A GIANLUCA CONGI, NOBILISSIMO CITTADINO DI SAN GIOVANNI IN FIORE, ONORE, RISPETTO, E STIMA !!!
Lettera di Federico La Sala
Caro Gianluca
C’è chi sa e c’è chi non sa che cosa significa essere cittadino di San Giovanni in Fiore - e cittadino della Repubblica Italiana!!! Accogliamo con piacere e condividiamo in pieno tutte le tue precisazioni relative ai commenti (interni - sul forum, ed esterni - in paese), al testo della assolutamente spiritosa e giocosa JUCUNDITAS del nostro Direttore Emiliano Morrone.
Contro ogni equivoco e "lingua biforcuta", io personalmente ti dico e ti assicuro che tutta la nostra Redazione è semplicemente onorata di avere in Te l’amicizia di una persona nobilissima, e la saggia competenza di uno spirito fiero e vigile, di un corrispondente (in totale tua libertà) attento e preziosissimo - della "mala educazione" non solo ambientale naturale, ma anche anche sociale, politica e culturale - dalla terra di Gioacchino da Fiore!!!
Con tutta la mia stima. Grazie - di cuore!!!
Buon lavoro e molti cordialissimi saluti,
Federico La Sala
NOTA AGGIUNTA - ANNO 2019:
Territorio
Finito "L’Atlante fotografico degli uccelli del Parco Nazionale della Sila" di Congi. Un poderoso volume concesso gratuitamente all’Ente Parco per amore della Sila
Gianluca Congi racconta la Sila
Il miglior modo per ritemprare corpo e spirito è riscoprire la bellezza del Creato (di Roberta Zappalà - "Parola di Vita", 28.03.2018).
Presentato il libro sugli uccelli della Sila di Gianluca Congi
Presentato ieri mattina presso la Sede dell’Ente a Lorica, il XVI Volume della Collana dei Libri del Parco Nazionale della Sila dal titolo “Atlante fotografico degli uccelli del Parco Nazionale della Sila con inediti contributi sull’avifauna silana” curato da Gianluca Congi
FLS
Messo in salvo un serpente a San Giovanni in Fiore
A San Giovanni in Fiore i serpenti sono tutelati e non vengono più uccisi da anni, grazie alla grande opera di sensibilizzazione, informazione e salvataggio messa in atto da Gianluca Congi
di Danilo Loria (23 Giugno 2019)*
Nel primo pomeriggio di ieri è giunta l’ennesima telefonata all’esperto Gianluca Congi, un serpente veniva segnalato sotto un vettura in una traversa retrostante via Panoramica e data l’impossibilità di intervenire prontamente, sono stati allertati i Vigili del Fuoco del distaccamento di San Giovanni in Fiore, per l’occasione guidati dal capo squadra esperto Giovanni Talerico e dal capo squadra Saverio Spadafora. Giunti sul posto in pochissimi minuti, i pompieri hanno mandando in tempo reale le foto all’esperto che così ha potuto classificarlo in un innocuo serpente appartenente alla specie Saettone occhirossi (Zamenis lineatus), poi rilasciato in un habitat idoneo alla specie, sano e salvo. Soltanto pochi giorni fa era toccato a un Biacco, a un Cervone, a un Colubro liscio e recentemente anche a una grossa Vipera, entrata come in quest’ultimo caso nelle parti meccaniche dentro un’autovettura in pieno centro abitato.
A San Giovanni in Fiore i serpenti sono tutelati e non vengono più uccisi da anni, grazie alla grande opera di sensibilizzazione, informazione e salvataggio messa in atto da Gianluca Congi, che trova sempre la validissima collaborazione di tutte le istituzioni, a partire dalla Polizia Provinciale di cui lo stesso Congi fa parte, ai Carabinieri forestali, alle guardie LIPU e ai Vigili del Fuoco, quest’ultimi sempre pronti e disponibili a qualsiasi tipo di intervento a favore della comunità e del territorio.
L’ennesima bella lezione di civiltà e di rispetto per la natura della Sila. Nella stessa giornata di ieri, i poliziotti della Polizia Provinciale in servizio al distaccamento di San Giovanni in Fiore, durante i controlli tra le bancarelle della festa in onore del patrono della città, sono stati allertati da alcuni giostrai per la presenza di un uccello in difficoltà che è stato subito soccorso e recuperato, si trattava di un pullo di Taccola che adesso sarà trasferito al CRAS-CIPR per le cure del caso.
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Per approfondire http://www.strettoweb.com/foto/2019/06/san-giovanni-gianluca-congi-serpente/859790/#SkDfPqL34KUq0sSr.99
Le foreste della Sila nella morsa di una grave gelata tardiva [FOTO] *
di Gianluca Congi - Redazione MeteoWeb
Il Gran Bosco d’Italia sta attraversando uno dei periodi più difficili degli ultimi decenni. In molti settori dell’altipiano tra i più estesi d’Europa, sembra di stare in pieno autunno! A parte le temperature fresche, le piogge e le nebbie, che certamente accentuano la percezione di essere in ben altra stagione, ciò che non passa inosservato all’occhio di chi si trovi a passare dalla Sila, è lo scenario anomalo, rappresentato dall’alternarsi dei colori della vegetazione boschiva, da verde intenso a verde chiaro per passare repentinamente al marrone e al rossastro (tipici colori d’autunno). Dalla distanza, come sempre, questi luoghi trasmettono una bellezza mozzafiato, ma che si tinge di tristezza, quando, ci si avvicina sempre più alla foresta, proprio qui, moltissime piante, si presentano con le foglie accartocciate su se stesse, disseccate agli albori del risveglio vegetativo!
Sui ramoscelli, le foglie morte e ormai pendule, testimoniano a distanza di molti giorni, cosa è accaduto. Sembra un quadro surreale, con forme di natura viva che si alternano ad altre di natura morta. Interi comprensori, sono stati investiti dall’onda assassina del freddo, che a distanza di molti giorni, ancora è ben evidente negli infausti effetti che ha generato al patrimonio della grande foresta del Mediterraneo. Il gelo, ha letteralmente “bruciato” migliaia di piccole foglie, tutte di specie arboree inquadrate nelle latifoglie, in primis di Faggio (Fagus sylvatica), che è la pianta che ha risentito maggiormente del grave fenomeno.
Danni dello stesso genere però, sono stati registrati pure su altre essenze, dall’Ontano nero (Alnus glutinosa), Ontano napoletano (Alnus cordata), Robinia (Robinia pseudoacacia), Castagno (Castanea sativa), Acero di monte (Acer pseudoplatanus), Pioppo tremulo (Populus tremula) e Cerro (Quercus cerris). In molte zone, il fresco fogliame di molte alberature stradali è stato letteralmente annientato, è il caso di Croce di Magara, tra i comuni di Spezzano Piccolo e Spezzano Sila, nel cosentino, dove tutte le piante di Platano (Paltanus occidentalis) hanno un aspetto tipicamente invernale! Tra i boschi più colpiti, siamo stati in quelli di Pettinascura (1689 mt) tra San Giovanni in Fiore e Longobucco, in pieno Parco Nazionale della Sila. Ingenti danni sono segnalati pure nella valle di Montescuro, Fago del Soldato, e comunque in molte altre località dell’altipiano.
Sul settore orientale della Sila, la gelata ha investito in particolare, le aree poste sopra i 1250-1300 metri, con effetti sempre più gravi, via via salendo verso le quote più alte. Nella parte occidentale, invece, i danni sono stati estesi, interessando zone poste a quote anche inferiori a quelli della Sila esposta a Oriente. Il gelo ha ammantato non solo le piante della foresta o delle alberature stradali, si è rifugiato pure su tante specie di siepi a foglia caduca, ornamentali di giardini e piante da frutto, in particolare, i più colpiti sono i delicati alberi di Noce comune (Juglans regia). Le noci comuni, in molti casi, risultano scheletri anneriti, con in bella vista, le lamine fogliari accartocciate e letteralmente “bruciate” dalla gelata onda assassina. Da queste parti, difficilmente si mangeranno questi frutti, almeno per l’annata in corso, a dire il vero, da più anni, il Noce comune è spesso colpito. A memoria di molti anziani, pare, che non si ricordi un fenomeno così esteso negli ultimi decenni.
L’anno appena trascorso, resterà alla storia come il più caldo dal 1880, a questo fattore, sulla Sila, si aggiunge che tra il 2015 e il 2016, è caduta pochissima neve, con le prime e ultime nevicate arrivate soltanto a marzo! Che da più tempo, le stagioni siano cambiate con stravolgimenti evidenti e seri, lo sanno ormai pure i più piccoli, poco o niente però, è stato fatto, tra i tanti proclami e gli annunci, provenienti dal ogni parte del globo malato. Ondate di calore alternate ad altre di freddo improvviso, gli alberi, ad aprile, erano stati stimolati non poco, a tal punto da anticipare in molti casi, la rinascita delle foglie. Un tranello climatico, teso agli inizi del mese di maggio, dove tra la neve caduta anche fino ai circa 1400 metri e le temperature tipicamente invernali, si è piombati in una nuova stagione, la “primaverinvernale”.
Un tempo, natura voleva, che fosse la primavera a dare l’annuncio della rinascita della vita (alberi in fiore, arrivo degli uccelli migratori, giornate lunghe e miti), quest’anno, invece, a causa del freddo, pochi sono stati gli uccelli migratori che hanno solcato i cieli e le campagne della Sila, preferendo evidentemente la costa, con le fioriture in molti casi spuntate e finite dopo pochissimi giorni, per non parlare di questa gelata che più tardiva e dannosa, non poteva essere. Il dottore in Scienze Forestali, Domenico Laratta, che da qualche tempo si sta occupando dell’aspetto tecnico della vicenda, ha svolto un’interessante osservazione nelle faggete colpite.
Come supporto a quanto già detto, riportiamo il suo commento: “Con il termine di gelo, come fattore di stress, s’intende la sensibilità della pianta alle gelate tardive. Nei primi tre giorni del mese di maggio si sono registrate temperature sotto lo zero, ben al di sotto della media stagionale. Gelate tardive che hanno inciso profondamente sullo sviluppo delle foglie delle latifoglie comprese nella fascia fitoclimatica del Fagetum basso. Da alcune rilevazione tecniche su boschi di latifoglie a prevalenza di Faggio (Fagus s.), con presenza anche di Acero di Monte (Acer p.), oltre a diverse essenze arboree da frutto, si notano evidenti danni soprattutto alla lamina fogliare che risulta avere una lunghezza di 4/5 cm, ben al di sotto della consueta media dei 7/9 cm, assumendo un colore rossastro che ricorda l’anticipo dell’abscissione autunnale. Le foglioline appena abbozzate sono risultate essere zuppe di acqua facilitando la fase di gelo tardivo. I danni arrecati, variano dal mancato incremento dendrometrico annuo sino al pericolo ed esposizione di attacchi patogeni dovuti alla debolezza della pianta stessa. La speranza è che la fotosintesi possa farla da padrone e cercare di ripristinare almeno in parte lo stato dei luoghi”.
In molte zone, a distanza già di circa venti giorni dall’inizio del fenomeno, pare, che si stiano riformando gli abbozzi delle nuove foglioline, mentre in alcuni casi, quelle non del tutto colpite, stanno cercando, faticosamente, di recuperare qualcosa. Di certo, tra perdita economica per il mancato accrescimento della massa legnosa, tra sfregio al paesaggio e tra squilibrio apportato a tutta la comunità biologica dell’ecosistema forestale, che comprende la flora e la fauna in senso lato, la gelata tardiva che ha colpito la Sila nel maggio 2016, resterà, tristemente negli annali di un clima sempre più pazzo! Possibile che tra tutto questo sfasciume climatico, noi umani, non c’entriamo nulla? I governi di ogni nazione, dovrebbero mettere al primissimo posto la tutela e la difesa di tutto l’ambiente, magari, pensando molto meno a imbastire guerre, a curare intrallazzi e interessi economici, oltre che a limitare lo sfruttamento delle risorse naturali. Intanto, quaggiù, tra l’aumento dell’invasione dell’insetto della Processionaria del Pino (quest’anno ha investito in modo preoccupante molte pinete poste a quote elevate), tra i puntuali incendi boschivi e gli scriteriati tagli spesso anche abusivi, tra le scarse o assenti precipitazioni nevose, tra le avverse condizioni meteorologiche e tra la gelata tardiva in questione, non ci resta che aspettare ormai una galaverna in piena estate! La cecità della civiltà moderna, con tutta la sua pseudo tecnologia, è talmente grande, che ci porterà presto verso il baratro!
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Gianluca Congi © - www.gianlucacongi.it
* Meteoweb, 22-05.2016 (ripresa parziale - senza le foto).
* FOTOGALLERY Troppo freddo, la Sila si veste d’autunno a fine maggio! Tutte le FOTO
Il Cervone o “pasturavacche”. Leggende e realtà su uno dei serpenti più grandi d’Europa
di Gianluca Congi - Redazione MeteoWeb *
Di Gianluca Congi - I serpenti, sin dall’antichità, sono stati considerati in vario modo, anche riguardo alla diversa cultura e alle differenti aree geografiche del pianeta. Odio, circospezione, ammirazione e addirittura venerazione, ecco che nel bene o nel male, questi animali, non sono mai passati inosservati, infatti il loro fascino è ancora immutato! Tra le numerose superstizioni, che puntualmente riempiono la nostra tradizione popolare, un dato di fatto che emerge con certezza è certamente quello che trattasi comunque di animali molto utili all’equilibrio naturale, il loro ruolo ecologico è insostituibile!
L’uomo, invece di continuare, stupidamente, a diffondere messaggi errati, credendo di essere la razza superiore, si dovrebbe preoccupare del grande conflitto di convivenza, che nel tempo ha generato con tutte le creature insistenti su questa Terra! In terra di Meridione, c’è un grosso e lungo serpente, che è conosciuto, nei vari dialetti, soprattutto con il nome di “pasturavacche”, da taluni chiamato anche più semplicemente “serpa lattara” e, in certi luoghi, appellato come “sacara”,”cervara”, “scurzunara”,“scannavacchi” etc. Purtroppo, anche il “pasturavacche”, non è rimasto immune dai miti e dalle leggende popolari, che sui serpenti, continuano ad alimentare fantasie di ogni genere, al punto tale, da costituirne spesso, un male da estirpare con ogni mezzo! Stiamo trattando, nel dettaglio, della specie Cervone (Elaphe quatuorlineata), un colubride, assolutamente innocuo e non velenoso. Il Cervone è il rettile più lungo che vive in Italia, tra i più lunghi d’Europa, può raggiungere e superare i 2 metri e mezzo, ma si tratta di casi eccezionali, rarissimamente documentati; in media gli adulti si attestano intorno ai 160-180 cm.
Il Cervone più grande che abbia mai visto, fu un individuo di ben 218 centimetri, avvistato in agro di Caccuri (Crotone), un Ofide spettacolare e imponente, anche perché abbastanza grosso oltre che lungo. Gli adulti si presentano con una colorazione bruno-giallastra, con le tipiche quattro bande longitudinali di colore scuro, due per lato, che partono da poco dopo la testa fino alla base della coda; tipica anche la barra scura, molto evidente, ai due lati del capo, tra l’occhio e la commessura della bocca. Differenti i giovani, che nelle parti superiori sono bruni-grigiastri con tre serie di macchie scure, longitudinali e irregolari, spesso disposte a zig-zag, con quelle laterali molto più piccole rispetto a quelle dorsali.
I sub adulti invece hanno una colorazione intermedia, tra il giovane e l’adulto. Il Cervone preferisce gli ambienti caldi e umidi, con diversi habitat rappresentati dalla macchia mediterranea, dalle boscaglie, dai coltivi, dalle radure, dalle praterie e dai boschi decidui aperti. Questa specie non disdegna i muretti a secco o i ruderi. In Italia, generalmente, si rinviene più facilmente intorno agli 800-900 metri di quota, ma in agro di San Giovanni in Fiore e Bocchigliero (Cosenza), l’ho trovato eccezionalmente, anche intorno ai 1200-1300 metri, specie nel periodo estivo. Il Cervone mostra abitudini diurne e, terricole ed è capace anche di arrampicarsi sugli alberi e di nuotare; trascorre l’inverno, in gallerie sotterranee spesso in compagnia di altri rettili. Si nutre di roditori come topi, ratti, crocidure e arvicole, per cui è un animale molto utile all’agricoltura.
La sua dieta, può costituirsi pure di uova, talvolta di uccelli, che preda nei nidi e che ingoia intere, saranno poi frantumate attraverso i potenti muscoli del tronco. E‘ un costrittore, poiché soffoca le prede prima di ingerirle. Quest’Ofide è capace di predare anche un animale grande quanto uno scoiattolo e, non disdegna nemmeno le lucertole, i ghiri, gli uccelli e diversi altri animali selvatici. Negli anni ho tratto in salvo decine e decine di serpi, rimaste intrappolate in pollai, magazzini e addirittura sotto o dentro autoveicoli, in campagna come in città, con il solo scopo di strapparli al folle linciaggio e ridonarli alla libertà.
Nell’ottobre del 2008, proprio in Calabria, alle propaggini della Sila, mi capitò la grandissima fortuna di descrivere, probabilmente, l’unico caso conosciuto a oggi, di albinismo completo nel Cervone, un giovane interamente biancastro (con accenno rosaceo del tipico disegno giovanile) dall’occhio completamente rosso, iride compresa; un evento scientifico che fece il giro dei più autorevoli ambienti scientifici nazionali e internazionali, legati allo studio e alla ricerca sui rettili (vedasi le immagini).
In Bulgaria, nel 1975 ci fu una documentazione di albinismo, in quella che oggi è considerata come Elaphe sauromates, giacché dal 2001 è stata separata come specie da E.quatuorlineata. Dunque, non sono noti casi di cervoni albini, chiaramente documentati, oltre a quello calabrese. Ritornando al discorso iniziale, le storie popolari sui serpenti, sono pure fantasie, generate da distorti pensatori. Il Cervone, secondo queste narrazioni, sarebbe ghiotto del latte e, per questo non esiterebbe ad attaccarsi alle gambe e in seguito alle mammelle delle mucche o addirittura delle donne lattanti, con attenzioni rivolte persino alle labbra degli infanti, lasciati a dormire nelle culle, nelle notti di luna piena!
Nessun fondamento scientifico, prova quanto poc’anzi descritto, il latte, per i serpenti è indigesto, non si nutrono assolutamente del liquido bianco; eppure l’attributo di “pasturavacche” deriva proprio da queste leggende, come anche le presunte “corna”, in molti casi l’exuvia, ovvero la vecchia pelle, che durante la muta, si arrotola sul capo e dà l’impressione, specie ai non esperti, di trovarsi di fronte a un serpente con le corna, con grandi orecchie o addirittura dotato di baffi! Anche la banda scura, presente sui lati del capo in prossimità della bocca, con il serpeggiare, può dare un effetto ottico particolare, ma ovviamente, tutto ciò al massimo in persone che s’impressionano davanti ad un animale totalmente inoffensivo oltre che docilissimo! In taluni luoghi d’Italia, invece, il nome Cervone, sarebbe da attribuire a una sarcastica nobiltà del serpente!
Questo rettile, se infastidito, può al massimo fischiare; molto raramente morde, con estrema timidezza e senza alcun effetto, specie sull’uomo. Ricordo, tanti anni addietro, di un esemplare di questa specie, che tormentato da un cane da caccia, dopo aver fischiato sonoramente, non ebbe esitazione nello sferrare alcuni colpi di coda, ma ovviamente, con blandi risultati fisici. Dovremmo analizzare anche, le dicerie, diffuse in alcuni centri collinari e montani calabresi, che vogliono avvistamenti di esemplari di quattro - cinque metri e/o grossi quanto una ruota di moto ape. Nel tempo, diverse persone, mi hanno giurato sulla propria mamma, di aver visto in giro per valloni e campagne, dei veri mostri, frutto di chissà quale immaginazione!
E’ un rettile protetto da varie leggi nazionali, regionali e normative internazionali, ratificate anche dal nostro Paese, vedi Convenzione di Berna - App. II e Direttiva n. 92/43/CEE - App. 2 e 4,; è vietato catturarli, detenerli e ucciderli. Risulta, ancora oggi, il protagonista di feste, riti e manifestazioni pagane, un po’ in tutta Italia. Uno degli eventi più celebri, probabilmente è la festa dei “serpari” che si tiene a Cocullo, in Abruzzo, dove varie specie di rettili non velenosi, con in testa il Cervone, sono raccolte nelle campagne circostanti e sistemate addosso alla statua di San Domenico, in segno di devozione. In realtà, questa tradizione, trova origini profane, legate alla dea Angizia, protettrice soprattutto dei morsi dei serpenti. Fortunatamente, alla fine di questa manifestazione, i rettili catturati, sono riportati nel loro habitat naturale! In alcuni paesi della Calabria, uccidere una “serpa” è ancora ai giorni nostri una cosa ignobile, può portare diversi anni di sventura e di sfortuna; tuttavia, ahimè, non mancano i casi di assurde quanto ingiustificate spedizioni punitive mirate all’abbattimento di ogni animale strisciante, spesso l’ignoranza fa più danni della grandine! In molte zone d’Europa ma anche d’Italia, la specie è drasticamente in calo se non in pericolo di estinzione locale, è un crimine, uccidere animali del genere, tanto innocui quanto utilissimi e affascinanti allo stesso tempo.
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Gianluca Congi © - www.gianlucacongi.it
* MeteoWeb - 24 dicembre 2015 (ripresa parziale - senza foto).
Cosenza - Denunciati bracconieri nella Sila, ma il futuro della Polizia Provinciale non è roseo
di redazione (GEApress, 06 novembre 2015)
Secondo la nota della Vigilanza calabrese della LIPU un uomo sarebbe stato sorpreso sulla Sila dagli agenti della Polizia Provinciale in servizio al distaccamento di San Giovanni in Fiore (CS), mentre stava cacciando di frodo ai danni della selvaggina migratoria. Prontamente bloccato è stato denunciato alla competente autorità giudiziaria.
Nei giorni scorsi erano state denunciate altre persone per violazione della normativa venatoria, sempre nel comprensorio della Sila. A tal proposito il Coordinatore calabrese della Vigilianza LIPU dott. Domenico Laratta informa inoltre come nei giorni scorsi il Presidente nazionale della LIPU, Fulvio Mamone Capria, ha trasmesso all’indirizzo della Polizia Provinciale di Cosenza, nelle persone del Dirigente Giovanni De Rose, del Coordinatore della Polizia Provinciale Sostituto commissario Maria Antonietta Pignataro e del personale dipendente dal Distaccamento di San Giovanni in Fiore Giuseppe Barberio, Giovanni Mancina e Gianluca Congi, un attestato di apprezzamento per un importante operazione antibracconaggio, condotta nei giorni scorsi all’interno del Parco Nazionale della Sila.
Lo stesso Coordinatore tiene inoltre ad evidenziare come nonostante il grave clima d’incertezza che si era determinato sul futuro dei corpi e servizi di Polizia Provinciale italiani, questi uomini perseveravano ugualmente per l’affermazione della legalità e della legge, in territori ostili e difficili. Un fattore, quest’ultimo, che andrebbe ancor più elogiato.
Alcuni anni fa sempre la LIPU aveva consegnato alla Polizia Provinciale di Cosenza, alcuni encomi per l’incessante ruolo di protezione della natura portato a segno su una delle più grandi e articolate province d’Italia. Le riforme in tema di polizie provinciali, vedono a oggi, un quadro nazionale a tinte fosche, con corpi fortunatamente salvi, altri smembrati o ridotti e, addirittura, in alcuni casi destinati a sparire. Ed ionvece, da quanto ora si apprende, in Calabria, rimarrebbero integralmente salvi, solo i Corpi di Polizia Provinciale di Cosenza e Reggio Calabria, mentre la situazione sarebbe incerta su Catanzaro e tristemente negativa per quanto riguarda Vibo Valentia. A Vibo, infatti, dopo oltre 14 anni di servizio, la Polizia Provinciale sembra rischiare lo smantellamento con destinazione degli ufficiali e agenti verso i ruoli di Polizia Municipale o di altri profili che nulla hanno a che vedere con la storica ed insostituibile professione finora svolta dalla Polizia Provinciale.
Un dato, secondo il Coordiantore LIPU, molto negativo ancorchè attuato in una provincia che sta perdendo pezzi importanti a difesa della legalità e con indici di criminalità non certo insignificanti.
Le rispettive amministrazioni provinciali di Cosenza e Reggio Calabria, hanno invece optato per trattenere l’intera forza organica della Polizia Provinciale.
La Vigilanza calabrese, in merito pure a quanto si discuterà presto in Conferenza unificata Stato - Regioni, auspica che, la Regione Calabria, stipuli al più presto delle convenzioni con i corpi di Polizia Provinciale regionali al fine di svolgere il servizio di vigilanza ittico-venatoria che, altrimenti, rischierebbe di sparire con ingenti pericoli, in quanto, a oggi, nessun altro presidio pubblico svolge questo delicato e dedicato servizio.
Caro Gianluca
Hai fatto benissimo a mettere i puntini sulle "i" - coerentemente e pienamente nello spirito sia Tuo sia dello stesso Gioacchino!!! Onore a Te!!! Hai dato una bella lezione a tutti - ben fatto!!!
Il mio intervento era semplicemente dovuto - lealmente e amichevolmente!!! Con tutta la stima, mia e della Redazione - un altro grande "Grazie - di cuore"!!!, per il tuo lavoro e per la tua nobilissima, e saggia risposta.
Molti, molti, cordiali saluti
Federico La Sala
Io penso che ora si stia veramente esagerando.
Caro Prof., che qualcuno abbia ancora il senso dell’umorismo, dell’ironia e dell’autoironia, come il nostro Direttore, è cosa straordinaria e molto bella.
In questa testata abbiamo spesso scherzato sulle nostre teste, e nessuno ha mai accennato a un minimo gesto di stizza. Se il Congi pensa d’appartenere anche a questa testata, come "corrispondente libero", che ha l’opportunità di far sentire la sua voce anche in questo contesto, allora si armi pure di quell’humor che caratterizza voi della Redazione e qualche lettore come me.
Altrimenti, se il suo orgoglio (perchè alla fin fine di questo si tratta), non glielo permette, allora lo dica apertamente e il nostro Direttore cancelli finalmente tutto ciò che lo riguarda.
Tutto questo onore stima e rispetto nei confronti del Congi, che lei sinceramete esprime, potrebbero essere interpretati, dalle malelingue, come autoaccusa e colpevolezza della Redazione nei confronti dell’ Ispettore.
Qualunque atteggiamento assumiate, in questa situazione, sarete sempre dalla parte del torto.
Consoliamoci almeno con un vecchio proverbio : RAGLIO D’ASINO NON ARRIVO’ MAI IN CIELO !
Cordiali saluti a lei e all’Ispettore Congi . Biagio allevato
Caro Biagio
quanto veleno nel tuo intervento. Che succede - hai la coda di paglia? Leggi bene quanto è successo!!! Il guaio è che non hai compreso e amato prima (quando eri in paese) e non comprendi né ami ora (che sei lontano) la tua stessa "terra" d’origine!!!
Personalmente, devo dire - a mio modesto parere - che (qui ed ora) chi sta "esagerando" sei tu!!!
Non si tratta affatto (dal mio modesto punto di vista) - come pensi - di "orgoglio (perché alla fin fine di questo si tratta)", né di altro!!! A quanto pare, la "stizza" è solo la tua!!! Cerca di vedere le cose come stanno e non offendere ancora - cerca di capire. Qui ciò di cui si parla non è quello dello "humor", ma è la dignità delle persone - e, in particolare, della persona di Gianluca Congi!!!
Le malelingue (della rete come di San Giovanni) fanno il loro "diabolico" lavoro ... ma quello è il loro "lavoro"!!!
Rileggi tutto: Gianluca Gongi ha molto da insegnare!!! - non solo a te e a tutti i sangiovannesi, ma anche alla nostra - con molto piacere e onore, per noi!!! - stessa Redazione. Per questo le "lingue biforcute" si sono messe in azione!!!
Dov’è il male?! E da dove viene il male?! Se ti è possibile, riflettici un pò. E cerca di amare finalmente la tua stessa terra - San Giovanni in Fiore e l’Italia!!!
Molti, molti, cordiali saluti
Federico La Sala
Caro Prof., il Congi mi conosce attraverso alcuni commenti che ho fatto nella sua rubrica su "ebeteinfiore" e conosce pure la mia lealtà nei suoi confronti.
Non ho bisogno poi dei suoi giudizi o commenti per sapere se amo il mio paese o la mia Patria !
Se poi vogliamo discutere di malelingue, mi perdoni, ma lei in questa testata ne rappresenta l’esempio più eclatante, sempre secondo il mio modesto parere.
Dopo quest’ultimo suo intervento penso proprio che sia il caso di lasciare in pace l’ispettore Congi, di cancellare tutti gli articoli e i commenti fatti sulla sua persona, chiedergli scusa, iniziando dal sottoscritto, restituendogli così quella serenità, quella tranquillità che gli è indispensabile per svolgere bene il suo lavoro, lontano dalle chiacchiere e dal clamore, come lui chiaramente ha fatto intendere.
Tutto il resto è retorica, buonismo e perbenismo ipocrita !
Cordiali saluti anche a lei.
Caro Biagio
Bravissimo!! Continua così, continua a fare il tuo "lavoro" - lo fai benissimo. Personalmente, ma così credo tutta la Redazione, penso che sia proprio un ottimo "lavoro" - il tuo. Grazie - di cuore, anche a te!!!
Molti, molti, cordiali saluti
Federico La Sala
"La vita umile nei lavori noiosi e facili è una scelta che richiede molto amore".
P. Verlaine, Sagesse
Sono io a chiederti umilmente venia per lo "scivolone" precedente. Non sarebbe corretto nei confronti tuoi e dei lettori della "Voce di Fiore" che i tuoi articoli sparissero.
Spero che questo episodio increscioso non ti allontani da queste pagine e che il tuo contributo in difesa del nostro patrimonio naturale sia ancora testimoniato su questa testata.
Buon lavoro e sereno inizio di settimana. Biagio