IL CANTICO DEI CANTICI, "NEL BLU DIPINTO DI BLU"...

Il "Codice da Vinci", come i “Versi Satanici”. Due opere da leggere, che danno (tanto) da pensare

Non accodiamoci alle varie gerarchie: “Sapere aude!” - cerchiamo di avere il coraggio di usare la nostra personale intelligenza...
giovedì 26 maggio 2005.
 

Tutta la grande stampa e le più alte gerarchie della Chiesa Cattolica, alleate, sparano a zero e tentano di alzare una densa cortina fumogena per non far leggere l’opera di Dan Brown. Ma perché? Cerchiamo di non nasconderci dietro questioni (pure importantissime) di filologia e storia, e chiediamocelo.

Perché del “Codice da Vinci”, di un’opera “tra realtà e fiction”, non tentiamo finalmente di spiegare le ragioni profonde del successo invece di ripetere quanto molti (in modo molto conformistico vanno ripetendo da tempo) hanno già detto? Perché il “Codice da Vinci” è considerato allo stesso modo dell’opera di Salman Rushdie, Versi Satanici? E perché in Libano è stata pronunciata una fatwa contro l’autore, Dan Brown?

La ragione principale, a mio parere, sta nel filo della storia d’amore che è sotteso a tutto il racconto e nei problemi che ad esso sono collegati. Una citazione (tanto) per cominciare: “La donna, un tempo celebrata come un’essenziale metà dell’illuminazione spirituale, era stata bandita dai templi del mondo. Non c’erano rabbini ortodossi di sesso femminile, né sacerdotesse cattoliche, né donne di religione - imam - islamiche. L’atto, un tempo sacro dello hieros gamos, l’unione sessuale naturale tra uomo e donna, con cui ciascuno dei due acquisiva l’unità spirituale, era stato ridefinito come peccato. Gli uomini di fede, che un tempo avevano bisogno dell’unione con le loro equivalenti femminili per entrare in comunione con Dio, adesso temevano i loro naturali impulsi sessuali e li vedevano come opera del demonio, il quale operava in collaborazione con la sua complice preferita... la donna”(pp. 150-151).

Questo è il problema dei problemi - un tema, se si riflette bene, molto prossimo a quello affrontato nel Cantico dei Cantici. Leggere per credere - e credere per leggere! E allora cerchiamo di essere onesti con noi stessi (prima, leggiamo l’opera) e (poi, facciamo i ‘conti’) con lo stesso autore e il suo lavoro: vediamo quali sono i temi e il tema centrale del romanzo-thriller... e così forse possiamo capire un po’ di più le ragioni del suo planetario successo e un po’ di più anche il senso della cronaca (cfr. Anais Ginori, “Le donne imam cambieranno l’islam”. Una giornalista Usa dietro lo “scisma”: La Repubblica, 27.03.2005, p. 15) del nostro stesso tempo!!!

Non accodiamoci alle varie gerarchie: “Sapere aude!” - cerchiamo di avere il coraggio di usare la nostra personale intelligenza e di co-noscere e di co-nascere.... finalmente, al di là delle fantasie e delle cecità teo-biologistiche e teo-razziste di una dis-umanità, zoppicante e moribonda.

Federico La Sala

già su:
-  www.ildialogo.org/filosofia/codicedavinci30032005.htm


"ANDRAGATHIA" (’NDRANGHETA). IL MONDO COME VOLONTA’ E RAPPRESENTAZIONE DEL MACROANTROPO ("UOMO SUPREMO", "SUPERUOMO", "DOMINUS IESUS"): FILOSOFIA, E TEOLOGIA POLITICA DELLA’ "ANDRO-POLOGIA" ATEA E DEVOTA....
-  LA RISATA DI KANT: SCHOPENHAUER (COME RATZINGER) A SCUOLA DEL VISIONARIO SWEDENBORG.

IL MAGISTERO DI MENZOGNA DELLA CHIESA CATTOLICA: IL "PADRE NOSTRO" CHE INDUCE IN TENTAZIONE. Una nota di Henri Tincq

L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO: "AMORE E’ PIU’ FORTE DI MORTE" (Cantico dei cantici: 8.6). Un omaggio a William Shakespeare* e a Giovanni Garbini**


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