Petrolio e guerre...

SUDAN. DARFUR, DISASTRO UMANITARIO. MESSAGGIO E APPELLO DI KOFI ANNAN

lunedì 4 dicembre 2006.
 
[...] le testimonianze raccolte in questi mesi dall’autorevole coordinatore dell’Onu per le emergenze umanitarie, Jan Egeland parlano chiaro. Evocando nei suoi rapporti, anche gli scontri nelle regioni confinanti del Ciad e della Repubblica Centroafricana, oltre alle nefandezze perpetrate nel Darfur dai jajaweed, i feroci predoni al soldo di Khartoum, Egeland ha ripetutamente espresso grave preoccupazione per la regionalizzazione del conflitto [...]

Kofi Annan finalmente alza i toni

Darfur, catastrofe d’immane proporzione

di Giulio Albanese *

Non è mai troppo tardi quando si tratta d’imprimere alla diplomazia internazionale dei cambiamenti di rotta. Un caso emblematico è rappresentato dalla missiva inviata mercoledì scorso da Kofi Annan al Consiglio dei diritti umani, di cui tra l’altro ha recentemente promosso la nascita.

Il numero uno del Palazzo di Vetro, giunto ormai al termine del suo secondo mandato e libero dai condizionamenti delle cancellerie, ha pensato bene di prendere carta, penna e calamaio per biasimare i 47 Paesi membri del Consiglio, massimo organo delle Nazioni Unite per la difesa dei diritti umani con sede a Ginevra.

Ricordando che questo organismo, dalla sua costituzione nel giugno scorso, ha tenuto tre sessioni speciali tutte dedicate al conflitto mediorientale, Annan ha esortato i Paesi membri ad occuparsi con urgenza della grave situazione nel Darfur, la regione sudanese teatro di scontri e ogni genere di vessazioni che hanno causato un disastro umanitario d’immani proporzioni, con oltre 200 mila morti dal febbraio 2003.

Un manifesto di illuminata diplomazia quello redatto da Annan in questa circostanza, dettato sicuramente dalle buone intenzioni e dall’esperienza maturata negli anni, con l’intento dichiarato di stigmatizzare la cosiddetta legalità selettiva imposta dalla real politik, secondo la logica forviante dei "due pesi due misure".

Lungi dal voler sminuire la questione mediorientale, da sempre sotto i riflettori della stampa internazionale e che comunque va affrontata in modo "imparziale", nel suo accorato messaggio, Annan ha ricordato che vi sono "sicuramente altre situazioni che meriterebbero una sessione speciale del Consiglio" tra cui il caso del Darfur.

In effetti, martedì scorso, vale a dire il giorno prima che fosse data pubblica lettura, da parte di Louise Arbour, Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, del messaggio di Annan, il Consiglio Onu, riunito in sessione ordinaria, aveva approvato una risoluzione edulcorata sul Darfur. Una sorta di pronunciamento al l’acqua di rose che praticamente taceva qualsiasi responsabilità del dispotico regime sudanese.

D’altronde, nei circoli della diplomazia internazionale tutti sanno che gli interessi in gioco sono in gran parte legati al business del petrolio: l’asso nella manica di Khartoum con l’appoggio incondizionato, dietro le quinte, del famelico governo cinese e di una lunga lista di Paesi presenti nel Consiglio ginevrino noti per le loro flagranti violazioni dei diritti umani.

Nel frattempo il presidente sudanese Omar Hassan el Beshir ha avuto l’ardire di sostenere che il conflitto nel Darfur avrebbe fatto dal 2003, secondo le informazioni in suo possesso, meno di 9.000 morti, e non i 200mila di cui parla l’Onu, accusando i mezzi d’informazione occidentali di gonfiare le cifre delle perdite umane per giustificare un intervento internazionale nel Paese.

Naturalmente, a Ginevra tutti sanno che si tratta di un mucchio di bugie anche perché le testimonianze raccolte in questi mesi dall’autorevole coordinatore dell’Onu per le emergenze umanitarie, Jan Egeland parlano chiaro. Evocando nei suoi rapporti, anche gli scontri nelle regioni confinanti del Ciad e della Repubblica Centroafricana, oltre alle nefandezze perpetrate nel Darfur dai jajaweed, i feroci predoni al soldo di Khartoum, Egeland ha ripetutamente espresso grave preoccupazione per la regionalizzazione del conflitto.

Sta di fatto che una volta tanto la voce degli oppressi è stata ascoltata. Infatti il Consiglio dell’Onu sui diritti umani si riunirà in sessione speciale il prossimo 11 o 12 dicembre, grazie anche ad una richiesta presentata dalla Finlandia a nome dell’Unione europea che ha ottenuto l’appoggio di 28 Paesi, su un totale di 47 membri del Consiglio. Una vittoria che fa onore a tutti coloro che credono davvero nel sacrosanto rispetto della vita sempre e comunque a qualunque latitudine e longitudine.

* Avvenire, 04.12.2006


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