Economia e politica....

VEDI NAPOLI, E POI ...TUTTE LE ALTRE CITTA’. CONTRO LA MALA-VITA E LA DEVASTAZIONE DELL’ITALIA, NECESSARIE SOLIDARIETA’ E LEGALITA’ NAZIONALI (E SOVRANAZIONALI). La battaglia per impoverire i mafiosi non la si vince a Napoli, a Palermo o a Reggio Calabria ma a Milano, a Venezia, a Torino, cioè nelle regioni ricche dove i mafiosi investono i proventi ... Una nota di Enzo Ciconte.

mercoledì 9 gennaio 2008.
 
[...] La battaglia per impoverire i mafiosi non la si vince a Napoli, a Palermo o a Reggio Calabria ma a Milano, a Venezia, a Torino, cioè nelle regioni ricche del centro-nord dove i mafiosi investono i proventi del pizzo e del traffico di droga nell’indifferenza dei più e con la complicità degli uomini-cerniera - che sono commercialisti o funzionari di banca - che mettono in contatto il mondo dell’economia legale con l’economia illegale [...]

Il capitale della Mafia

di Enzo Ciconte *

Bisogna risalire ai primi anni ottanta, a quando la Dc di Gava e di Pomicino gestiva i soldi del dopo terremoto per comprendere le radici della camorra moderna che seppe fare il salto di qualità entrando in rapporti con la politica e intrecciando relazioni mafiose con cosa nostra e con la ’ndrangheta nel traffico degli stupefacenti.

Di questo dovrebbero dare spiegazioni Gava e Pomicino che di quel periodo sono stati autentici protagonisti e maestri. Fu in quegli anni che non solo in Campania, ma anche in Sicilia e in Calabria, si andò perfezionando un meccanismo di consenso attorno alle organizzazioni mafiose.

Un meccanismo che riusciva a dare risposte a bisogni e ad esigenze che strati di popolazione, soprattutto giovanile, non sapevano soddisfare altrimenti. Bisogna partire da qui se vogliamo cogliere la complessità del fenomeno e insieme le risposte da dare. Il problema che abbiamo di fronte è sì quello di dare una risposta alle questioni più urgenti - e il Governo pare lo stia facendo - ma nel contempo quello di prosciugare il grande mare del consenso mafioso.

In questi giorni i riflettori sono puntati su Napoli come un anno fa furono puntati sulla Calabria dove la ’ndrangheta aveva assassinato Franco Fortugno. Ancora una volta, a richiamare l’attenzione è il sangue versato - tanto è vero che oggi nessuno parla più di Sicilia perché lì sono diminuiti i morti ammazzati - e ogni volta si rischia di rincorrere l’emergenza del momento.

Ma la questione mafiosa in Italia non può essere considerata un’emergenza - la camorra è la più antica organizzazione mafiosa, nata prima della mafia siciliana - e proprio per questo occorre una risposta coordinata e di lungo periodo. Veniamo da anni recenti nel corso dei quali il problema mafioso e quello della sicurezza dei cittadini erano stati cancellati dall’agenda politica; e oggi vediamo i risultati di quella scelta. Molti commentatori in questi giorni si sono soffermati sui giovani napoletani e sulla capacità del ’sistema’ che è la nuova denominazione della camorra - ed è termine che si ritrova identico in alcune zone della Calabria come la jonica reggina - di dare risposte, di assicurare uno stipendio.

Come si risponde a questo problema? La questione di fondo è prosciugare la ricchezza mafiosa e impedire che il camorrista possa pagare quello stipendio. C’è una via maestra, rapida ed efficace, che rappresenterebbe una discontinuità rispetto al recente passato ed è quella di istituire nel giro di qualche settimana un’apposita struttura (agenzia o come la si voglia chiamare) in grado di gestire i beni mafiosi confiscati e di dare impulso a nuove confische. È difficile individuare una personalità d’alto profilo che per storia personale, autorevolezza e capacità sia in grado di porsi alla testa di un disegno così ambizioso quale è quello di impoverire i mafiosi?

Si potrebbe pensare anche a convocare una riunione di tutti i questori d’Italia per fare il punto sullo stato di applicazione della legge Mancino. In base ad essa tutte le transazioni immobiliari debbono essere comunicate in questura così come in questura vengono comunicati i pernottamenti alberghieri. Ma un’antica concezione che considera pericoloso socialmente l’uomo e non il capitale mafioso fa sì che i pernottamenti finiscano nel cervellone della polizia mentre i passaggi di proprietà raramente vi facciano ingresso. Si potrebbero monitorare i passaggi di proprietà avvenuti, per rintracciare, attraverso l’incrocio dei dati, i beni immobili acquistati dai mafiosi in giro per l’Italia.

La battaglia per impoverire i mafiosi non la si vince a Napoli, a Palermo o a Reggio Calabria ma a Milano, a Venezia, a Torino, cioè nelle regioni ricche del centro-nord dove i mafiosi investono i proventi del pizzo e del traffico di droga nell’indifferenza dei più e con la complicità degli uomini-cerniera - che sono commercialisti o funzionari di banca - che mettono in contatto il mondo dell’economia legale con l’economia illegale.

Lo Stato con tutte le sue articolazioni - comuni, province, regioni - deve mostrarsi capace di governare l’economia senza il condizionamento mafioso. Si può fare se si elidono i rapporti tra le mafie e la politica. Quando era presidente dell’Antimafia Gerardo Chiaromonte si pensò ad una sorta di protocollo sottoscritto tra tutti i partiti che si impegnavano a non candidare nelle loro liste uomini che avevano rapporti o cointeressenze con mafiosi. Si può pensare di tornare su quell’idea e di approntare un testo per farlo firmare oggi ai partiti, in un periodo lontano da appuntamenti elettorali?

C’è la scuola, a cominciare dalla dispersione scolastica che non può essere più tollerata perché rappresenta un formidabile bacino di reclutamento mafioso, per finire all’università dove sarebbe bene se si studiassero e si analizzassero - sul piano storico, sociologico, economico e giuridico - le organizzazioni mafiose.

Se c’è una cosa agghiacciante e senza senso è vedere come un giovane possa perdere la vita per difendere un motorino o la sua ragazza. E a che spegnere quella vita sia un suo coetaneo che mentre spara all’altro spara anche a se stesso.

* www.unita.it, Pubblicato il: 04.11.06 Modificato il: 04.11.06 alle ore 9.30


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