Ore di tensione a Palazzo Madama, poi arriva il via libera al decreto
No di Andreotti, la Binetti si smarca per la norma anti-discriminazione sessuale
Senato, fiducia al governo per un soffio
E’ il voto di Cossiga a salvare l’Unione
A favore 160 voti, 158 contrari. Decisivo l’ex presidente della Repubblica
ROMA - Alla fine - complice il voto decisivo di Francesco Cossiga - arriva la fiducia e il sì al decreto sicurezza. Ma nell’aula di Palazzo Madama l’Unione ha rischiato grosso anche oggi. Nel tardo pomeriggio, dopo che il ministro Chiti aveva in mattinata annunciato la richiesta del voto di fiducia, era stato Mastella a lanciare l’allarme: "La vedo male...". A seguire il senatore a vita Andreotti aveva annunciato il suo "no", e le fibrillazioni delle senatrici "teodem" Baio Dossi e Binetti avevano fatto temere il peggio alla maggioranza. Solo dopo le 22 arriva il sospiro di sollievo: via libera al maxiemendamento (160 a 158) e poi all’intero decreto (160 a 156). L’ennesimo pericolo scampato che però non risolve i continui strappi nella coalizione e permette di lasciare altri strascichi polemici.
La richiesta di fiducia. Al termine di un Consiglio dei ministri lampo, il governo aveva rotto gli indugi e annunciava la volontà di mettere la fiducia sul decreto sicurezza. Vannino Chiti lo ha scandito nell’aula di palazzo Madama, puntando l’indice contro l’opposizione: "Su questo tema avremmo voluto un confronto aperto fra maggioranza ed opposizione. Non è stato possibile".
La fiducia viene posta su un maxiemendamento, interamente sostitutivo del decreto. Vi sono comprese anche le proposte di modifica concordate con la maggioranza e tradotti in emendamenti, una dozzina, su cui il governo aveva espresso in Aula parere favorevole.
Cresce la tensione. Con il passare delle ore si capisce che in aula non sarà una passeggiata. Da una parte provano a smorzare Ferrero ("Non vedo problemi politici"), Amato ("Ci sarà la maggioranza") e anche Dini, che annuncia voto favorevole. Ma Mastella, poche ore prima del voto, avverte: "La vedo brutta, ci sono rischi dai senatori a vita. Noi voteremo la fiducia per disciplina di coalizione, ma alla Camera daremo battaglia". Soprattutto su un emendamento: quello sulla "parità di genere".
Intanto, Andreotti dice che non voterà. Franco Turigliatto, ex Prc ed esponente di Sinistra Critica, fa sapere che voterà no alla fiducia. Il senatore italo-argentino Luigi Pallaro, che ha sempre votato con la maggioranza, non si vede da alcuni giorni. Francesco Cossiga, che pure da diversi giorni non mette piede in aula, annuncia invece che voterà a favore perchè "crisi sarebbe drammatica". Pare scontato che coteranno la fiducia Rita Levi Montalcini, Emilio Colombo, Oscar Luigi Scalfaro.
I teodem sul piede di guerra. Ma a mettere in ansia l’Unione, in queste ore frenetiche, ci sono anche i Teodem, il gruppo dei cattolici del Pd. Paola Binetti ed Emanuela Baio si oppongono alla parte del maxiemendamento che fa riferimento al Trattato di Amsterdam e che riguarda norme contro le discriminazioni razziali e sessuali. La Binetti si riserva fino all’ultimo minuto per decidere come votare la fiducia. Si sparge la voce di una comunicazione del ministro Chiti in aula, con al promessa che il testo cambiaerà alla Camera. Anche Fernando Rossi, ex Pdci, alimenta le ansie del centrosinistra: "Voto sì alla fiducia ma mi riservo di valutare sul merito del provvedimento".
La ex-Cdl attacca. Ieri il centrodestra aveva messo in atto l’ostruzionismo a oltranza creando i presupposti, visti i tempi ristretti, per la fiducia di oggi. "E’ il definitivo fallimento del governo" scandisce in aula il capogruppo forzista Renato Schifani. Replica il presidente del gruppo del Pd-l’Ulivo, Anna Finocchiaro: "La decisione di porre la fiducia è dovuta all’ostruzionismo dell’opposizione e non alle divisioni della maggioranza".
Il voto. Al momento della chiama, la "teodem" Binetti (ma non la Baio Dossi e Bobba) vota no alla fiducia. Tra gli applausi del centrodestra. Il resto, sono conferme. Sì dai senatori a vita, tranne Andreotti. No di Turigliatto. Gli altri dell’Unione votano compatti per il governo. Il risultato è un’altra fiducia all’esecutivo di Romano Prodi. Per mano di uan maggioranza sempre più fragile. E di un imprevedibile Francesco Cossiga.
Le proteste. La Lega ha protestato in Aula durante il voto. Alla fine della seconda chiama Roberto Calderoli ha contestato il voto del senatore a vita Francesco Cossiga. Calderoli ha lamentato che l’ex capo dello Stato "non è passato davanti al banco della presidenza e quel voto ai sensi del Regolamento dovrebbe essere da lei detratto". Pronta la replica del presidente del Senato Franco Marini: "Cossiga aveva un’evidentissima fatica a muoversi e a ha promunciato in maniera netta e forte, udita da tutti, il suo voto a favore. Quindi la sua votazione è netta". Risposta che non ha soddisfatto il leghista che uscito dall’aula ha protestato: "E’ un broglio elettorale. Sta mantenendo il governo con un broglio".
* la Repubblica, 6 dicembre 2007
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Eu-manità ... ed ev-angelo
EU-ROPA: ITALIA. RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULL’OMOFOBIA
Eu-manità ... ed eu-angelo
STOP DISCRIMINATION. EU-ROPA: L’odio verso i gay è razzismo!!!
39 SACERDOTI OMOSESSUALI HANNO GIA’ PRESO LA PAROLA ... E PARLATO IN UNA NUOVA CHIESA
N. B. - Una considerazione di R.D: LAING:
English society highly values its normal man. It educates children to lose themselves and to become absurd, and thus to be normal. Normal men have killed perhaps 100,000,000 of their fellow normal men in the last fifty years
Italian la società tiene in gran conto gli uomini normali. Educa i bambini a perdere se stessi e a diventare assurdi, e così essere normali. Uomini normali hanno ucciso forse cento milioni di altri uomini normali negli ultimi cinquant’anni
Spanish la sociedad tiene un gran concepto del hombre normal. Educa a los niños para que se pierdan y caigan en el absurdo, convirtiéndose así en normales. Los hombres normales han matado tal vez a cien millones de otros hombres normales en los últimos cincuenta años
French la société tient les hommes normaux en grande estime. Elle éduque les enfants à se perdre eux-mêmes et à devenir absurdes, et ainsi à être normaux. Les hommes normaux ont tué peut-être cent millions d’autres hommes normaux au cours des cinquante dernières années
German der durchschnittliche Mann wird in der Gesellschaft hoch geschätzt, die die Kinder erzieht, sich selbst zu verlieren, absurd und somit normal zu werden. Normale Männer haben in den letzten fünfzig Jahren etwa hundert Millionen ihresgleichen getötet
Russian общество очень ценит своих обычных людей. Оно обучает детей, как потерять разум и стать безумными, что означает обычными. Обычные люди убили, возможно, 100.000.000 своих обычных сограждан за последние пятьдесят лет
Arabic يقيّم المجتمع رجله الطبيعي لحد كبير. يربي الأطفال على فقد أنفسهم وأن يصبحوا سخفاء، ولذلك لكي يكونوا طبيعيين. الرجال الطبيعيون ربما قتلوا 100000000 من زملائهم الرجال الطبيعيون في السنوات الخمسون الأخيرة
Hebrew החברה מעריכה מאוד את האדם הנורמאלי. היא מחנכת ילדים לאבד את עצמם ולהפוך למגוחכים. אנשים נורמאלים הרג ו000 .100.000 אנשים נורמאלים בחמישים השנים האחרונות
Latin societas usitatos homines magni facit. Docet pueros se ipsos perdere et monstruosos fieri et ita usitatos esse. Usitati homines quinquaginta superioribus annis HS miliens usitatorum hominum necaverunt
Roman la società considera ’n sacco l’ omini normali. Educa li regazzini a perdese e diventà assurdi, per cui normali. Omini normali hanno ammazzato forse cento mijoni d’ omini normali, l’ urtimi cinquant’ anni
* Fonte (parziale): LOGOS Non solo parole
Un paese alla rovescia
di Chiara Saraceno (la Repubblica, 19 maggio 2011)
È la seconda volta che il tentativo di far riconoscere come reato specifico la violenza omofobica viene fermato da un Parlamento disposto a chiudere mille occhi sulle trasgressioni sessuali del potente di turno se corrispondono ai più vieti stereotipi del machismo eterosessuale, ma del tutto indifferente alla sopraffazione nei confronti di chi è considerato deviante solo perché omosessuale.
Dietro vi è certo l’ombra della Chiesa cattolica, dei suoi anatemi contro la omosessualità, del suo pervicace considerarla insieme come una malattia e un pericolo per la sopravvivenza della famiglia, senza alcun fondamento scientifico e in contrasto con il forte desiderio di formarsi una famiglia, di avere forti e stabili rapporti di amore e solidarietà - di coppia, ma anche nei confronti di figli - testimoniato da molti e molte omosessuali.
Ma il potere di veto e di ricatto della Chiesa trova il suo alimento nella disponibilità di molti, troppi politici (anche a sinistra) ad assecondarne i desideri sul piano legislativo nella speranza, spesso fondata, di riceverne in cambio legittimazione e sostegno. È uno scambio che ha trovato la sua massima esplicitazione in questo governo e nell’appoggio che ha ricevuto in cambio ("il governo più amico della Chiesa nella storia della Repubblica", ha dichiarato un autorevole prelato).
Ma anche senza ricatti e scambi, l’atteggiamento della Chiesa trova terreno fertile nella grettezza morale e nella incultura di una classe politica che sembra ricordarsi dell’etica solo quando sono in gioco le scelte dei cittadini circa le proprie relazioni e vita personale - dalla sessualità alla procreazione alle decisioni su come affrontare la fine della vita.
Ma è sulla omosessualità che si concentra il rigorismo di questi moralisti d’accatto. È l’omosessualità che sembra suscitare in loro le paure più incontrollabili. Di converso, i comportamenti omofobici suscitano nel migliore dei casi in queste persone una condanna rituale, con un sottotesto di giustificazione (se la sono voluta, danno fastidio alle persone normali, dovrebbero essere più discreti, e così via). L’omosessualità diventa una aggravante per le vittime, una attenuante per gli aggressori - un po’ come succede spesso alle donne oggetto di violenza sessuale.
Certo, presi all’improvviso da preoccupazioni universalistiche, alcuni di coloro che ieri hanno votato contro la proposta di legge unificata si sono giustificati dicendo che introdurre l’aggravante di omofobia avrebbe costituito una discriminazione nei confronti di altri gruppi, ad esempio gli anziani o i disabili. Ma il risultato di questo universalismo strumentale è la negazione che esistano violenze motivate specificamente dall’odio e disprezzo per particolari gruppi sociali. È un universalismo negativo, non positivo. Inoltre, l’omosessualità, come l’eterosessualità, è una caratteristica costitutiva degli individui, trasversale ad altre caratteristiche e condizioni. L’omofobia nega precisamente legittimità, normalità, a questo modo di essere costitutivo di una persona. Come se si rinnegasse legittimità e normalità a chi è eterosessuale.
La ministra Carfagna ha dichiarato che voterà a favore della legge. Ma che cosa farà perché il suo partito e la sua maggioranza non boccino alla Camera ciò che hanno bocciato in Commissione? Da un ministro ci si aspetta qualche cosa di più di un gesto di testimonianza.
Giovedì Pera l’aveva denunciato in aula. Per "blindare" il testo
i partiti della sinistra radicale disposti anche a scendere in piazza
Norma anti-omofobia
c’è un errore nel decreto
Impreciso il riferimento al Trattato europeo. Il governo costretto a correggere
di GIOVANNA CASADIO *
ROMA - E adesso si scopre che c’è una svista nella norma anti omofobia, per la quale il governo ha rischiato di andare a gambe all’aria anche per il mancato voto di fiducia della teodem Paola Binetti. Nel decreto sulla sicurezza c’è il riferimento a un articolo sbagliato del Trattato di Amsterdam: quello giusto - in cui si parla di discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale - non era l’articolo 13 effettivamente citato nel decreto ma il numero 2, comma 7. Peraltro il Trattato non ha il valore delle delibere europee, cioè di costituire indirizzo normativo per gli Stati membri.
Il governo se n’è reso conto in corso d’opera. Non poteva ignorarlo del resto, poiché giovedì in aula è stato Marcello Pera, l’ex presidente del Senato, a sottolineare l’errore materiale. L’articolo 13 del Trattato - ha detto Pera - fa solo riferimento alla sua "durata illimitata".
Tuttavia, l’impegno del ministro dei Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti ("Cancelleremo questo riferimento errato nella sua formulazione e inapplicabile") è stato interpretato soprattutto come il cedimento alle insistenze dell’ala cattolica oltranzista dell’Unione. Così, si è continuata la guerra ideologica: da un lato il leader dell’Udeur Clemente Mastella, che ha minacciato la crisi se la norma anti-omofobia non verrà cassata (con lui i teodem), dall’altro la sinistra e i laici del Pd per i quali quel riferimento va blindato.
La svista ha il sapore di una beffa. La norma anti-omofobia semplicemente non c’è. Non è scritta da nessuna parte nel decreto sicurezza, non è stata introdotta. Quindi, l’emendamento anti omofobia voluto dalla Cosa Rossa (e di cui il riferimento al Trattato di Amsterdam doveva rappresentare una semplice riformulazione) è evaporato nel nulla.
Ancora ieri, la convention della Sinistra alla Nuova Fiera di Roma lanciava la parola d’ordine: "blindare" in Parlamento la misura contro le discriminazioni ai gay. Maria Grazia Acciarini, sottosegretario alla Famiglia, di Sinistra democratica, ha chiesto che oggi, nella Carta dei valori della Sinistra, la questione sia formulata in questi termini. Disposti anche a scendere in piazza.
Aurelio Mancuso, presidente dell’Arcigay, che lo scorso anno restituì la tessera dei Ds, interviene nel workshop sui diritti civili e la laicità: "Una manifestazione nazionale contro l’omofobia vedremo come e quando farla, i leader della sinistra mi hanno garantito che non mollano, terranno duro. Alla Camera questa cosa non si tocca".
E Fabio Mussi, Oliviero Diliberto, Alfonso Pecoraro Scanio s’indignano. "Sono rimasto basito perché queste norme in Europa sono difese da tutti i partiti anche di destra visto che si tratta di norme di civiltà", denuncia Diliberto. "Sono norme che ci sono in tutta Europa, le polemiche succedono solo da noi", rincarano Mussi e Pecoraro.
Il fatto è che quel punto va cambiato per forza. "Il problema è da affrontare subito alla Camera", spiega il sottosegretario all’Interno, Marcella Lucidi. Il ministro Amato ne è ben consapevole. Tutto da rifare per uscire da un pasticciaccio.
* la Repubblica, 9 dicembre 2007.
CENTRO STUDI TEOLOGICI
COMUNICATO STAMPA
MILANO 7 dicembre 2007
TOGLIERE LA NORMA CONTRO L’OMOFOBIA E’ GRAVISSIMO
IL GOVERNO ITALIANO COSI’ SI METTE FUORI DALL’EUROPA
IL MESSAGGIO DELETERIO E’ CHE DISCRIMINARE SI PUO’
E’ gravissimo quanto affermato dall’onorevole Vannino Chiti ieri al termine della votazione in Senato sul pacchetto Sicurezza: il Ministro ha affermato che vuol togliere la norma antiomofobia dal testo stesso: questa proposta governativa è gravissima perchè non mette al primo posto la battaglia contro il razzismo e la discriminazione e mette l’Italia fuori dall’Europa.
E’ incredibile come si tenti in tutti i modi di instaurare una specie di dittatura clericale e vaticana in un Paese ormai a forti caratterizzazioni laiche e progressiste.
La compagine di sinistra del Governo non può sostenere una deriva di questo genere.
Va contro qualunque concetto di laicità e di diritto civile, che la Sinistra ha sempre proclamato tra i suoi principi. A questo punto è meglio, molto meglio, che il Governo - sui diritti umani - vada al suo destino, e cioè cada repentinamente.
+ Giovanni Climaco MAPELLI
Vescovo della Diocesi di Monza
CHIESA ANTICA CATTOLICA E APOSTOLICA
Presidente del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
tel. 339.5280021
02.95310741 fax
Il ministro attacca in particolare l’approvazione dell’emendamento sull’omofobia
In fibrillazione anche Di Pietro: "La maggioranza non ha più i numeri"
Sicurezza, ultimatum di Mastella al Prc
"Via la norma sull’omofobia o sarà crisi"
Ma Ferrero replica al leader Udeur: "Si ricreda, quell’articolo in linea con i trattati"
ROMA - Non usa mezzi termini Clemente Mastella: "Se non viene ritirato l’emendamento sull’omofobia sarà crisi di governo". Dopo la rocambolesca approvazione della norma inserita ieri al Senato nel pacchetto sicurezza, con la senatrice del Pd Paola Binetti pronta a negare la fiducia al governo, il ministro della Giustizia mette in guardia Prodi in vista del passaggio del testo a Montecitorio.
"Se Rifondazione comunista o altri partiti della sinistra insistono a mantenere, nonostante l’impegno di Chiti e il mio per evitare la crisi, che ci sarebbe stata ieri sera senza l’impegno a modificare alcuni emendamenti di genere del decreto sicurezza, quelle modifiche nel provvedimento, allora è crisi - dice Mastella - L’esperienza politica di questo governo finisce qui e rimarremo formalmente nel governo fino a fine anno, solo per votare la Finanziaria ed evitare l’esercizio provvisorio".
Una prima risposta al ministro della Giustizia è arrivata da Paolo Ferrero. "Spero che si possa ricredere e ravvedere, perché la norma fatta è assolutamente corretta e non ha nulla a che vedere con i reati di opinione", dice il ministro della Solidarietà sociale. Secondo l’esponente del Prc, l’emendamento approvato ieri "è il richiamo di una norma che sta in un trattato che l’Italia ha ratificato. Quindi non dice nulla di nuovo rispetto a quelli che sono gli impegni dell’Italia". Sdrammatizza invece il ministro degli Esteri Massaimo D’Alema. "Tutti i giorni ci sono ultimatum. Sarà stato un penultimatum, ma io non l’ho letto".
A salvare il governo ieri è stato il senatore a vita Francesco Cossiga, che oggi spiega. "Se si fosse trattato di votare soltanto il decreto sulla sicurezza, me ne sarei stato a casa o avrei votato contro - dice - Ma qui si trattava di votare la fiducia, e se il governo non avesse avuto la fiducia si sarebbe dovuto dimettere. Quindi io ho votato nell’interesse del paese contro la crisi, non a favore del governo".
Ragionamento che la senatrice Binetti evidentemenet non condivide. "Ci sono temi su cui bisogna lavorare con più profondità". afferma ricordando il voto contrario al maxiemendamento che conteneva fra l’altro una norma sulla punibilità delle discriminazioni contro le tendenze sessuali. "Non credo che questo metta a rischio il governo - prosegue - dobbiamo rinunciare all’idea di un equilibrio conquistato una volta per tutte".
Una mina complicata da disinnescare, quella sull’emendamento anti-omofobia, che finisce tra i piedi dell’esecutivo sulla scia di crescenti tensioni all’interno della maggioranza. L’ultima picconata è arrivata stamane da Antonio Di Pietro. "Piaccia o no, dopo il voto di fiducia di ieri al Senato la maggioranza politica non c’è più, di questo va preso atto: la maggioranza attuale che sostiene il governo non ha i numeri per avere anche una maggioranza in termini strutturali", commenta il ministro delle Infrastrutture. "Per questo, Italia dei Valori - aggiunge - chiede non solo una verifica politica ma un nuovo processo costituente, affinché la prossima sia una coalizione del fare fondata sullo stesso programma e non sulla logica dello stare insieme contro qualcuno. Non se ne può più di litigiosità, meglio scomporre e ricomporre i poli in modo più omogeneo".
* la Repubblica, 7 dicembre 2007.