Ospedale: allarme chiusura. Un film già visto

Nessuno sembra però voler cambiare tendenza
lunedì 6 giugno 2005.
 

Se la Direzione strategica dell’asl di Crotone non chiarirà a breve quale idea complessiva c’è realmente per l’ospedale silano, darà ragione a chi più volte ha affermato che c’è la volontà reale di “smantellare”. Questi allarmi ripetuti, in cui vengono preannunciate chiusure di servizi, reparti, divisioni, sembrano oramai parte di un copione già visto. Il finale del film sembra già scritto: chiusura di fatto dell’ospedale. Un’asl, quella di Crotone, in cui l’organizzazione del lavoro è scadente. Nonostante le numerosissime figure introdotte per l’organizzazione, mancano protocolli e linee guida, spettanze contrattuali inevase da anni. Tra lavoratori e azienda vi è un’altissima conflittualità, che spesso finisce in vertenze vinte dai dipendenti, a cui bisognerà pagare arretrati e parcelle per i legali. I sindacalisti (scrivo con cognizione di causa in quanto membro della rsu dell’asl) spesso sono solo un cordone burocratico tra lavoratori e azienda. I politici sembrano recitare bene il proprio ruolo, all’interno della sceneggiatura che citavo prima. Del resto, il sindaco e l’assessore alla sanità della nuova giunta municipale di San Giovanni in Fiore, sono dipendenti del fantomatico ospedale oramai prossimo alla chiusura. La pediatra spedita a Crotone farà marcia indietro, il nuovo direttore generale verrà qui a far proclami di potenziamento ma tutto quasi sicuramente resterà come prima, e cioè come adesso, e cioè chiuderà l’ospedale. Sia ben chiaro, nessun decreto taglierà i posti letto o i servizi. Sarà l’immobilismo, la programmazione piatta, la mancanza di una pianificazione sanitaria che metterànno i catenacci ai cancelli. Politici e dirigenti saranno pronti a smentire quanto scritto: “Un sindacalista da strapazzo che dipinge un futuro così nero fa paure ingiustificate tra la gente”. Speriamo che abbiano ragione loro e io abbia torto. Ai posteri l’ardua sentenza. Speriamo soprattutto che questi poveri posteri, oltre alle discariche di amianto, eternit e rifiuti vari, ereditino pure un ospedale.

Francesco Scarcelli


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