Preti pedofili

RE "ERODE" E LA "TEOLOGIA POLITICA" DEL VATICANO. LETTERA APERTA A DON FORTUNATO DI NOTO di www.bispensiero.it ( www.ildialogo.org, www.mobilitazionesociale.it, www.chiesaincammino.it ) e (a seguire) A MONS. RINO FISICHELLA di Fausto Marinetti - a cura di pfls

lunedì 30 luglio 2007.
 

[...] Non vogliamo accomiatarci senza produrre delle proposte positive:

a - un telefono verde in ogni diocesi riservato alle vittime dei preti. Ma, chiaro, sia gestito dai laici, perché i bimbi, ormai, hanno paura delle vesti nere.

b - i delitti di pedofilia non siano soggetti a prescrizione

c - siano riconsegnati alla giustizia i preti pedofili fuggitivi dai loro paesi

d - si chiudano tutti i seminari e i preti siano solo uomini maturi, educati dalla comunità, scelti dalla gente, come si faceva all’inizio

e - siano rivedute e corrette le norme canoniche con la consulenza delle vittime

f - i preti pedofili siano affidati alla polizia come si fa per qualsiasi reato previsto dal codice penale per ogni cittadino.

Ma Voi, preti e prelati, siete proprio disposti a dare la vita per noi come farebbe ogni padre, ogni madre per suo figlio/a?

Ci firmiamo, Le Tue/Vostre vittime (Fausto (Alberto) Marinetti, ci ha solo imprestato la penna [...]


Preti pedofili

Lettera aperta a don Di Noto

Firmano questa lettera- il dialogo (www.ildialogo.org),- AMS: associazione mobilitazione sociale, Bispensiero, Chiesa in cammino

Caro don Di Noto,

se il tuo sdegno per l’olocausto degli innocenti consumato da “mani consacrate” è sincero deve essere coerente fino in fondo, vero? Quindi non può limitarsi a puntare il dito sugli esecutori materiali del “delitto”, ma deve ricercarne le cause, che, per così dire, sono come i suoi mandanti.

Inevitabile chiedersi: come è possibile arrivare a questi eccessi con tante pratiche di pietà, studi teologici, ritiri, messe? La formazione seminaristica sessuofoba e misogina non ha una qualche relazione di causa ed effetto con questi fatti non certo “isolati”? Se per anni si induce il candidato a ignorare, se non a cancellare la propria corporeità, si potranno mai produrre presbiteri maturi? Se fin da ragazzi si è “educati” a vedere la sessualità con gli occhiali neri della cultura pagana (gnostica e manichea), come potremo avere dei preti capaci di portare il giogo della castità? Non è temerarietà spedirli in parete da sesto grado senza l’equipaggiamento necessario? Non a caso la “Convenzione sui Diritti del minore” ne proibisce il reclutamento fuori dall’ambiente familiare (U.N. General Assembly, Document A/RES/44/25, 12.12.1989. Lo Stato della Città del Vaticano non l’ha firmata). Eppure in Italia ci sono 123 seminari minori, camuffati da “convitti o semi-internati”, giustificando una segregazione vera e propria con la scusante: “Ma vanno a casa il sabato e la domenica”. Se la cultura della sessualità è la stessa che ha prodotto i preti pedofili, non è evidente che si perpetuano le radici del crimine?

La Commissione indipendente, quindi non sospetta, disposta dai vescovi americani (2004) dice in proposito:

“Molti testimoni affermano, che (...) ai seminaristi è negato un normale sviluppo psicologico. Infatti alcuni, ordinati sui 25 anni, hanno la maturità emozionale di un adolescente. La mancanza di uno sviluppo psico-sessuale “normale” può aver impedito ad alcuni di raggiungere uno stato celibatario sano e si può spiegare come alcuni abbiano ricercato la compagnia di adolescenti. La Commissione è colpita dal gran numero di coloro che lo affermano e ritiene che questo fenomeno sia una causa dell’incidenza degli abusi sessuali. (...) Diverse diocesi hanno chiuso i seminari minori. Vescovi e rettori devono garantire un ambiente in cui i ragazzi siano in grado di crescere non solo intellettualmente e spiritualmente, ma anche emozionalmente. (...) Il candidato che non sembra adatto deve essere rifiutato e i risultati della valutazione devono essere condivisi tra le diocesi. Per molti anni, i seminari si sono focalizzati quasi esclusivamente sulla preparazione intellettuale a scapito di quella umana. (...) L’81% delle vittime di abusi sessuali sono ragazzi e questo significa che la crisi è caratterizzata da comportamenti omosessuali. (...) Negli ultimi 15 anni è diventato di routine chiedere al candidato il suo orientamento sessuale. Alcuni vescovi non accettano aspiranti con orientamento omosessuale, che considerano un impedimento all’ordinazione. (...) Uno psichiatra riferisce che alcuni preti con difficoltà affermano che “nel presbiterato si possono coprire problematiche sessuali”. (...) Ci sono molte altre problematiche relative al celibato che possono essere terreno fertile per altri scandali. Numerosi testimoni credono che vi siano molti più casi di relazioni sessuali tra preti e donne o adulti consenzienti. Sebbene non sia un crimine, queste persone sono spesso vulnerabili e in tutti i casi tale condotta è gravemente immorale. I vescovi non possono permettere che ciò si verifichi senza conseguenze. Dichiarare che “non è affare di nessuno” è fondamentalmente sbagliato. Se un prete tiene fede alle sue promesse e vive secondo i precetti morali della Chiesa è affare del vescovo, dei confratelli e dei parrocchiani”.

A ragione affermi trattarsi di preti che non avrebbero mai dovuto essere ordinati e che non dovrebbero esercitare questo ministero donato da Dio alla Chiesa.

Ma allora non avrebbero mai dovuto essere ordinati vescovi neppure quelli che hanno collaborato a produrre altre vittime, spostando i preti notoriamente pedofili da una parrocchia all’altra? Non sono complici dei misfatti successivi? Non dovrebbero dimettersi spontaneamente e fare penitenza? Il card. Law, l’arcivescovo di Firenze, il vescovo di Agrigento, e tanti altri, continuano a pontificare e a godere dei loro privilegi.

E ancora: Se la colpa è accertata e ammessa non può rimanere nella Chiesa; non può sentirsi in comunione con la comunità dei credenti. (...) E’ meglio per lui lasciare il ministero, volontariamente o con atti formali di "scomunica".

Questo non vale anche per i vescovi? Senti cosa dice la Commissione dei vescovi americani:

“I membri della Commissione sollecitano, affinché si guardi allo scandalo come lo scandalo anche dei vescovi oltre che dei preti, che potrebbero domandarsi: perché i vescovi non hanno subito le stesse conseguenze? (...) Le azioni di quei preti sono gravemente peccaminose e l’inazione di quei vescovi che non hanno protetto i fedeli è altrettanto peccaminosa. In qualche modo, “il fumo di Satana” è stato lasciato entrare nella Chiesa e ne è rimasta profondamente ferita. La sua autorevolezza e credibilità in materia morale è stata gravemente danneggiata. (...) Le risposte di troppi vescovi sono state improntate al lassismo morale, eccessiva clemenza, insensibilità, segretezza, negligenza. Le principali trascuratezze sono: (i) relazione inadeguata con le vittime; (ii) aver permesso ai pedofili di restare in situazione di rischio; (iii) sono stati trasferiti senza informare i nuovi superiori; (iv) occultare le accuse alle autorità civili (v) evitare la riduzione allo stato laicale dei rei confessi. (...) Alcuni vescovi non hanno colto la gravità del problema. Hanno trattato le vittime come avversari e nemici del bene della Chiesa. Troppo spesso hanno trattato i preti accusati come persone che avevano bisogno di assistenza psicologica o di cambiare ambiente, piuttosto che veri e propri criminali che andavano rimossi dal ministero e denunciati alle autorità civili. Questi approcci non hanno risolto ma esacerbato il problema. (...) Alcuni vescovi sono stati troppo indulgenti e desiderosi di cercare una scappatoia per se stessi, favorendo il prete a scapito della vittima. Questa ingiustizia è attribuibile in parte al “clericalismo” - una attitudine per cui preti e vescovi sono un mondo a parte e superiori ai laici - e in parte alle idiosincrasie del diritto canonico. (...) Oggi è chiaro che la Chiesa avrebbe potuto prevenire molti abusi se i suoi leader avessero riportato le accuse alle autorità civili. (...) In alcuni casi i prelati hanno scoraggiato le vittime dal denunciare gli abusi, ma le nuove norme prevedono che le “informino del loro diritto di denunciare alle pubbliche autorità” e che perseguano questo obiettivo. Le vittime non si rivolgevano alla forza pubblica perché avevano fiducia che la Chiesa stessa si occupasse del problema. Tale fiducia è stata ripetutamente tradita, una grave mancanza; e il fatto che tale tradimento è diventato di dominio pubblico, ha ingigantito la perdita di fede da parte di alcuni laici. (...) Dei testimoni affermano che in molti casi i vescovi non hanno punito i colpevoli, perché da loro ricattati, minacciando di rivelare informazioni compromettenti... Va da sé che, se un prete ritiene di poter essere ricattato, non dovrebbe proporsi all’elezione di vescovo o accettare cariche di autorità. (...) Le vittime in troppi casi sono state emarginate e ri-vittimizzate. Alcune si sono suicidate. Altre soffrono depressione, dipendenza da droghe e disfunzioni sessuali. (...) Il non ascoltarle e non accoglierle ha fatto si che i vescovi non comprendessero a pieno la natura e la portata del problema e sono venuti meno ai propri doveri pastorali. L’incapacità di partecipare ai loro drammi è grave al pari del danno inflitto dai pedofili stessi. (...) Dopo due anni dalla promulgazione delle Norme Essenziali, molte centinaia di preti sono stati rimossi dal ministero, ma pochi vescovi hanno lasciato l’episcopato”.

In sintesi:

-  1- Alcuni prelati spesso hanno anteposto le preoccupazioni istituzionali della Chiesa locale a quelle della Chiesa universale. Il timore dello scandalo li ha indotti a ricorrere alla segretezza e all’occultamento.
-  2- La minaccia del processo ha indotto alcuni a trascurare il loro dovere pastorale e a adottare un atteggiamento contrario e indegno per la Chiesa.
-  3- Hanno riposto troppa fiducia negli psichiatri, psicologi e avvocati per trattare un problema che, mentre indubbiamente ha delle cause psicologiche e implicazioni legali, è, nel suo midollo, un problema di fede e di moralità. 4- Alcuni hanno messo gli interessi dei colpevoli al di sopra di quelli delle vittime. 5- Il codice e i procedimenti canonici hanno reso troppo difficile dimettere il prete pedofilo.

Affermi: L’abuso sessuale nei confronti dei bambini è un peccato grave contro Dio e contro tutta la comunità cristiana.

Non ti pare che, fino a quando il crimine di pedofilia verrà considerato come un peccato, non sentiremo mai l’obbligo morale e civile di denunciarlo alle autorità giudiziarie? L’ha ammesso, nel tribunale di Boston, il cardinal B. Law: "Non sapevamo fosse un crimine, pensavamo che si trattasse solo di un peccato".

La Commissione afferma: “Il non aver riconosciuto che l’abuso sessuale sul minore è un crimine e non solo la manifestazione di una mancanza morale o disordine psicologico ha contributo moltissimo allo scandalo. (...) Un prete riferisce: “Credo che non abbiano mai considerato, che ci fosse una legge dello stato, per la quale (...) si va in prigione”. Dal momento in cui i vescovi non hanno compreso che (...) è un crimine, lo sbaglio deve risiedere in qualche modo nel supporto legale di cui si avvalgono. (...) Un abuso sessuale è di per sé un evento traumatico; se commesso da un prete lo è ancora di più, perché è una “figura paterna” ed è probabile che causi più danno, che l’abuso perpetrato da altri individui. (...) ... considerando gli abusi più come un disturbo “di identità sessuale” e non un crimine o un peccato grave, i vescovi hanno mancato nell’ottemperare alle proprie responsabilità verso la società e verso la Chiesa”.

Se un’istituzione “divina” continua a considerare materia di foro interno, fatto privato, un delitto tanto grave, come potremo aiutare “i santi innocenti”, prevenire, far sì che gli aspiranti pedofili si rendano conto del loro crimine? Fino a quando non grideremo dai tetti e dai pulpiti che chi minimizza, copre, smista i rei da una parrocchia all’altra, si rende corresponsabile del delitto, non saremo mai “dalla parte” delle vittime. Se i preti consigliano di non sporgere denuncia (come alcuni parroci di Milano nell’inchiesta de “Le Jene”); se la legislazione continua riservare alla Congregazione competente un delitto che spetta al foro civile; se il prete continua ad essere un privilegiato per il suo “status” o casta; se un vescovo si arroga il diritto di citare in tribunale per diffamazione una vittima della pedofilia, come non dubitare che a monte ci sia qualcosa di grosso che non va?

Non ti sembra che l’autorità civile tutela, difende gli innocenti meglio dell’autorità religiosa? Per un delitto così abominevole la “giustizia umana” prevede la prigione e il risarcimento danni, la morale cattolica pare considerarlo un peccato da “smacchiare” con un pellegrinaggio o un pio digiuno.

Qui non si tratta di carità (“si vis”), ma di giustizia (obbligo morale), nella quale l’unico competente non è il tribunale ecclesiastico, ma quello civile. Se rompo la gamba a uno (reato penale) non posso aggiustargliela con la carità, con il perdono: il reo è tenuto per giustizia a riparare i danni, risarcire. E’ una cosa così semplice, ovvia che è entrata nei codici penali di tutti i popoli, tranne che in quelli ecclesiastici. Non si può obliterare la giustizia in nome della carità. Gesù propone la sua legge, la carità, il perdono nell’intimo della coscienza, non in piazza, cioè nelle regole della convivenza civile. E’ per questo che quando non si distinguono i due piani della carità e della giustizia si finisce per capovolgere la morale e uno da carnefice si dichiara vittima di un seminarista pedofilizzato!

Cosa vogliono le vittime? Giustizia, solo giustizia. Certa cultura catto-pagana sulla sessualità non ha indotto i cristiani a chiamare il figlio della ragazza madre: "figlio del peccato" come se l’avesse generato il diavolo? Agli orfani abbiamo saputo dare solo l’istituto e l’assistenza non la paternità/maternità “secondo Dio”. Un’ignominia, perché vuol dire che non siamo stati capaci di superare il vincolo del sangue. Don Zeno diceva: “L’orfano è una vergogna umana”. Non può esistere l’abbandonato se ci sono dei fratelli.

E il Vaticano è immune, esente da responsabilità? La Commissione ha qualcosa da ricordargli: “... sembra che la serietà del problema e la sua relativa vastità non furono tenute nel debito conto da Roma (...), perché si pensava che tali procedimenti avrebbero pregiudicato i diritti degli accusati. Alla fine degli anni ’80, alcuni vescovi influenti chiesero al Vaticano di istituire una procedura amministrativa per la rimozione dei preti pedofili. La richiesta era basata, in parte, sulle lacune del sistema canonico, che prevedeva la riduzione allo stato clericale quale punizione per gli abusi sessuali su minori, ma solo dopo un lungo processo, che richiedeva la partecipazione della vittima. Alcuni vescovi si sono opposti, perché le vittime avrebbero subito un ulteriore trauma. Inoltre, la dimissione dallo stato clericale non poteva essere imposta se il prete o il suo avvocato avessero dimostrato che aveva agito in base a qualche malattia mentale o disturbo psichico. Dato che molti erano stati mandati in centri terapeutici, dove sono stati diagnosticati disturbi psicologici, la dimissione dallo stato clericale, anche dopo la fine del processo canonico, non era applicabile. Nel tribunale ecclesiastico, una volta accertata la colpevolezza, il prete ha diritto di appello fino a due gradi superiori. Secondo la legge canonica, una sentenza per la quale si richiede l’appello decade immediatamente. Quindi il prete dichiarato colpevole, dopo il completamento del processo penale diocesano, non si troverà di fronte all’imposizione di nessuna pena fino a molti anni più tardi. Intanto continua a fare il prete, magari senza un particolare incarico. (...) Le richieste che il Vaticano ha ricevuto da un discreto numero di vescovi per una chiara procedura di dismissione avvennero ripetutamente negli anni ’90, ma inutilmente. (...) Molti attribuiscono l’immobilità Vaticana ad una generica riluttanza ad interferire con i vescovi, altri che il problema fosse unicamente Americano. (...) Il Codice di Diritto Canonico prevede l’immediata sospensione dallo stato clericale di chiunque commetta abusi sessuali su minori (canone 1395). Tuttavia, sebbene il canone 1389 preveda una simile punizione, inclusa la dismissione dal ministero, per un dirigente della Chiesa che, con colpevole negligenza mancasse di intraprendere azioni riparatrici, raramente la Chiesa ufficiale statunitense ha ottemperato a questa disposizione. Così come nessun vescovo negli Stati Uniti è stato mai punito secondo il canone 1389 per evidente inadempienza del canone 1395”.

Caro don Di Noto,

anche noi, le vittime, chiediamo “un atto di giustizia, coraggio, testimonianza forte”: se vuoi stare dalla nostra parte, aiuta preti e vescovi ad avere il coraggio di ammettere le loro colpe; a individuare le cause profonde della pedofilia clericale; a non minimizzare “Tanto in Italia si tratta solo di una cinquantina di casi...”. In un’Italia, parrocchia del papa, è troppo facile occultare, chiudere in cassaforte o negli archivi diocesani i nostri scheletri. Le associazioni che difendono le vittime sono concordi nel dire che da noi si vede solo la punta dell’iceberg. Vuoi stare con noi? Fai emergere il resto dell’iceberg, altrimenti la strage degli innocenti continuerà senza fine.

Così, non sia.

PS. Ti consigliamo qualche buona lettura:

-  1-R. Sipe, T. Doyle, P. Wall, Sex, priests & secret codes, Volt Press, Los Angeles, 2006 (non sono degli anticlericali, ma consulenti di vescovi, insegnanti nei seminari, che da tanti anni difendono le vittime in tribunale. Sipe è psicoterapeuta da 34 anni. Le cifre riportate parlano di più di 5.000 preti accusati o già condannati e di oltre 11.000 vittime. Secondo alcuni autori potrebbero arrivare a 100.000. Si noti che spesso l’abusato è portato ad abusare o diventa incline all’omosessualità)

-  2-La rivista internazionale di teologia, Concilium, dedica il numero 3 del 2004 al tema dal titolo molto significativo: “Il tradimento strutturale della fiducia”.

Sottoscrivono questa lettera:
-  1- il dialogo (www.ildialogo.org)
-  2- AMS: associazione mobilitazione sociale (http://www.mobilitazionesociale.it)
-  3- Bispensiero (http://www.bispensiero.it)
-  4- Chiesa in cammino (www.chiesaincammino.it)

Attendiamo altre sottoscrizioni. Chi volesse può sottoscrivere la propria adesione utilizzando il link per i commenti in fondo alla pagina.

Venerdì, 13 luglio 2007

«Il Dialogo - Periodico di Monteforte Irpino» Prima Pagina/Home Page: www.ildialogo.org Direttore Responsabile: Giovanni Sarubbi Registrazione Tribunale di Avellino n.337 del 5.3.1996 Note legali --- La redazione

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Sul tema, nel sito, si cfr.:

"TEBE": IN VATICANO NON C’E’ SOLO LA "SFINGE" - C’E’ LA "PESTE"!!! Caro Benedetto XVI ... DIFENDIAMO LA FAMIGLIA!? MA QUALE FAMIGLIA - QUELLA DI GESU’ (Maria - e Giuseppe!!!) O QUELLA DI EDIPO (Laio e Giocasta)?!



Preti pedofili

Lettera aperta a Mons. Rino Fisichella

di Fausto Marinetti *

Caro Mons. Fisichella,

anche noi, le vittime dei preti pedofili, abbiamo letto la tua intervista: "Atti gravissimi, una grande amarezza. Ma la Chiesa sa riconoscere gli sbagli" (Corriere della sera, 16.7.2007). Quello che hai detto è quello che hai nel cuore o si tratta di una "difesa d’ufficio"?

-  1. Affermi, che "una seria presa di coscienza" consiste nel "buttarsi dietro le spalle questa dolorosa vicenda sapendo riconoscere il male che c’è stato da una parte, ma al tempo stesso il grande bene fatto quotidianamente". Metti sulla bilancia da una parte le nostre tragedie (i suicidi, gli impazziti, i disperati, ecc.) e dall’altra "il grande bene fatto quotidianamente". Secondo te, da che parte pende? E secondo quel Cristo che citi più avanti: "Chi scandalizza un bambino... meglio si butti nel mare"? Queste parole non valgono anche per te e soprattutto per i tuoi confratelli nell’episcopato che hanno collaborato con gli stupratori del nostro corpo e della nostra anima? E poi, hai forse dimenticato quel: "Non sappia la destra quello che fa la sinistra"? Se ami davvero la verità, perché negli spot dell’8 per mille non ci infili qualche prete pedofilo a chiedere perdono per la strage degli innocenti? "Buttarsi dietro alla spalle questa dolorosa vicenda..."? Siamo noi, non voi, che dovremmo sbarazzarcene. E, alle volte, non ce la facciamo. Come una paralisi dell’anima per lo shok subito. E, se anche riuscissimo, sarebbe come buttare via noi stesse, vittime immolate, perché noi non siamo una "dolorosa vicenda", di cui disfarsi, ma siamo la vostra tragedia, il vostro Calvario. Volete disfarvi di noi come di zavorra che appesantisce la barca di Pietro e offusca la vostra immagine? La zavorra è il vostro crimine, noi siamo leggeri come gli angeli... Come è circospetto il tuo uso delle parole! All’inizio parli di "vicenda dolorosa"; poi attraversi "gli sbagli dei propri uomini", arrivi agli "errori di alcuni", agli "episodi così gravi" per sbarcare sul terreno degli "atti esecrabili" e del "male commesso". Nooo! Noi non siamo né una vicenda, né degli sbagli, né errori di alcuni, né episodi, né atti esecrabili: noi siamo il vostro crimine. Ogni altra parola ("peccato" compreso) è fuori contesto, tradisce i fatti, ci uccide una seconda volta.

-  2. "...la Chiesa, ancora una volta, è stata capace di riconoscere gli sbagli dei propri uomini". Dovremmo battere le mani, applaudire la scaltrezza nell’occultare i rei (almeno 200 fuggitivi), smistarli da una parrocchia all’altra, diffondendo l’infezione? Parli degli "sbagli dei propri uomini", quindi non dell’istituzione. Ma non si trattava di una prassi dettata da Roma? Non venivano dall’alto le direttive di coprire, non fare scandalo, tenere tutto sotto chiave? Almeno il card. Law l’ha ammesso: "Noi sapevamo che era un peccato, non un delitto". Non è forse questo che fa la differenza? Peccato, è una categoria ecclesiale, crimine è una categoria del codice penale. Se si vuol fare prevalere la chiesa (con i suoi privilegi, le sue caste, ecc.) sulla società anche in materia penale, non ti sembra un’ingerenza, un disastro che produce, appunto, tragedie? Se un prete commette un furto, un omicidio, cosa c’entra la legge canonica? Il delitto è delitto sia che venga commesso da un laico come da un prete, vero? Visto che ci tieni ad esprimere la tua solidarietà con le vittime, perché alla fine della trasmissione "Annozero" non hai abbracciato Marco Marchese, chiedendo perdono, in lui, a tutte le vostre vittime?

-  3. Insisti: "l’errore di alcuni", "una piccola minoranza nel clero". Sono "alcuni" i più di 5.000 preti pedofili solo negli Stati Uniti? E i 1.700 in Brasile? Bada bene: le cifre parlano di quelli denunciati o già condannati. E tutti gli altri che l’hanno fatta franca? E quelli che sono scappati all’estero con l’appoggio dei loro prelati? Perché non aprire uno sportello nazionale (gestito da laici, non da don Di Noto) per fare venire a galla tutto il sommerso della "parrocchia italiana" del papa? Se ci amate, come dite; se vi sta a cuore il nostro bene e quello della Chiesa, perché non promuovete degli spot che esortino le vittime alla denuncia del prete, che "non avrebbe dovuto essere ordinato prete", dici tu; "del vescovo che non avrebbe dovuto diventare vescovo", diciamo noi? Non puoi indurci a pensare che avete paura della verità.

4. "Si tratta di atti esecrabili che vengono registrati, e in modo anche più frequente, anche dentro altre categorie sociali". Intendi giustificare l’ingiustificabile? Le altre categorie sociali non hanno fatto nessuna promessa di celibato; non si presentano alle loro "prede" come "rappresentanti di Dio". Capisci che per noi il prete è "tutto", è più del cielo che della terra? Come avremmo potuto immaginare che avrebbe abusato dell’aureola di "uomo di Dio", di quel potere sacro che voi gli avete dato, convincendolo di "agire in nome di Dio", di essere le sue mani? (catechismo: 1548, 1581). Noi non siamo stati "colpiti", ma distrutti, assassinati nello spirito oltre che nel corpo. Messi in croce, quindi, due volte.

"... c’è da applaudire la Chiesa americana per il coraggio che ha avuto di voltare pagina...". Dovremmo battere le mani a chi si è fatto complice, mettendoci in croce? Quanto tempo c’è voluto prima che arrivasse il coraggio di voltare pagina? E a che prezzo? Già nel 1968 i vescovi americani ordinano una ricerca sul fenomeno; nel 1976 Sipe e Bartemeier li mettono in stato di allerta: il 6% dei preti è pedofilo; nel 1984 viene offerto loro un "Manuale" con le "istruzioni per l’uso": il ciclone è preannunciato, ma i vescovi fanno orecchie da mercante.
-  Non solo: si fanno complici, piazzando i preti pedofili qua e là di modo che, per esempio, p. James Porter riesce a stuprarne 200. Il vero coraggio sarebbe mettere in pratica le direttive della "Commissione ordinata dai vescovi americani" (2004) per la quale il seminario è un apartheid affettivo, che blocca lo sviluppo emozionale "normale" e, in quanto ambiente di soli maschi, può inclinare alla omosessualità . Senti, in sintesi, cosa si afferma: "I responsabili non hanno capito l’evidente natura del problema, considerando le accuse come fatti sporadici e isolati.

-  Il timore dello scandalo li ha indotti a ricorrere alla segretezza e all’occultamento (Un vescovo, richiamato dal suo prete per aver giurato il falso in tribunale, risponde: "Io mento solo quando devo mentire".
-  La minaccia del processo ha indotto alcuni a trascurare il loro dovere pastorale e a adottare verso le vittime un atteggiamento contrario e indegno per la Chiesa.
-  Altri non hanno capito pienamente l’ampiezza e la gravità del danno sofferto dalle vittime.
-  Hanno riposto troppa fiducia negli psichiatri, psicologi e avvocati.
-  Alcuni hanno messo gli interessi dei colpevoli al di sopra di quelli delle vittime e troppo spesso hanno rifiutato di ascoltarle.
-  Il codice e i procedimenti canonici hanno reso troppo difficile destituire il prete pedofilo dal ministero e i vescovi non hanno fatto abbastanza ricorso a ciò che la legge canonica li autorizza a fare per proteggere i minorenni.
-  Il risultato è che, ai preti pedofili è stato concesso, con allarmante frequenza, di restare dove avevano commesso l’abuso o di essere trasferiti, divenendo per i bambini un’ulteriore prevedibile minaccia, che si è materializzata con altri abusi".

"... la Chiesa degli Stati Uniti... è riuscita a ritrovare un rapporto di fiducia con il suo popolo". Perché non lo chiedi ai vari gruppi laicali nati dallo scandalo, che si sono stancati di essere trattati come sudditi, meri elementi decorativi di una Chiesa clericale, di essere munti per pagare le malefatte dei preti pedofili? Interpella SNAP, Call to action, Voice of the faithfull, ecc.

Se vuoi entrare nel cuore e nell’anima della vittima, perché non ne prendi in casa qualcuna? Se ogni vescovo ne ospitasse almeno una in casa sua, questo sì sarebbe un vero atto di coraggio. E il papa, quanti ne potrebbe ospitare in Vaticano? E le congregazioni femminili quante case romane trasformate in albergo potrebbero mettere a disposizione?

E, per finire, dichiari: "la Chiesa, in generale, non ha nulla di cui vergognarsi". Quindi "gli sbagli", "gli atti esecrabili", il male non è esistito? Non è evidente che il non riconoscere il delitto, non fa che perpetuarlo? Il papa stesso non ha parlato di "sporcizia", di "crimini enormi"? Non c’è da vergognarsi di queste "cose"?

Vogliamo sapere da un teologo come te: ma quando ci ritroveremo in paradiso, tutti insieme, quale sarà il posto assegnato ai preti e vescovi pedofili? Cosa proveremo noi, le vittime, accanto ai nostri carnefici? Prega con noi: "Padreterno, tu che sei un vero padre, non infliggerci altro dolore! Almeno tu, non metterci in croce un’altra volta... E’ vero che farai per loro una sezione separata, magari blindata, affinché non nuocciano più? E a chi li ha coperti, occultati, sottratti all’autorità giudiziaria, quale angolino riserverai?".

Non vogliamo accomiatarci senza produrre delle proposte positive:

a - un telefono verde in ogni diocesi riservato alle vittime dei preti. Ma, chiaro, sia gestito dai laici, perché i bimbi, ormai, hanno paura delle vesti nere.

b - i delitti di pedofilia non siano soggetti a prescrizione

c - siano riconsegnati alla giustizia i preti pedofili fuggitivi dai loro paesi

d - si chiudano tutti i seminari e i preti siano solo uomini maturi, educati dalla comunità, scelti dalla gente, come si faceva all’inizio

e - siano rivedute e corrette le norme canoniche con la consulenza delle vittime

f - i preti pedofili siano affidati alla polizia come si fa per qualsiasi reato previsto dal codice penale per ogni cittadino.

Ma Voi, preti e prelati, siete proprio disposti a dare la vita per noi come farebbe ogni padre, ogni madre per suo figlio/a?

Ci firmiamo, Le Tue/Vostre vittime (Fausto (Alberto) Marinetti, ci ha solo imprestato la penna

iscritto all’album dei giornalisti, Milano, N°. 60127)

Postilla 1. Una proposta per la Chiesa, se saprà uscire purificata dal Giordano del nostro sangue e delle nostre lacrime: fino a quando chierici e laici non saranno fratelli alla pari; fino a quando non si realizzerà la conversione dei"buoni a tutti i costi"; fino a quando i ministri non scenderanno dal piedestallo per servire i fratelli e il popolo di Dio non avrà diritto alla libertà di coscienza, di parola, di pensiero, di cultura, vano sarà stato il nostro Calvario. Il cardinale Ratzinger lo esprimeva con parole sacrosante: "Abbiamo molto da imparare: siamo troppo interessati a noi stessi, alle questioni strutturali, al celibato, all’ordinazione delle donne, ai concili pastorali, ai diritti di questi concili e dei sinodi. Lavoriamo sempre sui nostri problemi interni e non ci rendiamo conto che il mondo ha bisogno di risposte, e noi rimaniamo coi nostri problemi". La conversione non è appannaggio né degli accusatori né dei difensori della Chiesa, ma di chi si lascia invadere dallo Spirito, che soffia sempre dove vuole. Non senti che "soffia" forte anche attraverso di noi, le vittime?

Postilla 2. Se ti sta a cuore la nostra difesa, perché non dedichi i tuoi ultimi anni alle nostre cure, magari fondando una casa di accoglienza per le vittime della pedofilia clericale in uno dei vostri 24.000 immobili romani?

* Il Dialogo, Venerdì, 20 luglio 2007


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