Guerra e pace?

Iraq: precipita elicottero dell’Esercito italiano, morti connazionali

mercoledì 1 giugno 2005.
 

ROMA - Un elicottero dell’aviazione dell’Esercito è precipitato nella notte scorsa in Iraq provocando la morte dei quattro militari italiani che si trovavano a bordo. Ancora ignote le cause del tragico incidente che ha coinvolto un AB-412 a sud-est di Nassiriya. Le vittime sono i due piloti, il tenente colonnello Giuseppe Lima, 39 anni, di Roma e il capitano Marco Briganti, 33, di Forlì; con loro i due i mitraglieri di bordo: il maresciallo capo Massimiliano Biondini, 33, di Bagnaregio (Vt), e il maresciallo ordinario Marco Cirillo, 29, di Viterbo. Lima e Biondini erano alla loro prima missione in Iraq, mentre il capitano Brigantivi era già stato con la Brigata Friuli da settembre a dicembre 2004. Le salme dei quattro militari rientreranno mercoledì notte tra le 23 e l’una all’aeroporto militare di Ciampino.

L’ELICOTTERO STAVA RIENTRANDO ALLA BASE - «Il velivolo era in fase di rientro dopo aver accompagnato all’aeroporto internazionale di Kuwait City un militare del contingente improvvisamente interessato da un grave lutto familiare», spiega un comunicato dello Stato maggiore della Difesa. Poco dopo il decollo dalla base di Camp Buehring, dove l’elicottero aveva fatto scalo per rifornimento, si sono persi i contatti radio. Subito sono scattate le ricerche. Il relitto è stato localizzato poco prima delle 6 (le 4 in Italia) in una zona desertica non lontano dalla base di Tallil. La squadra di soccorso ha però potuto solo constatare il decesso dei quattro componenti dell’equipaggio recuperandone i cadaveri.

«INDAGINI A TUTTO CAMPO» - Secondo il generale Enzo Stefanini, comandante dell’Aviazione dell’Esercito «l’ipotesi più accreditata in merito alla caduta dell’elicottero è quella dell’incidente aereo». Secondo l’ufficiale «nessuna ipotesi si può escludere ma in questo caso se si fosse trattato di un atto ostile sarebbe stato preceduto e seguito da tanti altri fatti che in questo caso non si sono verificati». Sono comunque in corso le verifiche per accertare le cause dell’incidente. Il tenente colonnello Fabio Mattiassi, portavoce del contingente italiano a Nassiriya, ha affermato: «Non siamo in grado di formulare alcuna ipotesi» sulle causa dell’incidente. Il sottosegretario alla Difesa, Filippo Berselli, intervenuto con un’informativa alla Camera, ha espresso «dolore e amarezza e la più commossa partecipazione ai familiari delle vittime» e ha promesso indagini a tutto campo: «Sulla vicenda ci saranno indagini della magistratura ordinaria e di quella militare e indagini della Difesa a tutto campo sulle circostanze e la dinamica dell’accaduto» ha detto Berselli. TEMPESTA DI SABBIA - Tra le ipotesi che acquisiscono spessore c’è quella della tempesta di sabbia alzatasi improvvisamente dal deserto. I militari avrebbero fatto un tentativo - non riuscito - di cambiare rotta per evitare di finirci dentro. Le tempeste di sabbia rappresentano un grave rischio per chi vola e di notte i pericoli aumentano. Si tratta di grosse nubi, veri e propri muri neri che si innalzano togliendo la visibilità ai piloti. Chi si trovava ai comandi dell’Ab-412 potrebbe aver avvistato una tempesta di sabbia in arrivo sulla loro rotta abituale di ritorno verso l’ aeroporto di Tallil, provenienti dal Kuwait ed aver deciso di cambiare rotta per evitarla. Ma la manovra non sarebbe riuscita. 01 giugno 2005

da www.corriere.it


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