dopo Bastianelli, Baldini e una pattuglia di russi scoperti tutti dalla Wada in gare internazionali, il laboratorio di Pechino ha pizzicato per epo la ciclista spagnola Maria Isabel Moreno, positiva all’ Epo. Cacciata dal Cio, prima ancora di gareggiare.
Ansa» 2008-08-09 19:23
PRIMA MEDAGLIA ITALIANA, ARGENTO REBELLIN
PECHINO - C’é ancora una volta la Spagna sulla strada dell’ Italia, e questa volta il sorpasso non è una metafora, né Pil né società, ma semplicemente quel che dice la parola: uno scatto sul traguardo e Sanchez che brucia Rebellin piazzato per la vittoria. L’argento dell’azzurro é la prima medaglia italiana ai Giochi, eppure brucia sulla pelle della nazionale di Ballerini Samuel Sanchez strappa dal petto del favorito Paolo Bettini l’ oro olimpico conquistato dal ’Grillo’ ad Atene e, soprattutto, beffa Davide Rebellin sul traguardo di Ju Yongguan concedendogli solo la possibilità del secondo gradino del podio. Una medaglia alle Olimpiadi è sempre una gioia, eppure nel clan azzurro c’é poca voglia di fare festa. L’Italia correva per l’ oro e l’ obiettivo è sfumato. Nell’ anno magico della Spagna, sportiva e non, c’era da aspettarselo, come avevano anticipato le previsioni degli azzurri alla vigilia.
"La Spagna ha uno squadrone, ha cinque talenti", la parola d’ordine. Si temevano, le due squadre, e alla fine ha vinto quella che si è trovata con il corridore più fresco, quel Sanchez che forse era il meno accreditato tra gli iberici e infatti sul podio ha impianto per la sua impresa ai piedi della Grande Muraglia. Quella di Davide Rebellin è la prima medaglia azzurra alle olimpiadi di Pechino, ma è amara come il fiele. E’ una medaglia che forse l’ Italbici non avrebbe proprio voluto commentare, perché, come dice Franco Ballerini, il ct del ciclismo, "noi corriamo sempre per l’ oro. Sono felice per Davide, ma questa è una medaglia piena di amarezza". Neppure Rebellin riesce a fare festa, anche se la medaglia arriva nel giorno del suo 37/mo compleanno. Un bel regalo, ma la sua faccia non è sorridente. Lui, veneto, rispettoso, educato e generoso, sapeva che l’Italia doveva vincere, anche se tutto alla vigilia diceva Bettini; e almeno per ora sa che per questo risultato non sarà festa piena. Accanto ad una medaglia ’triste’, dato inusuale per una Olimpiade, c’é la festa spagnola. Gioia e lacrime per Sanchez che si mette l’ oro al collo e aggiunge un’ altra perla alla collezione di successi: Nadal numero uno nel mondo, il calcio padrone d’ Europa, e poi i successi al Giro, al Tour e ora all’ olimpiade. Una faccia felice e commossa, quella di Sanchez; una avvilita, quella di Rebellin. "Una medaglia d’argento alle olimpiadi è una bella cosa - dice il veneto - che si ferma a parlare mentre la nebbia avvolge i boschi intorno alla Grande Muraglia, dove i cinesi hanno piazzato l’ arrivo della corsa - ma un oro è un’ altra cosa". Eccola la dichiarazione di resa alla Spagna che festeggia. "Diciamo che mi sono fatto un bel regalo di compleanno, ma io di secondi posti ne ho fatti tanti: questo è speciale, ma resta sempre un secondo posto. Purtroppo Sanchez è stato il più forte".
E’ stato così forte, lo spagnolo, che quasi non crede ha cosa ha fatto. "Questo è un sogno. Non posso credere di aver vinto la medaglia d’oro. E’ la cosa più bella che ti può accadere. Anche se le condizioni di corsa, con tanta umidità, erano estreme, mi sono risparmiato per attaccare negli ultimi chilometri e nel finale la gamba è stata quella giusta. Questa vittoria è di tutta la Spagna". Rebellin si ricorderà di Sanchez per tutta la vita e questa beffa non sarà facile da digerire, perché non capita tutti gli anni di correre per un oro olimpico. E allora perderlo per pochi centimetri....A esprimere l’ amarezza per una medaglia olimpica c’é anche il ct Ballerini. "Sono contento per Davide, l’ argento conta, ma noi siamo l’ Italia e l’ Italia cerca sempre il massimo. Insomma, noi corriamo per l’ oro. L’ argento è una medaglia amara perché quella medaglia significa che per vincere é mancato veramente poco". Possibile che non si trovi di che sorridere, da questo podio? E’ il dubbio che l’amarezza di Rebellin suscita. "Questa è la medaglia del ciclismo pulito e deve essere d’esempio per i giovani. A 37 anni, per ottenere risultati faccio sacrifici continui, durante l’ anno mi concedo solo tre giorni di festa. Poi c’é solo la bicicletta", dice. "Questa medaglia è per il ciclismo, che non passa un bel momento, e per i miei tifosi. Un ricordo va a Fabio Casartelli, che da lassù avrà fatto il tifo per me". I due erano compagni di squadra alle olimpiadi di Barcellona 92, tutti marcavano Rebellin come oggi Bettini, e vinse Fabio che poi morì cadendo al Tour del 95. Oggi l’amico Davide non è riuscito a bissare quella ripetere quella vittoria del ’92, ’’ma Fabio una mano me l’ha data". Peccato non sia bastata a Rebellin.
NUOTO
400 SL, ROSOLINO FUORI DALLA FINALE
Avvio amaro per Massimiliano Rosolino ai giochi di Pechino. Il campione azzurro del nuoto non é infatti riuscito a qualificarsi per la finale dei 400 stile libero: l’olimpionico di Sidney ha chiuso con il tempo di 3’45"57, che non gli è bastato per entrare tra i primi otto della gara di domani. Primo tempo per l’americano Jensen (3’43"10). In finale anche il campione del mondo, il sudcoreano Park e l’australiano Hackett. Non entra in finale nemmeno l’altro azzurro in gara, Federico Colbertaldo.
400 MISTI DONNE, FILIPPI IN FINALE
Alessia Filippi si è qualificata per la finale olimpica dei 400 misti nelle gare di nuoto dei Giochi di Pechino. L’azzurra ha chiuso con il terzo tempo di 4’35"11, che è anche il nuovo record italiano. Il precedente di 4’35"80 lo aveva stabilito sempre lei ex-equo con l’australiana Stephanie Rice. La più veloce nelle qualificazioni è stata l’americana Elizabeth Beisel (4’34"55) davanti all’altra statunitense Katie Hoff, secondo in 4’34"63.
4x100 SL DONNE: RECORD ITALIA MA FINALE SFUMA
La staffetta 4 per 100 stile libero donne azzurra non è riuscita a qualificarsi per la finale olimpica in programma domani. Le azzurre Ferraioli, Pellegrini, Simonetto e Chiuso si sono dovute accontentare del record italiano di 3’40"42 che migliora il precedente crono nazionale di 3’41"06 che era valso all’Italia l’argento di Eindhoven. Le azzurre hanno chiuso con il decimo posto prima la Cina in 3’36"78, davanti alla Germania 3’37"52. Terzo tempo per le ragazze statunitensi in 3’37"53
GINNASTICA
CASSINA E’ TORNATO: SBARRA DA FINALE
Igor Cassina è tornato. Il campione della ginnastica di Atene è uscito dal tunnel dopo un anno critico, perché nel giorno dell’esordio dell’artistica a Pechino, l’atleta lombardo alla sbarra ha mostrato la grinta dei vecchi tempi. Ha chiuso il suo esercizio con il secondo punteggio che gli vale la finale, alle spalle del campione del mondo Fabian Hambuechen, con cui si è già dato appuntamento il 19 agosto, quando si assegneranno le medaglie. L’olimpionico azzurro conta di rosicchiare in finale qualcosa: questo perché oggi nei tre minuti di prova prima di salire sull’attrezzo è andato lungo, mettendo in agitazione tutto lo staff azzurro. Nella gara iniziale è stato un po’ contratto per paura di non afferrare l’attrezzo, e ha eseguito l’esercizio non con la consueta scioltezza. Intanto ha tolto una difficoltà, un endo con un giro prima dell’uscita, optando per una esecuzione meno difficile, ma più pulita. La giornata sorride anche agli specialisti degli anelli: nell’Olimpiade orfana di Jury Chechi, Matteo Morandi e Andrea Coppolino si sono distinti sull’attrezzo che ha regalato al’Italia l’oro ad Atlanta, proprio con il campione di Prato. I due azzurri si sono qualificati per la finale del 18 agosto, con rispettivamente il quinto e sesto parziale. Negli altri attrezzi finali proibite per Enrico Pozzo che alla sbarra ha perso il ritmo in avvio e nel corpo libero è andati lungo nell’ultima diagonale, così come Angioletti al volteggio ha buttato via la finale, sbagliando, dopo un primo salto eccellente, il secondo, chiuso con il sedere per terra. Centra però l’All-around, al competizione riservata ai migliori 24 nei sei attrezzi con il penultimo posto utile. Busnari al cavallo con maniglie ha sporcato l’esercizio. La squadra invece rimane fuori dalla finale, chiudendo al 12/o posto (passano le prime otto) con 355.500 punti. In casa Italia comunque il sorriso all’esordio è d’obbligo. "Le sensazioni sono buone - ha detto Cassina, che adesso punta al podio - ci tenevo a fare bene il mio esercizio. Qui è tutto diverso rispetto a quattro anni fa: ad Atene andavo a coronare un sogno, qui devo rilanciarmi dopo un periodo decisamente buio. Insomma a Pechino cerco il riscatto". Alla sbarra ha fallito anche il suo amico, ma rivale acerrimo quanto a punteggio, il greco Vlasios Maras, che è addirittura caduto. Domani è la volta delle ragazze.
PESI
AMAREZZA PAGLIARO, PER PANICO HO PERSO MEDAGLIA
dell’inviato Francesco Grant
PECHINO - L’emozione della prima volta. Doveva sollevare il mondo, Genny Pagliaro, e invece non è riuscita mai neanche a smuoverlo. Anzi, si è fatta prendere dal panico. Si é impuntata nel suo gesto preferito, lo strappo, ed è rimastra inchiodata a quel bilanciere da 82 chili, la prima misura della sua prova stavolta mai alzata oltre il petto. Eppure di solito é poca roba per lei che a 19 anni ha bruciato tutte le tappe del sollevamento pesi. "Abbiamo perso una medaglia", sbuffa deluso a fine gara della categoria 48 chili il presidente federale, Antonio Urso. Lo conferma a mezza bocca qualche ora dopo lei stessa, quando la botta della delusione non è ancora svanita. "Sì, al bronzo ci pensavo eccome - spiega la piccola atleta siciliana, prima azzurra in gara a Pechino con una speranza di podio - anche se quando sono salita in pedana il mio unico pensiero era ad alzare il bilanciere. Ma era la mia prima Olimpiade, sono stata presa dal panico". E’ rimasta in silenzio subito dopo quell’eliminazione bruciante, senza neanche parlare al suo allenatore Giovanni Scarantino, mentre le altre gareggiavano per il podio e lei aspettava nella sala riscaldamento l’arrivo del responsabile antidoping, senza il quale neanche una eliminata per prima nel lotto di 14 concorenti poteva lasciare il Ginnasio dell’Università di Pechino per l’Areonautica e l’Astronautica. Sognava di volare nello spazio olimpico, Genny, anche se mantenendo i piedi per terra. "Il mio obiettivo è Londra 2012", diceva alla vigilia della gara alla quale si è presentata stamattina di buon ora da outsider: doveva rimontare tutte le asiatiche e le due turche, però c’era. E invece prima delle tre prove senza neanche alzar da terra quel peso diventato all’improvviso un macigno, seconda con presa perduta, e terza anche. "Ha fatto mezza gara di mezza gara", l’amaro commento dello staff, che ha capito dal primo errore, questa era la giornata sbagliata. Quando poi il tabellone finale che assegnava a Chen Xiaxia il primo oro della Cina ha mostrato posizioni e risultati, si è davvero mangiata le mani: il bronzo è andato alla rivale di Taiwan, Chen Wei-Ling,con 196 chili alzati, due in più della misura che era valsa a Genny la qualificazione olimpica con il titolo europeo di Lignano Sabbiadoro. "E’ una disdetta, e poi quella misura: ma quel che perso non lo ritrovo più. Penso a Londra, certo, però quel che è perso...". Poi Pagliaro è risalita in camera per isolarsi, ha riposato, giura di non aver sentito nessuno. E chi l’ha vista l’ha descritta distrutta. Era comunque ancora troppo presto per capire, con il suo tecnico, se si è trattato di un errore tecnico o di un approccio sbagliato. Genny ne parlerà anche con il tutor dei 12 pesisti del college dell’Acqua Acetosa, Francesco Riccardo, uno psicologo dell’età evolutiva che li segue. Perché il sollevamento, spiega Russo, non è solo forza bruta ma tattica, strategia, nervi. E allora non è difficile capire perché un bilanciere al solito leggero possa diventare pesante come un’Olimpiade.
Ansa» 2008-08-09 10:12
OLIMPIADI: PARTE BENE L’ITALVOLLEY, DRAMMA PER LA AGUERO
PECHINO - Comincia bene l’avventura olimpica della pallavolo azzurra. La nazionale femminile ha battuto la Russia 3-1 (25-20, 17-25, 25-16, 25-23) nella prima partita del girone B. Ma e’ dramma per la Aguero. Con l’angoscia nel cuore per non aver potuto rivedere la madre prima che morisse, la schiacciatrice cubana naturalizzata italiana è arrivata al villaggio atleti dei Giochi. L’azzurra si è subito unita alle sue compagne della nazionale italiana di pallavolo. La madre di Tai, la pallavolista azzurra di origini cubane è morta a causa di un tumore ai polmoni. Sono stati tre giorni drammatici per la pallavolista.
Aguero aveva infatti lasciato Pechino per rientrare a Cuba, da dove era fuggita nel 2001 per sposarsi in Italia, proprio per poter star vicino alla madre in fin di vita. Ma atterrata a Francoforte non aveva ricevuto l’ok per il visto ed era stata costretta a ripartire di nuovo per la capitale cinese. Prima che arrivasse la notizia della morte della madre le autorità cubane avevano dato il via libera per il rientro della giocatrice, appena sbarcata a Pechino.
All’atleta è stato subito mandato un messaggio di cordoglio dal presidente del Coni, Gianni Petrucci, e dal capo delegazione azzurro a Pechino, Raffaele Pagnozzi.
Viste le implicazioni di privacy, il comitato olimpico italiano ha deciso di non intervenire più sulla vicenda drammatica della giocatrice, fino a quando l’atleta non tornerà a disposizione della nazionale di pallavolo.
PECHINO: PRIMO ORO CECO, CINA DELUSA - Buongiorno Italia, a Pechino tutto bene, ma non per Cina e Italia, almeno nelle primissime gare dell’Olimpiade 2008. La squadra di casa avrebbe dovuto conquistare il primo oro in assoluto dei Giochi, nella carabina 10 metri donne, con la grande favorita Du Li, e invece la ragazza che nei giorni scorsi aveva lamentato una pressione eccessiva su di lei da parte della stampa del suo paese, e’ rimasta ai piedi del podio, avendo ottenuto soltanto il quarto posto.
L’oro, il primo di Pechino 2008, e’ andato alla ceca Katerina Kurkova diventata signora Emmons dopo il matrimonio nel 2007 con il collega americano Matt Emmons, a sua volta oro ad Atene 2004 ma diventato famoso nel suo paese soprattutto per aver fallito il primo posto in un’altra gara (in cui era in testa), la carabina tre posizioni, tirando sul bersaglio sbagliato, tradito dall’emozione. L’argento della gara femminile di oggi e’ andato alla russa Galkina e bronzo alla croata Pejcic. Che le atlete di casa abbiamo avvertito il peso delle attese e’ testimoniato ancor piu’ fragorosamente dall’altra favorita di questa gara, la pluricampionessa del mondo Zhao Yinghui, soltanto 37/a e tradita dalla fragilita’ nervosa. Di lei ha fatto meglio l’azzurra Valentina Turisini, piazzatasi 28/a.
Male l’azzurra Jenny Pagliaro nel sollevamento pesi, nella categoria 48 kg.: non e’ riuscita a sollevare il bilanciere in nessuno dei tre tentativi allo slancio. Intanto e’ giallo Aguero: la pallavolista italo-cubana, partita per Cuba per assistere la madre gravemente malata, e’ tornata indietro, a Pechino, dopo i problemi di visto che l’avevano bloccata in Germania. Adesso ha ottenuto il ’via libera’ ed e’ di nuovo in partenza. Buone notizie dal tiro a volo: al momento, dopo le prime due serie di piattelli, l’azzurro Giovanni Pellielo e’ solo al comando con 50/50, davanti all’indiano Singh (49) e all’australiano Diamond (48).
Ansa» 2008-08-08 19:12
PECHINO: HU JINTAO APRE GIOCHI OLIMPICI
PECHINO - Aperta da un tripudio di luci, fuochi d’artificio e rulli di tamburi, si e’ svolta la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Pechino 2008. Il ginnasta cinese Li Ning, vincitore di tre ori alle olimpiadi di Los Angeles nell’84, e’ stato l’ultimo tedoforo e ha acceso il braciere olimpico nello stadio ’Nido d’ uccello’, segno dell’ avvio ufficiale delle gare dei Giochi.
L’ ex ginnasta, tre volte medaglia d’oro a Los Angeles 84, e’ stato sollevato in aria appeso a dei cavi d’acciaio ed e’ stato trasportato, mentre simulava una corsa fino al braciere acceso con una lunga ’miccia’.
Tema dominante dello spettacolo ideato da Zhang Yimou e’ stata la storia millenaria della Cina. Mentre un lungo papiro scorre con sopra i disegni di simboli e gesta del popolo cinese, figuranti animano le varie scene. Tra le immagini piu’ significative, quelle di navi che solcano il mare e di centinaia di marinai lungo il disegno con lunghi remi mossi ritmicamente: un esplicito riferimento alla storia di Cheng Ho, l’eunuco che sotto la dinastia Ming nel XV secolo navigo’ (1405-1430) fino all’Africa, e secondo una leggenda cinese senza riscontri storici anticipo’ Colombo nella scoperta dell’America.
Un’altra della scene piu’ suggestive è stata quella di un aquilone che fa volare una bambina vestita di rosso sopra centinaia e centinaia di figuranti in abito verde fluorescente che riproducono, attraverso un’accrobatica figura, il Nido d’uccello, lo stadio olimpico.
Poi la grande parata: hanno sfilato 204 nazioni e migliaia di atleti da tutto il pianeta. Molti i tricolori sventolati dagli atleti italiani durante la sfilata della squadra azzurra guidata da Antonio Rossi. ’’E’ un’emozione fortissima, tra le piu’ forti della mia vita. Ma, al di la’ delle vicende personali, per il clima che si respira, sarebbe stato un sacrilegio non sfilare’’ ha commentato il portabandiera azzurro. Tra i momenti più suggestivi lo spettacolo pirotecnico con 29 mila fuochi.
Un bambino di nove del Sichuan e’ sfilato con la delegazione cinese, tenuto per mano dal portabandiera, il campione di pallacanestro Yao Ming. Dopo il terremoto del 12 maggio nel Sichuan, nel quale sono morte 70 mila persone, il piccolo e’ diventato una celebrita’ perche’, avvertita la scossa, e’ corso ad avvertire i suoi compagni di classe, che si sono cosi’ potuti mettere in salvo. Per due settimane dopo il terremoto la televisione cinese ha trasmesso solo scene di solidarieta’ tra cittadini e atti di eroismo di soldati e volontari.
Tra i capi di stato presenti allo stadio Nido d’uccello Il presidente americano George Bush e quello francese Nicolas Sarkozy, rappresentante dell’Unione europea.
PRESSIONI E MANIFESTAZIONI PER DIRITTI
Anche nel giorno dell’apertura dei Giochi olimpici di Pechino, la questione del rispetto dei diritti umani in Cina e’ stata al centro di segnali politici e proteste.
Il presidente francese e presidente di turno dell’Ue, Nicolas Sarkozy, ha detto di aver parlato di diritti dell’uomo con dirigenti cinesi.
Appelli a sostegno del popolo tibetano sono stati lanciati in una manifestazione ad Assisi. Circa 1.400 esuli tibetani sono stati arrestati in Nepal dopo una dimostrazione davanti all’ambasciata cinese a Katmandu.
Ansa» 2008-08-07 12:40
PECHINO: L’ITALIA DI CASIRAGHI BATTE L’HONDURAS 3-0
PECHINO - L’Italia ha battuto l’Honduras 3-0 (2-0) nella prima partita del torneo olimpico maschile di calcio.
ROSSI, DOMANI NON METTERO’ SIMBOLI
"Penso che se veramente si voglia boicottare la Cina lo si deve fare a livello economico. Gli atleti invece sono qui solo per fare gli atleti". Alla vigilia della cerimonia inaugurale dei Giochi di Pechino, il portabandiera azzurro si schiera con il mondo dello sport nello scontro avviato da alcuni politici che chiedevano di disertare la sfilata.
Il campione della canoa ha sottolineato che le istituzioni qui saranno comunque presenti, facendo intendere che si chiede allo sport quello che invece dovrebbero fare la politica e anche il mondo economico: "Qui ci sarà il ministro degli Esteri e poi la bandiera ce l’ha data il presidente Napolitano", ha aggiunto Rossi. L’alfiere ha anche detto che domani sera non porterà alcun simbolo di protesta per la difesa dei diritti umani.
ARRIVATO FRATTINI, E’ IN DIVISA OLIMPICA AZZURRI
Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ed il sottosegretario allo Sport, Rocco Crimi, sono sbarcati dall’aereo a Pechino in divisa della nazionale olimpica italiana. Ad accoglierli c’erano il presidente del Coni, Gianni Petrucci, il segretario e capodelegazione azzurra Raffaele Pagnozzi e l’ambasciatore italiano in Cina, Riccardo Sessa.
TORCIA SU GRANDE MURAGLIA
Accolta da centinaia di persone in festa la fiaccola olimpica e’ arrivata oggi alla Grande Muraglia cinese dopo il passaggio di ieri in piazza Tienanmen. Domani la torcia fara’ il suo ingresso nello Stadio nazionale nella cerimonia inaugurale delle prime Olimpiadi della storia in terra cinese. Ancora top secret il nome degli ultimi tedofori.
A poche ore dalla dalla conclusione del suo tormentato viaggio intorno al mondo, segnato dalle proteste degli esuli tibetani e dei gruppi per i diritti umani, la fiaccola e’ stata accolta da centinaia di persone in festa nella foschia del mattino.
La folla ha sventolato bandiere cinesi, lanciato confetti sui tedofori e urlato a perdifiato ’’forza Cina, forza Olimpiadi!’’. L’ultima contestazione e’ avvenuta ieri a Pechino, quando quattro attivisti hanno issato degli striscioni inneggianti alla liberta’ del Tibet nei pressi dello stadio olimpico, il Nido d’Uccello.
Atteso a Pechino l’arrivo di Bush dopo una tappa a Bangkok.
BETTINI: DOPING? SE ANCHE PER ALTRI CONTROLLI SERI...
’’Io non credo che tutti i matti siano nel ciclismo’’. Lo ha detto il campione olimpico in carica, Paolo Bettini, commentando gli ultimi casi di doping scoperti nel ciclismo. Il campione livornese alla vigilia della gara olimpica vuole fare chiarezza sulla serieta’ dei controlli antidoping a cui si sta sottoponendo il mondo del ciclismo da anni.
’’Mi viene da ridere - ha detto - quando sento altri atleti che dicono di essere pronti ad intensificare i controlli. Noi sono 10 anni che lo facciamo. E se venissero compiuti controlli seri anche nelle altre discipline scopriremmo che tutti i matti non sono da noi’’. Il campione olimpico ha aggiunto: ’’Noi stiamo pagando, ma stiamo facendo chiarezza anche se siamo tanti ed qualche volta qualcuno ci ricorda che qualche matto in gruppo lo abbiamo. Ma, per fortuna, se il doping e’ una macchina molto veloce, l’antidoping e’ in rimonta e ora non c’e’ piu’ tanta differenza’’.
BALDINI ARRIVATO IN PROCURA CONI
Lo schermitore Andrea Baldini e’ arrivato in leggero anticipo stamani all’appuntamento con il capo della procura antidoping del Coni, Ettore Torri, che nei giorni scorsi lo aveva convocato.
Baldini e’ accompagnato dall’avv. Giulia Bongiorno. Al suo arrivo non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa. Per lui ha parlato l’avvocato affermando che lo schermidore parlera’ con i giornalisti al termine dell’audizione.
Ansa» 2008-08-06 14:57
PETRUCCI: UN DOVERE SFILARE
PECHINO - "Perché si chiede allo sport di sostituire la politica?": lo ha chiesto retoricamente il presidente del Coni Gianni Petrucci, all’inizio della tradizionale conferenza stampa alla vigilia dell’apertura dei Giochi. ’Antonio Rossi e gli altri azzurri hanno ricevuto il tricolore dal presidente della Repubblica Napolitano: e’ per loro e per noi un dovere farlo sfilare nella cerimonia d’apertura", ha aggiunto sulle polemiche riguardo l’opportunità di partecipare alla cerimonia d’apertura.
NEW DELHI - Il Dalai Lama ha inviato gli auguri per l’inizio dei giochi Olimpici di Pechino. Lo ha fatto attraverso un messaggio diffuso dal suo ufficio di McLeod Ganji, nei pressi di Dharamsala, nel nord dell’India dove risiede il governo tibetano in esilio. "Voglio offrire i miei auguri al popolo della Repubblica di Cina - scrive il Dalai Lama - agli organizzatori e agli atleti che partecipano ai prossimi giochi olimpici di Pechino". Il leader tibetano ha quindi confermato il suo sostegno ai Giochi. "Fin da quando la Cina ha presentato la sua candidatura - scrive il Dalai Lama - ho supportato il diritto della Cina di ospitare i giochi. Questo è un momento di grande orgoglio per il miliardo e 300 milioni di popolazione cinese. Questi giochi dovranno contribuire a promuovere lo spirito olimpico di amicizia, apertura e pace". Al termine dle messaggio, il capo spirituale e temporale dei tibetani assicura "di inviare le mie preghiere e buoni auguri per il successo dell’evento".
MADRE GRAVISSIMA, AZZURRA AGUERO VOLA A CUBA La pallavolista azzurra Taismary Aguero, cubana naturalizzata italiana, lascia l’Olimpiade e vola a Cuba per esser vicino alla madre, che è in condizioni di salute gravissime. Lo ha annunciato il capodelegazione italiano Raffaele Pagnozzi. "La nostra atleta - ha spiegato - ha espresso il desiderio di raggiungere Cuba per essere vicina alla madre morente".
Ansa» 2008-08-05 13:52
CINA: ATTENTATO, ARRESTATI 18 TERRORISTI STRANIERI
PECHINO - Posti di blocco sono stati istituiti e controlli a tappeto sono in corso in tutto lo Xinjiang, la tormentata regione nel nordovest dove ieri 16 poliziotti sono stati uccisi in un attentato a pochi giorni dall’ apertura delle Olimpiadi di Pechino. Le autorita’ cinesi hanno accusato per l’ attentato il Movimento Islamico del Turkestan Orientale (Etim), un gruppo legato ai Taleban afghani e alla rete di Osama bin Laden che in passato ha spesso fatto ricorso al terrorismo.
Un portavoce dell’Etim ha negato ogni responsabilita’. Rebiya Kadeer, la piu’ nota dissidente di etnia uighura, in una lettera inviata ad alcuni mezzi di comunicazione stranieri in Cina ha’’condannato con forza’’ l’ attentato, affermando di essere ’’inequivocabilmente contraria a qualsiasi forma di violenza’’. Allo stesso tempo la dissidente ha invitato la comunita’ internazionale a guardare con cautela alle affermazioni del governo cinese su atti di terrorismo da parte di uighuri, perche’ ’’spesso il governo non ha fornito prove a sostegno delle sua affermazioni’’. Shi Dagang, il segretario del Partito Comunista di Kashgar, la citta’ dove e’ stato compiuto l’ attentato, ha detto oggi in una conferenza stampa che ’’nel corso dell’anno’’ sono stati arrestati 18 terroristi ’’di origine straniera’’, senza specificare di quale nazionalita’ siano.
Secondo la ricostruzione della polizia, due terroristi si sono lanciati con un camion contro un gruppo di agenti che stavano facendo jogging in una zona centrale di Kashgar, una citta’ vicina ai confini con Pakistan e Afghanistan la cui popolazione e’ in grande maggioranza di etnia uighura e di religione musulmana. In seguito i due attentatori, che sono stati arrestati, hanno attaccato gli agenti con bombe e coltelli prima di essere sopraffatti. "E’ chiaro che questi elementi cercano di condurre una guerra violenta e psicologica contro i Giochi olimpici. Vogliono trasformare l’anno 2008 in un anno di cordoglio per la Cina", ha detto Shi Dagang.
Il Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Pechino (Bocog) ha assicurato di essere in grado di "garantire la sicurezza" dei Giochi. "E’ già stato dispiegato un imponente sistema di sicurezza e siamo pronti a far fronte a qualsiasi genere di minaccia", ha setto Sun Weide, portavoce del Bocog.
L’attrice Usa accusa il regista Spielberg incaricato di curare
la cerimonia di apertura: "Sei il Leni Riefensthal di Pechino"
Olimpiadi cinesi. Guerra tra star
Mia Farrow:"Boicottiamo i giochi"
Nel mirino il sostegno al Sudan, responsabile dei massacri nel Darfur
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI *
PECHINO - The Genocide Olympics, le Olimpiadi del genocidio: con un duro editoriale pubblicato sul Wall Street Journal l’attrice Mia Farrow lancia la campagna per boicottare i Giochi di Pechino nel 2008, se la Cina non ritira i suoi aiuti economici e militari al regime del Sudan, responsabile del genocidio del Darfur.
È un campanello di allarme per il governo cinese, a pochi giorni da una presa di posizione analoga di François Bayrou, il candidato centrista alle presidenziali francesi. Non è difficile fermare la tragedia del genocidio nel Darfur - ha dichiarato Bayrou martedì scorso - Se quel dramma continua, l’onore della Francia ci imporrà di non partecipare ai Giochi del 2008". Improvvisamente acquista peso l’ipotesi di un boicottaggio delle Olimpiadi che finora era promossa solo da alcune organizzazioni umanitarie. Il governo cinese nei Giochi del 2008 investe tutto il suo prestigio, ed è costretto a reagire.
Il ministero degli Esteri di Pechino si sforza di placare la polemica: "Chi fa queste dichiarazioni - dice il portavoce Qin Gang - non ha capito bene la posizione della Cina sulla questione del Darfur, un problema complesso e delicato che non si risolve in pochi giorni".
Mia Farrow in realtà ha le idee chiare sul Darfur e sul ruolo della Cina. La 62enne star di Hollywood, ex moglie di Frank Sinatra e di Woody Allen, oggi è ambasciatrice onoraria della Nazioni Unite. Il suo intervento è scritto a due mani, assieme al figlio Ronan che nel Darfur è stato più volte come portavoce dell’Unicef. L’articolo è una requisitoria spietata contro le responsabilità di Pechino. "Nel Darfur sono state uccise più di 400.000 persone, due milioni e mezzo di abitanti sono stati cacciati dai loro villaggi in fiamme per volontà del governo del Sudan appoggiato dalla Cina. La Cina versa miliardi di dollari al Sudan. Acquista la stragrande maggioranza del petrolio del Sudan. La China National Petroleum Corporation possiede la quota di maggioranza dei due maggiori enti petroliferi sudanesi. Il governo del Sudan usa l’80 per cento dei proventi del petrolio per finanziare le sue milizie e acquistare strumenti di distruzione: cacciabombardieri, elicotteri, autoblindo e armi, per la maggioranza made in China. I bombardamenti dei villaggi partono dagli aeroporti costruiti e gestiti dai cinesi. La Cina ha usato il suo diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu per bloccare i tentativi di inviare una forza di pace a fermare il massacro".
Sul banco degli imputati Mia Farrow mette anche le grandi imprese americane coinvolte nel business delle sponsorizzazioni olimpiche. "C’è una sola cosa che per la Cina è ancora più preziosa dell’accesso al petrolio sudanese: è il successo d’immagine delle Olimpiadi del 2008. Questo può offrire uno strumento di pressione verso un paese che finora è stato impermeabile ad ogni critica. Se perderemo questa occasione la responsabilità sarà dei sostenitori dei Giochi: gli sponsor Johnson & Johnson, Coca Cola, General Electric e McDonald’s sono avvisati".
Sotto accusa finisce anche un altro Vip di Hollywood, il regista Steven Spielberg che ha accettato di curare la scenografia della cerimonia inaugurale a Pechino. "Spielberg desidera passare alla storia come il Leni Riefensthal dei Giochi cinesi?" scrive la Farrow, evocando la figura della nota regista tedesca di fede nazista che collaborò alle Olimpiadi di Berlino nel 1936. Il paragone hitleriano è pesante per Spielberg, che ha dedicato al genocidio degli ebrei uno dei suoi film più celebri, Schindler’s List.
Il boicottaggio di Giochi olimpici per motivi politici ha numerosi precedenti. Gli Stati Uniti e altre 50 nazioni disertarono quelli di Mosca nel 1980 per protestare contro l’invasione sovietica dell’Afghanistan. I sovietici e 14 paesi alleati per rappresaglia non parteciparono ai successivi Giochi di Los Angeles nel 1984. Tra il 1964 e il 1992 il Sudafrica fu escluso dalle Olimpiadi per l’apartheid. La Cina, che ha fatto il suo rientro sulla scena olimpica nel 1984, dovette candidarsi per tre volte a ospitare i Giochi prima che cadessero i veti occidentali legati al massacro di Piazza Tienanmen (1989).
Per il governo di Pechino il 2008 deve servire proprio a consacrare definitivamente la propria normalizzazione, lo status di superpotenza "rispettabile", passando un colpo di spugna sul passato. Alcune organizzazioni umanitarie - in testa Reporter senza Frontiere - chiedono dal 2001 il boicottaggio dei Giochi di Pechino per denunciare gli abusi contro i diritti umani in Cina. Per prevenire queste accuse il regime comunista ha fatto un gesto di buona volontà: dall’inizio di quest’anno e fino alla fine dei Giochi sono state abolite tutte le restrizioni alla libertà di movimento dei giornalisti stranieri. Corrispondenti e inviati in Cina non devono più chiedere autorizzazioni per viaggiare all’interno del paese, né devono concordare le interviste con le autorità (il "privilegio" è limitato alla stampa estera, nulla è cambiato nella censura sui mass media cinesi).
Pechino non si aspettava la nuova campagna di boicottaggio, motivata non dalle carenze dei diritti umani in Cina, bensì dalla responsabilità per il genocidio nel Darfur. La probabilità che questa campagna abbia successo appare per ora limitata. Gli interessi economici vanno ben oltre le sole sponsorizzazioni. La General Electric, per esempio, ha ottenuto contratti per 160 milioni di dollari negli appalti dei cantieri olimpici. Il presidente del Comitato olimpico internazionale Jacques Rogge non perde occasione per manifestare il suo ottimismo. "Sono convinto - ha dichiarato Rogge - che i Giochi contribuiranno all’evoluzione della Cina. I 20.000 giornalisti che verranno avranno la possibilità di mostrare il paese com’è. È evidente che questo accelererà l’evoluzione sociale". Anche il portavoce del ministero degli Esteri Qin Gang è fiducioso: "Non crediamo che gli appelli al boicottaggio verranno ascoltati. Siamo certi che a Pechino avremo dei Giochi coronati da un grande successo".
* la Repubblica, 2 aprile 2007
IL PROBLEMA INQUINAMENTO «RISOLTO» CHIUDENDO LE FABBRICHE UN MESE PRIMA DEL VIA
Olimpiadi, lista nera di "indesiderati"
Ombre a Pechino a un anno dall’inizio dei Giochi: i visti d’ingresso saranno limitati
di FRANCESCO SISCI *
PECHINO. Per l’inquinamento che infesta la capitale il piano c’è: chiudere tutte le fabbriche che producono smog almeno un mese prima dell’inizio dei Giochi. Per il traffico che paralizza la metropoli la soluzione è approvata: limitare il traffico alle sole auto con il permesso di circolazione. Alla polizia poi è stato ordinato di smettere turpiloquio e modi brutali usando le buone maniere e una parola educata.
Dietro la facciata grandiosa della cerimonia dell’inizio del conto alla rovescia, dietro le migliaia di comparse, le decine di cantanti, i costumi di seta sontuosi, le note da opera italiana coniugate secondo i versi dell’opera di Pechino, dietro tutto il rituale coordinato dal padrino del cinema cinese Zhang Yimou e dal gran Mogul di Hollywood Steven Spielberg già cominciano ad apparire crepe.
Ai Weiwei, uno dei progettisti del Nido di rondine, lo stadio delle Olimpiadi, ha già detto che diserterà la cerimonia di apertura, perché infastidito dalla retorica politica intorno ai Giochi. Pechino certo vuole approfittare dell’occasione per dimostrare al mondo di essere una superpotenza internazionale, non chiusa ma aperta al mondo. Per questo ha scelto di far condividere il podio più alto della regia a Spielberg, che ha comunque ipotizzato di rifiutare la direzione artistica dei Giochi olimpici se Pechino non rivedrà la sua politica con il governo del Sudan, da cui riceve enormi quantità di petrolio ogni anno. Un’apertura con qualche limitazione nei visti di ingresso. Secondo la polizia cinese ci sono infatti 43 categorie di individui che non saranno benvenuti in Cina in quel periodo. Tra loro i fedeli alla setta dei Falungong, i tibetani all’estero che si battono per l’indipendenza del loro territorio e gli estremisti islamici negli elenchi internazionali delle organizzazioni terroristiche. Le differenze e le distinzioni sono talvolta sottili. I pericoli, reali. Gruppi fondamentalisti che agiscono in Pakistan da tempo puntano il dito contro la Cina, secondo loro gran satanasso come gli Usa. Senza contare gli imprevisti, che possono essere migliaia. Di fronte a questi, l’organizzazione, che ambisce a essere perfetta, potrebbe mostrarsi indifesa e incrinarsi.
Verso la periferia, nella ex comune popolare di Hengjiezi, l’elettricità bisogna comprarla con delle schede ricaricabili. Quando le luci si spengono a casa occorre correre in un ufficetto aperto dalle 8 alle 12, dalle 14 alle 17, cinque giorni alla settimana, dal lunedì al venerdì. Da giugno le cose sono cambiate e la cassiera spiega stringendosi nelle spalle che si possono comprare solo 2000 watt per volta. Il responsabile non vuole dare il suo nome né fornire spiegazioni, il capo del «villaggio» non risponde al telefono e non richiama.
Per protestare o chiedere spiegazioni bisogna chiamare il numero 12345. Qui c’è disponibile un servizio anche in inglese. L’operatrice, numero 87108, è educatissima ma si dichiara impotente. L’ufficio elettrico del comune di Pechino ha introdotto una «regola temporanea» per limitare la vendita di schede elettriche ricaricabili.
Il testo della regola non è disponibile, non lo si può leggere, e la stessa operatrice dice di avere solo avuto un ordine verbale. Non si sa fino a quando sia «temporanea» la misura, né si sa come dovrebbero fare i disgraziati la cui scheda si scarica alle 17 del venerdì: passare un allegro fine settimana al caldo infernale e al buio pesto, senza condizionatori d’aria o luce? Gli alberghi, gli appartamenti affittati agli ospiti di tutto il mondo rimarranno senza luce? O magari senza acqua?
Questa «regola temporanea» non scritta, piccola e concreta tirannia senza motivo sulla vita individuale, sembra rivelatrice. Sembra dimostrare impreparazione, ingenuità, se non peggio, dell’ufficio elettricità di Pechino, alla vigilia delle prime Olimpiadi cinesi. È forse questa l’ombra peggiore sui Giochi. Poco olimpiche alzate di ingegno del funzionario di turno possono far cadere come un castello di carte la migliore, la meglio intenzionata delle preparazioni alla grande festa cinese.
FOTOGALLERY - Iniziato il conto alla rovescia per Pechino 2008
* La Stampa, 10/8/2007 (7:44) -
Caro Bettiza, la Cina merita le nostre accuse
di MIMMO CÀNDITO *
Caro Enzo,
con severità, nel giornale di mercoledì hai espresso molte riserve verso quei «simpatici colleghi senza frontiere» che a Pechino avevano manifestato in difesa della libertà di pensiero. La durezza del giudizio impone una riflessione, che credo comune a molti che in quella manifestazione si sono comunque riconosciuti. E si può anche partire da lontano, da quando - nei primi Anni Settanta - Amnesty International cominciò a denunciare la repressione che parecchi Paesi impiegavano contro giornalisti e intellettuali «dissidenti». Ricorderai la colonnina che il Times dedicava con un piccolo logo ai «Prigionieri di coscienza». La collocazione della rubrica, nel giornale dell’establishment, e il fatto che a essere segnalati fossero soprattutto episodi legati alla repressione dell’impero sovietico, fecero dire a molti che Amnesty era «certamente» figlia della Cia. Sono scorciatoie ideologiche che la Guerra Fredda poteva magari motivare, ma delle quali oggi dovremmo esserci ormai liberati, e però a quel tempo sembravano utili elementi di analisi; c’è voluto del tempo, molto tempo, perché il lavoro di Amnesty venisse giudicato per quello che esso largamente era ed è ancora: una denuncia fatta in nome della difesa dei valori sostanziali della democrazia, senza padrini, senza padroni.
In nome di questi valori si possono anche commettere errori, errori perfino molto gravi (ogni giorno l’avventura irachena ci ammonisce tragicamente di quanto si possa abusare di quei valori). Nel mondo globalizzato d’oggi, senza confini e senza rispetto per le istituzioni, è convincimento diffuso - penso a Dahrendorf, a Beck, anche a Bauman - è convincimento che i diritti umani costituiscano la vera, reale, frontiera del XXI secolo.
In questo orizzonte «liquido», la Cina ha un ruolo da protagonista; e la sua crescita, il suo ritorno imponente nelle sorti del pianeta, vanno seguiti con attenzione e con rispetto. Il problema è di comprendere quale sia il limite entro il quale l’attenzione possa essere legittimamente coniugata con il rispetto.
È un problema che non riguarda soltanto la Cina, ovviamente. La Turchia si trova all’interno d’un difficile negoziato con l’Unione Europea e il dibattito va misurando se sia più utile una rigida severità pregiudiziale o piuttosto una concessione liberale che possa trasformarsi in una spinta pedagogica verso le riforme. Lo stesso discorso vale per Cuba rinserrata nel modello castrista, vale per l’Iran nuclearizzato di Ahmadinejad, vale per l’Hezbollah del Libano, vale per Hamas a Gaza, è valso per la Corea del Nord, vale per lo Zimbabwe disastrato di Mugabe... Dovunque osserviamo le storie del nostro tempo, sempre - o comunque molto spesso - ci ritroviamo all’interno di questo territorio incerto, dove le scelte hanno, tutte, conseguenze rilevanti; e c’impongono dunque di riflettere attentamente.
Nella tua severità catoniana, definisci «eccessiva» la provocazione di «Reporters sans Frontières» e scrivi che potrebbe sembrare volta «più all’incasso pubblicitario che alla liberazione dei dissidenti». Sono convinto che sia un giudizio non privo di qualche verità. Quando, nel segretariato internazionale di Rsf, a Parigi, all’inizio di luglio, decidemmo questa protesta a Pechino, avevamo due obiettivi e una consapevolezza.
Gli obiettivi erano: 1) rendere comunque noto agli intellettuali cinesi dissidenti, ai giornalisti in galera, a tutti coloro che hanno accesso a fonti informative non ufficiali, che il mondo è «vicino» alla Cina non di regime; 2) richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale sul problema dei diritti civili in un Paese che appare come «il miracolo» del nostro tempo. La consapevolezza era che la Cina è oggi un Paese tanto interessante dal punto di vista del mercato per ogni Paese sviluppato che soltanto un’azione clamorosa («eccessiva»?) avrebbe potuto far uscire dall’ombra di quegli interessi l’attenzione verso la repressione dei diritti umani. E cosa, meglio delle Olimpiadi e del business dello sport?
Reporters, Amnesty, Human Rights Watch, Greenpeace, tutti gli organismi che si battono per la difesa e l’affermazione di questi diritti, sanno bene che nella società dell’informazione la sola possibilità di penetrazione è connessa allo sfondamento mediatico. Par di capire che tu ritieni che questo sia l’intento unico di quegli organismi; credo sia legittimo pensare altrimenti, che quello non sia affatto il fine ma soltanto lo strumento essenziale per la comunicazione del «messaggio». La dislocazione semantica fissa il territorio e però anche il contenuto.
Ma c’è un altro problema, che la tua severa riflessione pone nel giudizio su queste «provocazioni esibizionistiche». È il problema della loro caratterizzazione ideologica, rintracciata in una sorta di ambigua continuità tra gli «osanna di quarant’anni or sono al libretto rosso» e «l’astio vendicativo» degli stessi ambienti di sinistra. Ricordavo qui, all’inizio, e non a caso, la storia di Amnesty. È certamente possibile che quell’astio e quegli osanna pesino ancora nei comportamenti di quanti compiono scelte dirette a «disturbare il manovratore»; ma proprio il disegno che della società d’oggi traccia in modo convincente Zygmunt Bauman rende dannatamente seria e difendibile la scelta di quel ruolo, anche quando questa può provocare letture venate da tentazioni ideologiche sorpassate. Nessuno di noi vuol «sparare alla Cina»; ma siamo assolutamente consapevoli, con Paul Virilio, che non vi sia oggi arma più potente dell’informazione. E come giornalisti - si sia o no di «Reporters sans Frontières» - abbiamo l’antico dovere del watchdog del potere, quando traspare la tentazione dell’intreccio degli interessi, economici o politici, con i valori fondamentali del diritto.
Certo, vi sono vagoni di retorica, in affermazioni simili. Ma ogni volta che sul New York Times, e accade spesso, l’editorialista principe Paul Krugman si sparge il capo di cenere per esprimere il pentimento del giornalismo americano che non ha saputo resistere agli spin-doctors della Casa Bianca prima dell’invasione dell’Iraq, allora non possiamo non ricavarne conferma che il dovere civile della denuncia non deve cedere alle ragioni del «rispetto».
* La Stampa, 10/8/2007