Per il dialogo, quello vero...

"LA VITA E’ IL NATALE". IL MESSAGGIO DEL VESCOVO DI CASERTA, RAFFAELE NOGARO, PER LA XXIX GIORNATA DELLA VITA. UN LODEVOLE SFORZO FILOSOFICO PER CHIARIRE E CHIARISI LE IDEE SU GESU’ E SU SE STESSO.

Segnalazione del prof. Federico La Sala
martedì 6 febbraio 2007.
 

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-  DIOCESI DI CASERTA
-  4 FEBBRAIO 2007
-  XXIX GIORNATA PER LA VITA

La vita è il natale

di Raffaele Nogaro, Vescovo di Caserta *

2 LA VITA è il NATALE

-  Noi siamo “mortali”. Ma siamo anche, e
-  soprattutto, “natali”.
-  Si muore ad una forma, per nascere in una nuova: si
-  muore all’infanzia, all’adolescenza per
-  assumere la responsabilità adulta.
-  Fino al “dies natalis”, eminenter.

-  L’animale nasce una volta sola.
-  L’uomo non è mai nato
-  del tutto. Nasce di nuovo ad ogni atto
-  di pensiero, ad ogni atto di amore, ad ogni atto di
-  coscienza. L’uomo è colui che nasce.

-  I grandi pensatori dell’ultimo secolo:
-  M. Heidegger tematizza: “l’essere per la morte
-  P. Ricoeur riflette su : “essere per la vita
-  H. Arendt, in “Vita activa” insiste: “l’uomo muore,
-  e non è nato per morire ma per incominciare
”.
-  L’uomo non ha il senso della nascita.

-  Dice la Arendt che l’uomo dell’occidente, è l’uomo
-  del pensiero al maschile.
-  Da sempre ha coltivato l’idea dell’autoconcepimento,
-  dell’autorealizzazione permanente,
-  dell’uomo che si fa da sé, mai debitore a nessuno
-  di nulla:
-  L’uomo della Bibbia: “Essere come Dio, conoscere
-  il bene e il male” (Gen.3,5).
-  L’uomo greco: “Pantòn krematon metron, antropos einai
-  - “l’uomo è la misura di tutte le cose”(Gorgia).

-  L’uomo moderno “Homo faber fortunae suae”.
-  Ma la comprensione che oggi l’uomo ha di se stesso
-  si esprime attraverso alcune “tendenze”
-  di profonda decadenza umana.

-  - Una progressiva spettacolarizzazione.
-  Sembra che oggi tutto sia diventato Spettacolo.
-  Una cosa vale nella misura in cui si fa vedere.
-  Così la “coscienza”che non si vede non ha importanza.
-  Si occupa l’esistenza a coltivare l’ “immagine”,
-  non la coscienza.

-  - Le trasformazioni della comunicazione.
-  C’è ancora la comunicazione dei “sentimenti”, del
-  dramma dell’interiorità.
-  Ma si impone la nuova concezione del comunicare:
-  trasmettere notizie e messaggi nella
-  maniera più efficace.

3

-  L’interlocutore non è più una persona, ma un “bersaglio”,
-  da raggiungere, da persuadere e da controllare.
-  - Il predominio del consumo.

-  L’altro, persona o cosa, non sono realtà capaci di
-  rendere la mia vita più umana, ma sono
-  oggetto di assimilazione e di sfruttamento.

-  È la civiltà dell’utensile e del mercato.
-  - Il tramonto della cultura e lo sviluppo della
-  scienza (Michel Henry- “La barbarie” ).

-  Aumentano le conoscenze, ma viene a mancare
-  la “sapienza”, il gusto di dar sapore alla vita .
-  Michel Cioran : “l’uomo del mio tempo è in grande
-  affanno, perché al posto dell’Immortalità
-  ha messo la sua gloria terrena.

-  È indispensabile, oggi, recuperare il dinamismo
-  dell’essere “natali”.
-  M. Zambrano, in “Chiari del bosco” è convincente.

-  Il natale è la vita dell’uomo e delle donne.

-  Il “nascere” ha i contenuti più genuini della vita e
-  dell’immortalità.
-  - Il nascere è “svegliarsi”. Aprire i sensi e
-  riempirli di meraviglia. Fare gli occhi grandi di
-  fronte al miracolo della vita.

-  - Nascere è “riconoscere l’amore”, dal calore del
-  grembo, all’abbraccio infinito della madre,
-  al petto che nutre con dolcezza, alle parole di ogni
-  grazia, che costruiscono la speranza di
-  tutta la vita.

-  - Nascere è “vedere la luce” il bisogno di verità, di
-  libertà, di pace. Vedere la luce per
-  imparare a costruire ogni aurora.

-  È questa la coscienza, unica dell’uomo, che anche
-  se deve morire, non è nato e non nasce per
-  morire, ma per incominciare
-  (cf. H. Arendt, “Vita activa”).

-  - Rimane sempre presente l’“esperienza di morte”,
-  il “sapore dell’abisso”. Ma la
-  coscienza è coscienza di vita, coscienza di nascita,
-  coscienza dell’incominciare.

-  Non può non essere altrimenti, perché la nostra vita
-  non è autocreazione, non è l’arroganza
-  dell’essere personale.

-  Ma la mia vita è un “Dono” ricevuto, è l’ “atto
-  d’amore” che esprime la mia persona, è la “
-  nascita dalla madre”: “Sono amato, dunque sono”,
-  dirà ancora la Arendt.

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-  Il pensiero al maschile è mortale:
-  “Penso, dunque sono” (Descartes).
-  Il pensiero al femminile è natale:
-  “Sono amato, dunque sono”(Arendt)
-  e l’amore non finisce mai.

-  Non è giusto dimenticare la nascita, che significa
-  ricevere la propria persona e non farla in proprio.

-  La vita è una gratuità, non un interesse esclusivista.
-  La vita è umiltà che accoglie,
-  non egoismo che si impone.

-  La vita è sempre un “essere nella braccia di lui”,
-  che non ritira mai il suo dono.
-  “omnia possum in eo qui me confortat”.
-  Anzi lo rende sempre più abbondante:
-  “ dove abbonda il peccato - la morte,
-  sovrabbonda la grazia - la vita”(Rm. 5,20).

-  Se l’uomo è il suo natale è anche la sua Risurrezione.
-  - Solo la convinzione che il natale appartiene alla
-  vita dell’uomo motiva la “speranza”.

-  La speranza è l’urgenza di nascere del tutto, di
-  portare a compimento ciò che abbiamo dentro
-  di noi solo in modo abbozzato.

-  La speranza è la sostanza della vita, il suo volto più
-  espressivo ma anche la grande tensione
-  verso qualcosa che non c’è ancora.
-  Per questo l’uomo ha il tempo, è nel tempo.

-  Se l’uomo fosse già formato del tutto, se fosse già
-  nato internamente e completamente, non
-  avrebbe senso la sua lotta nel tempo (cf. Maria
-  Zambrano, “Verso un sapere dell’anima”).

-  - L’esistenza dell’uomo è un “abbozzo”. È
-  l’imperfezione cosciente, che vuole raggiungere
-  il compiuto, che sostiene l’anelito a una vita piena e
-  felice, che concorda i suoi ideali con il
-  desiderio e con la progettualità.

-  La speranza è inquieta, non si accontenta di registrare
-  l’esistente, di abbonarsi a ciò che è già accaduto.

-  La speranza è una voglia incontenibile di orizzonti
-  interi, di beatitudini genuine.
-  Ma per coltivare la speranza occorre ricordarci che
-  ogni nascita è incompleta.

-  Mentre l’animale nasce una volta per tutte,
-  l’uomo non è mai nato del tutto.
-  Deve affrontare la fatica di generarsi di nuovo.

-  Nessun mondo si adatta perfettamente a lui, nessun
-  incastro con le cose, con gli oggetti gli
-  riesce perfettamente.

-  L’uomo straripa da ogni parte, incapace di adattarsi,
-  insofferente verso ogni tentativo di incasellamento.

5

-  Dove si vede che la ragione della speranza è la libertà
-  e che la libertà è la ragione della speranza.
-  Inadattabili e mai nati interamente, siamo chiamati a
-  crearci il nostro mondo, il nostro posto,
-  a partorire incessantemente noi stessi
-  e la realtà che ci ospita.

-  Chi vacilla nella speranza, e tiene lo sguardo rivolto
-  al passato, prende la vita come una
-  sconfitta, come una capitolazione,
-  come una disavventura.

-  La speranza è di nascere di nuovo, di essere nuovamente
-  generati, di trasformare l’incompiutezza
-  della nascita in una ricerca di pienezza d’umanità.

-  Erich Fromm continua: “Sperare significa essere pronti
-  in ogni momento a ciò che ancora non è nato.
-  Coloro che sperano vedono e amano ogni segno di
-  una nuova vita e sono pronti in ognimomento
-  ad aiutare la ri - nascita”(“La rivelazione
-  della speranza
”).

-  Charles Péguy dice che “la giovane e piccola speranza è
-  contro l’abitudine”.
-  “Questa bambina è incaricata di ricominciare sempre.
-  Essa è il principio

-  È il principio della ri - creazione, come l’abitudine è
-  il principio della de - creazione;
-  essa fa, come l’abitudine disfa;
-  essa semina inizi di esseri,
-  come l’abitudine suscita meccanismi.

-  La speranza introduce ovunque entrate e guadagni,
-  entrate in creazioni, come l’abitudine
-  introduce ovunque uscite per ammortamenti e funerali
-  (“Lui è qui”).

-  Scrive ancora Pèguy:

-  “Il segreto dello spirito è far - nascere,
-  dei mattini giovani con delle vecchie sere;
-  delle anime sorgenti con delle anime cadenti;
-  delle anime luminose con delle anime torbide;
-  delle anime viandanti con delle anime stagnanti”.

-  Tutta la vita è natale.

-  Tutta la vita cosciente è un nascere di nuovo.

-  La nascita, come illimitatamente vita è
-  la risurrezione di Cristo, che è la mia risurrezione.
-  - È questione di coscienza; chi si considera “mortale”
-  vede attorno a sé solo segni di decomposizione
-  e di rovina.
-  Chi sceglie di essere “natale”,
-  saprà affrontare la vita in maniera feconda e creativa.

+ Raffaele Nogaro


* IL DIALOGO, 04.02.2007.



SUL TEMA, NEL SITO, CFR.:

-  "NATIVITY": E’ "NATALE"!!! L’ "EPIFANIA": IL "PRESEPE", "GESU’", E I "RE MAGI"!!! IL BUON-MESSAGGIO, I FILOSOFI E LA "FIABA" ... DI PINOCCHIO!!! Due "atei" a confronto: il cattolico Maurizio Schoepflin risponde a una "fortissima" provocazione di Maurizio Ferraris. Con GIOACCHINO, vincono PIRANDELLO e FREUD !!!

-  "GIUSEPPE, IL PADRE CHE CI MANCA", E LA "SACRA" FAMIGLIA CATTOLICO-ROMANA. «Josephologie». LA QUESTIONE EPOCALE E CRUCIALE COMINCIA A INVESTIRE LO STESSO "AVVENIRE" (IL GIORNALE DEI VESCOVI ITALIANI) DELLA CHIESA.

-  "Deus caritas est": la verità recintata!!! Caro BENEDETTO XVI ... Messa in latino? Ma quale latino?! Faccia come insegna CONFUCIO: provveda a RETTIFICARE I NOMI. Segua FRANCESCO !!! E ri-mediti sulla ’sollecitazione’( Un "Goj") di Luigi Pirandello ... a Benedetto XV.

-  "CONOSCI TE STESSO". "ECCE HOMO. Come si diventa ciò che si è". Una bella e limpida discussione tra U. Galimberti ed E. Scalfari, ma ancora in un orizzonte "pre-copernicano" e "pre-fachinelliano".


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